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Autore: Ailis_    10/04/2013    2 recensioni
Julya Peskov non era certo prevista nella vita di Stefan.
Eppure quando lei ritorna, la sua presenza è come un uragano nella vita di Stefan.
Julya nasconde un segreto, qualcosa che ha dominato la sua vita per secoli e che ora è talmente vicino da non poterselo lasciare sfuggire.
Il rapporto con Stefan si è incrinato tanto tempo prima, ma lei ha bisogno di lui per la sua ricerca. E quando lui deciderà di aiutarla, Julya scoprirà di provare qualcosa di più della semplice amicizia.
Ma è davvero così? Riuscirà Julya ha trovare ciò che ha cercato per tutta la vita? E perché ne ha così bisogno?
Quando pensano di avercela fatta, ogni certezza crolla e il suo mondo verrà sconvolto. All'orizzonte, comparirà una vecchia conoscenza, qualcuno in grado di riportare a galla qualcosa che Julya pensava di aver dimenticato, un amore che ha segnato la sua vita e il suo cuore, indimenticabile ed eterno. Cosa succederà? Saprà dare retta al proprio cuore ed essere felice?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Andai a cercare l'amore e mi persi'
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Ekleipsis 8

Buon inizio di settimana, gente!
Be', in realtà il lunedì non è mai buono per nessuno, ma sorvoliamo, va.
Bo', vi posto con un po' di ritardo un altro capitolo, ma per farmi perdonare l'assenza della scorsa settimana, questa penso pubblicherò due capitoli.
O forse no. Chissà.
E' un capitolo molto importante, questo, e vi farà scoprire un bel po' di cose nuove. Tra le tante, il motivo per cui Julya cerca il calice.
Ah, ultima nota poi giuro che mi dileguo: le "prove" di cui Julya parlerà sono spudoratamente tratte da "Indiana Jones e l'ultima crociata". 
Comunque, il banner è opera di un'altra pagina su FB, Katerina Graphic, e trovo che sia adorabile.
Buona lettura a tutti^^




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Knowing that the faith is all I hold




Questa è l'ora di piombo e chi le sopravvive
la ricorda come gli assiderati
rammentano la neve:
prima il freddo, poi lo stupore, infine
l'inerzia.

Emily Dickens


Ricordami ancora una volta perché abbiamo preso i cammelli”
Julya era, a voler usare una definizione piuttosto blanda, molto contrariata. Mentre il suo cammello incedeva nel deserto turco con la sua andatura ondeggiante si chiedeva sinceramente perché avessero dovuto affittare quelle due cavalcature quando entrambi sapevano che correndo avrebbero impiegato molto meno tempo.

Sarebbe stato strano avventurarsi nel deserto a piedi, non credi? Non dovevamo tenere un basso profilo?”
Già” lo prese in giro lei “Perché qui è pieno di gente che può vederci”
Stefan le scoccò un'occhiata indecifrabile e poi tornò a guardare di fronte a sé con un cenno del capo.

Tu hai decisamente passato troppo tempo con Damon”
Interessante. Nel 1928 dicevi che assomigliavo a tuo fratello. E allora non lo avevo ancora conosciuto”
Touché”
Julya tornò a fissare la distesa di sabbia di fronte a sé con un sorriso soddisfatto e non protestò per i successivi dieci minuti, cosa per cui Stefan fu infinitamente grato.
Per carità, lui adorava Julya, ma a volte la sua lingua tagliente e i suoi commenti sarcastici gli ricordavano un po' troppo Damon.
Non che fosse colpa sua e delle sua pessima influenza: Julya non aveva mai avuto bisogno che nessuno le insegnasse l'arte di essere ironica.
Lei aveva il dono, come lo definiva con un sorriso malandrino, di solito accompagnato da un'occhiata furba e un po' presuntuosa.
Aveva visto il volto di Julya attraversato da tante espressioni e avrebbe saputo dire cosa provasse in qualunque occasione, ma in quel momento la sua espressione era impassibile e Stefan capì che aveva lo sguardo fisso sul premio.
Era la sua frase preferita, probabilmente il motto che avrebbe fatto ricamare su uno stemma se ne avesse avuto uno.
Stefan la ammirava per questo: non aveva mai visto nessuno con una volontà tanto forte, tanto salda e inespugnabile.
Chissà, forse molte persone avrebbero abbandonato un progetto come quello di Julya da un pezzo, tanto tempo e tanti fallimenti prima.
Ma lei no e Stefan era curioso di sapere quale obiettivo potesse darle tanta forza. Ma lei glielo avrebbe detto?

