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Autore: Kaleidoscope_    08/04/2013    2 recensioni
Quelle parole mi rimbombarono nella testa. Non volevo crederci. L'idolo che ho adorato per tutto questi anni poteva avermi detto ciò?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Presi le chiavi di mia sorella prima di uscire e presi la sua auto.
“Fanculo i miei 16 anni!”
Avevo preso qualche lezione di guida dal padre di Evelyn di nascosto, così infilai le chiavi e partii.
Andavo a massima velocità, dovevo arrivare da Tom al più presto.
Ci misi circa 5 minuti, passai tutti i semafori rossi e ringraziai di avermela mandata buona.
Arrivai nell'esatto momento in cui Mark ed Evelyn stavano scendendo dall'auto, così li chiamai e corremmo tutti e tre verso l'entrata dell'ospedale.
“Signora, sa dove possiamo trovare Thomas DeLonge?” chiese Mark con il respiro affannato.
“Thomas DeLonge? Non c'è nessun To-”
La sua risposta fu bloccata dall'entrata di una barella e potete immaginare chi vi era sdraiato sopra.
Evelyn rimase pietrificata e svenne, così Mark la portò a sedersi.
Corsi verso la barella, ma mi bloccai subito quando lo vidi.
Aveva bruciature e tagli ovunque ed era talmente ricoperto di sangue che quasi non lo riconobbi. I suoi occhi erano chiusi e aveva una mascherina alla bocca, non si muoveva.
“Signorina si sposti! Questo ragazzo è in pericolo di vita!”
Non feci in tempo a pensare che subito la barella sparì tra i corridoi dell'edificio.
Ero spaventata, non riuscivo a ragionare e tremavo.
Vidi Mark venire verso di me scuotendomi le spalle.
“Giorgia! Giorgia, porca puttana rispondimi! Ti hanno detto qualcosa? Come stava? Ti ha parlato?”
“Io..” riuscii a balbettare, con gli occhi ancora spalancate.
Lui mi scosse di nuovo, ma più forte, facendomi quasi male. Subito dopo iniziò a gridare.
“DIMMI QUALCOSA, CAZZO! IL MIO MIGLIORE AMICO E' STATO INVESTITO E TU NON PROFERISCI PAROLA SUL SUO STATO!”
“SI MARK, SI! HANNO DETTO CHE E' IN PERICOLO DI VITA! ERA PIENO DI SANGUE, NON SI MUOVEVA NEANCHE UN PO'! VA BENE?!”
Urlai più forte di lui, per poi abbandonarmi tra le sue braccia, in lacrime.
Dopo poco, parlò. La sua voce tremava.
“Andrà tutto bene.” sussurrò accarezzandomi la schiena.
Tre fottutissime parole che troppe persone mi avevano ripetuto, ormai non ci credevo più.
Perché farsi false speranze?
Tirai su con il naso e mi staccai dall'abbraccio, asciugandomi le lacrime con le maniche della felpa.
“Andiamo da lui, ti prego.” dissi con un filo di voce.
“Aspettami qui, vado a recuperare Evelyn.” continuò annuendomi.
Tornò con lei e le cingeva il fianco con un braccio.
Chiedemmo ad un infermiera dove potevamo trovarlo e ci dissero di aspettare in sala d'attesa.
Mark camminava freneticamente per il corridoio, Evelyn piangeva seduta accanto a me, mentre io fissavo il vuoto, cercando di fermare tutte le emozioni che mi stavano sovrastando.
Dovevo parlare con Tom, sperai con tutta me stessa che si sarebbe ripreso in fretta.
Dopo 2 ore di attesa, vidi un medico uscire e venire verso di noi. Mi alzai di scatto e mi diressi con Mark ed Evelyn da lui.
“Allora dottore? Ci sono novità?”
“C'è una buona notizia e una cattiva notizia.”
Abbassai lo sguardo, mordendomi il labbro per trattenere le lacrime. L'uomo continuò a parlare.
“La buona notizia è che il Sig. DeLonge non è più in pericolo di vita.”
Tirai un sospiro di sollievo e abbozzai un sorriso.
“E la cattiva notizia?” chiesi con voce tremante.
“E' in coma, purtroppo ha avuto un grave trauma cranico e non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze. Non sappiamo dirvi né quando, né se si risveglierà.”
