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Autore: crazygurl91    09/04/2013    0 recensioni
Vivere, riprodursi e morire...è questo che fanno gli esseri umani...ma non io!
(...)
Non so il motivo che mi spinge a scrivere le mie memorie, come se stessi per esalare l’ultimo respiro…divertente!
(...)
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quella maledetta notte, ne io e ne Daniel ci parlammo per giorni.
Poi i giorni divennero settimane e infine le settimane mesi, fin che non arrivammo il giorno della Vigilia di Natale senza aver mai parlato: le nostre continue discussioni su ciò che accadeva nel mondo, le sue domande bramose di conoscenza, era tutto svanito a causa di un momento di follia.
Per Daniel non esistevo più! Non ero più la sua piccola gemma preziosa, mi ero tramutata in un fantasma: senti la sua presenza, ma non lo vedi. Ero diventata invisibile ai suoi occhi di ghiaccio e la cosa mi faceva impazzire di dolore. Alla fine caddi in depressione.
Passavo notti d’inferno , tormentandomi sui miei errori e su ciò che avevo rinunciato per lui; comincia a odiarlo come non mai: mi aveva incantata a tal punto che non riuscivo più a distinguere il bene dal male, a causa sua avevo rinunciato a una vita normale e tranquilla, certo senza amore, ma pur sempre sicura. Ma più mi ripetevo che l’odiavo, più capivo che l’amavo: di cosa me ne sarei fatta di una vita monotona? Come avrei potuto vivere un’altra vita senza di lui? Ma soprattutto, potevo chiamare vita quella?

Ero seduta d’avanti al caminetto accesso, il tepore del fuoco mi rilassava mentre sorseggiavo il mio calice di vino, ricordo alla perfezione quella notte, ogni particolare è marchiato ha fuoco nella mia memoria. Quella sera del 24 Dicembre del anno 1972, indossavo solo una camicia di Daniel, che era tre volte più di me, stavo facendo di tutto per impregnare la mia pelle del suo profumo, hai piedi solo un palio di calzettoni di lana grigia, i capelli, che ora mi arrivavano fino ai fianchi, era un anno intero che on andavo più dal parrucchiere, erano scompigliati e spettinati. Dopo che Daniel aveva cominciato a ignorarmi, avevo perso qualsiasi attenzione nel curarmi.
Mi guardai intorno: ero in un vecchio villino abbandonato, da sola, il giorno della vigilia d natale. Cominciai a pensare alla mia famiglia: casa staranno facendo adesso? Mi penseranno almeno un poco? che regali avranno trovato, domani mattina, i miei fratelli? e mia sorella si sarà finalmente sposata? 
Senza rendermene conto le lacrime iniziarono a scendere, e i poco tempo mi ritrovai a piangere come una bambina. Mi sentivo terribilmente sola, avevo un disperato bisogno di qualcuno…avevo bisogno di Daniel!
Un vento gelato in rupe nella stanza, rischiando di spegnere il fuoco che, con molta fatica, avevo accesso. Il vampiro comparse da dietro la porta con la camicia sporca di sangue e le gotte colorite vivacemente. Oramai avevo fatto l’abitudine alla sua alimentazione, e non mi scandalizzavo più per qualche goccia di sangue, come una volta; dopo aver chiuso la porta, si volse a guardarmi e, dopo qualche minuto d’incertezza, mi si avvicino.


<< Hai pianto? >>

 

Mi domando, posandomi la sua gelida mano sulla guancia.
Dovrei essere contenta, dopo molto tempo finalmente mi rivolgeva la parola, mostrandosi persino affettuosa, ma invece non lo ero; ero furiosa! Indignata, mi sottrassi da quelle carezze. Daniel rimase basito, non si aspettava quel gesto, ma io mi ero stancata di essere la sua bambolina: io ero una persona!
Capendo che aria tirava, il vampiro si mise, spazientito, seduto di fronte a me come se mi stette facendo un favore, avevo una voglia matti riprenderlo a schiaffi, e l’avrei fatto se non fosse stato il perché mi sarei fatta più male io di lui.


<< Posso sapere cos’hai? Non ti ho mai vista in questo stato >>


<< Tu osi chiedermi come sto? >>

 

La voce mi tremava dall’ira.

 

<< Dopo mesi e mesi che mi tratti come se io fossi invisibile, hai pure la faccia tosta di farmi una domanda talmente stupida? >>


Mi ritornarono in mente quei giorni assordati dal dolore, senza accorgermene mi ero rizzata in piedi, ero talmente arrabbiata che non avevo più controllo sulla mia mente, ne sul mio corpo. Ero furente, faticavo a respirare, la rabbia mi scoppiava in petto come un fulmine.
La voce di Daniel era tranquilla.

 

<< Gemma, per quanto può importare, tu sei la prima. La prima per cui provo qualcosa >>


Sbattei le palpebre. La prima? C’erano state altre donne nella sua vita immortale? E se si, quante?
Mi voltai dall’altra parte, ero troppo fuori di me per guardarlo.

