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Autore: Clockwise    09/04/2013    3 recensioni
Si sentiva come se una scatola piena di cartoline gli fosse piombata addosso dalla cima dell’armadio, investendolo in un fiume di immagini; alcune avevano portato con loro bei ricordi, altre dolorose memorie e lui ne era stato semplicemente travolto, sommerso da quei ricordi sbiaditi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chris trasse un respiro tremante. In seguito avrebbero tanto riso di quel giorno, insieme, canzonandosi a vicenda. Ancora, un’altra immagine gli sovvenne alla mente. Il suo primo concerto in quel locale fumoso, con Jonny e i ragazzi.
 
«Porca miseria, guarda quanta gente! Io non ce la faccio a cantare davanti a tutti, non posso…»
«E invece ce la farai benissimo, come al solito»
«No Jonny, non posso farcela, hai visto quanta gente c’è? Sono troppi…» Chris si accasciò sconfortato su una sedia. Jonny richiuse la porta delicatamente, sedendosi a sua volta e prendendo ad accordare la chitarra, senza rispondere. Chris, frustrato, si alzò ed iniziò a passeggiare su e giù per la piccola stanza, ripassando febbrilmente i testi delle canzoni. La porta si riaprì ed entrò Guy, eccitato e con gli occhi spalancati.
«Avete visto quanta gente c’è? È pieno! Che ha fatto Will, ha invitato tutto il campus?» Jonny fece un sorriso stiracchiato «Probabilmente» disse.
«Stronzo» mormorò Chris a denti stretti. Gli altri due risero. Guy cercò di calmarlo, senza successo: ora Chris aveva preso ad enumerare tutte le cose che sarebbero potute andare storte, dalle corde spezzate a un incendio improvviso. La porta si aprì mentre enunciava drammaticamente la legge di Murphy, che sanciva la rovina del concerto.
«Ah, ecco lo stronzo che vuole farmi fare una figuraccia davanti a tutto il college!» Will, il loro batterista, appena entrato, guardò Chris confuso.
«Che ho fatto io?» La pronta rispostaccia del ragazzo fu interrotta dalla voce pacata di Jonny
«Lascia perdere. Ti spieghiamo dopo. Siamo pronti?» disse, alzandosi in piedi.
«Aspetta!» esclamò Chris «Lei c’è?» chiese rivolto a Will. Lui alzò le spalle.
«Penso di sì.» Chris deglutì, sentendo lo stomaco contrarsi più di prima.
«Ce la faremo, dai» mormorò Jonny, incoraggiante.
«E lei cadrà ai tuoi piedi» sorrise Will. Il gestore del locale fece capolino e disse loro che, se erano pronti, era ora di cominciare. I quattro ragazzi annuirono. Quando la porta si fu richiusa, si guardarono negli occhi e si strinsero in un abbraccio di gruppo, senza parlare, traendo forza e conforto l’uno dall’altro.
Il concerto fu fantastico, tutto filò liscio e si divertirono molto; il locale era pieno, studenti del loro college, vecchi amici, genitori e fratelli.
Non la trovò subito, tra quel mare di gente; solo a metà della seconda canzone incontrò il suo sguardo luminoso. Lo guardava, sorrideva e muoveva la testa al ritmo della canzone. Quando vide che lui la stava guardando, azzardò timida un saluto con la mano. Chris sorrise, frenando l’impulso di mollare lì la chitarra e gettarle le braccia al collo.
Finito il concerto, mentre gli applausi si spegnevano e gli altri tre andavano sorridendo verso amici e familiari, Chris saltò giù dal palco con ancora la chitarra a tracolla, cercandola. Faticò a trovarla, sommerso com’era da persone che gli facevano i complimenti. Solo quando la folla si diradò la vide, in piedi accanto ad un tavolo poco distante, che lo aspettava. Venne verso di lui.
«È stato bellissimo, Chris, davvero. Grazie.» Lui sorrise, quasi commosso. Non sapeva cosa dire. “Grazie” sembrava banale. Era perso in quegli occhi puri e in quel sorriso sincero. Così lei lo abbracciò, nonostante la chitarra fosse di enorme impiccio. Non era un abbraccio impegnativo, Delilah stava con un altro al tempo; era un abbraccio amico, ma che per Chris fu più importante, in quel momento, di qualsiasi altra cosa.
 