Mark strinse i pugni e parlò.
“E-e ora dov'è?”
“Nella camera 44, seguitemi.”
Annuimmo e ci facemmo portare nella camera, lasciammo entrare solo Mark inizialmente.
Dopo pochi minuti uscì velocemente e si diresse fuori dall'ospedale, penso dovesse sfogarsi un po'. Evelyn lo seguì, così entrai nella stanza da sola.
Mi sedetti di fianco a lui e alzai lo sguardo per guardarlo.
Era bellissimo anche così.
Aveva qualche taglio sul viso, i suoi capelli neri erano scompigliati e i piercing non c'erano più. Era attaccato ad una flebo, aveva una mascherina sul viso. Quella visione mi fece male.
Intrecciai la mia mano alla sua e lo accarezzai con l'altra.
“Mi hanno sempre detto che le persone in coma non possono reagire ma riescono a sentire chi parla intorno a loro. Quindi, dato che ho bisogno di sfogarmi, ti dirò tutto.
Quando abbiamo fatto sesso, ho provato qualcosa per te.
Certo, tu dirai che ogni ragazzina vorrebbe fare sesso con il proprio idolo. Ed effettivamente è vero, ma in quel momento ho sentito una strana sensazione.
Non una sensazione qualunque. E' stato bello, bellissimo.
E ho capito che per me non sei solo un idolo. Sei di più.
Io sono innamorata di te, Tom.
E' solo che mi hai ferita, anche se è normale che tu abbia preferito quella ragazza tutta tette rispetto a me.
Scusa se ho detto di odiarti, scusa per averti insultato. Non le pensavo veramente tutte quelle cose, ero in preda all'ira ed è ciò che è uscito fuori dalla mia bocca.
Devi promettermi che ti sveglierai presto, perché sarei persa senza di te.”
Ed ecco qui, ciò che gli dissi, tra lacrime e singhiozzi.
Gli lasciai un bacio sulla fronte ed appoggiai la testa sul lettino, rimanendo seduta nella sedia.
Mi addormentai per qualche ora, finché Evelyn non mi svegliò.
“Giorgia, svegliati, Mark resta qua con lui. Vuole che andiamo a casa visto che sono le 2 di notte, torneremo domani.”
“Di qui non me ne vado, a costo di dormire per terra.”
“Sei sicura? Cosa dirai a tua sorella?”
“Niente, di lei non mi importa. Voglio rimanere qui.”
Lei annuisce e mi abbraccia, uscendo dalla stanza. Poco dopo entrò Mark.
“Mark, scusami ma non me la sento di andare a casa, preferirei rimanere qui. Ti scoccia se resto con te?” chiesi abbassando lo sguardo.
Lui si limitò a fare cenno negativo con la testa e subito dopo iniziò a camminare per la stanza, non smettendo di fissare Tom neanche per un secondo.
Ad un certo punto si blocco e si sedette a terra. Si mise le mani nei capelli ed iniziò a piangere.
Era una scena strana per me, uno dei miei idoli stava piangendo e io stavo lì immobile, ma subito andai da lui.
“Mark, guardami.”
Gli presi il viso tra le mani e puntai i suoi occhi azzurri sui miei poco più scuri dei suoi.
“Lui non vorrebbe vederti in queste condizioni. Si sveglierà presto, ha solo bisogno...di tempo. Andrà tutto bene, come mi hai detto qualche ora fa. Tom-”
Iniziai a piangere anche io, ma non ci badai molto, quindi ripresi subito il discorso.
“Tom è forte, non ci lascerà mai.”
Mark aprì le braccia e mi avvolse in un abbraccio, stringendomi forte e accarezzandomi la schiena.
Appoggiai la testa sul suo petto e dopo qualche singhiozzo smettemmo di piangere.
Ci addormentammo per qualche ora così così, finché non sentimmo uno strano suono provenire dalla macchina che era collegata a Tom. Un suono accelerato, di quelli che senti nei film quando qualcosa va male. Ci alzammo di scatto e vidi entrare subito una schiera di medici andare verso il corpo di Tom.
“TOM!” urlai in preda al panico, con le lacrime che scorrevano nelle mie guance.
I medici ci fecero uscire dalla stanza.
Mark era immobile, totalmente sbiancato dalla paura.
Gli iniettarono qualcosa nelle vene togliendo velocemente la flebo.
