Eventi inaspettati
ovvero
vegetali con le ruote
Lidia
si era scervellata tutta la settimana su cosa indossare e, come era
ovvio, quella sera aveva avuto un attacco di panico davanti
all'armadio improvvisamente vuoto.
I
suoi vestiti la fissavano smorti sulle grucce quasi a ricordargli che
lei era la morte della sensualità.
Alla
fine aveva messo quello che spiccava di più fra tutti, quello rosso.
Probabilmente
non doveva averci azzeccato perché lo sguardo che Batman gli rivolse
era tutto fuorché normale.
<<
Sembro un sacco da box, vero?Uno di quelli che si vedono nei
film...oppure un semaforo rosso, a tua scelta. >> Lidia mosse
nervosa la gonna ampia.
Lorence,
che non aveva mai brillato nell'arte della consolazione, rimase un
po' spiazzato dal paragone. << No, no...sei... >>
“Eh,
che cosa sei?” Pensò scettico.
<<
Non sembri nemmeno tu! >>
Nel
dirlo l'uomo stesso inarcò le sopracciglia ma la ragazza non sembrò
fare caso alle sue pessima doti, anzi sembrò sollevata.
La
ragazza intrecciò le mani sulla gonna e si chiuse nel suo silenzio,
un film romantico sulla sua vita era in corso nella sua testa.
Poi
si ricordò di non essere sola e cominciò a dondolarsi sui piedi. <<
Allora, Anna quando arriva? >>
<<
La puntualità non è il suo forte... >>
<<
Già... >>
“
Wow,
l'eloquenza aleggia proprio nell'aria.”
<<
Batman ? >> Lidia alzò appena gli occhi nel chiamarlo.
<<
Dimmi? >>
Improvvisamente
avevano iniziato a darsi del tu, così, di punto in bianco.
<<
Dobbiamo parlare di una cosa... >> La ragazza assunse
un'espressione contrita e si fece avanti di qualche passo.
<<
Di noi? >>
<<
Cosa? Noi? In che senso? >>
Lorence
spalancò gli occhi e tentò ti tornare sui propri passi. <<
Intendo io e Anna. >>
<<
Si, esatto! Hai visto Batman! A furia di stare insieme pensiamo allo
stesso modo. >>
<<
Tu lo sai che è il peggior complimento che avessi mai potuto farmi?
>>
La
ragazza alzò le spalle non curante << Certo che lo so. >>
<<
Okai...Comunque, cosa volevi dirmi? >>
Lidia
abbassò la voce come se il mondo dipendesse da quello che stava per
dire. << Come va con quella cosa? >>
<<
Quella cosa, cosa? >>
<<
Quella! Insomma...il sesso. >> Lo disse come fosse stata la
cosa più naturale del mondo ma lui non sembrava dello stesso avviso.
<<
Come va?!? >> Era mai possibile che quella ragazza non serbasse
mai nemmeno il minimo tatto?
Probabilmente
non si rese conto di star urlando.
<<
Ti serve la storiella dell'ape e del fiore? >>
<<
Lidia! >>
La
ragazza allungò una mano e lo tirò per una manica. <<
Andiamo! Sei così pudico... >>
<<
Io non parlerò di questioni del genere con te! >>
La
ragazza sghignazzò. << Di la verità, non ti ricordi come si
fa... >>
E
fu allora che Lorence esplose. <
<<
Okai... >> Non fu la voce di Lidia a rispondergli.
Anna
era sulla soglia, calma e contenuta, e dietro una folla di curiosi
che si erano trattenuti per scambiarsi due chiacchiere.
Era
il sogno di ogni paziente scoprire i segreti più reconditi del
proprio psicanalista, era un po' come vedere un professore in un
negozio o in vacanza. Ti dimostrava che anche quest'ultimo era un
essere umano fatto di carne, ossa e forse persino dei sentimenti.
