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Autore: Wrecking_Ball    09/04/2013    3 recensioni
Questa è la mia storia; prometto di non tralasciare nulla.
Prima vi verrà da sorridere e poi verserete qualche lacrima: non venitemi a dire che non siete stati avvertiti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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A Stratford, scuola ‘S.Georgie’.

Ogni anno mettevano in scena uno spettacolo natalizio, noiosissimo, basato su un testo scritto dal preside Hegbert, che era preside dai tempi in cui Mosè separò le acque del Mar Rosso.
D'accordo, forse esagero, ma era così vecchio che ormai aveva la pelle trasparente. Hegbert.. ma che razza di genitori possono chiamare un figlio con quel nome?
«Chi ha parcheggiato il motorino sulle strisce pedonali? So che sei tu, Justin Bieber», affermò ad un tratto Hegbert, «e lo sa anche il Signore.»
Che palle. Hegbert non ci capiva proprio e questo era strano, dato che anche lui era padre. Di una femmina. Ma ne riparleremo in seguito.
Tra poco sarebbe iniziato il primo giorno dell’ultimo anno di superiori.

-La vicenda di un uomo, molto devoto, che ha perso la fede dopo che la moglie è morta di parto. Questo tizio, Tom Thornton, si ritrova così ad allevare la figlia da solo, ma non è un gran padre.
 La bambina cresce e per Natale desidera solo ricevere un carillon con un angelo sul coperchio,
 Il padre allora fa di tutto per trovarlo, ma non ci riesce. Così arriva la vigilia di Natale e mentre lui è ancora in cerca del carillon, incontra per strada una strana donna che non ha mai visto prima, la quale gli promette di dargli una mano a trovare il regalo per la figlia.
 Prima, però, i due aiutano un senzatetto (barbone), poi vanno a trovare dei bambini in un orfanotrofio, quindi si recano da una vecchia sola che voleva un po' di compagnia per quel giorno di festa. La donna misteriosa chiede infine a Tom Thornton che cosa desidera per Natale e risponde che rivuole la moglie. Lei lo porta vicino alla fontana e gli dice di guardare nell'acqua, dove troverà quello che cerca. Quando lui lo fa, vi vede riflessa la faccia della sua figlioletta e scoppia a piangere.
Mentre è lì che singhiozza, la donna misteriosa scompare e Tom Thornton non riesce più a trovarla da nessuna parte. Alla fine s'incammina verso casa, ripensando alle esperienze di  quella sera. Entra in camera della figlia e mentre la guarda dormire, si rende conto che la piccola è tutto ciò che gli rimane dell'amata moglie e ricomincia a piangere, perché sa di non essere stato un buon padre per lei. Il mattino dopo, come per magia, il carillon è sotto l'albero e l'angelo sul coperchio assomiglia alla donna che Tom ha incontrato la sera prima.
Ahahah Bieber, questa recita sarà anche peggio di quella dell’anno scorso.– Disse Luke leggendo il depliant che ci era stato dato all’entrata.
- Come se me ne importasse qualcosa. – Borbottai.
- Qualche corso dovrai pur seguire brò. –
Luke, l’unico che riusciva ancora a tenere un po’ apposto la mia vita.

Già, avevo lui. Solo lui. mio  padre.. dunque mio padre, era un politico e tutti lo conoscevano, compreso Hegbert.
 I due non andavano d'accordo, neanche un po'.
Mio padre cercava di sdrammatizzare ogni volta che era possibile,era eccezionale in queste cose, riusciva sempre a scovare le battute migliori. E non era poi tanto cattivo, soprattutto se si tiene conto che non mi ha mai picchiato o maltrattato. Solo che non c'era mentre io crescevo. Non mi piace dirlo, perché oggi si fanno spesso affermazioni del genere per giustificare il proprio comportamento. «Mio padre... non mi voleva bene ecco perché sono diventata spogliarellista e mi esibisco in televisione. ..»
 Io non lo dico per giustificare quello che sono diventato, la mia è una semplice constatazione di fatto. Mio padre stava via nove mesi l'anno, viveva a quasi cinquecento chilometri di distanza in un appartamento.
Era un estraneo, una persona che conoscevo a malapena.
Mia madre non lo seguiva per stare con me. Lei era il genere di madre che tutti vorrebbero avere. Ma per me non era, né sarebbe mai potuta essere, un riferimento maschile. Mi rese una specie di ribelle, fin da subito.