Feci uno scatto verso l'entrata, ma due infermieri mi trattennero e mi portarono indietro.
“Lasciatemi andare! Voglio stare con lui!” continuavo a gridare.
Mark si avvicinò a me e mi prese per mano, attirandomi verso di sé e lasciandomi sfogare contro di lui. Tempestavo il suo petto di pugni, infondo non volevo farlo, ma in quel momento mi sembrò l'unica soluzione adatta per sfogarmi.
Lui non proferì parola, quando smisi di avere forze mi diede un bacio sulla fronte e mi asciugò le lacrime.
“E' tutto okay, vedrai che i medici rimetteranno tutto apposto. Calmati adesso.”
Un dottore uscì dalla stanza.
“La situazione è stabile adesso, potete tornare dentro.”
“Giorgia, rimani tu con lui. Devo andare ad avvisare la sua famiglia e Travis, aspettami qui.”
Annuii ed entrai nella camera. Mi risiedetti di fianco a Tom e gli lasciai un bacio sulla mano, che tenevo ben salda alla mia.
“Mi hai fatto prendere un brutto spavento.” dissi, sperando che in qualche modo mi avesse sentito.
Poco dopo accadde una cosa che non mi sarei mai aspettata : la sua mano strinse la mia.
Pensai di aver sognato, ma chiamai comunque un'infermiera e le riferii il fatto appena accaduto.
“Sono dei movimenti involontari che le persone in coma tendono ad eseguire. Mi dispiace deluderla.” si limitò a dirmi.
Il mio sguardo si spense di nuovo, così tornai seduta.
Sentii delle urla dal corridoio, che si avvicinavano sempre di più, finché non fidi mia sorella entrare nella stanza sbraitando.
Subito mi alzai e la spinsi fuori, buttandola a terra e chiudendo la porta.
“Come cazzo ti permetti?! Ti metti ad urlare in un ospedale?!” le dissi con tutta la mia acidità.
Lei non rispose, mi prese per il braccio – facendomi male - e mi portò fuori.
“Tu adesso torni subito a casa! Ti rendi conto di cos'hai fatto?! Mi hai rubato la macchina e sei stata due giorni fuori casa senza avvisare nessuno! Oltre tutto, per quello stupido ragazzo!” mi urlò in faccia.
La rabbia mi pervase, mi avvicinai e le mollai uno schiaffo.
“NON TI PERMETTERE MAI PIU' DI INSULTARE TOM! TU NON SEI NESSUNO PER FARLO! E adesso vattene, di qui.”
“Fai schifo. Preferisci uno sconosciuto a tua sorella. Complimenti.”
“Tu non mi conosci.”
“Ma se ti conosco meglio di chiunque altro!”
“Se fosse vero, ti saresti accorta che il ragazzo con cui ero è il mio idolo, Tom Delonge. Colui che con la sua musica mi ha salvato la vita, dato che se non fosse stato per lui a quest'ora non sarei qui. L'ho conosciuto e c'ho anche scopato se ti può interessare. E adesso vattene, non ti voglio più vedere qui.”
Mi guardò con gli occhi spalancati e prima che rientrassi nella stanza le sentii sussurrare uno “Stronza.” ma poco me ne importò.
Quando rientrai, davanti a me trovai Mark, in piedi con la schiena appoggiata al muro, e Travis, seduto di fianco a Tom e scioccato per l'insolita visione.
“Dov'eri finita?” mi chiese Mark preoccupato.
“Problemi con mia sorella, avete avvertito i familiari di Tom?”
“Abbiamo deciso di non avvisarli, vediamo come procede in questi giorni. Non vogliamo farli preoccupare, l'Italia è lontana da raggiungere.”
Mi limitai ad annuire, poi mi avvicinai al corpo inerme di Tom e gli accarezzai la guancia. Mi intristii all'istante, ma non lasciai scappare nemmeno una lacrima dai miei occhi.
Stemmo così per tutto il giorno, facemmo momenti di pausa solo per mangiucchiare qualcosa ma niente di più. Evelyn ci raggiunse dopo cena, dicendo di aver convinto i suoi a lasciarla rimanere in ospedale.
In due giorni, non ci fu nessun segno di miglioramento, la situazione era stabile ma Tom non si era ancora svegliato. Iniziai veramente a pensare al peggio.