Hai una determinazione ammirevole” le confessò, indeciso su come farle la domanda che tanto lo incuriosiva.
Sono sempre stata così, la trasformazione ha solo acuito questo lato di me”
Ed è solo per questo?”
Allora Julya capì dove voleva andare a parare e non poté dargli torto. Lo aveva trascinato in un viaggio che si stava rivelando più difficoltoso del previsto, dall'altra parte del mondo e senza dirgli esattamente perché lo stava facendo: Stefan aveva tutto il diritto di sapere perché.
Dopotutto, le mancava avere qualcuno con cui parlare di quel genere di cose. E se non poteva farlo con Stefan, con chi avrebbe dovuto?

Credo che tu non stessi mentendo quando hai detto che lo facevi per ambizione. Non fraintendermi” aggiunse quando la vide inarcare un sopracciglio e guardarlo perplessa “penso che non sia il vero motivo, ma ti conosco e tu sei attratta da questo genere di cose in un modo che io non riesco a capire”
E' vero” ammise con un pallido sorriso. Era sempre stato così: la storia e gli antichi manufatti avevano su di lei un fascino strano, diverso da quello che esercitavano sulla maggior parte delle persone.
Non le importava quali vantaggi avrebbe ottenuto da questo o quell'oggetto: era lui, la storia che racchiudeva, a irretirla. Non aveva mai capito come questo potesse accadere: sapeva solo che così era e che le stava bene perché quello aveva dato uno scopo alla sua vita quando Kol se n'era andato, quando era rimasta sola, tanto tempo prima che Stefan entrasse nella sua vita.
E anche allora il richiamo delle antichità era stato più forte della loro amicizia. E nonostante questo, non era stato facile lasciare Stefan e continuare la sua ricerca, ma aveva scelto e quello si era rivelato più importante.

Credo che tu abbia il diritto di sapere tutta la storia. Chissà, forse capirai anche perché ti ho lasciato solo tanto tempo fa. O forse non riuscirai a perdonarmi lo stesso”
Io ti ho perdonata”
Julya ridacchiò e lo guardò con uno sguardo strano, divertito e paziente “Tu vuoi perdonarmi e l'aver preso questa decisione è la parte più importante, ma ci vorrà del tempo. Ed è giusto che sia così, Stefan: non è sbagliato dare al tempo la possibilità di farci guarire per poter passare oltre”
Julya credeva davvero che fosse così.
Un perdono rapido, immediato a volte non era che il risultato di una rabbia fasulla o, in alternativa, una sorta di umiliazione o vendetta.
Per perdonare qualcuno ci voleva tempo, pazienza e comprensione. Era un po' come curare una ferita: a prescindere dalla sua gravità, bisognava darle il tempo di spurgare, di cicatrizzarsi e lentamente sparire. Quella era, a suo dire, l'unica forma possibile di perdono e avrebbe comunque lasciato dietro di sé un marchio, un indelebile ricordo di ciò che era stato.

Comunque” riprese in fretta “non è questo di cui vuoi parlare. Vuoi sapere perché voglio il Graal, ma per spiegartelo dovrò raccontarti una storia”
Stefan annuì e Julya continuò. I cammelli camminavano lenti e la valle era ancora lontana mentre intorno a loro l'atmosfera cambiava.

Era il 1911 e io ero tornata in Russia per vedere la mia famiglia. Non potevo avvicinarli: a loro era stato detto che ero morta al Cairo e così dovevano continuare a credere. Volevo vedere come stavano, quale vita vivevano dopo la mia morte e volevo vedere Aleskeij. Lui era ancora un bambino quando io me ne sono andata e volevo sapere se si fosse sposato, avesse avuto dei figli... queste cose qui, insomma. Ma quando arrivai scoprii che la mia famiglia era stata spazzata via dal colera. Mia madre, mio padre, Vladirmir... di loro non restavano che ossa, sepolte in stupide fosse anonime senza che io potessi fare nulla per dare loro la sepoltura che meritavano”
Si fermò un momento, stringendo le redini con forza a quel ricordo. Ricordò l'odore di cipolle nella piccola baracca nella campagna intorno a San Pietroburgo, il silenzio assordante nelle stanze quando non veniva rotto dallo sferragliare dei treni e il volto sofferente di Aleskeij mentre respirava a malapena.

