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Autore: darkronin    09/04/2013    1 recensioni
“Voi non siete l'unico popolo. Né siete l'unica minaccia. Il mondo si sta riempiendo di esseri fuori dal comune che non possiamo controllare”
La Terra e i suoi abitanti sono davvero al sicuro, ora che la minaccia dei Chitauri è stata debellata, o quella che si è abbattuta su New York era solo l'avanguardia di una guerra più complessa e articolata?
- - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - - Personaggi principali aggiuntivi: Wolverine, Deadpool, Gambit, Rogue, Nightcrawler, Spiderman – nella seconda parte anche Antman, Wasp, i Fantastici4.
- - Limitate apparizioni di personaggi già noti: Thor, Loki, Odino, Hulk, Jane Foster, Erik Selvig, i senatori Stern, Kelly e Boyton.
- Altri, per ora secondari ma non meno importanti ai fini della trama: Sinistro, Emma Frost, Jean Gray, Ciclope, Xavier, Mystica, Magneto, Morph, Donna Ragno, DareDevil, Angelo, Tempesta, Kitty Pride, Colosso, Psylocke, Fantomex, Visione, Daisy, DumDumDugan, Contessa Allegra Valentina di Fontaine, Norman Osborne, Hela e Sigyn
+Riferimenti a Civil War, Dark Reign
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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37. Essere o non essere?







Doveva prendere atto che Loki lo conosceva bene: lui non sapeva davvero nulla di Midgard e si era pavoneggiato ugualmente a suo protettore. O meglio: non era poi così ben informato come aveva presunto, molto arrogantemente. E Odino aveva avuto ragione ancora una volta, ovviamente: era uno stupido, convinto di conoscere un pianeta dopo una permanenza di poche settimane solo per amare una sua creatura. Il singolo per il tutto. Ma il singolo non è un campione rappresentativo di un bel nulla.
Jane ed Erik, al suo arrivo, coincidente con l'incidente di Tony Stark e della sua assistente, avevano subito chiamato lo S.H.I.E.L.D. per informare l'Agenzia di dove trovarlo nel caso si fosse reso necessario un suo intervento tempestivo, seppur limitato nei suoi poteri.
Ma erano passati diversi giorni, poco più di una settimana dal suo ritorno sulla Terra e, in quel breve lasso di tempo, era successo di tutto. E ancora non riceveva comunicazioni da nessuno. Forse non c'era nessun nemico facilmente identificabile contro cui schierarsi, forse i due terrestri gli stavano mentendo per tenerlo al sicuro (ma no, quei sospetti non erano degni di lui) o forse era successo qualcosa all'organizzazione stessa e gli interessati dovevano usare più cautela nelle comunicazioni. Forse era tutto questo. O forse, più semplicemente, non c'era alcun nemico, nessuna guerra dietro l'angolo ma solo incidenti all'ordine del giorno e normale amministrazione incentrata sulla diplomazia.
Arti in cui lui certo non brillava.
Confinato sulla Terra, senza alcuna possibilità di intervenire per modificarne la situazione né nient'altro da fare, si era quindi impegnato nel cercare di capire almeno la situazione di quel mondo.
Passava le giornate appiccicato al vecchio computer di Jane -che risultava comunque interessante di per se stesso per la tecnologia così diversa da quella Aesir- studiando documenti e filmati. Si sentiva costantemente fuori luogo e più apprendeva più si rendeva conto quanto fosse stato superficiale nel suo giudizio: non sapeva nulla della Terra.
Probabilmente, anche il capitano Rogers era più consapevole del mondo in cui viveva nonostante fosse stato lontano da esso per diverse decadi.
Però lui non era mai stato curioso come il fratello e trovava quell'operazione stancante anche se molto istruttiva: quando gli occhi cominciavano a bruciargli, usciva all'aria aperta e faceva lunghe passeggiate fino ai fiordi.