Mentre alle 10 di sera ero da sola nella stanza, il medico entrò portando brutte notizie.
“Signorina, purtroppo non abbiamo novità. Posso solo dire che questo coma sarà più lungo del previsto, mi dispiace.”
Detto questo, uscì.
Scoppiai a piangere, così mi misi vicino al suo viso, lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.
“Perché è successo a te? Non voglio perderti...” gli sussurrai, per coprirmi il viso con le mani.
Ero distrutta, non avevo più forze né speranze.
Quando all'improvviso, una voce familiare mi fece sobbalzare.
“Ehy piccola, come mai stai piangendo?” disse togliendosi la mascherina.
“O mio dio, ditemi che non sto sognando!”
Caddi dalla sedia e spalancai gli occhi.
Mi rialzai subito e saltai in braccio a Tom, che finalmente si era svegliato.
Mi sentivo viva, rinata.
“Tom, oddio, stai bene! Non lo fare mai più, non lasciarmi più!” dissi entusiasta.
“Fare cosa?” mi chiese alzando un sopracciglio.
Le mie lacrime,a quel punto, erano di gioia. Non gli risposi, lo baciai.
Lui ricambiò il bacio, intanto mi accarezzava la schiena. Mentre le nostre lingue iniziavano ad intrecciarsi, gli accarezzai il collo pieno di graffi, facendo attenzione a non provocargli dolore.
Le sue mani entrarono sotto la mia maglia e iniziarono a giocare con l'elastico del mio reggiseno, provocandomi un gemito.
Mi staccai per riprendere fiato e ci guardammo negli occhi.
Riprese a baciarmi, ma fummo interrotti da qualcuno che entrò nella stanza.
“Vedo che ti sei risvegliato!” esclamò Travis.
E direi che non sei il solo ad averlo fatto!” aggiunse Mark indicando il cavallo dei pantaloni di Tom, andando ad abbracciare il suo migliore amico. Arrossii vistosamente, scesi dal lettino e chiamai Evelyn per darle la meravigliosa notizia.
Travis andò a chiamare un dottore che arrivò dopo poco.
“Signor DeLonge, come si sente?” gli chiese, togliendogli la flebo dal braccio.
“Ho un po' di mal di testa e mi sento un po' indolenzito” rispose grattandosi distrattamente la testa.
“Le faremo fare degli esami, questa notte rimarrà qua e domani vedremo.”
Lui annuii e il medico uscì.
“Io e te dopo dobbiamo parlare, lo sai vero?” dissi sorridendo a Tom, accarezzandogli la testa.
“Di cosa?” rispose guardandomi confuso.
“Dai Tom.”
“No serio, di cosa?”
“Della tua 'scommessa' con quel tizio, chiamasi anche Mark Hoppus.” feci indicando il bassista che se la rideva.
“Scommessa? Quale scommessa?”
Effettivamente lo vedevo confuso, sembrava non lo ricordasse.
“Oh avanti Tom.” continuò Hoppus.
“L'ultima cosa che mi ricordo è di aver accompagnato a casa Giorgia, l'incidente è avvenuto subito dopo, no?”
Spalancammo gli occhi, sperammo di aver sentito male.
“Vado a chiamare un medico.” dissi indietreggiando verso la porta.
Dopo averlo fatto, andai ad aspettare Evelyn all'entrata dell'ospedale.
Appena arrivata, andammo verso la stanza 44, ma non potemmo entrare perché il dottore stava visitando.
Lei abbracciò Mark, che le diede un bacio.
Passata mezz'ora, il medico uscì.
“Il Signor DeLonge ha un'amnesia temporanea, non so dirvi quanto durerà, ma non credo molto. Non ricorda solamente gli ultimi 5 giorni, quindi niente di grave.”
Niente di grave? Tom non si ricordava né la nostra notte passata insieme, né la litigata che avevamo fatto. Sospirai e subito dopo l'uomo continuò a parlare.
“Adesso gli farò fare degli esami, domani mattina avrete i risultati.”
Annuimmo e andammo in sala d'attesa. Dopo un'ora e mezzo, un'infermiera venne a chiamarci dicendoci di poter tornare da Tom.
“E' successo qualcosa di importante negli ultimi 5 giorni?” chiese Tom, una volta entrati.
Evelyn mi guardò, forse si aspettava un'altra mia risposta.
