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Autore: GreMisia    10/04/2013    5 recensioni
"Al di là di quello che poteva pensare Louis, gli piaceva veramente quel posto quasi irreale, pieno di calma e tranquillità, dove l’unico rumore era composto dal frusciare insistente della pagine e ogni angolo profumava di carta nuova, vecchia, stampata, di libri insomma.
Gli piaceva soprattutto ritrovarcisi a quell’ora di quelle giornate piovose; quando ormai non c’era quasi nessuno, le poche persone presenti erano completamente prese e chine sui lunghi banchi di noce scura, immersi in quello che stavano facendo, le luci giallastre erano già accese e ricreavano un ambiente caldo e in contrasto con l’oscurità gelida che aveva appena abbandonato all’esterno.
La cosa però che gli piaceva in assoluto in quella biblioteca scoperta per caso, grande sì ma non come quella principale della città, era un’altra."
Nautalmente _ Zarry; sono curiosa di sapere cosa ne pensate, una delle mie solite stramberie ;)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Yin and Yang 








Era un pomeriggio scuro e nuvoloso.
Nubi minacciose e nere passavano veloci nel cielo e si poteva  quasi percepire l’odore della pioggia imminente; Harry guardava incuriosito all’insù, i grandi occhi verdi e liquidi che scrutavano preoccupati l’etere,  in attesa di una goccia.
Si strinse istintivamente nel giacchetto di stoffa scuro e si spettinò preoccupato per l’incolumità dei suoi capelli, decidendosi poi, a proseguire per la sua strada.
La gente camminava tranquilla avvolta in quella strana atmosfera, alcuni già muniti di ombrello in mano: persone molto previdenti a differenza sua, che sicuramente da qui alla fine della giornata, avrebbe finito per bagnarsi tutto.
 
La vibrazione del suo cellulare nella tasca posteriore dei jeans, attirò la sua attenzione, mentre attraversava velocemente le strisce immerse nel traffico di Londra.
Il nome di Louis, il suo migliore amico nonché coinquilino, lampeggiava sullo schermo.
 
“Pronto?”
“Hey ? Dove sei? Ancora a lezione?”
Harry scosse la testa distratto come se Louis potesse vederlo, poi ricordandosi che in realtà aveva un telefono in mano rispose.
“No, ho appena finito in realtà…”
“perfetto!” esclamò l’altro pimpante“ muovi il tuo culo e vieni alle prove!”
 
Louis suonava il basso  in un gruppo Indie-Rock, insieme ad altri loro amici e ad Harry faceva molto piacere andare ad assistere alle prove, che avvenivano in un vecchio stanzino abbandonato.
Era piuttosto divertente andarci: di solito si posizionava su un malconcio divano ammuffito, smangiucchiando qualche patatina che Niall , il chitarrista, portava in quantità industriali e si perdeva ad ascoltarli.
Non erano niente male e qualche volta aveva anche partecipato facendo il coro insieme a Liam, il cantante, ma per quel pomeriggio aveva ben altro in testa.
 
“Mi dispiace Lou, sto andando in biblioteca a studiare e…”
“Harry…” sentì la sua voce sconsolata.
 
Sapeva cosa stava pensando, era patetico, lo sapeva benissimo da solo e ora che era proprio davanti al mastodontico edificio ci si sentiva ancora di più.
 
“lo so…”
“E’ un mese che continui ad andarci tutti i pomeriggi, tutti i giorni, io capisco lo studio ma sappiamo tutte e due che…”
 
Lo studio?
Ma per favore...
 
“ sono malato…”
“sei uno stalker …”
Harry si lasciò scappare una risata fresca, coinvolgendo anche l’altro dall’altra parte della linea.
“ quando ti deciderai a fare…”
“shhhh” lo bloccò subito l’altro “ non voglio pensarci!”
 
La realtà era che andava bene, era bello così, senza nessun motivo, senza nessun perché…
perché avrebbe dovuto fare qualcosa?
 
Entrò a passo felpato, spingendo l’enorme porta in legno massiccio, sentendosi già immerso in quell’atmosfera avvolgente di silenzio e concentrazione, non volava una mosca,il tempo sembrava come bloccato.
Al di là di quello che poteva pensare Louis, gli piaceva veramente quel posto quasi irreale, pieno di calma e tranquillità, dove l’unico rumore era composto dal frusciare insistente della pagine e ogni angolo profumava di carta nuova, vecchia, stampata, di libri insomma.
Gli piaceva soprattutto ritrovarcisi a quell’ora di quelle giornate piovose; quando ormai non c’era quasi nessuno, le poche persone presenti erano completamente prese e chine sui lunghi banchi di noce scura, immersi in quello che stavano facendo,  le luci giallastre erano già accese e ricreavano un ambiente caldo e in contrasto con l’oscurità gelida che aveva appena abbandonato all’esterno.
La cosa però che gli piaceva in assoluto in quella biblioteca scoperta per caso, grande sì ma non come quella principale della città, era un’altra.
Harry appoggiò la borsa gonfia di libri, cercando di non fare rumore, sul tavolo che era solito occupare, quello vicino al grande finestrone. 
Iniziò a togliere il giacchetto e la sciarpa e sedendosi tirò fuori il materiale necessario per studiare.
Studiare, si…  Era molto stanco però, dopo un’intera giornata di lezioni, afferrando la matita smangiucchiata iniziò a giocherellarci e si abbandonò dolcemente sulla sedia, lasciando cadere a peso morto un braccio lungo il fianco.
 
