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Autore: Joshua_Star    09/04/2013    1 recensioni
Ci sono persone che ti cambiano la vita. Entrano in punta di piedi nel tuo mondo, e ne sconvolgono l'ordine. Niente è più come prima dopo il loro passaggio, dopo un loro sorriso, dopo una loro lacrima.
Dopo una loro fuga.
Lo sa bene James, abbandonato senza una parola dalla persona che lo aveva reso una persona diversa, una persona miglore. La storia della sua vita, lasciata con dei puntini di sospensione dopo questa fuga.
Ma in qualche storia, a volte queste persone ritornano...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Vorrei dimenticare i giorni, i tiepidi sbadigli del caldo e dei suoi guai.
Cos’è che mi incatena a te?
Le profondità e gli abissi che non ho saputo mai nascondere, la violenza dei tuoi artigli, è l’ora di guardarli andare via… -
(James)
 
Era proprio lei.
Quei tre anni non l’avevano poi così tanto cambiata. I suoi capelli erano sempre lunghi e biondissimi. Il suo sorriso nascondeva sempre sfumature maliziose. Il suo sguardo, sempre capace di colpirlo nel cuore.
Rivedere quel viso fu come una bomba atomica nel cuore di James. Realizzò che tutti i suoi sforzi erano stati inutili: si accorse che non aveva proprio dimenticato niente. Si ricordava tutto, ogni particolare della loro storia.
Ricordava quando si erano incontrati, tre anni prima. Lui, universitario stressato. Lei, bellissima ragazza misteriosa. Si incontrarono di lunedì, martedì ebbero il loro primo appuntamento, mercoledì fu subito amore. Il ragazzo presentava tutti i sintomi della classica infatuazione adolescenziale: testa sempre fra le nuvole, un costante sorriso stampato sulla faccia, le gambe sempre tremanti. Joshua si divertiva molto a vederlo, e a prenderlo in giro. Era proprio strano vederlo in quel modo: il razionale e controllato James si era trasformato in un adolescente alle prese con il primo amore.
In effetti, quello fu il primo vero grande amore del ragazzo. Presentò Kate ai suoi amici, alla sua famiglia, a chiunque con cui avesse scambiato una parola. Era il suo più grande orgoglio.
Insieme, crebbero. Cambiarono. Diventarono più maturi.
La loro storia durò circa cinquecento giorni. Quei cinquecento giorni di estate più belli della vita di James.
Il cinquecentesimo giorno circa, all’improvviso, non la trovò a casa. A posto suo, un amico imbarazzato e addolorato. E un messaggio breve, corto, lapidario. “Non cercarmi. Scusa”, recitava.
Non riusciva a capire perché. Perché se n’era andata? Perché lo aveva lasciato da solo? Perché aveva lasciato il suo spazzolino? Nessuna parola, nessuna risposta, nessuna luce.
Come i cinquecento giorni precedenti erano stati i più belli della sua vita, il periodo successivo alla fuga della ragazza furono i più terribili. Si chiuse in casa, non parlava con nessuno, non studiava nemmeno per la tesi di laurea. Ci vollero parecchie settimane, molti sorrisi e molti abbracci per poterlo riportare alla vita vera. Un giorno si svegliò, pronto a ricominciare, insabbiando quella profonda ferita del cuore che la ragazza gli aveva procurato con la sua fuga.
La vita ricominciò come prima, con i suoi alti e bassi. Era riuscito a nascondere benissimo il peso di quell’abbandono: sembrava una persona felice, ma, nel profondo, il suo cuore era sospeso, in attesa di rivederla ancora. Quel giorno era arrivato. Quella foto era la testimonianza che lei era vicina, era tornata.
Doveva vederla. Doveva guardarla un’altra volta negli occhi. Non sapeva ancora cosa le avrebbe chiesto, come avrebbero reagito i suoi occhi, come si sarebbe comportato il suo cuore, ma doveva vederla. Un’altra volta ancora.
Uscì dalla stanza, con la foto in mano. Corse per la stanza, popolata da persone che ballavano dolcemente. Si fece strada tra la folla, e trovò Joshua. In quella foto c’era anche lui, e evidentemente sapeva.
Lo guardò intensamente negli occhi, e lui capì al volo. Non c’era bisogno di parole: quello sguardo valeva più di libri interi. Corse verso di lui, e per un braccio lo trascinò verso l’uscita.
Uscirono dalla casa, accompagnati da una musica travolgente. Gli stessi passi che li portarono dentro li accompagnarono fuori alla macchina, ma ora i passi di James erano molto più pesanti, molto più faticosi, ben più sofferenti. Joshua accese la macchina e si fece strada nella notte fredda e oscura.
Era nuvoloso, neanche una stella in cielo.
I due amici non parlarono. James era troppo sconvolto, Joshua non conosceva le parole giuste per quella situazione.
Passò poco più di una decina di minuti prima che Joshua accostasse. James si svegliò dal suo incubo ad occhi aperti, e si accorse che erano accanto ad un bar. Rimase immobilizzato sul sedile, bloccato dalla cintura. La sua convinzione iniziava a vacillare: non era più sicuro di volerla rivedere, non era più certo di gettare del sale in quella ferita così abilmente nascosta, ma ancora aperta.
Joshua gli prese la mano. “Io resto qui” sussurrò, guardandolo negli occhi. James si sganciò la cintura e scese.
Un passo, due passi, tre passi, quattro passi, cinque passi, ma non voleva più contarli. Aprì la porta, e fu sufficiente un passo in più per vederla. Come per magia, anche lei si girò verso di lui.
Si guardarono l’un l’altra. Come tre anni prima.
 
  
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