- L'hai trovato, Emma?- mi chiese
Alexandra il giorno dopo a
scuola.
Non specificò, ma sapevo
bene a cosa si riferisse. Chiusi il
mio armadietto grigio affranta e le risposi - No... Inizio a pensare
che ormai
sia già passato troppo tempo - mi appoggiai al metallo
freddo e sospirai.
- No, un anno non è...- la
interruppi subito, non volevo che
cercasse di consolarmi anche in una situazione del genere.
- Sì invece, Alex. Un anno
è molto tempo, tantissimo. Potrei
fare una marea di cose in 365 giorni - mi spostai una ciocca castana
dietro
l'orecchio, segno di nervosismo.
- Però tu non hai fatto
altro che uscire da scuola e andare
al centro commerciale, tutti i giorni. Questo vuol dire che un po' ci
speri
ancora - mi disse la bionda sorridendo. Beh, non potevo negare
l'evidenza: io
ancora nutrivo la speranza di vedermi passare davanti il mio James. Lo
aspettavo impaziente ogni giorno davanti a quel bar, con la chitarra
sulle
gambe incrociate. Eppure lui non arrivava... Avevo visto passarmi
davanti di
tutto e di più, ma non lui.
Abbracciai la mia migliore amica con
tanto affetto e le
sussurrai nell'orecchio a cui era appeso un orecchino
abbastanza
sgargiante - Grazie, veramente. Grazie di tutto, non so come avrei
fatto senza
di te in tutti questi mesi - le diedi un bacio sulla guancia che lei
ricambiò,
poi ci avviammo verso le nostre classi.
- Di niente Emma. Ma anche Kate ti
è stata vicino in questo
periodo...- feci una smorfia a quelle parole.
Mia madre aveva cercato in tutti i
modi di rallegrarmi, ma
questo i primi mesi. Poi mi aveva fatto intendere che per lei io avrei
dovuto
dimenticarmi di James. Non sapeva assolutamente che io restassi seduta
interi
pomeriggi sullo sporco pavimento del centro commerciale.
Però stavo iniziando a
pensare che lei avesse ragione, o almeno in parte. Di certo non sarei
mai
riuscita a scordare definitivamente il moro dagli occhi blu, quello era
impensabile. Avrei dovuto frequentare gente nuova, innamorarmi di un
bel
ragazzo e riuscire a ricordare senza rancori tutta la
felicità che mi aveva
portato nella vita James. Sarebbe stata la cosa giusta da fare.
- Sì, ovvio. Ma lei
è mia madre e qualunque mamma lo avrebbe
fatto per il proprio figlio, no? - le chiesi davanti alla porta
dell'aula in
cui avrei passato l'ultima ora di quella giornata scolastica.
- Certamente! - mi sorrise ed
entrò nella classe di fronte
alla mia dopo avermi guardata un'ultima volta.
Mi sedetti al mio banco accanto alla
finestra e iniziai ad
ammirare il paesaggio: gli alberi spogli mi trasmettevano una tristezza
infinita.
Sembrava quasi che
non ci fosse una via
di scampo per quei rami nudi e secchi. Invece verso Marzo,
così come ogni anno,
sarebbero spuntati dei piccoli germogli verdi, grazie al calore del
Sole. Poi,
tempo qualche mese e avrebbero lasciato il posto a fiori colorati e
profumati.
Io avevo bisogno del mio Sole, quello
che mi avrebbe
scaldata e fatta fiorire nuovamente. Già, perché
io ero ormai paragonabile a
quegli alberi che riempivano il giardino della scuola. Con l'unica
differenza
che il mio inverno, durava da quasi un anno. Speravo
con tutto il cuore che la primavera si
sbrigasse ad arrivare e che durasse per sempre.
I miei pensieri furono interrotti dal
suono della
campanella. L'ora era già terminata e io non avevo seguito
niente, non sapevo
nemmeno di cosa avesse parlato la professoressa. Pazienza, al centro
commerciale avrei controllato sul libro l'argomento successivo a quello
studiato per la lezione precedente.
Mi infilai il giubbotto nero
velocemente, presi lo zaino e
uscii dall'aula per incontrare Alex.
Una volta fuori dall'edificio
intravidi una chioma bionda e
una cartella verde. Identificai la persona come la mia migliore amica e
la
raggiunsi.