Eccola lì… lo cosa che gli piaceva di più.
 
In fondo all’enorme sala c’era un lungo bancone, dietro il quale stava un ragazzo il cui compito sicuramente era quello di gestire la biblioteca.
La prima volta che Harry era entrato nell’edificio non ci aveva fatto caso perché era un po’ nascosto, infatti si era subito chiesto dove fosse la solita vecchia signora occhialuta tipica delle biblioteche, pronta a rispondere ad ogni richiesta e a bacchettare al minimo rumore, ma poi sedendosi su quello che era diventato il suo posto preferito l’aveva visto.
 
Folti capelli neri, tutti spettinati e domati un po’qua  e un po’ là con del gel, gli ricadevano sulla fronte dandogli l’aspetto di un gattino bagnato.
La pelle era lievemente scura, Harry avrebbe potuto dire che non era inglese, o per lo meno non aveva origini inglesi e ciò lo rendeva ancora più bello e misterioso.
Il suo viso era praticamente perfetto: gli occhi più grandi e intensi che avesse mai visto di un profondo  color nocciola e nascosti da degli enormi occhiali con una montatura spessa e nera, con delle ciglia lunghissime, un naso dritto e senza difetti, delle labbra carnose.
Era rimasto completamente incantato dal suo aspetto.
Non era mai riuscito a vedere altro, dal momento che il ragazzo se ne stava sempre dietro quell’enorme bancone, ma da quel poco di vestiti che intravedeva poteva quasi intuire che  era solito vestirsi largo.
Portava sempre delle enormi cuffie alle orecchie che sicuramente teneva a volume basso per non disturbare la quiete circostante.
Era veramente divertente stare lì ad osservare il modo in cui dondolava dolcemente la testa al ritmo di quella musica immaginaria e a volte chiudeva leggermente le palpebre, dalle ciglia così lunghe  che sembravano quasi accarezzargli i zigomi alti.
 
Harry sospirò…
 
Era un asino senza speranza.
 
Era un mese che continuava ad andare lì solo per osservarlo, iniziava a non sentirsi più  tanto normale sul serio.
Aveva imparato a memoria ogni piccolo movimento e particolare di quel ragazzo sconosciuto.
Il vizio di torturarsi le unghie con i denti soprattutto quella del pollice, di grattarsi la testa quando doveva controllare qualcosa al computer, ma la cosa che preferiva in assoluto era quando una persona gli si avvicinava per riconsegnargli un libro e lui l’accoglieva con quella simpatica voce nasale e poi, una volta riportato  sul  grande registro e sul computer quello che doveva appuntare, passava il tempo seguente a leggere quel libro, qualsiasi libro gli fosse stato restituito.
All’inizio l’aveva trovata una cosa veramente stupida: che senso aveva leggere il libro scelto da un’altra persona?
Poi aveva iniziato a costruirci  mille storie sopra.
Probabilmente non avendo niente da fare, il ragazzo dagli occhi grandi, voleva solo passare del tempo e con quel libro gli si presentava l’occasione: quella era la spiegazione più logica e  razionale.
Si aggiungeva anche quella più sognatrice e irrazionale, quella che di solito tende a idealizzare le persone, come effettivamente Harry stava facendo dal primo giorno con lui e gli diceva che leggeva quei libri perché era un modo per conoscere la gente che circolava in quella biblioteca.
Quel caldo sorriso con cui accoglieva i libri lo aveva indotto a pensare che non era lì per passare il tempo, che veramente fosse interessato ai gusti della gente, e alle mille parole inchiostrate che quel posto racchiudeva.
 
Rimaneva comunque il fatto che Harry in quella biblioteca era un pesce fuor d’acqua.
Non che non amasse la lettura, per niente ogni tanto comprava dei libri e quando non aveva niente di meglio da fare gli piaceva anche aprirli, ma non era esattamente uno di quei divoratori di pagine.
Era semplicemente un ragazzo normale.
Ok, non proprio normalissimo, un po’ pazzo.
Gli piaceva divertirsi, frequentare le feste, la musica era uno dei suoi maggiori interessi, stare con gli amici…
Non era sicuramente un tipo intellettuale, però era finita lì.
E non era sicuramente abituato a stare un mese a fissare una persona senza fare niente.
Era abituato ad avere brevi storie, a cui sinceramente non era nemmeno interessato, ma era rimasto totalmente ammaliato da quella strana figura.
Louis continuava a prenderlo in giro per questo, dicendo che prima o poi gli sarebbe passata e che tutto sarebbe tornato alla normalità, ma Harry sentiva dentro di sé che non era così questa volta.
Gli piaceva anche solo guardarlo e fantasticare su di lui:  non era affatto normale.
Il ragazzo misterioso non aveva mai ricambiato il suo sguardo e questo per Harry era nuovo.
 