Era in quelle lande inospitali che, in tempi passati, era stato loro dedicato un culto che perdurò nei secoli, fino a lasciare strascichi nella vita di tutti i giorni lì nel presente. Per quelle popolazioni nordeuropee, Asgard coincideva con l'antica Scizia, situata a Nord del Mar Nero mentre, ad esempio, il mondo di Vanaheimr sarebbe stato soltanto la rappresentazione di quella parte del globo terracqueo che i terrestri chiamavano Asia. Indagando ancora, aveva scoperto che altre popolazioni, più a sud rispetto a dove si trovavano loro, bagnate dal Mar Mediterraneo avevano visto nella stessa area geografica prima attribuita ad Asgard, un Olimpo simile a quello ipotizzato dalle popolazioni nordiche ma con le caratteristiche dei Vanir.
Anche la ripartizione del tempo in sette giorni nelle diverse culture seguiva le stesse cadenze e le divinità venerate, sostanzialmente, coincidevano. Si stava sforzando di capire se le coincidenze mitologiche riguardassero solo gli Aesir e i Vanir, se si riferissero a tutti i nove mondi di cui aveva conoscenza o, piuttosto, a una razza di ominide superiore, presente sul pianeta agli albori della civiltà umana che ne avesse condizionato le conoscenze. Forse, ancora, la verità era nel mezzo e gli umani avevano sovrapposto a quell'ipotetica razza preesistente le civiltà aliene che nei millenni si erano avvicendate sul pianeta.
Ora era curioso di sapere quale fosse al realtà e studiava con profitto per riuscire a trovare il bandolo della matassa. E Jane non lo riteneva nemmeno un pazzo, visto che lei, per prima, si era basata sulle stesse leggende per credere alla sua natura extraterrestre.
Ad ogni modo, trovava strabiliante come la comparsa degli Aesir su quel piccolo pianeta ne avesse condizionato, più di altri visitatori, la cultura e la storia. Jane gli aveva mostrato una serie di documentari, risalenti al periodo in cui era vissuto Rogers, dove veniva spiegato come la più grande e malvagia dittatura terrestre avesse preso spunto proprio dai quei miti norreni per creare il proprio e ammaliare la gente fondandosi su rituali e simbolismi archetipici condivisi a livello inconscio da tutta l'umanità.
I nazisti, nonostante l'ignara popolazione civile pensasse che quelle su cui affondavano le radici del loro movimento non fossero nient'altro che leggende create dalla letteratura e dai teatri, avevano cercato in ogni dove gli oggetti e i luoghi magici che venivano raccontati in quelle storie. Qualcuno aveva avuto successo e da lì era nata quell'organizzazione inarrestabile che aveva già sentito nominare sia da Rogers che da Fury: l'HYDRA aveva trovato il Tesseract e l'aveva usato per sviluppare delle armi le quali, a loro volta, erano successivamente finite in mano S.H.I.E.L.D. Ed era quella la cosa che aveva mandato in bestia il mite capitano, sull'Helicarrier.
Solo ora capiva perché.
No, gli umani non erano cambiati e non erano evoluti. Erano violenti ai tempi della loro guerra con gli Jot, lo erano rimasti fino al secolo prima e continuavano a sviluppare modi sempre nuovi per infliggere atrocità al prossimo o al pianeta, nonostante si proclamassero progrediti e additassero i tempi passati come barbari, bui e incivili, senza rendersi conto che, in definitiva, erano cambiati solo i loro costumi -e neanche più di tanto, a osservare le riviste che Jane portava a casa quasi quotidianamente- ma non la loro mentalità prevaricatrice, crudele e violenta. Qualcuno si distingueva dalla massa ma alla fine, chi più chi meno, erano tutti colpevoli allo stesso modo. Come, d'altronde, accadeva anche ad Asgard.
Ripensava costantemente allo spettacolo pietoso di se stesso davanti al sommo Padre e non poteva che concordare col suo giudizio: non era ancora pronto per essere re. Forse non lo sarebbe mai stato. E, forse, Loki aveva tutti i motivi per odiarlo tanto: lui era molto più intelligente e scaltro, pacato e pianificatore.
All'imbrunire, solitamente, rientrava a casa per aspettare Jane ma quel giorno decise di andarla a prendere direttamente al centro di ricerca. Non c'era mai andato e il complesso scarno, pulito e, in qualche modo, glaciale lo colpì per la semplicità delle sue linee e per l'affastellamento di quei parallelepipedi sparpagliati sulla collina.
