Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: MorwenGwen    09/04/2013    29 recensioni
Dopo avermi riferito le sue ultime parole si portò la sigaretta alla bocca,ne assaporò ogni minima parte come se quella fosse la sua unica consolazione al momento;poi tossì,tossì così forte come se stesse per vomitare l'anima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Chaz , Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cigarette'
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Anche quella notte mi svegliai di soprassalto, trattenendo un urlo e sentendomi tremendamente sudata; meccanicamente mi alzai e mi diressi verso il bagno.
Mi spogliai ed aprì immediatamente, senza troppi giri, la manopola dell'acqua fredda della doccia per poi farla scorrere prima di buttarmi sotto.
La paura del buio, degli altri, in quei 5 giorni mi aveva impedito di fumare la notte, come ero solita fare e di sgattaiolare nei bagni femminili di quell'ala
- dove nascondevo ancora, per abitudine, le mie sigarette riservate alle fumate notturne - ;
il terrore di ritrovarmelo vicino, alle spalle o semplicemente a qualche metro di distanza mi rendeva assolutamente impossibile incamminarmi per i corridoi deserti a quell'ora della notte. Quando sentii i brividi di freddo diventare insopportabili chiusi l'acqua, uscii a tentoni dalla doccia e mi avvolsi il corpo nel mio caldo accappatoio. Mi poggiai con le mani ai bordi del lavandino ed osservai per un attimo la mia figura nel riflesso dello specchio, illuminata dalla luce tungstena che metteva maggiormente in evidenza i miei numerosi difetti: ero distrutta e la cosa peggiore, era che non potevo nasconderlo, non potevo rinnegarlo nemmeno a me stessa; ero distrutta perchè una delle persone più importanti per me - se non l'unica - era tremendamente pericolosa, quasi pazza a volte.
Dopo essermi asciugata decentemente tornai a nascondermi sotto le coperte, nel buio -oramai conosciuto- della mia camera e piombai nuovamente in un -finalmente- tranquillo sonno.