Era veramente solo un misero asino.
 
 
Lanciò uno sguardo all’orologio al polso, si era fatto veramente tardi e fuori, come aveva previsto, pioveva a dirotto.
Sospirò di nuovo, il ragazzo misterioso aveva lo sguardo puntato sul computer, gli enormi occhiali da vista  riflettevano lo schermo.
Si alzò per sgranchirsi le gambe e stirare le braccia, pronto per andarsene, lanciando un’occhiata distratta verso le  lunghe file di libri intorno …
E se ne avesse preso uno?
Un mese e non gli era mai balenato in testa di prendersi un libro, non ci era abituato, ma forse poteva essere l’unico modo per avvicinarsi senza rompere l’atmosfera.
Iniziò a girellare in cerca di qualcosa che lo ispirasse.
Se veramente il ragazzo leggeva le persone attraverso quelle pagine, doveva prendere qualcosa che lo rappresentasse…  praticamente un libro molto, molto stupido.
Harry scosse la testa inconsciamente, no! Doveva lasciarsi guidare dall’istinto, lasciò vagare le grandi mani dalle dita lunghe tra le svariate copertine leggendo qualche titolo.
 
Forse dove leggere anche la trama? Probabilmente si…
 
Sicuramente, non avrebbe preso un mattone, no, assolutamente da escludere e nemmeno un vecchio ciarpame noioso.
Ci voleva qualcosa di coinvolgente… non poesia, non faceva per lui troppo enigmatica; qualcosa di moderno, ma non troppo moderno, qualcosa di fresco e … trovato!
Le labbra a cuore si distesero in un largo e trionfante sorriso: aveva trovato il suo libro, ne aveva sentito parlare e leggendo il retro era fatto apposta per lui.
 
“Jack Kerouac,  sulla strada, eh?” chiese il ragazzo misterioso con la sua bellissima voce nasale, alzando un sopracciglio incuriosito verso di lui e squadrandolo con quegli enormi fanali dalla testa ai piedi.
 
Harry si sentì piccolo, piccolo, avvertì le guance imporporarsi leggermente, ma cercò di non farci caso e annuì come risposta.
“ok” disse l’altro quasi svogliato, girò il registro verso di lui con una mosse veloce, quasi grezza, poi iniziò a rivolgersi al computer muovendo velocemente le dita sulla tastiera e spostando il mouse .
 
Da vicino era ancora più bello, così perfetto da sembrare irreale e quei modi piuttosto rudi lo rendevano ancora più affascinante; dire che si sentiva una ragazzina nel fior fiore della sua adolescenza è dire poco… avrebbe voluto scomparire soltanto per quei pensieri.
 
“Nome?” la voce nasale lo richiamò alla realtà.
“come scusa?” chiese cadendo dalle nuvole.
“Ho detto nome…” ribatté seccato il ragazzo per doversi ripetere.
“Harry Styles …”
il battere della tastiera seguì frenetico le sue parole.
“Data?”
“ il primo febbraio, 1994” i grandi occhi nocciola, vagarono velocemente su di lui in una rapida radiografia e poi tornarono a guardare lo schermo.
“ho bisogno di un indirizzo e di un numero di telefono” disse, poi, in modo distratto.
Harry gli avrebbe dato qualsiasi cosa di cui avesse avuto  bisogno, soprattutto il suo numero di telefono.
O per lo meno a partire da quello, poi si vedrà…
“Bene” disse soddisfatto, dopo aver  ricevuto tutti i dati che gli servivano e aver segnato il codice e il titolo del libro; “ ho bisogno che tu metta una firma qui” indicò l’enorme registro e gli passò una penna nera.
“ dovrai riportarmi il libro entro un mese” specificò guardandolo in modo severo.
 
Harry avrebbe voluto gridare.
Un mese?
E chi diavolo leggeva un libro entro un mese?
 
Annuì e afferrò il libro, cercando di non far vedere il lieve brivido che lo percorse quando  sfiorò accidentalmente le sue dita.
 
 
 
 
“ti ho già detto che sei senza speranza?”
Harry sbuffò.
Si, era la terza volta che glie lo diceva e quel suo strimpellare silenzioso le corde del basso, stava infastidendo la sua assoluta concentrazione nella lettura.
 
