Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: compulsive_thinker    09/04/2013    3 recensioni
Umyen era un Elfo piuttosto giovane e nei suoi appena centocinquant’anni di vita non aveva mai visto nulla di così perfetto come quella creatura. Edorel. Si alzò in piedi con un movimento aggraziato, attento a non far dondolare troppo la bambina, e si rivolse di nuovo alla regina:
“La proteggerò a costo della mia vita, ma chiedo di sapere la verità. Chi è?”

Edorel ha trascorso buona parte dei suoi quasi cinquemila anni di vita viaggiando continuamente, protetta dal fedele Umyen, ignorando il segreto delle sue origini. La sua decisione d'intraprendere il viaggio della Compagnia segnerà il suo destino e quello dell'intera Terra di Mezzo.
“Mi dispiace per quello che ha detto Umyen, non credo lo pensasse davvero.”
“Non m’interessa. Mi basta che tu sappia quanto ti sono riconoscente per avermi salvato la vita.”
“Non è stato solo merito mio.”
“Sì, invece. Ma non riuscirò mai a spiegartelo.”
Fece per tornare dagli altri, ma Edorel gli prese la mano e disse:
“Credo di capire. Avrei dato qualsiasi cosa per salvarti.”
“Avrei sopportato qualsiasi cosa per vederti di nuovo.”
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NdA: Eccomi di nuovo qui, con il secondo capitolo (un po' cortino, perdonatemi xD)
Ringrazio chi segue la mia ff, spero apprezzerete! Buona lettura! :)


Capitolo 2
 

 
Trascorsero sette anni, durante i quali la piccola Edorel fu amorevolmente cresciuta da Asenath a palazzo. Viveva in un’ala separata, poteva ricevere solo Umyen e, di tanto in tanto, la regina stessa che non riusciva a sopire la propria curiosità verso quella creatura.
Era una bambina piuttosto carina, con capelli scuri e vispi occhi dalle iridi quasi nere. Vivace e intelligente, aveva imparato prestissimo a parlare e adorava ascoltare per ore chiunque fosse disposto a raccontarle storie e fiabe. Imparava a memoria lunghissimi poemi e antiche canzoni, che si ripeteva continuamente quando giocava, durante le lunghe ore di quasi totale solitudine. L’assenza di altri bambini come lei non pareva turbarla, così come nemmeno si stupiva del continuo andirivieni delle solite facce, senza mai un volto nuovo che venisse a giocare con lei. Appariva pienamente consapevole, per quanto piccola, di essere diversa dagli altri Elfi che guardava affaccendarsi in cortile, nascosta dietro i vetri della finestra di una torre.
Una mattina, giunse la neve. I bianchi fiocchi volteggiavano lentamente nell’aria, prima di posarsi a terra ed esserne silenziosamente inghiottiti. La regina sedeva su uno scranno, silenziosa, contemplando il paesaggio mentre Edorel giocava con una bambola di pezza sul davanzale, distraendosi di tanto in tanto per guardare fuori dalla finestra.
“Galadriel, posso fare una domanda?”
“Edorel, quante volte ti ho detto di rivolgerti in maniera appropriata alla regina?”
Il rimprovero di Asenath giunse secco alle orecchie della bimba, che però sapeva bene di avere un certo ascendente sulla nutrice, per cui si permise di rispondere:
“Perché non chiamare ogni cosa con il suo nome? La neve è neve, io sono Edorel e lei è Galadriel!”
La regina la guardò, negli occhi una scintilla di ammirazione: raramente aveva conosciuto una creatura tanto precoce e brillante.
“Chiedi pure, Edorel!”
“Io sono come questa bambola di pezza, vero?”
Galadriel la guardò con aria interrogativa e la bambina proseguì.
“Mi trattate come se fossi delicata da maneggiare, ma mi guardate come se fossi qualcosa che metterete via quando sarete diventati troppo grandi per giocare.”
Lo disse con un sorriso, senza traccia di rabbia o timore, come se stesse constatando che il giallo è il colore del Sole.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Tante cose. Ma non sono triste, sai, Galadriel?”
“E perché no?”
“Perché so che nessuno mi farà del male. Qui non esistono creature cattive, come nelle fiabe di Asenath!”
Affermò ridendo, e alla regina si strinse per un istante il cuore. Quella bambina era tanto innocente quanto condannata a un’esistenza solitaria e infelice. Le creature malvagie esistevano, persino a Eregion, ma Galadriel decise che Edorel meritava di restarne all’oscuro.
“Hai ragione, Edorel, non ci sono! Ora metti il mantello, Asenath ti porterà a vedere la neve.”
La piccola lanciò uno strillo e gettò le braccia al collo della regina, ringraziandola confusamente prima di correre via felice.
Un rumore alle sue spalle fece voltare Galadriel: Umyen era appena entrato da una porticina secondaria.
“Da quanto eri lì?”
“Ho sentito abbastanza, mia signora.”
“Bene. Dunque è deciso: domani partirete.”
L’Elfo annuì e s’inchinò alla sovrana che usciva. Poi si sedette alla finestra e prese a giocare con la piccola bambola abbandonata da Edorel, avvertendo forte su di sé la sensazione che presto, troppo presto, la vita stessa della piccola sarebbe stata nelle sue mani.
L’indomani mattina il cielo era ancora buio, quando Asenath svegliò la sua protetta, che si stropicciò gli occhi e chiese, per nulla spaventata:
“Devo partire?”
L’Elfa annuì semplicemente: nonostante la sua tenera età, Edorel aveva una straordinaria capacità di leggere i sottintesi negli altri.
“Tu vieni con me?”
“No, êl[1]. Io andrò al Valinor.”
Le labbra della piccola si schiusero in una “O” di meraviglia: aveva sentito così tante magnifiche storie sul Valinor, la dimora eterna degli Elfi al di là del mare, da non riuscire a credere che la sua Asenath ci sarebbe andata davvero.
“E potrò venirci anch’io, quando avrò vissuto tanti anni come te?”
“Certo, verrai al Valinor e ci ritroveremo lì. Ora vai a vestirti, coraggio!”
La guardò correre via ridendo, confondendosi nel buio della stanza, da cui non era affatto spaventata. Si asciugò una lacrima dalla guancia: sapeva che non avrebbe mai più rivisto quella adorata bambina, a cui il destino avrebbe probabilmente riservato solo sciagure.
 