Si fermò al centro e origine del percorso labirintico a spirale, leggermente scavato nel piano urbano, che accoglieva i visitatori che venivano dalla strada lì accanto e presso cui, col bel tempo, bivaccavano gli studenti1.
Rimase a contemplare il disegno a lungo, mentre le ombre si allungavano e le luci si accendevano negli edifici circostanti, rigettando sul prato una serie di schegge luminose. Si riscosse solo quando sentì la voce concitata di Jane, che parlava con qualcuno, appena al di qua della porta a vetri che già andavano richiudendosi alle loro spalle. Tra le braccia stringeva dei libri e un paio di quaderni, insieme alla solita valigetta col suo personal computer (da cui non si separava più, dopo la visita dell'agente Coulson in Nuovo Messico, in occasione della quale le era stato requisito tutto).
“Thor!” salutò alzando la voce mentre lui la raggiungeva e le prendeva parte del carico dalle braccia
“Thor?” replicò la collega, squadrandolo con sospetto. Era una donna normale, né bella né brutta, né alta né bassa, i capelli non erano mori ma nemmeno biondi né tanto meno rossi. Era una persona abbastanza anonima, tanto che il dio dimenticò il nome non appena Jane gliel'ebbe presentata. “Sai... è nato a Udine, in Italia...” lo giustificò Jane, inventandosi una storia di sana pianta: certo non poteva raccontare a tutti che, quello che lei considerava, forse impropriamente, il proprio ragazzo, era il dio alieno che solo poche settimane prima aveva salvato la terra dalla distruzione ma a cui erano stati strappati i poteri. Nell'ottica terrestre, ogni dettaglio sarebbe sembrato più irreale delle fiabe per i bambini: uno poteva essere accettato, ma non tutti. Era meglio che venisse considerato, semplicemente, un umano come tutti gli altri anche se con un passato particolare. “La madre è una linguista e il marito, all'epoca, era di stanza alla base militare di Aviano. Ha trovato carina l'idea di dargli il nome del dio norreno, dato che è nato in una notte di lampi e tuoni nella città che prende il nome dal dio Odino... tanto più che aveva letto che era un nome ancora comunemente utilizzato...”
“Tu e la tua fissa per i miti nordici...” celiò l'altra, sarcastica “Proprio graziosa, come idea...Già che c'era poteva chiamarlo Frankenstein. O Igor, ancora meglio... un nome da nonno, proprio...”
Thor non capì la battuta ma afferrò il tono di scherno. Per il bene di tutti, decise di tacere - così gli aveva ordinato di fare Jane, nel qual caso si fosse trovato in una situazione simile: infatti, la ragazza lo stava studiando proprio per accertarsi che lui non se ne uscisse con qualche idiozia.
“E cosa fai nella vita, Thor?” domandò ancora quella con un tono sprezzante che gliela fece diventare subito antipatica. Ma se era amica di Jane, avrebbe fatto di tutto per piacerle.
“Ritengo che il mio compito principale sia quello di salvare la terra.” disse onestamente, sperando non suonasse strano. Ma Jane sbarrò gli occhi e la vide affannarsi a cercare subito qualcosa da dire per correggere il tiro che l'altra, sempre più divertita, anche se con una punta di disgusto, piegava le labbra in un sorriso “Oh, bene... ti sei presa uno svitato attivista di Green Peace. Complimenti! Ci manca solo che mi dica di essere il tipo che a New York, due mesi fa, lanciava fulmini contro i presunti alieni!” Il biondo stava per replicare quando vide l'occhiata che gli lanciò Jane, così lasciò che la donna continuasse nel suo sproloquio “Americani! Devono sempre essere al centro dell'attenzione... Si vedeva lontano un miglio che quelle riprese erano dei fake amatoriali e pure mal riusciti. Che poi, 'sti alieni, sempre Tokyo o New York? Prendersela con un paesino sperduto della Sassonia immagino non sarebbe altrettanto spettacolare... Il bello è che la gente ci crede pure. Come crede che sotto Los Angeles o San Francisco ci siano città popolate da mutanti o da alieni che dir si voglia. Patetici!” Thor continuava a non capire ma continuava a tacere, soddisfatto del fatto che le sue parole non sembrassero poi così fuori luogo. Anche se non sembravano aver avuto altro effetto che confermare il fastidio che la donna provava nei suoi confronti. “E dove vivi? Immagino non sia semplice, spostandoti sempre da una parte all'altra del mondo...” quella, imperterrita, tornò come nulla fosse nel suo ruolo inquisitore e continuò nel suo terzo grado.