 
Il libro che aveva preso non era niente male.
Appena tornato a casa aveva iniziato a leggerlo e a distanza di giorni, aldilà delle sue aspettative, si era ritrovato preso, coinvolto dalla trama e non era riuscito a staccarsi, appena aveva avuto un momento libero.
Era davvero un fatto anomalo,  probabilmente quello strano ragazzo anche solo platonicamente aveva avuto una strana influenza su di lui ?
O forse senza saperlo gli piaceva sul serio leggere…
No, era molto più probabile che aveva fatto una buona scelta e la perfezione fisica del ragazzo misterioso, sicuramente era stata  una buona spinta verso la cultura.
“Sulla strada”, era ambientato negli anni ’40 e parlava principalmente del movimento giovanile della Beat Generation, movimento che aveva sempre attratto Harry.
I personaggi erano avvincenti, freschi e realistici dal momento che il romanzo era autobiografico.
Si, gli piaceva proprio quel libro.
 
“Si” rispose secco, Harry, gettando un occhiataccia al suo migliore amico.
“Bè, te lo ripeto” disse Louis, posando da una parte il basso e andando a sedersi vicino a lui sul divano soffice “ sei senza speranza”.
“Insomma Lou!” sbottò, chiudendo il libro e incrociando le braccia.
“Povero piccolo Haz in amore” lo canzonò l’altro “ credi veramente che leggere un libro e andare tutti i santi giorni in biblioteca, a sbattere i tuoi occhioni da Bambi che ha scoperto le gioie della primavera,  ti aiuterà?”
“punto primo, non sono in amore” precisò, dandogli una spinta, facendolo quasi cadere “ punto secondo, vado a studiare”
“oh si certo…” borbottò l’altro.
“e punto terzo, nessuno ha chiesto il tuo parere!” disse, alzandosi e andando in cucina a preparare del tè.
“Sto cercando di dire” tentò di continuare l’altro, arrampicandosi sulla poltrona e seguendolo con i vispi occhi blu.
“non ti sforzare, per favore” sbuffò, mentre accendeva il gas e metteva a bollire l’acqua.
“non è da te… dovresti chiedergli di uscire” disse.
Harry si girò, appoggiandosi al bancone della cucina, un po’ seccato “ti ho già detto che non lo farò”
“dovresti” disse sorridendogli.
Sbuffò di nuovo e si mise a cercare lo zucchero e il latte.
Louis si alzò e ridacchiando, lo abbracciò da dietro affettuosamente “ anche per me?” chiese indicando il tè.
“non te lo meriti…”
“Haz , sabato io e i ragazzi abbiamo un concerto al solito pub… pensaci, no?”
 
 
E ci aveva pensato.
Forse anche troppo, nonostante si era ripromesso di non farlo.
Si trovava di fronte a un bivio, che aveva deciso di non prendere nemmeno in considerazione, ma adesso per colpa di quel rompiscatole del suo migliore amico, lo stava facendo: fare una mossa e perdere la faccia o non farla e rimanere nel dubbio.
La prima lo avrebbe sprofondato nell’imbarazzo e gli avrebbe impedito, da qui alla fine dei suoi giorni,
l’ ingresso in quella biblioteca a meno che non si fosse riscoperto così masochista e stupido, da voler poi continuare ad andarci soltanto per essere deriso.
La seconda lo lasciava lì, in mezzo alla nebbia dei perché e dei se; la strada che voleva sin dall’inizio, ma allo stesso tempo si rivelava comunque un bel peso da portare, che passando il tempo sarebbe aumentato sempre di più  e i castelli in aria che si era costruito gli avrebbero inebriato il cervello.
Una strada piuttosto da sedicenne, più che da vent’enne qual’era.
 
Optò per la prima.
 
 
Ed era proprio per questa scelta che si trovava di nuovo lì : solito posto, solita ora e incredibilmente, il libro completamente letto, di cui aveva assaporato ogni pagina, appoggiato sul tavolo di noce accanto a lui.
Le dita tamburellavano un ritmo frenetico sulla superficie e gli occhi verdi cercavano una risposta attraverso la figura del ragazzo impegnato  a  leggere qualche metro più in là.
Prese un respiro profondo, lanciò uno sguardo fuori dall’enorme finestrone, le nuvole erano rossastre intinte in un caldo tramonto.
Strappò un pezzo di carta dal blocco degli appunti aperto inutilmente di fronte a lui e tirò fuori una penna blu dall’astuccio.
 
C’era quella frase, quella frase lì…
Aprì il libro e iniziò a copiare.
 
“A quel tempo danzavano per le strade come pazzi e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno “Oooooh!”
 
Ore 11:30, Duffy club.

 
 
Chissà se avrebbe colto il suo desiderio, la sua voglia di comprendere se quello che si era idealizzato, se l’idea che si era fatto di lui, era reale oppure no.
Sapeva che sarebbe passato da maniaco, ma al contrario se veramente il ragazzo era profondo come i grandi occhi che si ritrovava, probabilmente avrebbe fatto centro.
Un po’ più piccolo sotto aggiunse il suo numero di telefono e firmò.
 
