"- Amore, entriamo in quel negozio,
per favore... - la
ragazza sorrise per convincerlo.
- Mmh... Ok, ma non metterci troppo
dentro, lo sai che mi
annoio - le rispose lui, ricevendo un tenero bacio sulla guancia come
ringraziamento.
- Grazie, grazie, grazie! Sei il
ragazzo migliore del mondo,
l'ho sempre detto! - poi lo prese per mano ed entrarono.
Da quel momento le mie orecchie non
riuscirono più a captare
la loro conversazione, ma era l'ennesima volta che quel giorno
ascoltavo parole
del genere. Era del tutto comprensibile: il 30 Novembre le persone
iniziavano
già ad acquistare i primi regali di Natale, così
come ogni coppietta. E io?
Beh, io me ne stavo seduta con la schiena contro la parete a vetri,
proprio di
fronte ad uno dei tanti bar che riempivano il centro commerciale di Los
Angeles, con la mia amata chitarra beige stretta al petto. Strimpellavo
tutte
le melodie che mi venivano in mente, cercavo quella da suonare
all'infinito,
quella da modificare di tanto in tanto fino a trovare la propria
colonna
sonora, quella da suonare nel caso qualcuno mi chiedesse di
raccontargli la mia
vita, che dicesse "Ehi, sono Emma!". Quella perfetta, insomma.
Persone di tutte le età mi
passavano davanti, dapprima con
sguardo interessato, poi intenerito. Pensavano che fossi una
mendicante, come
dargli torto? Indossavo dei vecchi jeans larghi e una felpona grigia,
con il
cappuccio calato sulla testa piegata sulla chitarra. Ma di certo i
soldi non mi
mancavano. Non era quel tipo di mancanza a procurarmi quella sensazione
di
vuoto allo stomaco. Avevo bisogno di affetto, di interessamento nei
miei
confronti, di coccole e di un bacio sotto il vischio. Ma non uno
qualunque, quel bacio.
Quello che mi era stato negato per colpa di un autista distratto, che
si era
portato via in un attimo tutta la mia felicità...
Non mi ero nemmeno accorta di aver
iniziato a suonare un
motivetto natalizio e triste, molto triste. Però mi piaceva,
mi dava una certa
carica.
Impugnai meglio il manico della
chitarra e feci scorrere
velocemente le dita da una corda all'altra. Poi alzai distrattamente i
miei
occhi verdi per guardare ciò che avevo intorno. Infatti
quando suonavo perdevo
la cognizione della realtà...
Notai che un gruppetto di persone si
era radunato intorno a
me. Ma l'attenzione non era rivolta a me,
bensì alla melodia che i
miei ricordi mi avevano spinta a suonare. Percepivo dai loro occhi che
stavano
aspettando una svolta nella canzone, volevano che diventasse
più allegra. Come
se in qualsiasi cosa ci dovesse essere necessariamente presente il
lieto fine.
Io sapevo che non era così. La vita non è tutta
rose e fiori e io non avrei
illuso nessuno.
Terminai con l'ultimo accordo che
venne accolto con una nota
di delusione nelle espressioni di quelle persone. Come le capivo...
Qualche anno
fa, quando leggevo in un libro la morte di qualche personaggio a cui mi
ero
affezionata, ci rimanevo malissimo, con una voglia incredibile di
contattare la
casa editrice e minacciare chiunque pur di far ristampare il
libro secondo i
miei desideri.
La massa di gente si
allontanò piano piano prendendosela con
comodo, cosa che mi innervosì parecchio. Tornai a fissare le
corde della mia
fidata chitarra, quando qualcuno mi lasciò una banconota da
cinque dollari
accanto al ginocchio. Ripresi a pizzicare le corde e senza alzare lo
sguardo
parlai - Non voglio soldi.-
- Ah, no? - mi chiese una voce
maschile e dal tono di voce
intuì che stesse sorridendo. Scossi la testa in risposta e
lui continuò - Beh,
pensavo di sì. Allora me li riprendo.- Ero sicura che lui si
aspettasse che gli
dicessi di lasciarmeli, ma non l'avrei mai fatto: veramente non avevo
bisogno
di soldi e non avrei mai ingannato in questo modo le persone.
