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Autore: RainPluffa24456    08/04/2013    1 recensioni
Eccomi qui, con una bella -la prima- long, per il compleanno di Ron, si un po' in ritardo però meglio che mai! :D :) Spero tanto che vi piaccia. "Una nuova minaccia o solo una preoccupazione infondata?."
Dal testo:
". Ron Weasley non aveva mai disdegnato la materializzazione, o i passaggi per i camini, per il ritorno a casa. Era la prima volta che tornava a casa a piedi, tutto solo, per le strade innevate Inglesi. Mentre si era concentrato così attentamente sui propri piedi, il rosso ad un tratto alzò lo sguardo e si voltò.
[...]
“Ron, io -.” Non potè finire la frase, poiché un affannato e preoccupato Potter si affacciò correndo al salotto, “Ron dobbiamo andare, ORA.”
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo Sesto

 

 

 

 

My words.

Canzone del capitolo: Andrew Belle, Sky still blue. https://www.youtube.com/watch?v=Ht34NYKf-q0

 

 

 

 

 

 

Ron si appoggiò contro al muro bianco latte, fissando con sguardo vacuo le sedie blu, tipiche delle Sali d’aspetto. Gli davano i nervi, quelle sedie blu. Di fronte ad esse, erano seduti i suoi tre amici. Sulle stesse sedie blu, però queste ultime erano invece attaccate al muro di fronte alla porta per entrare nell’ufficio di Winson. Hermione aveva lo sguardo basso, verso le proprie mani, che teneva continuamente intrecciate, per poi dividerle, torturandosi le dita. Ginny si era fatta, e sfatta subito dopo, la coda. Almeno per cinque o sei volte, i suoi capelli rosso fuoco erano stati imprigionati in un elastico e poi lasciati liberi. Harry Potter, invece, faceva avanti e indietro da quelle sedie blu. Prima si sedeva da una parte, e poi di nuovo dall’altra. Continuando a cambiarsi di posto circa ogni quindici minuti. Era oramai passata un’ora e mezza circa, dall'attacco dei Mangiamorte. Persone normali non si sarebbero spaventate così tanto. O meglio, maghi normali non avrebbero avuto tutta quella tensione addosso. Già, ma loro non erano esattamente ciò che si può definire ‘normali’. Avevano vissuto la guerra, avevano perso persone molto care a loro, eppure eccoli lì, intenti ad essere di nuovo ansiosi, impauriti, nervosi. Di nuovo in quella situazione. Non uno solo dei maghi presenti, non pensava che ad un’unica cosa. Sarebbe ricominciata? La terza guerra magica, era questo che riservava per loro il futuro? Non sapevano rispondere. Ron perse la pazienza. Ma che fa lì dentro, pensa di prendersi un thé bello tranquillo, ancora per molto?! Si interrogava il rosso, più una domanda retorica, era quella. Ron, sta avvisando il primo ministro babbano. Lasciamogli un po’ di tempo. Convenne il moro, cambiandosi di posto per l’ennesima volta, e arrivando a sedersi al fianco della moglie, appoggiando la testa sul pugno chiuso dal braccio. Weasley senior, sbuffò. E il silenzio tipico della tensione, li avvolse di nuovo. Hermione si lisciò la gonna marrone scuro che portava quella sera, in concordanza con la giacchetta di altrettanto colore che aveva usato per coprire la maglietta bianca, sottostante. Ginny sorrise incoraggiante all’amica, anche  se non ci credeva nemmeno lei, in tutto quell’ottimismo. Abbassò poi lo sguardo, anche se di sbieco guardava il fratello, che tra tutti sembrava quello più teso. E come biasimarlo, Ron, che ha già rischiato di perdere troppe persone, nella seconda guerra magica? Ora ha solo paura di perderne altre. E anche per questo, che, inizialmente era contrario a mettere al corrente anche Ginny ed Hermione, dell’incombente minaccia. Proprio il rosso, che ora aveva tirato fuori la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans blu che aveva sotto alla t-shirt nera e alla giacca verde scura. Cominciò a giocare con la bacchetta, passarla da una mano all’altra facendola librare pericolosamente nell’aria. Vedo che ci tiene molto a procurare danni irremovibili alla sua bacchetta, signor Weasley. Esordì Winson, facendo improvvisamente capolino dalla porta del suo ufficio. Il Weasley in questione, alzò repentinamente gli occhi, riprendendo velocemente la bacchetta e ficcandola nelle tasche posteriori. Si rimise composto, con la testa bassa e le mani incrociate dietro, come Harry, che si era immediatamente alzato, alla vista del proprio superiore. Le due donne erano rimaste sedute ai propri posti, indifferenti e a sguardo basso. Bene. Entrate. Li invitò ad entrare, indicando loro la porta. Il suo tono era cambiato, era diventato quasi paterno, Winson. Quasi simultaneamente, il gruppetto fece i primi due passi verso la porta. Allora. Dobbiamo capire subito una cosa, qual è il loro obbiettivo. Avevi ragione, Potter. Troppe