Solo Aleskeij era ancora in vita, ma era chiaro che stava per andarsene anche lui. Accecata dalla disperazione, non ho pensato. Sono corsa a casa di una donna che tutti credevano essere una strega e l'ho scongiurata di aiutare mio fratello. Io sentivo la sua aura, sapevo che i pettegolezzi erano veri.
Alla fine, ho dovuto minacciare di ucciderla perché si decidesse a seguirmi. Quando arrivammo, era troppo tardi. Ma io non potevo accettarlo, non in quel momento e feci una cosa folle, l'azione che condizionò la mia vita da quel momento in poi: chiesi alla strega più tempo, un modo per conservare il corpo di mio fratello fino a che non avessi trovato come riportarlo in vita”
Stefan la guardò con gli occhi spalancati, incredulo. Nonostante ciò, riusciva a capire cosa avesse spinto Julya a comportarsi così.
Come poteva non capire, quando lui avrebbe fatto l'impossibile per salvare suo fratello?

E la strega mi esaudì. Fece un incantesimo e ora mio fratello giace in una bara, morto, ma intatto, in attesa che io trovi il Graal che è l'unica cosa che può riportarlo alla vita”
Io ti capisco, davvero. Ma perché non lo hai vampirizzato? Perché non lo hai lasciato andare?”
Era un anno difficile per me. Mi sentivo sola, disperata, abbandonata e credo di essere andata dalla mia famiglia per ricordare a me stessa che c'era ancora al mondo qualcuno che mi amava, anche se per loro ero morta. Quando ho scoperto che anche l'ultima di quelle persone stava per andarsene... non lo so, non sono riuscita a dirgli addio”
Ma non sei sempre stata sola, nei secoli a venire. C'ero io”
Fu più forte di lui ricordarglielo, anche se si era ripromesso di capirla e passare oltre. Eppure non comprendeva.
Era stata sola, ma poi era arrivato lui e nonostante questo lei se n'era andata per inseguire il suo grande scopo.
Che senso aveva, dunque?

So cosa stai pensando. Anche tu ti sei sentito solo e non capisci perché, anche quando ho trovato un amico che mi stesse accanto, ti ho abbandonato. Ma andiamo, Stef, non è la stessa cosa. Tu non sei mai stato davvero solo: anche quando pensavi di esserlo, avevi sempre tuo fratello. Disperso in chissà quale angolo del mondo, a compiere chissà quali azioni spregevoli, ma sapevi comunque che c'era qualcuno che ti avrebbe amato qualunque cosa tu fossi diventato. Volevo solo la stessa possibilità, un amore altrettanto grande e irriducibile”
Confessare la sua più grande debolezza fu per Julya come togliersi un masso dal petto, come tornare a respirare dopo una lunga apnea.
All'improvviso, si sentì più leggera e liberarsi di quel segreto – il più intimo e nascosto che avesse- con Stefan la fece sentire diversa.
Se lui fosse stato un'altra persona, forse aprirsi così tanto e svelargli la parte più vulnerabile di sé l'avrebbe terrorizzata a morte, ma lui era Stefan e sapeva che sarebbe andato tutto bene perché, per quante azioni spregevoli e morti avesse sulla coscienza, ai suoi occhi restava una persona molto migliore di quanto lui stesso non credesse.
E lo amava anche per quello, anche se non sapeva che tipo di amore fosse.
Ma quelle considerazioni e quello sguardo dolce e intenso non facevano che metterla ancora di più in crisi.
Intanto avevano raggiunto la valle, una gola circondata da alture a forma di mezzaluna in cui non sarebbero mai riuscita a entrare se non avessero trovato un sentiero o avessero abbandonato lì i cammelli.
Julya smontò e si sedette sulla sabbia calda del deserto.

Che fai? Non cerchiamo un modo per accedere?”
Prima devi vedere una cosa”
Aprì il libretto e lo sfogliò fino a fermarsi a un certo punto, porgendoglielo.