Sorrideva, con gli occhi che ancora piangevano, mentre altri momenti della sua vecchia vita tornavano a farsi vivi.
 
La guardò di sottecchi, alzando furtivo lo sguardo dal vocabolario; era concentrata, la fronte corrugata, la mano che giocherellava distratta con il margine del foglio e la bocca che leggeva silenziosa, cercando di decifrare il testo latino. D’un tratto, scosse la testa sbattendo le palpebre e alzò lo sguardo, incrociando quello di Chris. Sorrise stanca.
«Questa versione non ha senso.»
«Fa niente» mormorò lui e iniziò a carezzarle dolcemente i capelli. La ragazza piegò la testa di lato, ma non si sottrasse al suo tocco.
«Abbiamo un esame domani, dobbiamo finirla. Anche se ho così sonno…» sbadigliò e si stiracchiò, dando poi un’occhiata all’orologio.
«Sono le dieci e mezza passate. Claire mi ucciderà, le avevo detto che sarei tornata per le dieci»
«Le dirai che è stata colpa mia» disse Chris, tirando un sorriso. Non aveva molta stima per Claire, la coinquilina di Delilah: la trovava così insulsa e vanitosa e vuota.
«Come al solito»
«Che vorresti dire? Io non faccio mai nulla di male…»
«Ah no? E allora come si spiega che da quando abbiamo cominciato a vederci, vado peggio in tutte le materie, ho la testa per aria e torno sempre troppo tardi a casa, Christopher?» chiese lei con finto tono d’accusa. Lui rispose fingendo d’essere offeso:
«Però ti ho insegnato un sacco di cose sulla musica e ora sei più esperta di tutte le tue amiche messe insieme, cara la mia Lila.» Lei sorrise, abbandonando il gioco.
«Sai che solo tu mi chiami Lila? Continuano tutti a chiamarmi Delilah, però non mi ci ritrovo più, mi sono talmente abituata a Lila. L’altro giorno Meg mi ha chiamata Delilah e non mi sono nemmeno girata, pensavo che stesse parlando a qualcun altro!» rise.
«È giusto che nessuno ti chiami Lila, solo io posso farlo, perché tu sei solo mia» proclamò il ragazzo, soffocando la risata di lei con un bacio.
«Ora devo andare, Chris, davvero, è tardi» mormorò lei, staccandosi. Lui annuì rassegnato.
Mentre la ragazza preparava le sue cose, le chiese, improvvisamente serio:
«Lila, quando hai detto prima che vai peggio in tutte le materie e fai tardi e tutte quelle cose lì, io lo so che è colpa mia e mi dispiace e…» Lei lo guardò sorpresa.
«Non dirlo neanche per scherzo!» esclamò. Andò a sedersi sulla sedia accanto a lui, per averlo più vicino. «Chris io… Finché ho te, non me ne importa niente del latino, del greco, niente. Davvero.»
«Ma Lila, io non voglio compromettere la tua carriera, se vai male all’esame domani? Sarà solo colpa mia, ma all’esame andrai male tu, e dovrai recuperare e… Forse non dovevamo studiare insieme oggi, visto che, praticamente, non abbiamo ripassato quasi niente. Forse…»
Lei lo guardò, e il sorriso era sparito dal suo viso.
«Se sei così preoccupato per l’esame potevi dirlo prima.»
«No, volevo solo dire che… Niente lascia stare.»
Perché, perché non riusciva a dire quello che aveva in testa? Riusciva a scrivere canzoni strappalacrime, e una volta in cui doveva solo dire alla sua ragazza che era preoccupato per lei e si sentiva in colpa, il risultato era irritarla.
«Se non hai altro da dire.» La ragazza si alzò, prese borsa e cappotto e, prima che Chris se ne rendesse conto, uscì con un secco “buonanotte”. Quando sentì la porta sbattere si riscosse e si alzò anche lui, prese la chitarra e uscì di corsa, pensando che le ragazze erano strane forti.
«Lila! Lila, ti prego, aspetta!» esclamò, rincorrendola giù per le scale del condominio e nel frattempo cercando di mettersi la chitarra a tracolla. Lei si voltò, sbottando irritata «Che c’è?»; quando vide la chitarra corrugò la fronte e lo guardò perplessa. Chris vide che aveva lacrime negli occhi, nonostante l’espressione indispettita.
«Un minuto» mormorò il ragazzo, e, lì dov’era, sulle scale del condominio, illuminate solo dalla luce che veniva dal lampione fuori dalla finestra, iniziò a cantare accompagnandosi lievemente con la chitarra.
 
