Fanfic su artisti musicali > Blink-182
Segui la storia  |       
Autore: shapeshifter    08/04/2013    3 recensioni
Well, questa storia è nata ascoltando la preview (e sottolineo la preview e non l'intera canzone) di Pretty Little Girl - per l'appunto - , canzone dell'EP appena uscito.
Solo successivamente si è scoperto che fosse dedicata a Jennifer, ma a me non importa perché ormai ho tutta la mia storia che ci calza a pennello /o/
Perciò niente, spero che vi possa piacere. La storia è ambientata nel 1995, Tom DeLonge non è ancora quel Tom e c'è una certa ragazza, questa Pretty Little Girl che imparerete a conoscere... buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

7.

 

Intrappolata in quei pensieri sul mio passato trovai l’amara consolazione nel ripensarci solo per quei bei momenti che avevo completamente spedito nei meandri più reconditi della mia memoria.

Ero piccola, ero ingenua, ero una persona diversa.

Non ero pronta a catapultarmi in cose più grandi di me, ad affrontare tutto ciò che successe. Questo perché ero sempre stata una persona tranquilla, abituata alla sua routine e legata alle abitudini.

Eppure la vita a cui ero affezionata mi scivolò dalle mani senza neanche darmi il tempo di accorgermene e in un attimo fui catapultata nella realtà, così dura e prepotente che quasi riuscì a sopraffarmi. Come se la vita non mi avesse già messa a dura prova quando mio padre decise di non riconoscermi o quando mia madre fu afflitta dall’Alzheimer.

In tutta questa malinconia trovavo sempre una consolazione: avevo l’orgoglio di poter dire che mi ero sempre rialzata. E soprattutto senza l’aiuto di terzi. Con le mie mani avevo costruito ciò che avevo, ciò che ero.

Eppure se tutto fosse andato diversamente, non lo rimpiangerei.

Viene chiamato destino. Caso. Fato. Dio? Io l’ho sempre considerata una serie di scelte dettate da noi stessi che intersecandosi nel corso del tempo hanno creato questo momento. Ogni volta che si compie una scelta si rinuncia a qualcosa ma si spiana la strada per qualcos’altro, e anche se potesse sembrare una cosa sbagliata, in un futuro, anche lontano, potrebbe essere la mossa vincente.

Ciò che avevo in quel momento era una tavola apparecchiata per quattro persone e io che cenavo sola.

Presi la salsa ai mirtilli e me la misi nel piatto. Sorrisi e in un sol boccone la mangiai, sospirando.

 

 

Era la prima volta che Jane metteva piede a casa mia. O almeno in questa casa.

Si presentò educatamente a mia zia che la ricordò da piccola, con le sue buffe trecce bionde e le lentiggini, era una bambina un  po’ irrequieta, così la definì.

“ E’ davvero una bella casa “, si complimentò.

“ Si fa quel che si può! “, rispose zia Caroline facendo una smorfia. Ne era evidentemente lusingata anche se tentava di nasconderlo. “ Ora io ne approfitto per uscire un po’ dato che ci sei tu a far compagnia a Jo… a dopo ragazze! “, e dopo avermi salutata con un bacio sulla guancia sparì dietro la porta.

“ Te la volevi proprio conquistare con quel complimento! ”

“ Si fa quel che si può! “, disse imitando la zia.

Ridemmo un po’ e l’accompagnai in cucina.

Vidi che scrutava tutti gli ambienti in cui la conducevo con curiosità come un turista che vede un posto per la prima volta. Eppure io gliel’avevo descritta tante volte.

“ Avevi detto che si trattava di un verde vomito ed invece è un bel verde, idiota “

Sbuffai e aprii il frigorifero definito color pisello e guardai cosa c’era di buono da mangiare. Tirai fuori la specialità di tutte le donne di famiglia eccetto la sottoscritta: salsa ai mirtilli.

L’unica volta che avevo provato a fare un piatto mia madre aveva rischiato un’intossicazione alimentare.

“ Ti piace? “

Prese il barattolo rustico con su un foglietto che diceva “mirtilli”. Fece spallucce e se la spalmò su una fetta di pane. Appena l’addentò vidi che le brillavano gli occhi e sorrisi.

“ La famiglia Connelly è specializzata da generazioni nella preparazione di questa salsa. Peccato che io bloccherò la tradizione! “

Con la bocca piena scosse la testa e bofonchiò qualcosa come “ Sei un disastro “

“ Non capisco il tuo idioma, mi dispiace. Hai finito d’ingozzarti e posso farti vedere il resto della mia reggia? “

Si pulì con un tovagliolo e ripose tutto, buttando anche le briciole. Guardai il tavolo ed era come se di lì non fosse passato nessuno.

“ Maniaca. “

“ Fammi vedere la tua ultra mega villa “

La portai in tutte le stanze, prima in quelle meno importanti, come il salotto o la camera di mia zia, e poi nel mio bagno e nella lavanderia. Sulle scale le spiegai che avevo il privilegio di detenere uno spazio tutto per me, ossia la mia camera.