Dei flebili rumori provenienti da oltre la porta mi svegliarono il giorno seguente; rotolai di lato cercando di non considerarli ma dall'insistenza che riponeva chi bussava dovetti capire a mie spese che ignorarlo non lo avrebbe allontanato facilmente dalla mia camera.
Mi alzai a stento, camminando con gli occhi socchiusi ed a piedi scalzi.
Aprì in modo scocciato la porta: < Ma che cazzo vuoi?? > domandai irritata senza nemmeno osservare chi avevo davanti; alzai lo sguardo verso l'imponente figura dinanzi a me: Mark - si chiamava così, giusto?- mi fissava sorpreso ed un po' in imbarazzo, lo potetti notare dalle guance che lentamente cominciarono a prendere un colorito rosato sulla pelle chiara; osservò il mio corpo con la coda dell'occhio prima di grattarsi la nuca e guardare altrove, cosa voleva significare? Abbassai istintivamente lo sguardo sulle mie gambe notando che fossero completamente nude se non coperte in minima parte, nella parte superiore, da una maglietta bianca, presa a casaccio dall'armadio. Sobbalzai e tirai giù i bordi dell'indumento: < Se devi parlarmi entra, veloce >  dissi incitandolo ad entrare e a chiudere immediatamente la porta; il biondo seguì le mie indicazioni ed io andai a nascondermi dietro l'anta aperta dell'armadio.
Mark osservava la stanza quasi rapito da ogni singolo particolare, come un bambino fissa una stanza piena di cose fantastiche.
Mi infilai dei leggings, almeno ora ero coperta e non gli avrei mostrato apertamente le mie gambe, giusto per dire; mi sedetti al suo fianco, facendo cigolare le molle del letto e riscuotendolo dai suoi pensieri: mi osservò più tranquillo, sorridendo divertito quando notò che mi ero finalmente coperta
< Vorrei parlarti > mi disse tranquillo, annuii: < Immaginavo. >
< Justin... è scombussolato- >
< A chi lo dici >
< No... non  intendo in quel senso! E' terrorizzato dall'idea di perderti. Ora... non dico che mi ha mandato lui a dirti queste cose mielose, ma è vero. Devi credermi! >
sfiorò le mie mani in un invano tentativo di trasmettermi la sua verità, scossi la testa: < Non posso crederti. Sul serio. Sono 5 notti che faccio gli incubi, 5 notti che la figura di Justin pronto a spararmi, ad uccidermi mi assale. 5 giorni che mi butto sotto l'acqua ghiacciata all'una di notte per cacciare via questo terrore. Tu non puoi capire > gli sorrisi in modo malinconico;
non avevo nulla contro di lui, anzi, ma era vero: non poteva capire cosa mi balenava in testa, non era lui ad aver visto, di punto in bianco, il suo fidanzato con una pistola in mano pronto a commettere un omicidio e, se dovevo essere sincera, ipotizzai non lo spaventasse più di tanto la questione: quella notte aveva mantenuto una calma disarmante davanti a Justin. Mark si portò una mano sul viso stropicciandolo: < Nonononono Elysabeth, non puoi pensare che Justin possa farti del male, non puoi! > < E perchè no? E poi se ci teneva così tanto che gli costava venire qui e dirmelo di persona? > domandai acida alzando un sopracciglio; il biondo corrugò le labbra in una strana smorfia e, inaspettatamente, allungò una mano verso di me, a quel gesto arretrai;
Mark ridacchiò notando i miei riflessi pronti: < Non voglio stuprarti, voglio semplicemente mostrarti la risposta alla tua domanda > fece,
a parole ti è tanto difficile? Mi morsi il labbro inferiore notando la sua mano nuovamente avanzare verso di me, feci fatica a non allontanarmi nuovamente e quando sfiorò il mio collo sobbalzai. Il biondo portò i miei capelli spettinati sulla spalla sinistra lasciando la pelle del lato destro completamente visibile, sorrise amareggiato osservandomi: < Ecco la motivazione > disse tracciando con tocco gentile i contorni del livido che quel ragazzo mi aveva lasciato 5 giorni fa, in quel vicolo, < Lui aveva immaginato fin dal principio che i segni di quel biscido ti sarebbero rimasti per minimo una settimana >
< E quindi? Che gli interessa? >
, alle mie parole corrugò la fronte e mi guardò quasi rimproverandomi:
< Sbaglio o sei la sua ragazza?. > domandò acidamente, era ovvio che sapesse già la risposta; sbuffai, capendo, nonostante tutto, di essere nel torto ma il biondo continuò pazientemente a spiegarmi: < Lo hai visto arrabbiato, non fino ai suoi limiti, ma è stato pur sempre un trauma per te ed entrambi ce ne siamo accorti. E' stato il tuo terrore a fermarlo quella sera, io gli ho semplicemente fatto voltare lo sguardo verso di te, il resto lo ha concluso lui. Lui si è fermato per paura di spaventarti; lui si è alzato perchè voleva riportarti immediatamente a casa; lui ha resistito all'impulso di usare quella pistola perchè sapeva bene quanto ti avrebbe perso. E queste, Elysabeth - e chiamandomi si leccò le labbra - non sono parole mie, ma sue. > lasciò che il silenzio ci avvolgesse, senza darmi fretta ma dal suo sguardo così vispo ed attivo capii che voleva continuare il suo racconto, annuì incitandolo a proseguire, < Sebbene possa sembrare un ragionamento piuttosto complesso o malato, Justin si è rifiutato, in questi giorni, di venirti a trovare per evitare di vedere quel livido sul tuo collo. Ha paura di poter impazzire nuovamente senza motivo, di fronte a te e di spaventarti ulteriormente. Ed io so bene quanto lui abbia ragione: ha uno scarso auto-controllo, ma almeno sono felice di vedere che se ne rende conto. Abbi pazienza > mi chiese infine battendo amichevolmente la mano sulla mia coscia, < Vedrò cosa posso fare > risposi semplicemente, volevo evitare di dire cose che non sarei riuscita a concludere, o di fare promesse che probabilmente avrei infranto. La verità era che avevo bisogno di tempo per me stessa, per riflettere, per tranquillizzarmi e valutare i pro ed i contra della situazione; la verità, era anche che ero paralizzata dalla paura di mettere un "Punto" a quella relazione, a quella situazione, perchè per quanto dolorosa, comprendeva Justin e lui, in ogni caso, rendeva tutto più bello.
Mark mi sorrise dolcemente e si alzò dal materasso < Conosco la strada, grazie mille > mi precedette lasciandomi seduta sul letto, aprì la porta e se ne andò senza lasciarsi sfuggire altre parole.
Mi buttai con la schiena sul materasso, come se quella situazione avesse comportato uno sforzo fisico sovraumano; osservai il display dell'orologio poggiato sul comodino: le 8.15. Sospirai seccata: a causa di quell'improvvisa visita mattutina mi sarei saltata la prima ora di lezione, poi ci pensai su: al diavolo la scuola, i compiti, le lezioni; avrei saltato l'intera giornata.

