Gli occhi
di Cersei brillavano vitrei, riflettendo opacamente le stelle che si
stagliavano nel cielo, su cui venature dorate e azzurrastre avevano
iniziato a
dipanarsi dal nero più assoluto.
Poteva sentire un respiro pesante alle sue spalle.
Avrebbe voluto voltarsi, ma una strana ritrosia l’aveva come
bloccata: dopo
averlo fatto, dopo aver posato il suo sguardo su quel corpo
addormentato dai
capelli color del grano e gli occhi adombrati da folte ciglia scure, la
luce
dell’alba avrebbe dissolto le illusioni in cui si era cullata
quella notte,
lasciandola sola davanti ai suoi impegni.
Perché gli occhi verdastri che si sarebbero socchiusi al
suono della sua voce
mancavano di quella luce strafottente e maliziosa che amava tanto, i
capelli
del ragazzo, disposti disordinatamente sul guanciale, le sarebbero
sembrati
stopposi al confronto dei serici riccioli dorati che incorniciavano il
viso
dell’uomo che tante notti l’aveva stretta tra le
sue braccia, viso di cui
questo non era che una pallida imitazione.
Ma infondo aveva sempre saputo ser Lancel non sarebbe mai potuto
divenire
nemmeno l’ombra del lord comandante della guardia reale, suo
fratello Jaime.
E come sarebbe potuto essere altrimenti?
Spostando lo sguardo dalla città ancora addormentata che
scorgeva attraverso le
tende in seta bianca del suo terrazzo, si girò.
Silenziosamente, si avvicinò al letto che per tante lune
aveva condiviso con
Robert.
“Lancel..” lo chiamò piano e subito lui
si risvegliò dal sonno leggero in cui
era caduto: “Sì, mia signora?”
Sorridendo maliziosamente, Cersei si stese di fronte al ragazzo, e
puntò su di
lui il suo sguardo di giada, come le pietre della collana che portava,
l’unica
cosa che si fosse presa la briga di indossare per quella notte.
Come ammaliato, Lancel le sfiorò lievemente i
capelli,
accarezzando quelle onde dorate.
Sfiorò le labbra del ragazzo con le sue, respirando l'aroma d'arancia che emanavano.
Sentì le mani fredde di Lancel scivolare sul suo corpo, soffermandosi
sulla
curva del suo seno, stringendola sempre di più a lui.
Serrò gli occhi.
Sussultò piano sentendolo entrare dentro di lei, le sue
unghie affondarono
nella schiena del ragazzo mentre lo baciava con foga, mordendo le sue labbra
carnose.
Quando lo sentì venire sul suo ventre, ebbe come la
sensazione d’esserne stata
sporcata.
Aprì gli occhi, l’osservò sorridere
stanco, appagato mentre si posava sul
materasso di piume.
Non riuscì a impedirsi d’essere assalita da una
sensazione di disgusto.
“Ora va’” gli ordinò in tono
perentorio, sfuggendo alla stretta delle sue
braccia e mettendosi a sedere in modo da dargli le spalle.
Il ragazzo non replicò: Cersei poteva sentirlo mentre si
affrettava a
rivestirsi per poi lasciare le sue stanze dopo averle lanciato una
sola,
timorosa occhiata.
Non sapendo bene come gestire l’improvviso cambiamento del
suo umore, Lancel
aveva preferito andarsene, incapace di reggere quello sguardo famelico.
Jaime..
Le sue mani si serrarono attorno alle candide lenzuola di velluto.
Lui non l’avrebbe lasciata, e indifferente alla
frustrazione scolpita nei
lineamenti del suo viso l’avrebbe stretta con forza, fino a
farle mancare il
respiro, avrebbe riso sfacciatamente alle sue preoccupazioni, le avrebbe fatte dissolvere come neve
al sole.
Persa nei suoi pensieri, non riuscì a fermare l'immagine che
attraversò la sua mente.
Jaime prigioniero, incatenato, torturato per il suo essere un
Lannister,
per i suoi peccati.
Crimini di cui anche lei si era identicamente, insolubilmente
macchiata.