Quando arriveremo nella grotta, dovremo affrontare tre prove: il respiro di dio, la parola di dio e il sentiero di dio”
Non ti seguo”
Sono prove tratte da sant'Anselmo. La prima dice che solo l'uomo penitente potrà passare; la seconda, solo sulla parola di dio si potrà procedere; la terza e ultima dice che solo saltando con un balzo dalla testa del leone l'uomo potrà dimostrarsi degno del sacro Graal”
E cosa vuol dire?”
Julya fece spallucce “Non ne ho idea”
Non era esattamente ciò che Stefan sperava di sentire perché sapeva che neanche l'ignoto avrebbe fermato Julya.
Non le aveva mai fatto paura il non sapere cosa la aspettava: al contrario, sembrava che fosse piuttosto uno stimolo ad andare avanti.
A Stefan faceva un po' paura la tendenza di Julya a rischiare tutto con il pericolo di rimanere con niente in mano.
Ma ora aveva capito perché e in qualche modo poteva quasi condividere il suo bisogno; sperava solo che, una volta raggiunto il suo scopo, avrebbe abbandonato quel gioco pericoloso.
Conoscendola, non era così fiducioso.

Andiamo?”
E come intendi...”
Non finì la frase. Con un ultimo sorriso, Julya si era già lanciata giù nella gola, fendendo l'aria a una velocità impossibile ma con una grazia ammirevole, assorbendo l'impatto con il suolo con la punta dei piedi.

Già, come ho fatto a non pensarci” borbottò prima di imitarla.

*


Mezz'ora e parecchia sabbia nei vestiti dopo, Julya e Stefan trovarono finalmente l'ingresso al luogo dove era custodito il Graal.
Non so come sia passato inosservato per tanto tempo” constatò il ragazzo riferendosi alla parete di roccia modellata per sembrare la faccia di una modesta chiesa.
Julya dovette ammettere che, in effetti, non avrebbe mai potuto passare inosservato. Insomma, non capitava esattamente tutti i giorni di trovare un tempio in un deserto.
L'interno tuttavia non aveva subito la stessa lavorazione della facciata: dopo l'ingresso, si apriva una lunga galleria di terra rossiccia, alta e stretta, piena di ostacoli, probabilmente massi caduti nel corso del tempo dalla volta.
Stefan aprì la bocca per parlare, ma una voce li raggiunse e ammutolì. Anche Julya l'aveva sentita e si era irrigidita all'improvviso, nascondendosi di scatto dietro un masso.
Stefan la imitò e lei gli fece cenno di tacere, anche se non ce n'era davvero bisogno. La vampira si sporse un po' per vedere e il suo volto si trasformò in una maschera di angoscia e rabbia quando riconobbe il vampiro delle catacombe, Werner.
Con lui c'erano gli altri due vampiri – entrambi dai capelli scuri, uno nerboruto e l'altro smilzo-, ma gli umani erano diversi: c'erano due donne stavolta, una ragazza giovane e dai capelli rossi e l'altra più adulta, con una crocchia di capelli neri a incorniciarle il viso.
Julya immaginò che non dovesse essere troppo difficile trovare collaboratori con la promessa della vita eterna, anche se non aveva certo bisogno del Graal per concedere certe cose.
Comunque, non era importante.
Dovevano trovare il modo di entrare e trovare il Graal prima di quella ridicola banda di cattivi da strapazzo, a meno di non volersi trovare a fare i conti con un fan di Hitler al quale, disgraziatamente, era stata donata l'immortalità.
Spremette ogni parte della sua non trascurabile intelligenza alla ricerca di un modo per aggirare l'ostacolo, ma loro occupavano tutto l'ingresso e non c'era possibilità di entrare senza essere visti.
All'improvviso ci fu un grido e poi qualcosa rotolò giù dalle scale, proprio fino ai loro piedi. Allora Julya si accorse che era una testa e deglutì a stento, ricordando le tre prove di cui aveva parlato a Stefan.
Neanche essere un vampiro le avrebbe permesso di sopravvivere se le fosse stata tagliata la testa.
O forse sì, ma non aveva proprio voglia di sondare i limiti della propria natura quel giorno.