Un altro respiro e infilò il bigliettino di carta in mezzo alle pagine del libro, sperando che come sempre il ragazzo una volta riconsegnato lo avrebbe letto.
Lanciò uno sguardo all’edificio,  l’ultima volta che metteva piede lì dentro dal momento che tra pochi minuti avrebbe perso la faccia.
 
 
Harry deglutì e consegnò il libro.
Il moro gli lanciò uno sguardo distratto e appuntò sul registro la data di riconsegna.
Non dissero una parola.
Cercò di filarsela il più velocemente possibile,  non voleva assolutamente vedere se accidentalmente avesse aperto il libro nel mezzo e il bigliettino fosse scivolato proprio lì…
 
 
 
“insomma ce l’hai fatta” disse Louis, mentre cercava di battere Niall a FIFA, cosa praticamente impossibile.
“si..” ammise, togliendosi il giacchetto e buttandosi a corpo morto sulla poltrona accanto a Liam, preso ad osservare la partita.
“stai parlando dell’enorme cotta di Harry per quel tizio?” chiese il biondo irlandese senza staccare gli occhi blu dallo schermo.
“LOUIS!” protestò Harry, alzandosi sulla schiena “Come fa Niall a saperlo?”
“a dire la verità anche io lo so” disse Liam facendo spallucce.
“Ragazzi state per perdere il vostro bassista…” disse a denti stretti e  buttandosi sopra il suo migliore amico, iniziando a punzecchiarlo.
“Ho vintooo!” esclamò il biondo dando un sonoro cinque a Liam.
“Sei veramente un coglione! Guarda che hai fatto!” disse il più grande suonando vagamente disperato.
“ avrebbe vinto lo stesso” ribatté acido.
Louis iniziò a spettinargli tutti i capelli, mentre l’altro cercava di tirargli su le mutande dai pantaloni.
“su su ragazzi!” Liam si alzò e tirando Louis per un braccio, lo riportò tranquillo sul divano.
Harry poté scorgere del rossore sulle guancie del suo migliore amico, ma non disse niente.
“Glie lo hai detto del concerto?” chiese poi.
“Si, più o meno…  gli ho solo lasciato il mio numero di telefono”
“Harry è dopo domani che cosa farai se non…”
“oh, non importa a vedere voi perdenti ci verrò comunque” disse buttandosi sopra Liam e Louis, seguito poi da Niall.
 
 
 
In quei due miseri giorni Harry non abbandonò mai il telefono: ma non squillò.
Naturalmente non aveva pensato di ritornare in biblioteca, aveva lottato con la voglia di capire se il messaggio era arrivato al destinatario, ma si impose di resistere.
Avrebbe avuto tutte le sue risposte la sera del concerto.
 
 
“che ne dici?” chiese Louis spuntando dalla sua stanza e mostrando due eccentriche  paglia di bretelle, uno a pois e l’altra a righe.
Harry alzò lo sguardo dal computer distratto e indicò quello a righe gialle e arancioni, poi lo seguì in camera.
“ti stai già preparando?” chiese appoggiandosi allo stipite della porta, notando l’altro indaffarato.
“Si, lo sai, dobbiamo essere là prima per il soundcheck;  Niall ci aspetta direttamente al pub con Josh e tra poco dovrebbe passare a prendermi Liam”.
 Già, mancava veramente qualche ora al concerto…
Harry incrociò le braccia e  alzò un sopracciglio, un sorriso malizioso sulle labbra.
“falla finita” disse minaccioso il più grande.
“mi inviterete alle nozze?”
“di cosa stai parlando?” chiese, mentre cercava di dare un verso alla frangetta castana.
“ Tu e Liam” disse l’altro ridacchiando.
Louis lanciò uno sguardo affilato al riccio e poi tornò a concentrarsi sulla sua immagine riflessa nello specchio “piantala” ribatté acido.
“ andiamo Lou!” disse, andandosi a sedere sul suo letto emettendo un sonoro puff! “ se non mi scegli come testimone mi offendo!”
“ti ho detto di piantarla!” disse l’altro, buttandosi anche lui sul letto, sopra il lungo  corpo del suo amico.
Harry lo imprigionò cercando di stritolarlo, poi allentò la presa e lo strinse in un abbraccio.
“Sei agitato?” chiese.
“sicuramente meno di te… nessuna notizia?”
“No” sospirò “niente…” Louis intrecciò le gambe con le sue e sporgendosi un po’, gli accarezzò affettuosamente la testa “Non importa, ci ho comunque provato giusto?”
“giusto” annuì l’altro.
 
 
 
Era quasi mezzanotte, il pub era veramente affollato: mai sottovalutare le potenzialità sociali di Niall Horan.
 