Eppure in quella cella, lontano dalla luce del sole, lontano dalla sua
casa,
dai suoi figli, lontano da lei, Jaime era solo.
Le bastava chiudere gli occhi per rivederlo, le bastava posare lo
sguardo sui
luoghi in cui avevano vissuto assieme per sentire assieme al calore
dell’estate
e al respiro del vento il suo odore.
A stento riusciva a sostenere il suo sguardo allo specchio: con troppa
facilità
il riflesso della sua persona le rimandava l’immagine di suo
fratello, il suo
corpo asciutto, le spalle ampie, la
morbidezza
dei suoi capelli, la piega strafottente del suo sorriso.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma Cersei Lannister aveva paura.
Paura che non avrebbe mai più avuto la
possibilità di toccare quel viso che
conosceva meglio del proprio, quel corpo inciso tanto vividamente nella
sua
memoria.
Che lui fosse morto.
Nonostante l’aria di quella alba fosse ancora permeata del
calore dell’estate,
venne scossa da un improvviso brivido di freddo, un sussulto.
Delle lacrime, lente e bollenti, scivolarono attraverso le sue palpebre
serrate, percorrendo la linea dei suoi zigomi, perdendosi nelle sue
labbra.
Immediatamente le sue mani scattarono a coprirle il viso.
Asciugò con un movimento stizzito, feroce quei segni di
debolezza.
Era la regina dei Sette Regni, una Lannister di Castel Granito.
Nella sua vita non c’era spazio per i rimpianti, i rimorsi,
le paure.
Si sarebbe spezzata pur di non piegarsi e non avrebbe esitato, mai.
Ed era consapevole del fatto che Jaime avrebbe fatto lo
stesso.
Volevo
precisare che, avendo appena terminato il sesto
libro della saga, non ho ancora avuto modo di leggere nessun capitolo
dal punto
di vista di Cersei.. spero di non essere stata troppo OC
>.< solo che
(dopo aver ricevuto mentre giravo ignara e spensierata per il web lo
spolier
più catastroficamente inaspettato su Jaime – se
ora come ora mi capitasse
Martin tra le mani, non ho idea di cosa gli tirerei contro D: ) ho
sentito come
il bisogno di pubblicare questa one-shot.
So di averlo già detto nell'altra ff che ho pubblicato su di loro, ma trattandosi di un opinione
così non “facilmente
condivisibile” preferisco spiegare bene le mie opinioni a
riguardo: personalmente trovo che i gemelli Lannister siano personaggi
straordinariamente
carismatici, conturbanti.
Mi ha sorpresa il modo in cui la mia opinione di loro sia cambiata nel
corso
della storia, facendomi arrivare a considerare l’amore che li
unisce come uno
dei sentimenti più puri, indissolubili dell’intera
saga.
D’altronde uno degli elementi della storia che mi ha
maggiormente colpita è il
fatto che ogni persona, ogni avvenimento racchiuso in essa venga
continuamente
messo in discussione, osservato attraverso decine di occhi diversi a
cui
corrispondono spesso interessi e sentimenti totalmente contrastanti gli
uni
dagli altri.
Non esiste nessuna divisione netta tra bene e male, tra ciò
che è condannabile
e ciò che invece dovrebbe essere considerato corretto: all’inizio la relazione incestuosa dei due
gemelli mi era parsa una
depravazione, qualcosa di profondamente sbagliato. E invece, mano a
mano che
vado avanti con la lettura della storia, ai miei occhi Jaime e Cersei,
alteri e
gelidi come granito, orgogliosi e impulsivi come leoni, appaiono sempre
più
come personaggi che, difronte a determinate situazioni, hanno fatto
scelte che
a loro devono esser parse come naturali, non riuscendo semplicemente a
comprendere come mai l’amore assoluto che li lega
l’uno all’altra possa essere
giudicato un atto peccaminoso.
Credo che l’evolversi dei loro sentimenti sia stato dovuto a
un bisogno
ancestrale di ritornare a sentirsi come un unico essere, di annullare
tutte le
differenze di quell’unica persona, divisa per un beffardo
scherzo del destino
in due corpi, due facce della stessa medaglia.