Julya...”
Non è proprio il momento, Stef. Dobbiamo trovare il modo per entrare senza farci vedere”
Uhm, ho come l'impressione che sia superfluo”
Cosa stai...”
Alle sue spalle c'era Noah, l'amico al quale si era rivolta per avere il libretto, e teneva tra le mani una balestra con tanta forza da far sbiancare le nocche.
Incoccato al posto della classica freccia, c'era un paletto di legno e Noah puntava dritto al cuore di Stefan.
Julya calcolò le possibilità e capì che non avrebbe avuto modo di saltare alla gola dello studioso e ucciderlo prima che sparasse o gridasse perciò alzò le mani e ringhiò appena, cosa che fece fremere Noah e sorridere Stefan.
Nel momento in cui si alzarono altre balestre spuntarono fuori e vennero puntate su di loro, con enorme fastidio di Stefan e rabbia di Julya.
Il vampiro biondo si fece avanti con un mezzo sorriso divertito “Speravo di rivedervi ancora. Abbiamo giusto bisogno di un volontario per affrontare qualunque cosa ci sia da quella parte”

Mi dispiace, ma nessuno di noi due è molto propenso ad aiutare un idiota filonazista”
Quindi sei disposta a lasciare che il Graal rimanga lì piuttosto che lasciarmelo toccare?”
Aveva toccato un nervo scoperto, Stefan lo capì dall'espressione negli occhi di Julya. La risposta più giusta sarebbe stata sì, ma se avesse lasciato perdere Julya non avrebbe mai più riavuto indietro suo fratello e ogni cosa si sarebbe rivelata vana.
Due secoli sprecati a causa di uno idiota con manie di grandezza. Oh, Stefan vedeva la rabbia lampeggiare negli occhi di Julya e sapeva che non era mai un buon segno.
In un attimo, seppe che non avrebbe lasciato il Graal dove si trovava né lo avrebbe ceduto al tedesco, ma che piuttosto lo avrebbe ucciso con le proprie mani insieme a tutta la sua combriccola.

No” ammise Julya a labbra strette “ma senti cosa accadrà: io entrerò lì dentro e prenderò il Graal. Lo porterò via con me, ma prima ucciderò tutti voi a uno a uno e sarà un piacere per me strapparti personalmente il cuore dal petto”
Werner rise, come se non credesse che lei lo avrebbe fatto e Stefan pensò che fosse sciocco sottovalutare Julya quando parlava con un tono così serio e pericoloso. Faceva paura persino a lui che pure sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male.
Julya non vi badò e si fece avanti.
Gradino dopo gradino, Stefan la guardò infilarsi nell'altro corridoio, diretta verso chissà quale destino.
Avrebbe voluto fermarla o andare con lei, ma non glielo avrebbero permesso.
Sperò solo che Julya sapesse cosa stava facendo e che tornasse da lui. Non voleva lasciare andare un'amica ora che l'aveva appena ritrovata.



Solo l'uomo penitente potrà passare”
Julya procedeva con circospezione, ripetendo le parole di Sant'Anselmo come se fossero un mantra.
Aveva paura, ma era anche emozionata come una scolaretta, a dispetto del fatto che rischiava la vita a ogni passo.
Nella sua testa si alternavano tutti i significati possibili di quelle parole. I suoi sensi erano tesi al massimo nello sforzo di captare qualunque movimento, ma l'unico rumore era quello dei suoi stivali sulla terra rossa.
L'uomo penitente... l'uomo penitente è umile al cospetto di dio.
Umile... lei non lo era mai stata, non sapeva cosa volesse dire quella parole e con che coraggio dunque pretendeva di seguire quel cammino?
Non c'era nessuna umiltà nella sua ricerca, solo arroganza.
Era lì per cercare di ingannare la morte; lei stessa era un tiro mancino alla volontà divina che aveva sancito un ciclo inamovibile per l'uomo: vita, crescita, morte.
Non ci poteva essere presunzione peggiore della sua che voleva sovvertire quell'ordine naturale.
Cosa fa l'uomo umile? Chiede perdono, si umilia, si inginocchia.
Le ragnatele di fronte a lei si mossero come agitate da una brezza leggera e ci fu uno strano rumore, come se qualcosa si fosse azionato all'improvviso e i suoi riflessi da vampira agirono prima che lei potesse pensare razionalmente.
Si gettò a terra e scivolò in avanti prima che le due lame potessero tagliarla a metà e si ritrovò a fissare il soffitto con un gemito.

Sono passata!” urlò a Stefan e il ragazzo respirò di sollievo, anche se sapeva che quello era solo l'inizio.
Intanto Julya si ripulì dalle ragnatele e dalla polvere e continuò il suo cammino.