***
Seduta alla caffetteria del bar cominciai a mangiare a piccoli morsi il mio cornetto fumante; quel giorno il sole splendeva e rendeva tutto - anche la scuola semi-deserta - più bello. Cominciai a leggere le notizie del giornale scolastico: quante cazzate giravano là sopra? < Ti serve dell'altra cioccolata? > domandò una strana voce alla mia destra, fuori dal mio campo visivo; corrugai la fronte ed alzai lo sguardo, domandandomi chi mi potesse fare una simile domanda, quando incontrai l'enorme figura di Chaz che reggeva una caffettiera in mano rimasi quasi... traumatizzata: < Chaz? > domandai < Si mi chiamano così > ridacchiò
< Perchè mi stai offrendo della cioccolata? > continuai a domandare come una ritardata, increspò le sopracciglia, non capendo la mia domanda:
< Forse perchè... è il mio lavoro? > chiese con fare ovvio e con un tono di ironia nella voce, solo in quel momento notai che indossava un grembiule giallo e contornato di verde ed una targhetta con sopra scritto il suo nome, mi battei una mano sulla fronte < Sono una cogliona > ,
scrollò le spalle: < Questo lo sapevo già El > disse ridendo sotto i baffi, gli mostrai la lingua, arricciando il naso: < Simpaticone. > feci acidamente prima di dargli le spalle. Sentì il rumore di un liquido versarsi e, con la coda dell'occhio, vidi Chaz riempire nuovamente la mia tazza di cioccolata;
sentì improvvisamente il suo fiato sul mio collo ed i suoi capelli solleticarmi le orecchie: < Lo offre la casa > mi sussurrò prima di schioccarmi un bacio sulla guancia ed allontanarsi dietro la porta del personale. Guardai la tazza fumante come se mi potesse parlare, o potesse trovare le risposte alle mie domande:
che cosa aveva fatto in tutto quel tempo? E perchè io mi ero mostrata così infantile e simpatica - a modo mio, anche se ero una gran rompicoglioni per tutti - senza ricordarmi i precedenti avvenimenti tra noi due? Non ero affatto coerente.
Quando mi resi conto di aver riscaldato quella sedia per troppo tempo mi diedi una mossa: mi alzai e mi spazzolai i pantaloni pieni di briciole;
< El aspetta! > mi richiamò una voce alle mie spalle quando, con la sacca in spalla, mi avviai verso i corridoi, mi voltai:
< Dimmi Chaz > dissi tranquillamente notandolo corrermi incontro, mi si fermò davanti poggiando entrambe le mani sulle sue ginocchia per riprender fiato
< Ti accompagno a fare un giro > disse e notai che, effettivamente, si era cambiato non indossando più la sua divisa da lavoro.
In quel momento sussultai cercando di rimanere il più tranquilla e normale possibile: < Non credo sia una buona idea Chaz... > < Come amici. Ti prego > mi chiese alzando quegli occhi così luminosi e, sebbene li osservassi così da vicino e sotto una così bella luce, mi resi conto che non mi trasmettevano più i brividi come un tempo, non mi trasmettevano proprio nulla in realtà.