- Ehi Alex! Com'è andata
la lezione di matematica?- le
chiesi ghignando. Conoscevo benissimo il suo odio nei confronti di
quella
materia e del professore che gliela insegnava.
- Oh, ma come sei simpatica... Tu mi
sfotti solo perché sei
un genio in quella cazzo di matematica di merda - disse arrabbiata.
Avrei giurato di aver visto del fumo
uscirle dalle narici.
Ma probabilmente era solo la mia immaginazione. Mi sarebbe piaciuto
fare un
disegno per ricordare la sua espressione infuriata. Magari avrei anche
inventato una storia a fumetti dove lei fosse la protagonista. Di
sicuro appena
arrivata a casa quella sera, avrei iniziato qualche schizzo.
Era la mia passione disegnare, fin da
quando ero solo una
bambina con i codini castani e il vestitino azzurro. Poi da quando
avevo
conosciuto James, la chitarra aveva affiancato la matita. Avevo sempre
amato la
musica in generale, ma mi ero sempre limitata al canto. Il moro mi
aveva
insegnato a suonare quello strumento perfetto dal suono che si addiceva
ad ogni
minima situazione. Gli ero veramente molto grata per avermi fatto
scoprire come
muovere le dita su quelle sei corde.
- Vedo che non perdi mai la tua
finezza, eh?- dissi ironica,
poi continuai seria -Comunque, cos'è successo? Mi sembri
più isterica del
solito, sempre se sia possibile...- finì la frase
scherzando, in fondo io e lei
ci prendevamo sempre in giro, e ci volevamo tanto bene, come se fossimo
sorelle.
- Hai presente Matt?- mi chiese
abbassando il tono di voce.
- Matt? Intendi Matt Kayse, capitano della squadra di football della
scuola,
quello per cui hai una cotta che ormai dura da non so quanto tempo?
Meglio
conosciuto come Matt-ho rotto i coglioni a Emma perché Alex
parla solo di
me-Kayse?- chiesi stizzita alla mia migliore amica.
Lei rise divertita e quando si
calmò disse - Sì, proprio lui
- si lasciò sfuggire un'altra risatina, poi
continuò cercando di tornare seria
- Comunque, per qualche motivo a me ignoto, dobbiamo fare una relazione
insieme, capisci?- mi chiese lei come se fosse una cosa abbastanza
scontata.
Bene, avevo appena capito fino a dove potesse spingersi la sua
stupidità. Di
sicuro quello era il limite.
- Sinceramente? No, non capisco. Ma
dico io, sei scema o
cosa? Finalmente hai l'opportunità di stare con Matt, e tu
sei arrabbiata?-
dissi io seria. Dal suo sguardo intuì che si era appena
ricordata qualcosa di
importante.
- Oh sì, dimenticavo.
Quella gallina scostumata di Jennifer,
ha convinto il prof a farsi inserire nel nostro gruppo, dicendo che lei
non se
la cava in matematica e che le sarebbe d'aiuto stare anche con Luke.
Quindi
adesso siamo io, Matt, quell'oca di Jennifer e quel secchione di Luke -
mi
disse sconsolata.
- Beh, ma che ti importa? Poi Luke
è simpatico e dolce, non
trattarlo come se fosse una nullità...- lo pensavo
veramente. Quel ragazzo era
sempre gentile con tutti, sorrideva sempre, nonostante lo
maltrattassero e io
non potevo sopportare la gente che etichettava le persone come se
fossero
articoli di un supermercato. Ma sapevo che era solo un momento di
rabbia per
Alex e aveva bisogno di sfogarsi.
- Scusa, hai ragione. Io non ho
niente contro Luke, anzi. Ma
strozzerei volentieri quel mucchio di tette e ignoranza!- strinse i
pugni e io
scoppiai a ridere. - Senti, questo mese faranno un mercatino ogni
venerdì, che
ne dici se andassimo domani io e te? Ci divertiremo e ci
sarà un sacco di
gente...- disse alludendo alla mia disperata ricerca del moro.
Sorrisi e fui felice di rispondere -
Non vedo l'ora Alex! Ci
vediamo domani a scuola - le diedi un bacio sulla guancia e iniziai a
correre
verso casa, per afferrare la mia chitarra e dirigermi al centro
commerciale
come tutti i pomeriggi.