La seconda sfida è la parola di dio” ricapitolò gettando di lato la sacca in cui teneva il libretto.
Guardando di fronte a sé, non fu difficile immaginare cosa volesse dire “parola di dio”.

Perfetto” borbottò tra sé e sé “E' il nome di dio” mormorò sconsolata.
Teologi, studiosi e letterati si interrogavano su quel quesito da migliaia di anni ed era il più grande mistero della storia.
Come potevano pretendere che lei lo risolvesse in qualche minuto?
Osservò le lettere che componevano il mosaico sul pavimento. Si sentiva vibrare di adrenalina e di emozione, anche se sapeva che quell'ostacolo avrebbe potuto interrompere la sua ricerca.
No, non lo avrebbe permesso, non ora che era letteralmente a pochi metri dalla meta.
Poi le venne un'idea, il colpo di genio.
Con un balzo, fu sulla lettera e, poi sulla g e infine sulla o.
Ego, io.

Io. Dio è in tutti noi”
Provò un moto di orgoglio, ma si disse che avrebbe avuto tempo per insuperbirsi e farsi i complimenti da sola.
Trepidante, si infilò in un cunicolo sempre più piccolo, le cui pareti le si stringevano sempre di più intorno fino a modellarsi quasi intorno al suo corpo.
Affrettò il passo e si ritrovò a correre senza neanche capire quando avesse iniziato. Si bloccò di scatto arpionando la roccia intorno a lei per non cadere nel precipizio.

La terza prova: il sentiero di dio”
Julya calcolò che avrebbe potuto saltare fin là, ma sarebbe poi riuscita ad atterrare nella nicchia dall'altra parte della roccia?
Sembrava piccola anche per lei che pure era minuta.

Abbi fiducia in te stessa, Juls”
La parola fiducia fu un campanello nella sua testa. Fiducia voleva dire anche fede e che cos'era quello di fronte a lei se non un balzo della fede?
Quello sì che era un vero problema.
Lei non aveva mai creduto in dio come ci credeva la maggior parte delle persone. Da piccola, sua madre aveva tentato di inculcarle i principi della chiesa in qualunque modo, a volte anche con la forza, ma Julya era sempre stata più testarda.
Forse c'era qualcosa lassù, ma qualunque cosa fosse sicuramente non era interessato a intromettersi nelle faccende dei mortali.
Non aveva cambiato prospettiva quando era diventata un vampiro; al contrario, la sua convinzione si era solo rafforzata e quando guardava in uno specchio vedeva solo la dimostrazione delle proprie teorie.
Se ci fosse stato un dio come lo volevano i cristiani, non avrebbe permesso a predatori spietati come i vampiri di vivere tra i suoi figli.
Perciò, quel balzo si rivelava più problematico del previsto.
Saltare o non saltare?
Non sarebbe riuscita a risalire da quel baratro se fosse caduta, non quando non beveva da giorni ed era più debole del solito.
Con il senno di poi, non era stata un'idea geniale correre nella gola senza essersi prima nutrita.
Con una mano sul petto e chiudendo gli occhi, saltò.
Si aspettava di cadere per miglia, invece la suola degli stivali toccò subito terra e lei barcollò aprendo gli occhi di scatto.
Con un sorriso tirato e un gemito procedette con passi esitanti, sperando di avere fortuna ad ogni passo e arrivare dall'altra parte.
Anche se il suo cuore era immobile, le sembrava di sentirlo pulsare insieme al rombo del sangue nelle vene.
Sentiva la vicinanza del calice, l'energia magica che emanava arrivava fino a lei e quasi le vennero le lacrime agli occhi nel pensare che era quasi arrivata.
Le ricacciò indietro dicendosi che si sarebbe concessa di piangere – una volta, una sola volta e poi mai più- solo quando avrebbe stretto a sé Aleskeij.
Prima, c'erano ancora troppe cose che potevano andare storte.
Si accucciò e scivolò a gattoni lungo il cunicolo. Quello sì che era da penitente, ma non le importava di sbucciarsi le ginocchia e rovinare il pantalone.
L'uomo che la accolse alla fine del tunnel avrebbe potuto sembrare un fantasma visto il suo pallore, ma non lo era.
Era uno dei tre fratelli della leggenda, colui che era rimasto a vegliare sul calice probabilmente.
Le rivolse un sorriso gentile, da nonno e le fece cenno di avvicinarsi.