“Jane e il professor Selvig sono così gentili da offrirmi ospitalità per tutta la durata della mia permanenza.” rispose il dio sorridendo, finalmente sicuro di non aver detto nulla di strano.
Ma quella fischiò, sgomenta e divertita “Ti fai mantenere da lei?” domandò sgranando gli occhi “La razionale Jane Foster alle prese con uno scioperato Punkabbestia parassita... chi l'avrebbe mai detto! Almeno –vedo– sei riuscita a insegnargli l'uso della doccia. Beh, scusatemi, ragazzi, ma io devo proprio scappare. Ci vediamo domani, Jane cara” disse tagliando la corda.
Thor ebbe la spiacevole sensazione di essere in qualche modo responsabile della fuga della donna “Scusa, Jane...” disse afflitto.
“Oh, non ti preoccupare...” stava dicendo lei.
Ma Thor non aveva ancora finito “...non credo di aver fatto buona impressione alla tua amica...”
“Amica?” replicò lei divertita “Quella è solo una stronza galattica. Dovrei ringraziarti per aver fato in modo che ora mi tenga alla larga come la peste.”
“Peste? Non capisco...”
“Quando mai...” ridacchiò Jane prendendolo sotto braccio “E' solo una brutta malattia che un tempo affliggeva la Terra. I topi erano i principali vettori...”
“Ah!” disse lui come illuminato “Chuma!”
“Sembra quasi una bella parola...” disse poggiandogli la testa sulla spalla mentre si avviavano a braccetto verso casa “Thor... tagli un po' di legna domani?”
“Ma certo...” rispose soddisfatto. Per quanto privo di poteri, era comunque più forzuto della media e accollarsi i lavori pesanti era l'unico modo per rendersi utile. E poi, tagliare la legna non gli dispiaceva nemmeno visto che era una di quelle attività che svuotava completamente il cervello. E il suo era sovraccarico di informazioni per il troppo studio.

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L'aria continuava a sfilare tra i loro capelli veloce e divertente mentre in lontananza già si avvistava al villa che era stata per tanto tempo casa loro. Logan fu costretto a rallentare davanti alla cancellata di ferro battuto che si apriva automaticamente ma molto, troppo, lentamente. Vide i ragazzini nel cortile girarsi attoniti a squadrare quel mezzo semicorazzato e sorrise compiaciuto della propria scelta.
Parcheggiò la macchina di traverso sul prato antistante l'ingresso colonnato della villa e si accorse, solo allora, che Kurt era sparito dall'auto.
“Ragazzi...” ridacchiò, sapendo dove fosse corso non appena ne aveva avuto l'opportunità. Quando chiuse la portiera, si fermò a fissarla contrariato:il suono prodotto, nonostante l'avesse appena sbattuta, era ovattato e appena percepibile. No, forse la sua vecchia e indistruttibile jeep rossa tutta ammaccata era meglio di quella cosettina nuova di zecca.
“E questa a chi l'hai rubata?” sibilò una voce infastidita alle sue spalle.
“A qualcuno che non è spilorcio come te...” rispose senza neanche degnarsi di voltarsi verso il suo interlocutore, più interessato a recuperare il proprio bagaglio dal misero spazio retrostante il sedile. “Piuttosto... Cos'è questo odore da doppia depressione?” domandò voltandosi a lanciare un'occhiata divertita a Scott Summers “Non ti credevo tipo da resistere con tanta negatività addosso... Com'è che non hai deciso di farla finita e di buttarti da un ponte?”
