Toc Toc
"Tesoro, puoi andare ad aprire tu? Sto finendo di preparare la cena." esordì una dolce voce femminile.
"Certo, cara!"> le fece eco una possente voce maschile mentre si incamminava verso la porta d'ingresso.
Toc Toc, il rumore risuonò e rieccheggiò nuovamente all'interno della piccola e modesta abitazione.
"Arrivo, arrivo, un attimo di pazienza." L'uomo giunto dinnanzi l'uscio, si mise a sbirciare fuori da una piccola fessura fra le assi in legno della porta.
All'esterno c'erano tre giovani uomini in divisa che parlottavano animatamente fra di loro.
Vestivano una lunga giacca, ricamata sui polsi e sul colletto, di colore nero con striature rosse ormai sbiadite dal tempo e dall'usura, sotto di essa una semplice canotta anch'essa nera, dei calzoni rossi e stivali di pelle nera incrostati dal fango.
Al fianco destro portavano delle spade. Uno dei tre si distingueva dagli altri per le varie medaglie che portava appese al petto. L'uomo li riconobbe subito, non potevano essere altro che Guardie Imperiali.
Aprì la porta. "Buonasera Signori, cosa vi porta qui a quest'ora tarda?". Uno dei tre fece un passo avanti.
"Lei è il Signor Claymore?"
"Esatto"
"Buona sera, io sono il Generale delle Guardie Imperiali, Seregon"
"Posso chiederle cosa la porta qui, Generale?"
"Ho ricevuto mandato dall'Imperatore in persona per procurarmi un oggetto di inestimabile valore in vostro possesso"
"Mi scusi Generale, ma come può vedere dalla mia umile dimora, non sono di certo colui che state cercando"
"Signore, non mi faccia perdere tempo." esclamò alzando il tono della voce.
"Sappiamo da fonti certe che siete recentemente entrati in possesso di un artefatto magico antichissimo, noto come: La Mappa dei Guardiani e che la state studiando"
"Si, ne ho sentito parlare a causa del mio lavoro da ricercatore di magia antica, ma posso assicurarle che non ne sono mai entrato in possesso"
Seguì un attimo di silenzio, mentre il Generale si voltava verso gli altri due commilitoni facendo un cenno col capo.
"Che cosa sta succedendo?" intervenne la donna, che nel frattempo si era accostata all'uomo.
"Tesoro, non ti preoccupare, vai di la, ti raggiungo subito"
"Mia Signora, mi dispiace distarburbarvi a quest'ora, ma la missione che mi è stata affidata dall'Imperatore è di massima urgenza"
"Mio marito vi ha già spiegato che avete sbagliato persone, per cui se non vi dispiace vorremmo cenare in pa.."
La donna non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, che le guardie bruscamente estrassero le spade e le puntarono alla gola dei due.
"Visto che non volete collaborare ci costringete ad usare le maniere forti. Allora dove la tenete nascosta?" chiese il generale, premendo la punta della spada sulla gola della donna.
"Se non me lo dite subito, fra poco sarete vedovo" affermò ridacchiando e voltandosi verso gli altri due soldati in segno di scherno.
"Va bene, va bene. La vado a prendere, ma non fatele del male" pregò l'uomo. Si diresse verso una stanzetta piccola e buia, scostò un'asse in legno del pavimento e sotto, all'interno di un piccolo baule d'oro e contornato di pietre preziose, si trovava un'antica pergamena, ingiallita e consunta dal tempo, arrotolata in un lembo di tessuto rosso.
"Ecco, prendete e lasciateci in pace!" gridò l'uomo, visibilmente scosso dall'avvenimento.
Il Generale scostò l'arma e la porse al soldato alla sua destra.
Aprì il bauletto. Raccolse delicatamente la pergamena, quasi commosso per avercela fra le mani dopo secoli dalla sua creazione, poi la srotolò. Rimase deluso nel constatare che era completamente bianca.
Lanciò il baule a terra, inviperito.
"Vi state prendendo gioco di me?" urlò a squarciagola. In quel momento in un gesto di stizza, riprese la spada e l'affondò nel ventre della donna, che cadde a terra in una pozza di sangue.
L'uomo si accasciò vicino al corpo della moglie scoppiando in lacrime mentre la donna esalava gli ultimi respiri, le prese la mano. "Perdonami cara" ripetè innumerevoli volta tra un singhiozzo e l'altro. Quando la donna smise di respirare, si alzò e si scagliò verso il Generale. "Assassino, assassino. Te la farò pagare!", ma non riuscì a fare più di due passi.
Gli altri due soldati, intervennero e quasi contemporaneamente infilzarono l'uomo al petto.
Ricadendo a terra ebbe solo il tempo di sussurrare: "Quella è la mappa che state cercando, ma c'è un incantesimo che non permette di leggere il suo contenuto" poi si spense.
Il generale si chinò verso il baule, lo raccolse, vi ripose la pergamenta all'interno e si voltò.
Uscendo dall'abitazione prese una Guardia per un braccio e gli ordinò di appiccare il fuoco e di non lasciare tracce, quindi si allontanò. Le Guardie si diressero in cucina, dove la pentola calda con la cena era ancora fumante.
Presero un tizzone dal focolaio e diedero fuoco alle tende. In un attimo la casa in legno si incendiò. Rimasero sull'uscio finchè, il fuoco non raggiunse la sala dove giacevano i corpi. Quando anche questa prese fuoco, velocemente si allontanarono.
Li in quella abitazione ormai ridotta ad un immenso focolaio, in una stanzetta, un bambino si svegliò. L'odore del legno bruciato e del fumo gli penetrarono nelle narici, facendolo tossire e accasciare a terra.