Sono passati così tanti anni da quando ho visto qualcuno... nessuno è mai giunto fino a qui, sino a oggi”
Tu sei uno dei tre fratelli?”
Il più valoroso e nobile dei tre, scelto per proteggere il calice”
Sono passati settecento anni”
L'uomo annuì “Un'attesa molto lunga”

Attesa?”
Il cavaliere annuì ancora “Sapevo che un giorno qualcuno sarebbe giunto per prendere il mio posto, un altro cavaliere. Non mi aspettavo che fosse una donzella a fare la sua comparsa, ma suppongo che la nobiltà alberghi in qualunque animo”
Alzò la spada e gliela porse con dignità. Julya sentì un groppo alla gola di fronte alla solennità di quel momento, ma non poteva accettare.
Non era nata per quello, lei lo sapeva.
Non era per nobiltà d'animo che era giunta fin lì, ma per abilità e conoscenze. Non aveva i sacri valori dei cavalieri né la loro dirittura morale: qualcun altro sarebbe giunto un giorno e sarebbe stato lui il giusto protettore del Graal.

Aspetta. E' complicato da spiegare ma...”
Venne interrotta dall'arrivo di Werner e della sua aiutante dai capelli rossi. Ringhiò, ma l'altro non se ne curò, come se lei non fosse lì a sbarrargli la strada.

Che meraviglia... quale di questi è il Graal? Non sono uno storico, non saprei scegliere” ammise guardando con occhi colmi di cupidigia ogni calice d'oro come se non desiderasse altro che prenderli tutti e portarli via con sé.
Scegli con attenzione” lo esorta il cavaliere con voce stanca, come se avesse all'improvviso perso ogni forza “il vero Graal ti darà vita eterna e potere. Allo stesso modo, il falso ti toglierà tutto”
Scelgo per te” si offrì la ragazza dai capelli rossi e iniziò ad analizzare ogni calice, scrutandoli con uno sguardo così intelligente e attento che Julya sentì un brivido di paura solcarle la schiena e farla fremere.
Alla fine afferrò un calice d'oro meravigliosamente intarsiato di pietre preziose, una coppa il cui valore sarebbe stato inestimabile per qualunque gioielliere.

E' degna di un re” convenne Werner guardandola con venerazione prima di immergerla in una conca d'acqua limpida.
Julya non tentava di rivolgersi al cielo da tanti secoli e non era neanche sicura che ci fosse qualcuno ad ascoltarla.
Dopotutto, non avrebbe potuto dare torto a chiunque fosse lassù -sempre che ci fosse qualcuno- se avesse scelto di ignorare le sue richiesta.
Comunque, era disposta a correre il rischio: quel giorno sentiva di poter provare a credere, almeno per qualche ora.
Così chiese che avesse sbagliato e che l'acqua lo uccidesse per poter tentare a sua volta di trovare il Graal.
Forse era contrario a tutti gli ideali che il Graal rappresentava, ma lei era sicura di meritare di trovarlo. I suoi scopi non erano malvagi e lo avrebbe riportato indietro presto, giusto il tempo di riportare in vita Aleskeij.
Con il cuore in gola guardò il vampiro suggere l'acqua, poi ci fu un momento di attesa. Un attimo che nella mente di Julya fu un'eternità prima che quello cominciasse a gemere e a invocare aiuto mentre si disidratava lentamente.
Non fu un bello spettacolo guardare mentre la pelle diventava come carta velina e si accartocciava su se stessa, ma Julya non volle perdersene nemmeno un secondo, godendo di quell'angoscia in ogni secondo fino a quando non divenne polvere ai suoi piedi.