“Ti piacerebbe...” replicò l'altro senza muovere un muscolo, appoggiato com'era alla colonna dell'ingresso “Così avresti campo libero con Jean...”
“Non sono io quello che attira telepati che cercano di cambiarti il cervello per portarti a letto...” replicò quello “..quando hai già una ragazza...”
“No, infatti: tu cerchi solo di rubare la ragazza agli altri!” ribatté Scott, punto nel vivo da quella frecciata cercando di rigirare la frittata.
L'altro mise su la sua miglior faccia divertita “A me piacciono le cattive ragazze, Scott... Che ne sai? Magari Jean è cambiata apposta per me!” disse ridendo, consapevole del fatto che le cose non stessero affatto in quel modo, ma divertito dal poter lanciare quelle stoccate a Mr Perfezione.
“Tanta gente sta cambiando, di questi tempi...” borbottò Ciclope.
La serietà della risposta del coordinatore degli X-men fece drizzare le orecchie a Logan che assottigliò gli occhi, studiandolo in cerca di una risposta “Che succede?”
Scott gli diede le spalle avviandosi all'interno senza rispondergli. Incuriosito e preoccupato, l'altro lo seguì senza aggiungere altro.
“Logan!” urlò NightCrawler comparendo sulla balconata interna e cercandolo disperatamente con lo sguardo. Come l'ebbe individuato, si smaterializzò e gli ricomparve davanti. Il ragazzo era visibilmente scosso ma il canadese non riusciva a capire. “Di sopra!” disse aggrappandoglisi al bavero prima di smaterializzarsi dall'ingresso direttamente davanti a una porta al piano superiore.
Wolverine era frastornato e ci impiegò un po' a capire dove si trovassero: quello era il corridoio dei dormitori e lui non riusciva a capire perché fossero davanti a quella porta che li separava dalla stanza di Jean. Troppe cose concorrevano a dargli un'idea distorta e incoerente. Kurt restava al suo fianco, guardandolo quasi terrorizzato.
Sbuffò appena prima di mettersi a sbraitare, come suo solito, e spalancando la porta senza bussare. “Che diamine succede qui?” Prima ancora di riconoscere l'occupante della camera, sentì un dolore bruciante all'altezza della tempia. “Ma che cazzo...” sbottò portandosi una mano alla testa e folgorando con lo sguardo la donna rannicchiata nel letto. Che non era Jean “Betsy!”
La donna, in evidente stato confusionale, stringeva le gambe al petto e si dondolava impercettibilmente avanti e indietro, facendo ondeggiare appena i lunghi capelli di seta nera, che scendevano scomposti a coprirle il volto. Quando Logan le aveva urlato contro, aveva alzato appena lo sguardo su di lui senza dare segno di averlo riconosciuto o di vederlo realmente.
“Che diamine è successo?” urlò ancora lui lasciando cadere lo zaino per terra e marciando nella camera con la testa che pulsava di un dolore lancinante.
“Non lo so...” borbottò Kurt alle sue spalle passandosi una mano tra i capelli “Stavo passando di qua per andare da Kitty e ho sentito come una lama passarmi da parte a parte... anzi... credo che le sue lame psichiche siano più tangibili di quanto crediamo...” bofonchiò dopo aver ritirato l'arto, osservando come fosse sporco di una sostanza densa e viscosa che era, indubbiamente, sangue: un taglio scendeva dall'attaccatura della frangia, solcandogli la guancia come una lacrima scarlatta. Il giovane cacciò un imprecazione e tornò a nascondersi dietro il muro, conscio che una paretina di cartongesso non avrebbe arrestato i poteri spaventosi della ninja.
“E ti sono venuto in mente solo io?” domandò il canadese scettico, sedendosi accanto alla mora. Kurt, imbarazzato, chinò il capo al di là della soglia. “Betsy, sono io, Logan... Guardami, avanti... non fare così...” disse prendendole il volto tra le mani. Con una smorfia di disapprovazione per la sua impassibilità, le scostò i capelli dal volto e trattenne un'imprecazione. “E questo?” ringhiò feroce, passandole delicatamente il polpastrello del pollice sulla guancia, percorsa dal segno rosato di una cicatrice recente ormai rimarginata “Come te lo sei fatto?”