coincidenze, qui qualcosa si muove. Allora, quale potrebbe essere secondo voi il loro prossimo bersaglio? Interrogò i ragazzi, una volta che questi ultimi furono seduti davanti a lui, dopo la scrivania. Si sentivano tutti stanchi, tristi e sconsolati. Non ci potevano credere, che sarebbe ricominciato tutto un’altra volta. Ma non c’era tempo per stare a piangersi addosso. E’ esattamente questo, il problema, signore. Non sappiamo chi o cosa attaccheranno.Rispose prontamente Ron, lo sguardo puntato verso il generale. Non abbiamo informazioni, quindi. Ma bene. Dobbiamo prevedere le sue mosse in qualche modo, ma per ora non possiamo fare niente. Possiamo solo aspettare. Weasley, Potter, non siamo totalmente sicuri. Non siamo sicuri di niente. Siete i miei capireparto, ma siete anche un marito, un padre e un uomo. E' l'una e mezzo del mattino, tornate a casa. Domani mattina, decideremo il da farsi. Disse il capitano Winson, facendo loro segno d'uscire. Nessuno dei due seppe più dire nulla, dopo il discorso del loro superiore, per loro era sempre stato un po' come la McGranitt, una figura scolastica, ma che dopo anni era riuscita a fare breccia nel loro cuore, non solo come professoressa. Un po' come il professor Silente, con cui avevano sempre avuto un rapporto molto speciale. Winson era quasi sempre stato una figura anonima, per i due. Sorrisero, annuendo entrambi. Era un muto ringraziamento. Una volta fuori, fecero tutta la strada in silenzio, fino ai camini neri piombo, dove finalmente, Ron pronunciò qualche parola. Lo so, che siamo tutti a dir poco sconvolti, Disse, passando lo sguardo sul viso di ognuno degli altri tre. L'atrio del Ministero era ovviamente vuoto, solamente la sezione Auror era ancora in movimento. Ma non possiamo farci condizionare da questa cosa. Ce l'abbiamo fatta una volta, ce la faremo ancora. Li motivò, convinto lui stesso delle parole che pronunciava. Stanotte venite da me ed Hermione. Non diciamo niente a mia madre, non finché non siamo certi che stiano cercando di tornare al potere. Non serve a niente metterla in agitazione, e poi James se ne accorgerebbe, no? Altra domanda retorica. Forza, andiamo. Concluse poi, con un gesto della mano. Nessuno aveva detto nulla nemmeno quella volta. C'era una differenza, però, ora tutti ci credevano davvero. Ora sapevano che potevano farcela, di nuovo. Sapevano che l'amore avrebbe superato l'odio, un'altra volta. Ron entrò nella cavità del camino, e prendendo un po' di metropolvere verde, dentro al piccolo calderone appeso lì a fianco. Godric's Hallow!  Pronunciò, scandendo bene nella mente l'immagine del salotto di casa sua e di Hermione. Così fecero anche gli altri, entrando poi in tutta tranquillità, a casa Granger-Weasley. Il salotto dei due era semplice, il divano grigio a penisola, che si stagliava davanti a loro, il tappeto rosso e blu sotto di esso. Davanti ai due, c'era la veletisione, come la chiamava  Ron, che adorava quell'oggetto puramente babbano. Di fianco ad essa c'era il camino, alto come un uomo, e sopra alla mensola, c'erano cinque diverse fotografie. Due, del matrimonio di Ron e Hermione e Ginny ed Harry. Un'altra raffigurava i Potter al San Mungo, Ginny aveva appena avuto James, a quel tempo. Beh, solo un anno prima, alla fine. Un'altra ancora vedeva Hermione in braccio a Ron, nella campagna attorno alla Tana. I due sorridevano, ma ogni tanto si poteva notare Ron fare una piccola smorfia, fare la linguaccia, o rubare un bacio ad Hermione, che rideva imbarazzata. Non erano poi cambiati tanto, no? Nell'ultima, c'erano Harry, Ron ed Hermione, il loro primo anno ad Hogwarts. Erano davanti al Lago Nero, dietro di loro si stagliava il castello, maestoso, e poi le colline e le montagne aguzze dietro quest'ultimo. Nient'altro a parte il discorso di Ron, venne detto. Non si dissero nulla nemmeno dentro casa, che si potevano dire? Si accamparono nel salotto, Harry e Ron, in uno slancio di galanteria, avevano insistito perché le ragazze dormissero sul divano, proprio come ai vecchi tempi. I due migliori amici si misero nei sacchi a peli, sul tappeto, con il camino acceso. L'ultima volta che ho dormito con mia sorella è stato quando George mi ha fatto quello scherzo sui ragni, ti ricordi Ginny? Chiese Ron, magari cercando di fare una battuta per mantenere l'allegria, magari no. Non ebbe molto successo, ed abbassò lo sguardo alla frecciatina della sorella. Anche l'umorismo del rosso era andato a farsi benedire, con la paura generale che aleggiava in quella stanza. Mentre le ragazze, coperte, sul divano. Si addormentarono quasi subito, erano troppo stanchi anche per rimanere svegli a preoccuparsi per l'indomani. 