“No, niente di che” conclusi sospirando.
In realtà avrei voluto dirgli tutto, ma c'erano tutti e non mi andava. Forse sarebbe stato meglio iniziare tutto da capo.
“Ragazzi, devo andare a prendere all'aeroporto Melissa, è da tanto che voleva vedere l'Italia. Torno domani mattina, resto a dormire con lei. Mi accompagnate?” chiese Travis.
Mark annuì e dopo aver dato la buonanotte a Tom uscì dalla stanza, seguito da Evelyn e Travis.
Decisi di rimanere con Tom, anche se non me la sentivo del tutto.
“E così in questi giorni non è successo niente, eh?” mi chiese lui.
“Già.”
“Allora potresti spiegarmi il motivo della tua reazione di prima?”
Arrossii violentemente e abbassai lo sguardo.
“E' stata l'emozione, diciamo che ero felice che stessi bene.”
“Ma se mi sei completamente saltata addosso!”
“Non sembrava ti dispiacesse!” feci rialzando lo sguardo, notando un ghigno sul suo viso.
“Infatti questo non l'ho mai detto.” continuò lui.
Pian piano cercò di alzarsi, ma lo fermai quando lo vidi fare una smorfia di dolore. Lo aiutai a sedersi.
“Non ti muovere, sei debole!” feci spostandomi distrattamente un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
“Allora vieni qua tu.”
Finì la frase e subito mi prese portandomi in braccio a lui.
Iniziò ad accarezzarmi il collo – il mio punto debole - lasciandoci dei leggeri baci.
“T-tom, d-devi riposare-e...” sussurrai, facendomi scappare un piccolo gemito subito dopo.
Mi prese per il bacino e mi stese sul lettino, posizionandosi sopra di me.
Riprese a baciarmi ma, quando sentii le sue mani intrufolarsi nella mia maglia, lo fermai.
“No Tom, non posso..cioè vorrei ma, siamo in un ospedale! Devi riposarti, è tardi, quando ti dimetteranno...rimedieremo.”
Mi meravigliai della mia risposta, non ero una tipa così! Avevo solo 16 anni e lui 23, cosa stavo facendo? Per lui ero solo una ragazzina con cui scopare quando gli andava e lo sapevo benissimo.
Lui sbuffò e si sdraiò, dopo essermi spostata.
“Mh, va bene. Però dormi qui con me!” continuò, accarezzandomi i capelli.
“Affare fatto” risposi decisa.
Chiusi la luce allungando il braccio e mi sdraiai di fianco a Tom, che mi strinse in un abbraccio. Posai la testa sul suo petto e l'ultima cosa che sentii prima di chiudere gli occhi fu un bacio casto – che ricambiai - che mi lasciò prima di addormentarsi.
La mattina seguente mi svegliai con un forte mal di testa.
Mi chiesi come Tom riuscisse ad essere tremendamente sexy anche quando dormiva.
Gli accarezzai piano i capelli arruffati e si svegliò.
“Buongiorno, piccola.” mugugnò, dopo aver aperto i suoi meravigliosi occhi color nocciola.
“Buongiorno a te, HotPants. Come ti senti?” risposi mezza addormentata.
“Decisamente meglio, non vedo l'ora di andarmene da qui.” concluse stiracchiandosi.
Mi alzai dal lettino e mi sistemai velocemente i capelli.
“Vedrai che gli esami andranno bene e in mattinata ti dimetteranno”
“Si spera.”
La nostra conversazione venne interrotta dall'entrata di un'infermiera.
Indossava un camice scollatissimo, avrà avuto minimo una quinta. Assomigliava a Janine della copertina di Enema.
Naturalmente Tom non tardò a mangiarsela con gli occhi, cosa per cui lei arrossì.
“Ho qui i risultati degli esami, sono andati bene, quindi la possiamo dimettere. Deve tornare tra una settimana per una visita.”
“Me la fai tu la visita?” disse lui con il suo solito ghigno.
“Volentieri, ecco il mio numero” concluse uscendo dalla camera dopo avergli lasciato un foglietto.
Fulminai Tom con lo sguardo. Non avrei mai voluto ammetterlo, ma ero gelosa.
Odiavo il modo in cui ci provava con le altre ragazze, soprattutto in mia presenza.