Ha scelto... molto male” ammise con uno sguardo annoiato il cavaliere e Julya provò la tentazione di scoppiare a ridere mentre la ragazza tentava la fuga.
Ma Julya ricordava il sorriso sfacciato e derisorio che le aveva rivolto quando li avevano catturati e si era ripromessa di ucciderli tutti così in un attimo i suoi denti le squarciarono la carotide mentre si saziava.
Se non altro, il suo sangue aveva un ottimo sapore.
Il cavaliere non si scompose e, quando ebbe finito, le fece segno di scegliere. Non la avvertì, ma Julya immaginava che pensasse che ciò che era appena successo fosse un monito sufficiente.
Soppesò con attenzione ogni calice, cercando di riportare alla mente tutte le letture che aveva fatto sull'ultima cena e sul santo Graal.
Era facile immaginare una coppa tanto potente come un oggetto sontuoso, pieno d'oro e pietre preziose, un calice degno del re dei re.
Eppure era troppo facile e un minuto prima si era rivelata la scelta più sbagliata che potesse essere fatta.
Se davvero il Graal era la coppa da cui Gesù Cristo aveva bevuto all'ultima cena, avrebbe davvero potuto essere un oggetto prezioso? Un semplice falegname avrebbe potuto bere da una coppa d'oro?
In tutta quella massa di delizie luccicanti, solo una poteva essere il calice di un falegname.
Era piccola e sgraziata, invisibile se paragonata alle altre, ma proprio per questo poteva essere solo lei.
Non le restava che un modo per scoprirlo.
Si fece coraggio e la immerse nell'acqua poi si prese un momento per pensare alla propria vita. Faceva tanto cliché, ma ripercorse con la mente le tappe saliente della propria vita e si disse che dopotutto era stata una bella vita.
Aveva partecipato a molte delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi due secoli, aveva preso parte ai primi movimenti femministi, si era schierata contro la fucilazione dello zar e della sua famiglia nel 1918 e poi era stata una flapper dell'età del jazz.
Aveva avuto la fortuna di essere amata, anche se chi l'aveva fatto se n'era andato e l'aveva lasciata a fare i conti con la solitudine.
Era molto più di quanto molte persone potessero dire.
Con un sospiro, prese un bel sorso d'acqua e fu come provare di nuovo per la prima volta la sensazione di bere sangue umano.
Si sentiva ebbra; la sensazione di potere era indescrivibile, quasi lo sentiva scorrerle nelle vene. Era afrodisiaco e perfetto come neanche il sangue più buono che avesse mai assaggiato avrebbe saputo essere.
Si voltò verso il cavaliere che le sorrise con soddisfazione e condiscendenza, come un nonno di fronte alle prodezze della propria nipote.

Hai scelto con saggezza. Ma il Graal non dovrà mai oltrepassare il grande sigillo: questo è il limite e prezzo dell'immortalità”
Il sorriso di Julya scemò e si sentì come se le avessero dato un calcio alla testa. Per un attimo le idee le si mischiarono nella testa confusamente e non seppe più nulla di ciò che la circondava.
Avrebbe voluto chiedere di ripetere, ma sapeva di aver sentito e compreso bene ciò che le era stato detto.
Solo che non riusciva ad accettarlo perché avrebbe voluto dire che Aleskeij non sarebbe più tornato in vita e che ogni cosa era stata inutile.
Boccheggiò quando comprese a pieno quel pensiero e perse la cognizione di tutto ciò che la circondava.
Non provò a chiedere un'eccezione perché sapeva che non potevano essercene.
Doveva essere quella la punizione per la sua arroganza: aveva tentato di sfidare la morte, pensato addirittura di poterla vincere ancora una volta e le era stato permesso per due secoli di crederlo per poi far crollare ogni sua convinzione come un castello di carte proprio alla fine.
Era stato molto peggio così.
Aveva accarezzato l'idea di riabbracciare suo fratello, per un attimo – un solo secondo mentre portava il calice verso il bacile- si era concessa di progettare una vita con lui.
Aveva immaginato la sua espressione quando lo avrebbe portato a Parigi e Londra o dovunque volesse andare, aveva sognato di vederlo innamorato e felice, aveva vagheggiato l'idea di essere una famiglia.
Invece tutto le era scivolato dalla dita come sabbia trasportata dal vento ed era lì, accasciata sulla terra rossa senza sapere cosa fare.
Era persa e aveva tanto bisogno di qualcuno che rimettesse insieme i pezzi che stavano andando alla deriva.
Riemerse dalla nebbia quando sentì due braccia cingerla e sollevarla con delicatezza. Trovò lo spazio per sperare che fosse Stefan – perché se così non fosse stato avrebbe voluto dire che era morto-, ma quella fu l'ultima cosa che riuscì a provare.

Non può essere portato via da questa grotta” mormorò e non riconobbe la propria voce.
Poi, come se qualcuno avesse battuto le mani e fatto scomparire tutto, ci fu solo un vuoto impossibile da riempire.


E questa d'ogni mia speranza
e' la silenzio fine.
Sorse tra bei colori il mio mattino
precoce ed arida la fine”

Emily Dickens



Continua


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