 

 

 

 

La nottata procedeva tranquilla, non fosse per… Ron! Ron, hai sentito? Un ragazzo dai capelli nero corvino, e gli occhiali sulla fronte, sussurrò all'orecchio del suo fidato amico. Mh, si ti amo anch'io Hermione, ma adesso non scappare con Krum, non-non… Harry non seppe mai cosa non doveva fare Hermione, perché la frase del ragazzo fu coperta da un suo sonoro respiro. Ahh! Lasciamo stare! Si disse da solo, aprendo il sacco a pelo e tirando fuori la bacchetta. Avanzò a passo lento, la bacchetta sguainata davanti a sé. Arrivato all'inizio delle scale, salì il primo scalino di marmo bianco con  circospezione, sistemandosi gli occhiali sulla fronte, che erano scivolati sulla punta del naso. Il penultimo scalino scricchiolò leggermente, e questo non fu un bene per il giovane Potter, perché cadde rovinosamente sul parquet del secondo piano, inciampando proprio sull'ultimo, determinante, scalino. Se il tonfo da lui provocato, era riuscito a svegliare tutti i presenti al piano di sotto, qualunque cosa o persona, si aggirasse per il piano di sopra, di sicuro si era subito messa sull'allerta. Harry cercò di alzarsi il più velocemente possibile, cominciando un inseguimento per il corridoio, provando a braccare quell'ombra oscura che vedeva chiaramente. Di colpo ebbe un'illuminazione, mancavano pochi metri alla fine del corridoio, la magia non serviva a niente in quel preciso momento. Smise di correre e punto il piede sul tappeto, con tutto il peso sopra. Il tappeto arrestò all'istante la corsa senza senso di quell'ombra tinta di nero, che cadde a terra. Contemporaneamente, due fratelli dai capelli rosso fuoco e una giovane donna dai ricci capelli castani, dopo aver gridato più volte il nome dell'inseparabile compagno, salirono le scale in fretta e furia, ritrovandosi appena dietro di lui. Una furia rossa scattò in avanti, superando il moro, si sapeva che Weasley era sempre stato impulsivo. Arrivò a circa cinque metri dal Mangiamorte, prima di fermarsi di colpo e gridare, Stupeficium!  Puntando la bacchetta verso l'intruso appena rialzatosi da terra. Quest'ultimo riuscì a schivarlo con facilità, mentre spostandosi tirava fuori la bacchetta gridando verso il gruppo, Non ci provare Weasley! Un altro passo falso, e ti ritrovi la tua amata mezzosangue cruciata per bene. Pronunciò, la cattiveria si poteva ben distinguere in ogni parola detta. Weasley provò ad agire di nuovo impulsivamente, ma questa volta il suo migliore amico lo trattene, ben stretto. Così il ragazzo si limitò a un verso, una sottospecie di grugnito assieme ad un ruggito. Quasi non sentì la mano della moglie che gli si posava sulla spalla, mentre diligentemente, lei e l'altra Weasley tiravano fuori le bacchette, ben determinate. Sopratutto Ginevra Weasley, specializzata in fatture Orcovolanti.Oppure…Preferisci la fine che ha fatto tuo fratello? Continuò, perfido. Una risata maligna ne seguì, e l'ennesimo strattone da parte di Ron, che continuava a dimenarsi. Che vuoi da noi? Si intromise Harry, per niente mansueto. Oramai erano schierati, quattro maghi ben disposti. Ron fece segno all'amico