Non si decideva a prenderli,
così lo incitai - Beh? Li
prendi o stai aspettando che tornino nel tuo portafogli da soli? -
questa volta
alzai lo sguardo e mi trovai davanti un ragazzo sui diciotto anni, con
il
ciuffo biondo scuro e degli stupendi occhi color nocciola.
Lui assunse un espressione seria - Ma
allora non li vuoi
veramente? –
Sbuffai - Senti, non ho la
personalità bipolare, se ti dico
di no una volta, è no anche la seconda! - suonai nuovamente
quella melodia,
ormai mi era entrata in testa...
- È carina, ma dovresti
suonarla in Do maggiore, con questa
tonalità è troppo triste e chi ti ascolta rimane
deluso. Sai, siamo in
atmosfera natalizia e vogliamo rallegrarci.-
Sapevo perfettamente che per renderla
più gioiosa avrei
dovuto semplicemente spostare le mie dita più in su sul
manico, ma non ne avevo
la minima intenzione. Poi mi scocciava il fatto che questo ragazzo si
prendesse
così tanta confidenza da dirmi addirittura come suonare una
mia canzone. - Lo
so bene, ma non tutte le cose sono allegre e felici.-
Lui sospirò e si sedette
accanto a me. Iniziai a pensare
all'ultimo anno passato: una vera merda. Anche volendo, non sarei
riuscita a
trasmettere positività alla canzone, e un ascoltatore con un
buon orecchio se
ne sarebbe accorto subito. Il modo in cui suoni riflette infatti il tuo
stato
d'animo, quindi era una battaglia persa sforzarsi di rendere tutto
felice agli
occhi degli altri.
Appoggiai la testa al muro e durante
quel movimento mi cadde
il cappuccio dalla testa, mostrando le mie ciocche castane e mosse,
leggermente
umide: quel giorno ero arrivata al centro commerciale sotto la pioggia
e i
capelli non si erano ancora asciugati.
- Beh, tu potresti comunque tentare
di renderla più... - lo
interruppi subito.
- Tu suoni? - lui annuì -
Bene, allora saprai che il tuo
stato d'animo traspare in ciò che stai suonando, quindi non
ci riuscirei.- Lui
mi guardò, ma io non distoglievo lo sguardo dalle mie dita
appoggiate sulle
ruvide ultime tre corde.
Il pollice destro che prima era
sospeso sul Mi, riprese il
movimento lento accompagnato dal polso. Mi sentivo tranquilla quando
suonavo e
non ricordando la presenza del ragazzo seduto accanto a me, cantai un
verso
sulla melodia. - But I'mma be under the
mistletoe...- Vidi con la coda dell'occhio le labbra carnose
del ragazzo
tendersi in un sorriso.
Fermai immediatamente le dita e dissi
- Perché sei ancora
qui?-
Lui rise divertito - Me ne vado,
comunque fidati, in Do
maggiore sarebbe stupenda! - sbuffai e lui rise ancora di
più mentre si
allontanava.
Decisi di provare a suonare solo una
volta con quella
dannata tonalità e quando il mio pollice si fermò
alla prima corda dopo
l'ultimo accordo, le persone che si erano radunate intorno a me
applaudirono
gioiose, cosa che mi innervosì terribilmente.
- Oh, ma vaffanculo!- Alcune mamme
appoggiarono le mani
sulle orecchie dei figli e mi guardarono indignate, mentre alcuni
ragazzini
scoppiarono a ridere. Poi tornarono alle loro compere, lasciandomi
lì a suonare
quella melodia.