La stava ancora studiando che, dalla porta, qualcuno lo chiamò “Logan? Sei proprio tu? Meno male. Avrei preferito che le circostanze e i motivi per cui ti dico che sono contento di rivederti fossero diversi ma... Sono sicuro che tu potrai aiutarla...”
Quando Logan si volse verso la voce arricciò il naso nel vedere come fosse conciato l'uomo in total-white “Ma togliti quella cuffia da nuoto, che sei ridicolo! E dimmi che le è successo?” ringhiò senza, però, ricevere una risposta: l'uomo fissava la donna in aderenti jeans, un lupetto smanicato nero e accessori dalle sfumature rosa-violacee, quasi cercasse di comunicare con lei a livello telepatico. Quindi, schioccò le dita e quella parve risvegliarsi dal suo stato di incoscienza. Quando, finalmente, batté le palpebre, la donna si mosse appena e fece scivolare su Logan il suo sguardo assente.
“... Avanti Kurt...” disse l'uomo in bianco, invitando il giovane mutante sulla soglia a lasciarli e ad andare a curarsi quel brutto taglio “I grandi devono stare da soli... Non stavi andando da Kitty? E' giù in cucina a scrivere il suo diario...”
Quando furono soli e la porta fu chiusa, Wolverine riportò la sua attenzione alla donna tra le sue braccia che, nel frattempo, aveva distolto lo sguardo, colpevole.
“Che è successo?” ringhiò lui accorgendosi solo in quel momento che l'odore triste e depresso che aveva sentito in ingresso proveniva da lei e non solo da Scott.
“Warren...” biascicò l'altra, sciogliendo l'abbraccio e gettandosi sul materasso, a dare le spalle a entrambi.
“Warren?” domandò lui arricciando il naso e voltandosi verso l'altro che si era accomodato sulla sedia libera della toeletta “Che c'entra Angelo in tutto questo? Vi siete lasciati? O meglio... ti ha lasciata?” domandò scettico. Lei annuì appena ma non fornì alcuna spiegazione “Non può essere... non lui... e quella cosa all'occhio? Anche quella è opera del pennuto?” domandò tagliente all'uomo in bianco, cercando di fare reagire la donna e scaricare la sua frustrazione. Ma quando lei annuì ancora, scattò in piedi nervoso “Come sarebbe a dire, ? Rispondi, dannazione!” disse prendendola per le spalle e costringendola a mettersi seduta.
“Logan... lasciala riposare...” disse l'altro con tutta calma.
“Come fai a stare così calmo, Jean-Philippe?”
L'altro rispose facendo spallucce e mettendosi a frugare tra gli oggetti sparpagliati sulla specchiera. “Warren non è più quello che conosciamo...”
“E'...cambiato...” precisò lei in un alito per mascherare la voce che, altrimenti, le sarebbe uscita incrinata. Gli occhi erano lucidi e non avrebbero trattenuto le lacrime ancora a lungo.
“Il professore lo sa?” domandò Wolverine prima che lei gli raccontasse tutto.
Betsy annuì “Lo sanno tutti.... Quando sono arrivata qui... Quando Jean-Philippe mi ha portata qui...” si fermò al ricordo dello stato pietoso in cui, probabilmente, aveva fatto ritorno all'istituto.
“Warren ha di nuovo le sue ali...” concluse Jean-Philippe, sbrigativo.
“Com'è possibile?” allibì Logan
Ma Betsy abbassò ulteriormente lo sguardo “Sono di adamantio...se non anche di vibranio2
“Mi prendi in giro?” ghignò per cacciare lo spettro di qualcosa di oscuro che aleggiava sulla loro conversazione. “Fantomex...” disse, pregando l'altro di smentire quell'oscenità.
Lei scosse la testa “Sinistro...” disse solo. E Logan sbiancò. “Quando è tornato a casa, l'altra notte, dopo essere stato lontano per parecchie settimane, durante le quali lo pensavo impegnato chissà dove... Quella notte, quando gli ho chiesto spiegazioni, senza aggredirlo, ero solo curiosa... lui mi ha... attaccato...”