di lasciarlo andare, si era calmato. O almeno, così faceva credere. Che voglio da voi, Potter? Mh, bella domanda. Vi voglio vedere soffrire, stare male come sono stata io. Poi, quando sarete psicologicamente e emozionalmente distrutti, vi ucciderò, uno a uno, lentamente. Rispose, quasi soffiando per la cattiveria racchiusa in poche parole. Hermione ebbe un fremito, tremò, e smise di respirare per qualche secondo. Quella voce era riconoscibile alla prima sillaba. L'aveva sentita urlare contro di lei, più e più volte, torturandola. Prese la mano di Ron, stringendola terrorizzata. Quest'ultimo ricambiò la stretta, e in seguito anche l'occhiata che gli lanciò. Intanto, la figura s'era fatta più avanti, di qualche passo. Continuò, avvicinandosi ai volti dei diretti interessati per imprimere dolore, e soltanto dolore. E magari comincerò proprio da chi vi sta più a cuore. Concluse, con la solita risata maligna e tetra ad accompagnare la frase. Ron rimase a denti stretti, mentre Hermione gli stringeva la mano. Harry istintivamente alzò il braccio davanti a Ginny, non si sa mai. Bellatrix Lestrange salutò con la manina, molto inquietante come scena. Poi si materializzò, consentendo ad ognuno di tornare a respirare regolarmente. Cosa?! E la lasciamo andare così?! Io le vado dietro! Esclamò il rosso, tirando già fuori la bacchetta. Tu non vai proprio da nessuna parte, ma non capisci che ti vuole attirare nella sua trappola?! Lo fa apposta Ron! Non caderci! Ribatté la moglie, facendolo girare verso di lei, e precedendo di poco la ramanzina che stava per uscire anche da Potter. Ron, alla vista degli occhi color cioccolato che amava tanto velati di lacrime, e la moglie così spaventata, si calmò. Placò l'impulsività, e abbassò lo sguardo. Si, scusa, hai totalmente ragione. Sono un idiota. Asserì, accennando ad un piccolo sorriso, poi accarezzando piano la guancia della moglie. Si voltò poi con calma disarmante verso il prescelto. Che facciamo, Harry? La solita domanda che oramai poneva da quindici anni, al ragazzo. Non lo so. Rispose il moro, abbandonandosi con la schiena alla parete. Per la prima volta in vita sua non sapeva cosa fare. Non aveva idea di quale fosse la prossima mossa. Ed era proprio così, che loro volevano che andasse.




°°°Angolo di uno scarafaggino bello e zuccheroso°°°

Ciao a tutti, ragazzi! In primo luogo mi voglio scusare con voi per la lentezza che ci ho messo a caricare il capitolo. Feste, impegni, mai un attimo libero, ecco, queste le cause, purtroppo, del capitolo in ritardo. *si fa piccola piccola* BUAAAAAHHH! SCUSATE!!! :( :'( :) xD *si mette in ginocchio e li venera.* . Bene! Dopo questo straziante momento, volevo dirvi inoltre che pubblicherò ogni due settimane, il Giovedì sera, per fare in modo che non ci siano più incomprensioni. Volevo ricordarvi, che senza recensioni non si va avanti, (letteralmente xD :) ) e che ci tengo tanto a sapere cosa ne pensate, anche le critiche sono importanti! :) E... basta, tutto qua. Vi aspetto alla prossima, allora, baci!
-RainPluffa





 

  
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