Camminammo per il cortile ed ogni tanto calciavo qualche pietra sul percorso: < Allora... > cominciai cercando di aprire un argomento visto che, fino a quel momento, eravamo rimasti entrambi in silenzio <  Da quanto lavori alla caffetteria? > domandai grattandomi la nuca, fantasia zero Elysabeth
< Oh da un po', ho deciso di fare quel lavoro part-time giusto per arrotondare i conti >
< E con le lezioni? >
< Tutto normale. Stamattina è stato un caso che mi hai trovato lì: il capo aveva urgentemente bisogno che lo sostituissi a lavoro, quindi ho dato forfè in aula >
spiegò con un sorriso divertito, chissà cosa gli balenava per la testa. Ci furono altri secondi di silenzio poi fu il suo turno:
< E tu, stai ancora con... Justin? > annuii distrattamente senza dargli ulteriori notizie, questo mio atteggiamento così taciturno lo mise in difficoltà
< Oh ehm... come procede, allora? > domandò ancora < Male. Soliti problemi da coppia ma non è nulla di grave > spiegai scrollando le spalle, certo Elysabeth perchè in tutte le coppie il proprio fidanzato per poco non compie un omicidio, ovvio; Chaz a quella rivelazione si sentì ulteriormente a disagio:
ipotizzai che non si sarebbe mai aspettato una risposta tanto schietta: < Mi... mi spiace. Sai che sono sempre qui per parlarne El > e si voltò verso di me aprendo le braccia e sorridendomi dolcemente, ricambiai e sfregai una mano contro il suo braccio cercando di infondergli un minimo d'affetto < Grazie > sussurrai presa dai miei pensieri.
Chaz si sedette con me al bordo della fontana e mi osservò lanciare i piccoli ciottoli al suo interno, facendo schizzare l'acqua, ma a nessuno dei due sembrò dar fastidio, < El voglio solo dirti che quella sera sono stato un coglione > se ne uscì di punto in bianco prima di ripiombare nel più assoluto silenzio;
continuai a lanciare i sassi nell'acqua, senza distogliere lo sguardo, < Lo so Chaz. So bene che sei un coglione > risposi acidamente ed accennando ad un sorriso, la cosa non lo rincuorò affatto ma continuai: < Però è acqua passata. L'importante è che adesso sia io che Justin stiamo bene. E poi non ti biasimo tantissimo, insomma, chiunque sarebbe scappato preso dal panico pronto a salvarsi la pelle > e questa volta mi voltai verso di lui sorridendogli in maniera più sincera, sembrò perdersi nei miei occhi, < Tutti tranne Justin. > puntualizzò con un tono strano, schioccai la lingua: < Già. > ammisi alzando la testa verso il cielo ed osservando le nuvole chiare,
lui era diverso da tutto e da tutti, era un pazzo - e non sapevo ancora se positivamente o negativamente - .
Quando i sassi all'interno della mia mano destra finirono mi sentì improvvisamente vuota ed annoiata, così Chaz si chinò sul sentiero e ne raccolse un'altra manciata, porgendomela < Grazie > dissi a bassa voce per non spezzare la quiete del cortile, in risposta lui annuì con il capo, < E' bello essere amici, Chaz > esternai sinceramente, tornando a concentrarmi sulla fontana e sul mio infantile sport, campionessa di tiro dei sassolini: Elysabeth Warren!
Lo sentì ridacchiare in modo nervoso e scuotere la testa, incarnai le sopracciglia: < Cosa c'è? > domandai, si leccò le labbra: < E' che non siamo amici El. Non potremo mai esserlo fino a quando tu mi piacerai ancora > spiegò con tranquillità; i sassolini mi caddero man mano nella fontana, mentre il mio sguardo si perdeva in quello del ragazzo davanti a me: < Io sto con Justin. > dissi semplicemente in modo duro, come poteva fare certe uscite sapendo che ero fidanzata? < Lo so, lo so ma non posso farci nulla. Ma io ci sono stato da prima di lui El. > mi ricordò con sguardo rimprorevole, alzai entrambe le sopracciglia
< E quindi? C'eri, non ci sei più, non ci sei più da un bel po' di tempo. > risposi acidamente sperando che il mio tono così aspro gli facesse dare una calmata con certe insinuazioni. Il ragazzo si alzò, stiracchiandosi e spazzolandosi i pantaloni: < Elysabeth io non sono nessuno per dirlo ma Justin non è una persona affidabile- > < Hai ragione non sei nessuno per dirlo. > lo interruppi fulminandolo con lo sguardo, rimanendo ancora seduta,
se pensava che mi sarei incamminata con lui si sbagliava di grosso < Andiamo perchè lo neghi? Lo difendi? Hai visto dove si è andato a cacciare? Oramai nella scuola non si parla di altro! >
< E perchè ascolti le dicerie della gente?? >
< Perchè sono vere!- >
< Tu non lo conosci! Come puoi dire che sono vere!? >
stavamo pian piano alzando il tono, entrambi, < Svegliati Elysabeth! Lo conosco meglio di te! Eravamo nello stesso gruppo da piccoli, eravamo nello stesso giro! Lui mi chiamò qui, lui mi chiese di tornare per rimediare alle sue puttanate! > urlò senza darsi una regolata; cominciai a rielaborare le ultime frasi: Chaz e Justin si conoscevano da tempo? Anche Chaz era in quel giro?
Justin lo aveva fatto tornare alla scuola?.... ma che cazzo.... < Tu spacciavi droga? Lo conoscevi da tempo? Sei tornato con me perchè te l'ha chiesto lui?.. > domandai shockata ed abbassai automaticamente il tono della voce, quasi in un sussurro < Non spacciavo io direttamente. Il nostro gruppo lo spacciava e Justin amministrava bene tutto quel traffico. Poi entrambi dammo Forfè e ce ne andammo da quello schifo; poco dopo conobbi te e beh... poi me ne andai come ben sai. > spiegò in maniera fredda < E perchè sei tornato? > chiesi,
< Perchè Justin mi chiamò allarmato, terrorizzato. Mi disse che stava torturando una ragazza contro la sua volontà e solo io che ero stato vittima di bullismo potevo starti vicino- >
< Tu sei tornato con me perchè te l'ha chiesto lui!? >
chiesi sconvolta alzando la voce e strozzandomi con la mia stessa saliva, Chaz portò le mani avanti e con i palmi aperti mi fece segno di calmarmi: < Non farti troppi film! Non è assolutamente vero! Lui mi aveva chiesto di starti vicino, all'inizio non sapeva nemmeno ci conoscessimo e che fossi la mia ex! Tutto quello che è avvenuto dopo è stato un fuori programma. Io sono tornato con te perchè ti amavo > concluse pacatamente; presi un respiro profondo e mi portai una mano alla fronte sentendola scottare
< Portami in camera Chaz, non mi sento bene > lo supplicai con voce flebile e chiudendo gli occhi, sentendomi la testa girare.