“Non Warren!” sbottò Logan “Sicura che non fosse Mystica? Lei ha già preso le sembianze di Angelo...”
“Era Warren... ma non era Angelo...” spiegò Fantomex. Logan li fissò instupidito spostando lo sguardo tra i due: che voleva dire?
Betsy andò alla specchiera dove stava l'uomo in bianco, prese un fazzoletto e si terse gli occhi; si poggiò di peso al piano di legno e, mentre l'amico la abbracciava protettivo e se la tirava sulle gambe, vuotò il sacco “Ha detto che era stanco di fare il samaritano, cercare di aiutare la gente, gli umani... se solo ne avessero i mezzi, sterminerebbero tutti coloro che ritengono diversi non appena fosse possibile. Ha aggiunto che da ora in poi sarà...” biascicò voltando la testa sul petto di Fantomex che la teneva in braccio e che la cullava amorevole.
“Sarà...? Cosa, dannazione! Non interromperti sul più bello!” le ordinò Wolverine, scuotendola vigorosamente e costringendola a voltarsi.
“...L'angelo... della Morte...” alitò lei, sollevandosi appena ma senza riuscire a guardarlo in faccia.
Logan credette di aver capito male ma l'espressione sul volto di lei non lasciava adito a dubbi. “Perché?” domandò solo
“Ha detto che tutti coloro che gli si sono opposti, tutti coloro che non sono stati suoi amici fino in fondo, pagheranno... e che lascerà me per ultima, perché possa essere davvero cosciente di quello che lui può fare...fare a me.” concluse lapidaria.
Angelo e Sinistro. Un'accoppiata abominevole, agli occhi di Logan. E pericolosa.
Non aveva mai visto Warren davvero arrabbiato. Ma, come si dice, guardati dalla furia dell'uomo paziente. E lui desiderava tutto, tranne che vedere i confini del lato oscuro del giovane Warren Worthington.





1    Spirale e il complesso visto dall'alto

2    In realtà si tratta di un acciaio organico, lo stesso che riveste Colosso quando si trasforma. Però ho trovato alcuni scritti in cui si dice che le ali siano di adamantio. Pare strano, visto che Sabretooth gliele ha rotte (e i suoi artigli sono, per certo, di adamantio)
Però! C'è un però. Nei film, quando viene mostrato il bunker degli esperimenti con l'adamantio, ci sono anche le lastre delle ali di Angelo. Quindi, visto che di mezzo c'è il genetista Nathaniel Essex e tutta la storia dell'Arma Plus e progetti simili... beh...possono pure essere di adamantio, dai! Chiudete un occhio ;)
Ah, il vibranio è un materiale, di cui esistono 2 varietà, rarissimo, pressoché impossibile da lavorare e funziona come anti-metallo: può liquefare anche l'adamantio e l'acciaio organico di Colosso si ritira immediatamente se viene colpito.
Una lega adamantio/vibranio forma lo scudo di Cap che risulta quindi invincibile ma di cui, come per la pozione che l'ha reso il super soldato che è, non si è più riusciti a replicare la formula. L'adamantio, invece è una lega d'acciaio (una resina ricavata da 3 composti del ferro affini tra loro) scoperta durante i tentativi di ricreare la lega che forma lo scudo di Cap che, però, è più facilmente replicabile.
Esistono diversi tipi di Adamantio (ma sulla cosa, torneremo più avanti nella fic) più una particolarità, il Carbonadio: altamente radioattivo è in grado di inibire il potere di guarigione di Wolverine. Motivo per cui le lame delle katana di Deadpool -nella miniserie Deadpool uccide l'universo Marvel- (sono fatte di proposito con quell'intento)

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Salve a tutti! Eccoci al consueto angolo delle spiegazioni.

Dunque: Thor l'ho sbattuto nel paesino disperso tra i fiordi in cui è stata sbattuta Jane che è Tromsø. Ovviamente l'ho messa a lavorare in un centro adeguato alla richiesta: l'università.