<<
No, io intendevo... >>
<<
Va bene, andiamo? >> Anna sorrise comprensiva e Lorence non
sembrò esitare ad avvicinarsi.
Ma
prima di andare una sua paziente gli si avvicinò. << Sa, se ha
bisogno di aiuto mio figlio è un bravo dottore. Più l'età avanza e
certe cose non vanno come desideriamo. >>
Dopo
essere diventato paonazzo l'uomo si dileguò con le due donne.
Lidia
era troppo concentrata a non ridere per rendersi conto dello suo
sguardo per tutto il tragitto.
Il
locale era fantastico e anche Mark lo era, nonostante fosse pirlata a
terra senza nessun tipo di ritegno si era scoperta meno imbranata del
previsto nel ballare, incredibilmente anche Batman non se la cavava
male.
Ma
Lidia aveva sentito il bisogno di allontanarsi da tutta quella
confusione. Uscì in terrazza per prendere un po' d'aria anche se
della brezza serale non c'era nemmeno l'ombra.
Si
appoggiò alla balaustra cercando di inalare più aria possibile.
Faticò
ad accorgersi di lui, se lo ritrovò accanto senza rendersene conto.
Sussultò.
<< Ma la vuoi smettere! >>
In
tutta risposta Lorence alzò le mani in segno di resa. <<
Troppa confusione? >>
Lidia,
troppo traumatizzata dal vederlo in jeans, ripose solo quando lui le
rivolse di nuovo quello strano sguardo.
<<
Bé, che hai? È tutto il tempo
che hai quella faccia. >>
<<
Sei molto bella sta sera... >>
<<
Dici così perché sei sbronzo! Alla mezza notte la magia svanirà e
dovrò tornare a casa con la zucca. Ma non è un problema, ho sempre
sognato di salire su un vegetale con le ruote. >>
<<
Non sono sbronzo, lo penso spesso. >>
Lidia
sorrise maligna. << Di essere sbronzo? >>
<<
Che tu sia bella... >>
Batman
non la stava guardando, fissava dritto di fronte a se. Non si volse
verso di lei nemmeno quando riprese. << Peccato che poi tu apra
bocca... >>
<<
Mi fai il verso?! >> Lidia sorrise fintamente scioccata.
<<
Licenza poetica. >> Lui sorrise composto, come suo solito.
La
stava prendendo in giro, quello era sicuro ma Lidia non era mai
capace di prendersela sul serio, non con lui.
<<
Nessun uomo mi ha mai detto che sono bella... >>
Lorence
alzò un sopracciglio, lo sguardo di sbieco. << Nessuno?
Nemmeno Mark? >>
<<
No, nemmeno lui. Non so nemmeno se mi trovi carina. >>
L'uomo
finalmente si volse verso di lei. << Lo penserà sicuramente.
>>
La
ragazza sentì quelle dita sfiorargli un avambraccio, calde e
avvolgenti, senza però avere il coraggio di afferrarla.
Il
respiro leggero dell'uomo le accarezzava il volto.
In
quanto bassa non gli importava quanto gli altri fossero alti, tanto
avrebbe sempre dovuto reclinare il collo per guardarli. Forse per
questo non si era mai resa conto di quanto Lorence la sovrastasse.
Si
ritrovò a stringergli i lembi inferiori della giacca.
<<
Forse hai ragione tu, forse sono un po' brillo... >> Gli parlò
sulle labbra, la ragazza ne stava già immaginando la consistenza
e...poi la lucidità ripiombò su entrambi.
<<
Lidia! Eccoti qui! >> Mark, che aveva un dono per la
tempistica, apparve dal nulla.
Lidia
si lasciò prendere per mano.
Voleva
che il suo ragazzo rimarcasse ciò che era suo, quasi desiderò che
li avesse visti così le avrebbe ricordato con chi stava assieme.
Perché lei aveva bisogno di un principe azzurro e Lorence non era nulla di
tutto ciò.