Dopo aver fatto una doccia e optato per un semplice abbigliamento composto da stretti jeans blu, una tranquilla maglietta bianca a maniche corte e una giacca grigio scuro sportiva, era montato in macchina.
Appena arrivato era stato accolto calorosamente dai suoi amici e insieme avevano ordinato una birra che era magicamente finita in un batter d’occhio.
Non aveva avuto il coraggio di chiedere a Niall a quale numero di pinte fosse arrivato, visto che erano lì dal pomeriggio;  Louis, Liam  e Josh sembravano piuttosto tranquilli e pronti per la serata.
Avevano riso e parlato insieme aspettando che li chiamassero per suonare, poi Harry avrebbe occupato il posto sullo sgabello vicino al bancone che aveva già preso di mira.
E adesso che erano sopra il palco ad accordare gli strumenti, la gola era tornata nuovamente secca e la sete, nonché la voglia di alcool, necessitava di essere placata.
“Una birra media doppio malto chiara” disse al barista, appoggiandosi al bancone.
“Per me una scura” disse una voce nasale.
Harry si girò di scatto,  alla sua destra seduto sullo sgabello che doveva essere suo, c’era il ragazzo misterioso.
Cercò di non spalancare la bocca per non risultare idiota, ma era una visione veramente disarmante.
Non portava gli occhiali e cosa che non avrebbe ritenuto impossibile, i suoi occhi e le sue ciglia sembravano ancora più grandi e ancora più lunghe.
I capelli erano stati tirati su in un ciuffo con del gel, aveva un giacchetto di pelle nera, dei stretti jeans neri  e una maglietta blu accesa;  sicuramente non quel look largo e trasandato che si era immaginato per lui.
Dalla manica del giacchetto si poteva intravedere una piccola macchia di inchiostro nero, segnale che sotto il tessuto si nascondeva un tatuaggio e adesso che ci faceva caso, sembrava averne uno anche dietro al collo e sulle clavicole.
Davvero molto, molto interessante.
Non sapendo cosa fare,  fece finta di nulla e rivolse lo sguardo verso il palco; se lo avesse salutato non avrebbe avuto senso, perché non lo conosceva e non era nemmeno sicuro che avesse trovato quel ridicolo biglietto.
Harry Styles non sapeva cosa fare.
Erano mani sudate quelle o la condensa del boccale di birra?
Ad un certo punto sentì qualcuno strattonargli la giacca.
Si girò dalla parte dove era seduto l’altro ragazzo e si accorse che aveva lo sguardo anche lui verso il palco, ma una mano era tesa e teneva fra le dita un pezzo di carta stropicciato.
Poi i grandi occhi color miele, per la prima volta, si rivolsero verso di lui e un sorriso sinistro si dipinse sulle labbra piene.
 
Avrebbe voluto sprofondare, era il suo biglietto, se non altro l’aveva trovato…
Harry abbassò la testa, grattandosi il collo .
“Zayn” la voce nasale disse e gli tese una mano rintascando il biglietto.
La strinse, avrebbe voluto dire Harry, ma non ce n’era veramente bisogno.
“Non sono niente male” disse indicando con il naso verso il palco.
Harry sorrise “No, affatto”.
“Li conosci?”
Annuì, mandando giù un sorso di birra “sono tutti miei amici e il bassista è il mio coinquilino”
Zayn appoggiò il boccale sul bancone e fece schioccare le labbra umide “il biondo frequenta la mia facoltà”.
“Niall?” chiese Harry sorpreso.
“ si, ci ho parlato una volta, solo che facciamo due corsi diversi”.
C’era d’aspettarselo, poteva non conoscere Niall?
“che cosa studi?” chiese curioso.
“letteratura, ovviamente…” di nuovo quel sorriso sinistro stampato in faccia “ lavoro in biblioteca per raccogliere dei crediti extra, tu?”
“economia…”
La situazione era piuttosto imbarazzante, Harry non sapeva veramente che altro dire.
Avrebbe voluto sapere mille cose di Zayn,da dove veniva, cosa gli piacesse fare, se aveva fratelli o sorelle, cosa odiava, cosa amava, ma non riusciva veramente a trovare il modo.
Zayn non sembrava per niente quel tipo calmo, tranquillo e bonario che si era immaginato, piuttosto sembrava irrequieto, introverso ma allo stesso tempo affascinante.
 
Si creò un silenzio pesante tra loro che venne interrotto, quasi subito dal moro :
“ perché mi hai invitato qui?”
E adesso cosa avrebbe risposto?
Non era forse ovvio?
Forse aveva sbagliato ad agire in quel modo avventato, senza tentare nemmeno di parlarci in biblioteca.
“perché sei venuto?” chiese ricambiando il suo sguardo.
Zayn sorrise, aprì bocca ma fu interrotto da un sudato Louis che buttò le braccia al collo del riccio.
“Hey!”
 
 
Harry avrebbe voluto ucciderlo.
 