Con i miei amici di tanto in tanto sgattaiolavo fuori casa di notte, non che fossi un teppista, intendiamoci.
Anche se le persone non la pensavano così.

Io. Un cattivo ragazzo. Figuriamoci.

Tornando alla conversazione con Luke:
-Luke, Luke, Luke. Non ti ho insegnato niente? L’unico corso che vale la pena seguire è quello di psicologia dove ti fanno dormire e quello di fotografia, dove basta fare 2 scatti. Poi con il football stiamo apposto. – affermai convinto.
- Davvero credi che basteranno questi corsi? Brò, devi scegliere se frequentare il corso di recitazione, o quello di chimica. -
Come iniziare l’anno di merda.
La vita non è mai giusta. Se c'è una cosa che dovrebbero insegnare a scuola, è questa.
Ora, io non avrei voluto frequentare il corso di recitazione quell'anno, no davvero, ma l'alternativa sarebbe stata seguire Chimica. E il confronto non poteva reggere: con la recitazione, niente libri di testo, niente compiti in classe, niente tavole da imparare a memoria... che cosa poteva esserci  di meglio per uno studente dell'ultimo anno?
 Mi sembrava una cosa semplice e quando io e Luke ci iscrivemmo, ero convinto che sarei riuscito a dormire per gran parte delle lezioni, ed era fondamentale, date le uscite notturne con i miei amici.
 
Appena scoprii che il primo corso di quella mattina era proprio quello di recitazione, misi seduto in fondo all'aula con Luke. Miss Garber  ci voltava le spalle ed era intenta a scrivere il suo nome sulla lavagna, come se non sapessimo chi fosse. La conoscevano tutti, sarebbe stato impossibile il contrario. Era una donna alta, almeno un metro e ottanta, era anche grassa - sui cento chili - e aveva la passione per i vestiti larghi a fiori. Miss Garber era davvero unica, su questo non c'erano dubbi, e per di più zitella.
Ma sto divagando. I pettegolezzi erano una cosa, -le malignità tutt'altra, e neanche alle superiori eravamo cattivi fino a quel punto.

Quando la lezione ebbe inizio, notai qualcosa di insolitosapevo che la scuola superiore di Stratford era frequentata in ugual modo da maschi e da femmine, per cui rimasi sorpreso quando mi resi conto che quel corso era per il 90% femminile. C'eravamo solo io e Luke, il che dal mio punto di vista era un bene.
Ragazze, ragazze, ragazze... non potei fare a meno di pensare, ragazze e nessun compito in classe!  Io e Luke ci scambiammo un’occhiata di sfida tipo: ‘chi conquista più compagne vince e paga da bere’.
A un certo punto Miss Garber tirò fuori il testo della recita di Natale e annunciò alla classe che Sharley Sullivan avrebbe fatto la parte dell'angelo.
Sharley Sullivan.  
«In piedi, Sharley», disse, «lascia che gli altri ti vedano.»
Si alzò e Miss Garber applaudì ancora più forte, come se si trovasse davanti una star del cinema.
Non era la prima volta che vedevo quella ragazza. Eravamo stati compagni di scuola da sempre, e forse una volta, in seconda, avevamo scambiato anche qualche parola. Ma questo non significava che la consideravo:
 le persone che incontravo a scuola erano una cosa, quelle che frequentavo, un'altra.. e Sharley non era, né era mai stata, tra le mie amicizie extrascolastiche.
Voglio essere chiaro, era carina, con un fisico passabile, ma  non era neanche il genere di ragazza che reputavo attraente.
Nonostante fosse snella con i capelli mori e gli occhi verdi, non dava molta importanza all'aspetto esteriore, perché era sempre alla ricerca di cose come la «bellezza interiore» e penso che fosse per questo che era quella che era da quando la conoscevo, ed erano parecchi anni, aveva sempre portato i capelli legati in una coda, senza un'ombra di trucco sul viso, sembrava ogni volta in procinto di presentarsi a un colloquio di lavoro per un posto di bibliotecaria. All'inizio noi ragazzi pensavamo che fosse solo una fase e che alla fine anche lei si sarebbe scocciata del suo stile anonimo, ma non era stato così.
Ma non era solo l'aspetto a rendere diversa Sharley, era anche il suo comportamento. Lei non passava il tempo a partecipare alle feste con le compagne e io sapevo per certo che non aveva mai avuto un ragazzo. Al vecchio Hegbert sarebbe venuto un colpo. Già, era la figlia del preside. Ma anche nel caso improbabile che lui le avesse dato il permesso, non sarebbe cambiato niente. Sharley si portava la Bibbia ovunque andasse, non era del tutto normale. Voglio dire.. leggere la Lettera di San Paolo agli Efesini non era divertente come pomiciare, non so se mi capite.
Ma Sharley non si fermava lì. A forza di consultare i testi sacri, oppure a causa dell'influsso del padre, riteneva importante aiutare il prossimo ed era esattamente quello che faceva. Sapevo che lavorava come volontaria all'orfanotrofio di Morehead City, dava una mano a tutti, dai Boy Scout alle Coccinelle, e a quattordici anni aveva trascorso parte dell'estate a imbiancare la casa di un vicino anziano.