Darling, those tired eyes
Go with me all the time.
And in the dead of night
Tell me you will be mine.
Where do you go to, pretty baby?
Where do you go, when the night wind's away?
Well ask me so sweetly
What do I do?
And who do I sing for?
Well honey, I sing about you.
You.
 
Tentò con tutte le sue forze di non commuoversi, ma non riuscì ad evitare di avere gli occhi lucidi quando finì di cantare. Aveva messo l’anima e tutto il cuore in quella canzone, aveva dichiarato quello che provava, tutto quello a cui la sua vita ruotava intorno. Era da tempo che voleva fargliela sentire e, chissà perché, quello gli era sembrato il momento adatto, sebbene fossero quasi le undici, fossero sulle scale fredde, e avessero quasi litigato.
«Non puoi fare così però. Venire qui a farmi una serenata, io… Mi scioglierò in lacrime come una bambina» mormorò la ragazza, abbassando la testa mentre iniziava a piangere. Lui le andò incontro e l’abbracciò. Si rese conto tardi di avere ancora la chitarra. La tolse sbuffando, mentre lei rideva fra le lacrime. Poi l’abbracciò per bene, stringendola forte, annegando le proprie lacrime nei suoi capelli ramati.
 
Pianse, pianse, mentre lampi di altri momenti balenavano nella sua memoria.
 
Il cielo che si tingeva di scuro. Loro due, sulla spiaggia, stretti l’uno all’altra, senza parlare, accontentandosi di esseri lì, insieme.
 
La festa all’inizio dell’ultimo anno di università, dove avevano ballato e riso e si erano divertiti e anche ubriacati.
 
Un pomeriggio nella sala di registrazione, in studio, mentre suonava con Jonny, Will e Guy, e lei ascoltava in un angolo, sorridente.
 
Uno dei suoi primi concerti, a Liverpool, dove, prima di salire sul palco, quando aveva già un piede sul gradino, lei era comparsa all’improvviso e l’aveva baciato, e lui aveva sentito le gambe farsi più salde, e caricarsi d’adrenalina.
 
Le loro risate quando lui aveva provato a cucinare, per sorprenderla con un pasto fatto in casa, e aveva finito per bruciare tutto.
 
Il suo abbraccio confortante in un momento in cui non aveva la forza nemmeno di alzarsi dal letto,  tanti erano i dubbi e i problemi che lo tormentavano.
 
Chris annegava in quel mare di ricordi, finché non scorse un pezzo di legno e ci si aggrappò, tornando a galla.
Ma anche quel pezzo di legno si sbriciolò fra le sue dita.


***
Buonassera di nuovo =) Il vostro peggiore incubo è ancora qui, con un altro capitolo di questa storia demenziale, yeaah! 
Una parte di me spera che vi sia piaciuto questo capitolo, una è ancora indecisa se pubblicarlo o cancellare la storia e la terza prega che siate misericordiosi e non mi odiate per le assurdità che ho scritto. Prevale la terza. La buona notizia? Manca poco, pochissimo alla fine. Tenete duro!
Ok, voglio solo ringraziare Mrclean che ha recensito, XOXO che ha messo nelle seguite e Heart perchè è Heart, e tutti voi che avete letto, sperando che continuerete. 
Stay tuned!
E.
  
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