 

<< La prima, che onore >>

Esclamai inferocita.

 

<< È una bella sensazione essere in cima al harem >>

Lo guardai dritta negli minacciosa, ma era difficile; avevo cominciato a piangere talmente tanto, che era difficile vedere qualcosa.
 

<< Piantala di comportarti come una ragazzina viziata >>

Commentò Daniel.

 

<< Comincia a comportarti da donna Gemma! >>


<< Non ti azzardare a usare quel tono con me. C’è solamente uno tra noi due che ha il diritto di essere arrabbiato , in questo momento e, mi dispiace dirtelo, ma quello non sei tu. Ma ti rendi conto che per mesi… >>


Daniel si chinò in avanti e mi sfioro la spalla. Il tempo morì sotto il tocco delle sue dita e io mi trovai bloccata dalle sue mani, come un idiota mi ero lasciata incantare nuovamente da lui.


<< Non iniziare con le tue storielle tristi, Gemma. E ho già vissute tutte sulla mia pelle. Ok? >>

 

Piegò la testa di lato e strinse le labbra: era la sua solita espressione di quando stava cominciando ad arrabbiarsi seriamente.

 

<< Credi di essere speciale? >>


Mi serrò delicatamente, o almeno per lui all’epoca, la gola per impedirmi di parlare, ma per la prima volta in vita mia non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, cercai di parlare lo stesso.

 

<< Non voglio sentire quello ce hai da dirmi>>

 

Sibilai. Sentendo dentro di me una rabbia grande come il cielo. Ma anche una solitudine immensa come l’oceano, in cui potevo affogare.
Daniel mi sollevo il mento, come se volesse vedere meglio il mio dolore, come se non volesse perdersi quel meraviglioso spettacolo.

 

<< Per secoli ho trovato giovani ragazze che mi hanno aiutato, proprio come te. Non tutte si sono innamorate di me, ma a causa mia hanno sofferto. Alla fine non ho potuto fare altro che abbandonarle a loro stesse >>


<< Ti prego, basta >>

 

Sussurrai tappandomi le orecchie con le mani, non potevo sopportare lui che parlava delle sue altre donne.
Erra straziante!


<< E tu vuoi parlarmi del tuo dolore? Ascolta, Gemma. Un giorno imparerai che il tempo non fa altro che creare ferite, e non è in grado di rimettere le cose a posto. Mi ero ripromesso che non avrei mai più permesso a me stesso di fare del male, di nuovo, a un’altra fanciulla innocente. Ma poi se comparsa tu, che con la tua pura innocenza, mi hai stregato talmente tanto che ti volevo tutta per me >>


<< Allora perché quella notte, quella maledettissima note del cavolo, mi hai respinta? >>


Le lacrime si erano trasformate in violenti singhiozzi, non riuscivo a respirare tale era la violenza del mio dolore.


<< Vuoi sapere il perché? >>

 

La sua voce assomigliava sempre di più al ruggito di una belva feroce.

 

<< Perché, guardiamo i faccia la realtà, io sono un vampiro e tu un semplice essere umano. Io vivrò per molti secoli, tu invece sei fortunata se arriverai agli ottanta anni. Si, posso benissimo tramutarti in un vampiro, ma non ne ho voglia! >>


<< Per favore, smettila! >>

 

Gemetti, le lacrime mi sgorgavano dagli occhi come una ferita, lasciandomi debole e nauseata. Mi sentivo come se avessi continuato a piangere fino alla morte.
 

<< Cosa c’è la verità fa troppo male per te, mi dispiace dolcezza, ma questa è la realtà >>


Non ne potevo più. Non volevo più ascoltare quelle parole orribili che mi laceravano, ogni singola parte del mio corpo e della mia anima. Riuscì a liberarmi dalla sua presa e cominciai a correre fuori dal villino, volevo stare il più lontano da lui e dalla sua lingua affilata.
Fuori nevicava e faceva un freddo cane, ed io ero mezza nuda, ma non mi importava nulla. Ciò che realmente contava, in quel momento, era correre fin che le gambe duravano.
Dietro alle mie spalle sentivo Daniel che mi chiamava, la sua voce sembrava preoccupata…quasi spaventata. I voltai per vedere cosa stava succedendo e fu proprio lì che la vidi: una luce immensa che mi travolgeva e poi più niente: niente dolore, niente sofferenza, niente Daniel, solo pace e tranquillità.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice: proprio della serie se non sono cattivi non ci piacciono...va bhe...comunque per favore potete fare una recensione? Mi va bene anche una piccola piccola...sono curiosa di sapere se quel che scrivo vi piaccia.

Un Bacio.

Very.

 

P.S. Mi sono accorta troppo tardi: nel capitolo 2 manca un dialogo, ciò la risposta di Daniel che è:

 

<< No. Il tuo fidanzato mi ha saziato a sufficienza, anche se era troppo dolce per i miei gusti >>

 

cosi almeno vi sarà più chiaro tutto il discorso che viene dopo.

XD

  
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