“abbiamo una pausa!” disse ordinando una birra, seguito dagli altri tre, puntando poi gli occhi verso il moro seduto accanto al suo amico e poi di nuovo verso Harry.
Harry annuì.
“Louis!” disse entusiasta porgendo la mano al moro che ricambiò “Liam, Niall e Josh” disse poi indicando i suoi compagni di band.
“noi ci conosciamo già”specificò il biondo, le guance arrossate e la fronte sudata.
“bè sarà ora che torniamo sul palco” disse Liam tirando per un braccio Louis, seguito nuovamente dagli altri e facendo un dolce sorriso ad Harry.
 
“scusali…” disse il riccio appoggiando il boccale di birra ormai vuoto sul bancone.
Zayn scosse la testa e tornò a guardare verso la folla.
Harry prese un profondo respiro “cosa stavi per dire?”
Non rispose subito, poi si volto a guardarlo “ che sei una persona interessante”.
Sorrise e gli uscì un banale “anche tu”.
“lo so, sennò non passeresti a fissarmi tutto il giorno” disse sorridendo “a dire la verità non ero sicuro se venire, ma poi ho cambiato idea…”
Harry sentì una strana stretta al cuore.
“perché?”
“sai.. non sono un tipo molto socievole, non mi piacciono i luoghi affollati, ma se non fossi venuto, tu avresti smesso di venire in biblioteca”disse.
Harry sentì quella stretta liberarsi: allora non era l’unico stalker qui?
“Ho bisogno di fumare una sigaretta” disse, poi, il moro alzandosi dallo sgabello e procedendo verso l’uscita.
“vengo con te” si sentì dire.
 
 
Erano su un vicolo scuro, non sapeva nemmeno lui come ci erano finiti, ciò di cui era sicuro erano le labbra calde e piene di Zayn premute contro le sue, la sua lingua che si faceva spazio nella sua bocca e le loro dita dalle punte congelate intrecciate.
 
“ pensavo che non me lo avresti mai chiesto” disse ad un certo punto l’altro, riprendendo fiato.
Harry sorrise inebriandosi del suo forte profumo “ mi ci è voluto un po’ di tempo… non pensavo che tu..” si fermò e tornò a baciarlo stringendogli un fianco da sotto il giacchetto di pelle.
Baciare Zayn, perché sì, adesso aveva anche un nome, era una cosa che non aveva assolutamente previsto e gli piaceva.
“ comunque bella frase…” sussurrò l’altro senza staccare le labbra morbide.
Harry sorrise.
 
 
 
 Ormai a casa, nel calore del suo letto, non era affatto sicuro di quello che era successo.
Avrebbe voluto avere Louis per potergli raccontare l’accaduto, di modo che così gli sarebbe sembrato più reale, ma non era ancora rientrato.
All’improvviso vibrò il telefono.
Un messaggio di un numero che non aveva salvato.
 
Zayn.
 
Aveva scritto solamente il suo nome ma bastò a Harry per addormentarsi.
 
 
Harry tornò in biblioteca pochi giorni dopo, lasciò il suo posto vicino al finestrone e accostò una sedia al bancone del bibliotecario.
Divenne un’abitudine, scoprì tante cose di Zayn che non avrebbe mai detto.
Zayn aveva origini pakistane, era un amante delle arti in generale, oltre alla letteratura adorava il disegno e la fotografia.
Era nato a Bradford,aveva un anno più di lui, aveva due sorelle, amava sua madre.
Era un tipo taciturno, ma quando parlava non aveva mezzi termini.
Gli piaceva la musica in particolare l’R&B e non sopportava l’indie.
Le sue giornate preferite erano quelle in cui si ritrovava in casa da solo, sul divano accoccolato in una coperta in compagnia di una fumante tazza di tè.
Un po’ l’opposto di Harry.
Era veramente eccitante, strano ma eccitante.
Strano perché da quella volta nel vicolo non era più successo niente e nonostante morisse dalla voglia di toccarlo e riassaggiare quelle labbra, non aveva per niente fretta e adorava ascoltare le sue storia, la sua storia.
 
“Tieni” disse un giorno allungando le mani scure e sorridendo.
Harry guardò incuriosito il libro che gli tendeva Zayn dal lungo bancone di legno.
“cos’è?”
“bè… tu sei il Kerouac della situazione, io sono più Christopher McCandless…” disse.
Un grande titolo riportava a lettere cubitali: Nelle terre estreme di John Krakauer;  Harry continuava a non capire.
“Mai sentito parlare di Into the Wild ? “ chiese ridacchiando.
“il film? Si…” disse incerto.
“questo è il libro, poi viene il film” spiegò, come se avesse un bambino di cinque anni davanti.
“oh…” si lasciò sfuggire iniziando ad aprirlo, ma venne subito fermato.
“aprilo a casa” disse arrossendo e evitando il suo sguardo.
 
 
Christopher McCandless era un viaggiatore , un nomade, che aveva deciso di lasciare tutto e tutti per esplorare l’ovest degli Stati Uniti e raggiungere l’Alaska,il tutto per vivere in solitudine e anelare a una vita incontaminata dalla presenza umana.
 