“ Pronta? “

“ Penso di sapere già un po’ come “

Entrammo e si ammutolì, iniziò a guardare tutti quei poster, il letto, passò le mani su una fotografia di noi due al mare, l’estate scorsa. Uscì sul balcone e annusò i fiori che di solito annaffiava zia Caroline.

Rientrò e passo le sue esili dita sulla scrivania, poi prese tra le mani una fotografia e mi guardò.

Era una situazione un po’ imbarazzante: la mia migliore amica vedeva la mia camera da letto per la prima volta. Tentai di apparire tranquilla.

“ E’… è tua…

“ Sì, è mamma. “

La osservò ancora un po’ e tentò di abbozzare un sorriso.

“ Era bella “

“ Lo è ancora “

Posò la foto un po’ scettica, probabilmente non sapeva cosa dire.

“ Lo credo “

Calò il silenzio e si sedette sul letto, osservando i muri, e poi il soffitto.

“ Originale “

Annuii e mi accomodai di fianco a lei.

“ Non è irritante avere la faccia del tuo ragazzo ovunque? “

Guardai i poster e risi, scrollando il capo.

“ Risparmio sulle fotografie imbarazzanti, no? “

“ Hai ragione, in effetti non ne vedo nessuna di voi due.. dovete rimediare “

Arrossii e mi sdraiai, posando lo sguardo su un paio di occhi nocciola, ed infine sul soffitto. Sospirai ripensando alla canzone che mi aveva canticchiato qualche giorno prima.

“ Allora Pretty Little Girl, com’è l’amore? “

Mi alzai a quella parola e la guardai scioccata.

“ L’amore? Io non sono innamorata, io…

“ Tu? Eh? “

“ Io ci tengo. “, affermai con decisione, probabilmente le scambiai anche un brutto sguardo.

Josie… ammettilo a te stessa. Questa cosa non ti ucciderà, né ora né mai. “

 

Già, non mi aveva uccisa, ma mi aveva completamente stravolto la vita, non sapevo nemmeno se in peggio o in meglio.

Mi ritrovavo dopo più di quindici anni a ripensarci più di quanto dovessi fare, quindi qualcosa dentro di me aveva lasciato.

Un adulto pensa spesso ai tempi andati e per me la mia adolescenza era iniziata quando avevo conosciuto Tom.

Mi aveva fatto sentire più libera, meno matura, più menefreghista forse, più spensierata e aveva anche tirato fuori lati del mio carattere sconosciuti perfino a me stessa come la tenerezza. Mi aveva fatto scoprire cosa fosse la complicità. E anche l’amicizia vera, sincera.

Era normale per me che tutto ciò mi mancasse, che mi sarebbe mancato per sempre. Perché quando non riesci a stare con la persona della tua vita è un po’ come se perdessi un pezzo di te.

Spesso pensavo a come sarebbe stata la nostra vita insieme, se il destino ci avesse riservato il privilegio di non dividerci. Saremmo stati una bella famiglia, ne sono sicura.

“ Mamma, che fai tutta sola? ”

Sentire quella voce mi fece un po’ sussultare.

“ Matt, vieni a mangiare, su…

Mi alzai e iniziai a togliere il mio piatto e quello di Andrew, sicuramente non sarebbe venuto a tavola per quella sera, e per i giorni successivi.

Matt si sedette al suo posto e gli diedi la cena, iniziò a mangiare in silenzio mentre io sciacquavo i piatti prima di metterli in lavastoviglie.

Dopo un po’ ruppe quel teso silenzio: “ Va tutto bene tra e te papà? ”

Mi cadde bruscamente un piatto nel lavello.

“ Sì, siamo solo un po’ sovrappensiero per il lavoro, non è niente, cose che succedono. ”

Mmmmh

Potevo esattamente immaginare che espressione avesse sul volto in quel momento. Ed anche il modo in cui si stava tirando giù le maniche della felpa ed era pronto a dire un’altra frase.

Se… se doveste separarvi io verrei con te. Io sceglierei sempre te. ”

Fu un attimo: delle lacrime iniziarono a scendere velocemente lungo il viso e non riuscivo ad arrestarle. Quelle parole erano state come un flashback violento che mi aveva colpita direttamente allo stomaco ed aveva mozzato il fiato.

Iniziai a singhiozzare violentemente, anche se feci di tutto per nascondermi agli occhi di mio figlio.

Mamma… mamma? ”

Sentii la sedia muoversi e presto mi serrò in un abbraccio, un abbraccio così famigliare che mi sentii ancora piccola e ingenua. Mi sentii la Josie che esisteva quindici anni prima e ora stava esplodendo in quel pianto.






Shapespace: Eccoci di nuovo! Questo capitolo è un po' strappalacrime per i miei gusti... non so nemmeno come sia riuscita a scriverlo hahah

Spero vi piaccia, lasciate pure recensioni e quant'altro! Ah, scusate se non ho risposto alle ultime recensioni ma non era arrivata la notifica :o ora rispondo a tutto!

A presto~

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blink-182 / Vai alla pagina dell'autore: shapeshifter