Mi voltai per mettere a posto dei borsoni di Tom che Mark aveva portato. Quando mi voltai nuovamente me lo ritrovai a due centimetri dal viso.
“Togliti.” dissi acida, togliendomi da quella posizione.
“Qualcuno qui è geloso!” sentenziò divertito.
Non risposi, ma mi dovetti voltare dopo che un braccio tatuato mi prese il polso.
“Lasciami andare, Thomas.”
“Sei gelosa.”
“No.”
“Oh sì, e come se sei gelosa! Ma non capisco il motivo.”
“Non c'è nessun motivo.” feci decisa, abbassando lo sguardo.
Mi prese il mento e mi alzò il viso puntando i suoi occhi sui miei.
“Guardami negli occhi e ripetilo.”
I suoi occhi mi ipnotizzarono, sentivo un piacevole calore dentro di me.
“N-non...” balbettai.
Non riuscii a finire la frase perché sentii le sue labbra premere sulle mie.
Stetti a quel bacio, che divenne mano a mano più passionale. Mi staccai tenendo la fronte appoggiata alla sua.
“Sbaglio o ho detto quando ti dimetteranno? Adesso esco e tu ti cambi.”
Quando stava per rispondere, gli appoggiai l'indice sulle labbra.
“Niente storie!” conclusi.
Lui per risposta mi diede una pacca sul culo, per cui mi girai e mi morsi il labbro.
Quando uscii dalla stanza trovai Mark, ma lo bloccai dicendogli che Tom si stava cambiando.
Dopo poco uscii anche lui, con un borsone che Mark prese per evitare di farlo sforzare.
Compilati i moduli di dimissione, mi portarono a casa, ma prima di uscire dall'auto ebbi un'idea.
“Ragazzi, che ne dite di stare a casa mia? Voglio dire, mia sorella per questa settimana è dal suo ragazzo e come minimo ci rimarrà per altre due, conoscendola.”
“Per me è okay!” esclamò Mark.
“A me va bene tutto, basta che mi trovate un letto il prima possibile per.. dormire!”
Mark ed io ci guardammo e scoppiamo a ridere.
Parcheggiarono l'auto nel garage e li accompagnai all'entrata.
Appena varcata la soglia, buttarono i borsoni a terra. Mark si sdraiò sul divano e prese il cellulare, Tom mi caricò in spalla e salì le scale velocemente. Incredibile come riuscirono a colonizzare casa mia in un quarto di secondo.
“Ma che vuoi fare?! Lasciami giù!”
In realtà avevo più paura di cadere, dato che non era nel pieno delle forze. Ma naturalmente non mi diede ascolto ed entrò in camera mia, scaraventandomi nel letto. Diede un'occhiata veloce alla stanza e notò tre poster a terra. Fece una strana smorfia, ma poi si mise subito a cavalcioni su di me. Non feci in tempo a parlare che si avventò sulle mie labbra. Ma non potevo, né dovevo farlo.
Piantai le braccia sul suo petto e lo staccai da me.
“Tom, dannazione, non sono la tua puttana!”
Lui mi guardò confuso e non lo lasciai rispondere.
“Non sono un giocattolo! Non puoi farmi aprire le gambe a comando, smettila!”
“Ma avevi detto-”
“Esci di qui, Tom.”
Lui sbuffò e uscì dalla stanza.
Dopo pochi minuti decisi di scendere a bere qualcosa, ma quando arrivai alle scale mi bloccai.
Mi misi ad origliare la conversazione tra Mark e Tom.
“Il piano come procede?” chiese Mark.
“Male, penso si sia ricordata del nostro litigio.”
“Sei un coglione, Tom! Non dovresti farle questo, se lo viene a scoprire son cazzi!”
“Secondo te sono così stupido da farmi scoprire? Se sapesse che la mia amnesia è falsa, non mi perdonerebbe mai.”
Non riuscivo a crederci, mi stava di nuovo prendendo in giro. E c'ero cascata un'altra volta.
“TI ODIO!” gli urlai, prima di chiudermi a chiave dentro la mia camera.


Kaleidoscope's space :
Scusate per il ritardo, ma è stato difficile per me scrivere questo capitolo. Spero che abbiate capito il motivo!
Anyway, ecco qua :D
Ringrazio
giulss182,Waves of joy, e Hotaru182 per aver recensito il capitolo precedente, spero vi piaccia anche questo! :)
  
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