Quanto presunta alla nascita terrestre di Thor...beh... è vero, Thor è un nome ancor'oggi usato tra le popolazioni nordiche (d'altronde anche un nome come Attila, in Ungheria, è attualissimo). Ed è anche vero che Udine è un toponimo di Odino. D'altronde il nord-est italiano è stato sotto il dominio delle popolazioni germaniche ed è normale che ne abbia preso parte della cultura che poi è stata subito amalgamata da quella Romana (non per niente ci sono le varie corrispondenze Giovedì-Giove-Zeus-Thor, Venerdì-Venere-Afrodite-Freyja, etc) che fu, a sua volta, inglobata da quella cristiana etc. Per quanto di quella tradizione a noi non siano rimasti i giorni della settimana (vi prego!) dei Germani (e non confondetemeli coi Celti che divento una bestia!) abbiamo ereditato buona parte del vocabolario che abbiamo oggi in uso e anche abitudini (una per tutte, il pantalone). Cmq, a riprova di ciò, nelle Dolomiti orientali, al confine fra il Cadore e il Friuli esiste un gruppo montuoso detto Spalti di Tóro che prende il nome dal culto dei popoli germanici adoratori di Thor che abitavano la zona. Udine è vicina ad Aviano. Aviano è base militare americana. Quindi... voilà ecco il collegamento.
E sì, l'ho fatto attivista di Green Peace perché nel cartone se ne sta spesso e volentieri a bordo dei pescherecci a tracannare birra come un bucaniere per poi sventolare il martellone contro le baleniere e i cacciatori.

Scott, invece, attira effettivamente telepati a tutto spiano. Il piccolo boss degli X-men: dopo Jean Gray ora sta con quella gran zoccolona-doppiogiochista etc che è Emma Frost. E se nel conto non bastano le due più potenti telepati, mettiamo che pure Psylocke gli abbia scombinato il cervello perché lui la ricambiasse (certo, ha la scusante che non era in sé: era stato effettuato uno scambio d'anima con Kwannon).

Ancora, il segno rosso che io faccio finta sia la cicatrice fresca fresca sul faccino di Betsy è in realtà un ricordino della suo viaggetto nella dimensione dell'Alba Cremisi in seguito a cui acquisì il potere di spostarsi attraverso le ombre. D'altronde è una Ninja... e in questo potrebbe ricordare NightCrawler (che riesce a rendersi invisibile tra le ombre e che ne L'Era di Apocalisse ha anch'egli un marchio rosso sull'occhio sinistro. Ed ecco la ferita sul volto di Kurt)
Kitty che scrive il suo diario, l'ho presa da un episodio di X-Men Evolution.
Ma perché introdurre anche Fantomex e Psylocke? Dunque, sono partita dal fatto che Angelo e Wolvie siano stati Vendicatori. DP (nelle storie che lo riguardano) è stato agente C.I.A. e S.H.I.E.L.D. In prantica avevo in squadra 3 su 5 componenti della Uncanny X-force (per l'evoluzione di Angelo, Fantomex e Psylocke seguirò per lo più questa falsa riga...e mi divertirò con un altro triangolo, olè! Anche perchè volevo Angelo impazzito, che si risvegliasse rincoglionito e...no, sto spoilerando... ù_ù stiamo zittine). Poi, Psylocke è stata la ragazza storica di Angelo...e quindi l'ho infilata di forza... quanto a JP...beh... sono innamorata di lui, come potete rimproverarmelo? E' un mix perfetto tra Tony, Logan e DP... :)
E' noto anche come Arma XIII e tra le tante prerogative ha quella di essere un abile ipnotista/creatore di illusioni (oltre che abile lettore del linguaggio del corpo): tornando alla storia, dunque, aveva tentato di sedare Betsy per il tempo necessario ad allontanarsi cinque minuti. Ma Psylocke non è una che si lasci incasinare facilmente il cervello, no? Quindi, avvertite presenze 'esterne' si era difesa automaticamente.

Mi pare sia tutto...
Uh? vi state domandando dove abbia lasciato Nat e Clint o Rogue e Pepper? Non abbiate paura...ci torniamo presto. ;) 
   
 
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