*Justin*

Battei ritmicamente il piede per terra, aspettando che la campanella di fine lezioni suonasse; non volevo far altro che cercare Elysabeth visto che quella mattina non si era presentata a lezione. Erano 5 giorni che non la vedevo, che non le parlavo, ma la sua chioma nei corridoi riuscivo sempre ad intravederla ogni mattina e la cosa mi rasserenava, stai diventando un cazzo di stalker Justin. Finalmente il trillo della campanella rimbombò nell'istituto e scattai in piedi afferrando la sacca che avevo accuratamente riordinato già da 5 minuti; scivolai tra gli studenti che cominciavano già ad ammassarsi come caproni verso la porta e me ne tirai immediatamente fuori, catapultandomi nei corridoi che si stavano velocemente ripopolando.
Diedi una veloce occhiata alle porte della mensa,già spalancate ed all'ala ancora deserta, pronta ad ospitare tutti quegli animali affamati, scossi la testa: avrei approfittato di quel tempo per cercare Elysabeth e dirigermi in camera sua,
sebbene avessimo litigato era ancora la mia ragazza ed aveva bisogno di me - o io di lei, credo più questo. - .

(...)
Quando mi ritrovai davanti alla sua porta - ovviamente chiusa- cominciai a chiedermi cosa le avrei detto:
Hey ciao come stai?
No, troppo naturale
Come stai piccola?
Troppo arrogante
Perchè non sei venuta a lezione??
No, troppo invadente;
sospirai: ero negato anche in quel tipo di cose, erano davvero scarse quelle che mi riuscivano decentemente.
Mi decisi e bussare ed immediatamente cominciai a dondolarmi sui talloni nell'attesa, fissandomi la punta delle scarpe rovinate. Sentì dei passi pesanti avvicinarsi alla porta ed il cuore cominciò ad accellerare il suo battito; solo quando la porta si schiuse completamente decisi di alzare lo sguardo,
il mio sorriso ebete si spense appena, al posto di Elysabeth, incontrai la figura spaventata di Chaz:
< Che cazzo ci fai qui!? > abbaiai.





Ciao bellezze!Allora questo capitolo l'ho fatto piuttosto lungo amatemi(?)
Cigarette è scesa(o salita?mi confondo,lollino) alla 12esima posizione, piango troppo, grazie di tutto.
Grazie tutti quelli che nonostante i capitoli numerosi,come ho già detto, continuano a leggere cigarette anche dall'inizio, grazie ancora.
Sinceramente non so quando far concludere la prima serie di Cigarette (si,tranquilli,oramai è deciso che ce ne sarà una seconda dsodsfdno)
se tra pochi capitoli o intorno ai 40, deciderò più in là.
Scusate per il ritardo,so quanto sia snervante aspettare una fan fiction,mi spiace ma oggi inoltre mi sono finalmente concentrata su Fire Under The Rain
e,a proposito, sto per aggiornare,questione di minuti e se volete leggerla è questa:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1634676
(E' sui One Direction)
Mentre, se vi state annoiando e volete leggere qualcosa anche di veloce su Justin vi linko la One Shot che scrissi tempo fa:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1157564&i=1

Ok,credo di aver concluso per adesso, continuerò dopo 18 recensioni
grazie di tutto ah e sappiate che leggo tutto tutto tutto tutto ciò che mi scrivete, io sul serio spero non vi dia fastidio il fatto che non rispondo,
se ci tenete posso mettermi anche adesso a rispondere alle utime recensioni ma il punto è che diventerei monotona
e rischierei anche di saltare qualcuno per sbaglio e mi dispiacerebbe. Sono ai vostri ordini(?)
dfodsfnfsdofdn evaporo,vado ad aggiornare FUTR, love u!.

   
 
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