Alla fine del libro Harry deglutì.
Un senso di inquietudine si era impossessato di lui, sin dalle prime parole.
Christopher non aveva niente a che fare con il suo modo di vivere, ma lo comprendeva.
Zayn, da quello che aveva capito, era l’esatta copia.
Ridacchiò, erano veramente opposti.
Una piccola e fine scrittura, delineata con della penna nera sul bordo dell’ultima pagina, richiamò la sua attenzione.
 
 
“C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Se vuoi avere di più dalla vita devi liberarti della tua inclinazione alla sicurezza monotona e adottare uno stile più movimentato che al principio ti sembrerà folle, ma non appena ti ci sarai abituato, ne assaporerai il pieno significato e l'incredibile bellezza...
Non fissarti in un posto, muoviti, sii nomade, conquistati ogni giorno un nuovo orizzonte. Ti sbagli se credi che la gioia derivi soltanto o principalmente dalle relazioni umane. Il signore l'ha disposta intorno a noi e in tutto ciò che possiamo sperimentare. Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale.
La mia opinione è che non hai bisogno né di me né di nessun altro per portare questa gioia nella tua vita. È semplicemente lì che ti aspetta, che aspetta di essere afferrata, e tutto quello che devi fare e tendere la mano per prenderla...
Vedrai cose, conoscerai gente e ti insegneranno molto. Dovrai farlo in regime di economia, niente motel, preparati il mangiare da solo e, come regola generale, spendi il meno possibile, perché così ti ritroverai ad apprezzare immensamente ogni cosa.
Non esitare o indugiare in scuse. Prendi e vai. Sarai felice di averlo fatto.”

 
Il libro puoi tenerlo è mio… (non avrei mai macchiato un libro della biblioteca)
 
 
Harry ridacchiò, in effetti non l’aveva nemmeno registrato quando l’aveva preso.
 
 
Domenica ore 16:00  al parco vicino alla biblioteca.
Zayn

 
 
Si ritrovò a sorridere come un cretino davanti a quelle pagine, che gli erano sembrate estremamente consumate e adesso sapeva anche perché: Zayn l’aveva riletto chissà quante volte.
Ora era suo.
 
“Che hai?” la voce di Louis, da dietro le spalle, lo fece quasi sobbalzare.
“niente perché?” chiese girandosi verso di lui.
“stai guardando come un ebete un libro malridotto ed è  il secondo libro che ti vedo in mano, il che è molto preoccupante”.
“non fare il tragico” sbuffò.
“ ci sono  stati sviluppi?” chiese andandosi a sedere vicino a lui.
“non ancora, ma lo saprò presto” disse sicuro.
 
 
 
Così si ritrovò seduto su una panchina, guardando i bambini che correvano felici di domenica pomeriggio in quel piccolo parco.
Faceva piuttosto freddo, era stato costretto a mettere un enorme sciarpa di lana che gli copriva mezzo volto.
“E’ molto che aspetti?” sentì l’inconfondibile voce nasale attirare la sua attenzione.
In realtà no, era arrivato anche lui con qualche minuto di ritardo, scosse la testa e si spostò per farlo sedere accanto.
Zayn si lasciò cadere sulla panchina a peso morto, urtandolo un po’, le loro spalle e le braccia astretto contatto, lo sguardo rivolto in un punto impreciso, ma non aggiunse altro.
Come al solito Harry non sapeva cosa dire.
Sicuramente, se l’aveva invitato lì ci doveva essere una ragione, positiva, negativa, una qualsiasi, qualcosa da dire doveva averlo per forza.
Ma no, Zayn stava lì tranquillo e lui avrebbe voluto mangiarsi le mani per l’agitazione e le mille domande che aveva da fare.
Stava per buttare lì una qualsiasi cavolata per improntare un discorso ma si bloccò.
Zayn aveva intrecciato la mano alla sua, l’aveva nascosta dietro alla schiena e con il pollice sul palmo disegnava dei piccoli cerchi.
 Sicuramente quel gesto valeva più di mille parole.
 
Ce l’aveva fatta.
 
“E adesso?” si permise di chiedere speranzoso.
Finalmente rivolse i grandi occhi su di lui “ si vedrà” disse sorridendo “ te l’ho detto non sono una persona facile, ma tu mi piaci” disse quasi sussurrando.
Harry avrebbe voluto gridare.
Si protese in avanti e gli lasciò un bacio all’angolo della bocca carnosa “ anche tu…”
“lo so” disse sghignazzando e stringendogli la mano con più forza “ lo so”
.
 
 
Per Chia ... la storia è for you <3 le descrizioni fisiche sono tutte tue sei libera di godere <3 Ok, non so se vi piacerà.
Ogni volto sforno una pazzia diversa…
Chiedo scusa in anticipo, spero di ricevere sempre le vostre impressioni!!
Sarei molto contentaaaa! =)
 
UN BACIONE
Gre
  
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