Sharley era il genere di persona che strappa le erbacce in un giardino senza che nessuno glielo chieda: Metteva da parte i risparmi per comprare un pallone da basket nuovo per gli orfani, oppure li infilava nella cassetta delle offerte la domenica in chiesa. In altre parole, era il genere di ragazza che mi faceva sembrare un incivile egoista.
Ma non si limitava ad aiutare le persone bisognose. Secondo Sharley tutto accadeva per disegno divino. Era un'altra delle  sue fisse. Ficcava sempre il disegno divino dappertutto quando le parlavi di qualsiasi argomento. La partita di baseball era stata sospesa per la pioggia? Era stato un disegno divino, per impedire che accadesse qualcosa di peggio. Un compito in classe a sorpresa di trigonometria quando nessuno aveva studiato? Era stato un disegno divino per metterci alla prova.
Insomma, ci siamo capiti.
E poi, ovviamente, c'era il fatto di Hegbert, che non l'aiutava affatto. Essere la figlia del preside non doveva essere facile, ma Sharley la faceva apparire come la cosa più normale del mondo e una benedizione per lei. Era quello che affermava sempre: «Sono stata fortunata ad avere un padre come il mio». Tutte le volte che lo diceva, noi scrollavamo la testa e ci chiedevamo su che pianeta abitasse.
Nonostante tutte queste sue fissazioni, quello che più mi mandava in bestia era il fatto che fosse sempre allegra, qualunque cosa le accadesse. Vi giuro che non l'ho mai sentita parlare male di nessuno, non ce l'aveva neppure con quelli di noi che non erano affatto carini con lei. Io compreso.
 “Sharley è la persona più dolce di questo mondo, dovrebbero essere tutti come lei”  dicevano i genitori e gli abitanti di tutta Stratford.
I miei amici e io, però, non la vedevamo così. Per noi una Sharley Sullivan su questa terra bastava e avanzava.

Stavo facendo queste riflessioni quando Sharley si alzò, e devo ammettere che non mi incuriosiva troppo osservarla. Ma stranamente, nel momento in cui lei si girò verso di noi, mi venne un colpo, come se avessi preso la scossa.
Portava una gonnellina che le faceva un bel culo, nonostante non fosse molto corta o attillata, e una camicetta bianca che avevo visto un milione di volte, ma si notavano due nuove sporgenze sul suo petto che non esistevano fino a tre mesi prima. Naturalmente non si era truccata, però era abbronzata, probabilmente aveva preso il sole in vacanza, e per la prima volta era quasi... carina, ecco.
 Mi affrettai a scacciare l'idea, ma dopo essersi guardata intorno, Sharley posò gli occhi su di me e mi sorrise, chiaramente contenta di vedermi lì in classe con lei.
Fu solo più tardi che ne scoprii il motivo.
 
  1. Aggiorno a un po’ di recensioni c’: (almeno 3) 
    Se volete commentate anche il prologo. 

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Ps: il prossimo capitolo è troppo askdjsakndm. 
  
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