Pur avvolta in un pesante mantello da viaggio, Edorel non poté evitare di rabbrividire quando uscì dalla sua calda stanza per attraversare i corridoi di pietra del palazzo, fino alle scuderie. Respirò profondamente e rise del suo fiato che si condensava in piccole nuvolette. Prese in mano il ciondolo che portava al collo e alitò sulla pietra per renderla opaca e lucidarla, finché non le sembrò abbastanza pulita e brillante.
“Guarda, Asenath, si potrebbe quasi disegnare qualcosa soffiando!”
Commentò, entusiasta, indicando gli sbuffi dei cavalli che salivano verso il soffitto assottigliandosi in strisce tutte diverse. L’Elfa annuì con un sorriso e condusse la bambina accanto ad un maestoso cavallo baio, già sellato e carico, intento a masticare con piacere dell’ottima biada. Da dietro al cavallo, spuntò Umyen, anch’egli avvolto in pesanti vesti di lana.
Non appena lo vide, la piccola gli corse incontro e lui la prese in braccio, facendola volteggiare senza fatica sopra la sua testa.
“Umyen, tu vieni con me?”
“Certo, Edorel.”
“Asenath mi ha detto che non verrà, andrà al Valinor. E mi ha detto che ci ritroveremo lì quando anch’io avrò vissuto tanto. Ci verrai anche tu con noi?”
I due Elfi si scambiarono lo stesso sguardo rassegnato e triste, poi Umyen sorrise e rispose, issando la piccola in sella:
“Naturalmente! Sarò io stesso a mollare gli ormeggi e condurre la nostra nave in porto!”
Edorel rise rapita e salutò con la mano Asenath, mentre Umyen saliva a cavallo dietro di lei e partiva al galoppo lungo le deserte strade di Eregion.
L’Elfa, rimasta sola, salì sulla torre del palazzo, dove trovò la regina alla finestra che scrutava le buie vie cercando di seguire il percorso dei due viaggiatori.
Galadriel temeva di aver preso la decisione sbagliata. Se Umyen non fosse riuscito a proteggere la bambina? Se Sauron avesse scoperto della sua esistenza, la avrebbe cercata? Per distruggerla o per farne un’alleata? La regina di Eregion aveva visto crescere Edorel per sette anni, un tempo così ridicolo se paragonato al resto dell’eternità che la attendeva, ma aveva percepito un potere in quella bambina, un potere che prometteva di crescere. Cosa sarebbe successo se un simile dono fosse caduto nelle mani dell’Oscuro Signore?
“Mia signora, c’è qualcosa che posso fare per voi?”
“No, cara Asenath, purtroppo no. Spero soltanto che Umyen la protegga.”
“Non vi preoccupate, so che lo farà. Quella creatura è e sarà tutto per lui, anche se forse non se ne rende ancora pienamente conto.”
“Dici davvero?”
Asenath sorrise e per un attimo le parve di avere di nuovo di fronte la piccola Galadriel, che aveva cresciuto come una figlia.
“Ho visto negli occhi di Umyen ben più che lealtà e devozione. Crescerà la bambina, la proteggerà come nessun altro potrebbe, poiché da lei dipende la sua stessa felicità.”
Galadriel tornò a guardare fuori dalla finestra e scorse in lontananza il luccichio del manto del cavallo sotto la luna crescente. Fu un istante, poi tutto tornò placido e addormentato.




[1]stella
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: compulsive_thinker