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Autore: bik90    10/04/2013    7 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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L’interrogazione di fisica alla prima ora l’aveva lasciata abbastanza sbalordita ma, nonostante la stanchezza del giorno precedente e quello che aveva visto, si era impegnata per mantenere una buona media nella materia. Aveva studiato poco il pomeriggio prima convinta che non sarebbe toccato a lei poiché l’insegnante non aveva ancora completato il primo giro e invece alcuni suoi compagni si erano assentati mentre altri erano entrati a seconda ora. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Martina che usciva da quella Fiat 500 azzurra. Sapeva perfettamente a chi appartenesse, a Veronica Suena. La conosceva di vista e non le piaceva per niente. Un anno più grande di lei, l’aveva adocchiata quando andava in quarto e c’era stata una partita tra il liceo scientifico e il nautico. Le due scuole non si erano mai ben sopportate ma quel giorno si erano lasciati parecchio andare a insulti da ambo le parti. Durante il secondo tempo Davide, che giocava come attaccante, era stato spinto e lamentava un forte dolore alla caviglia che aveva fatto guadagnare un rigore e poi la vittoria al liceo. Veronica a quel primo segnale, si era scagliata prima contro il ragazzo e subito dopo contro l’arbitro urlando che fosse di parte. Nel vederla strepitare in quel modo, Eleonora non aveva compreso più nulla e aveva iniziato a urlarle parole poco garbate. Poco c’era mancato prima che si arrivasse a una rissa tra i due istituti. Da quel momento era stato odio.
<< L’ho fatto solo per pararti il sedere! >> esclamò notando l’occhiata che le stava lanciando Davide mentre la campanella suonava e cercando di non far trasparire quello che provava.
Fastidio, un senso di irritazione che le percorreva tutto il corpo e la faceva vibrare.
<< Oh grazie! >> rise lui << Aiutami anche in francese allora >>.
<< Ma abbiamo studiato insieme ieri! >>.
<< Avanti Ele, lo sai che ho problemi a coniugare i verbi! Je te prie! >>.
Eleonora gli mise l’indice sulla fronte facendo una lieve pressione e gli sorrise.
<< Quanto sei scemo! >> disse infine sedendosi.
<< Sabato ti va di andare a mangiare alla Taverna del marinaio? >>.
<< Ti va il pesce? >>.
<< Beh, perché no? È anche abbastanza centrale e possiamo spostarci a piedi una volta parcheggiate le macchine al molo >>.
L’amica si strinse nelle spalle.
<< Proponilo anche agli altri, lo sai che per me non ci sono problemi >>.
<< Lo so >> le rispose Davide accarezzandole una guancia << Tu sei esattamente quello che voglio >>.
A quella frase, la ragazza sentì mancarle il respiro.
No, Davide, si disse improvvisamente con disagio, Non dirmi questo. Io non lo voglio.
L’arrivo della professoressa di francese evitò che quella conversazione potesse andare avanti e la salvò da un’eventuale risposta. Mentre scriveva la traccia sul suo foglio protocollo, il suo pensiero andava continuamente a Martina.
 
Vediamoci in bagno.
Così le aveva scritto Eleonora al suono della seconda campanella. Martina prontamente si era recata sul posto e dopo pochi attimi l’altra l’aveva raggiunta. Quella mattina indossava una camicetta azzurra con sopra un maglioncino a righe che ne riprendeva il colore, i soliti jeans grigio chiaro e converse bianche. Bella, davvero bella anche se non portava tacchi vertiginosi ai piedi. Nella sua semplicità era molto carina.
<< Ehi, buongiorno >> disse la più piccola con un sorriso.
<< Da quando vai in macchina con quella? >>.
Martina comprese immediatamente che c’era qualcosa che non andava dal tono sprezzante che aveva usato.
<< Mi hai… >>.
<< Ti ho vista stamattina uscire da quella Fiat 500 azzurra! >> la interruppe Eleonora incapace di trattenersi << Sta lontana da Veronica Suena >>.
<< Tu come…come sei riuscita… >>.
<< Ho riconosciuto la sua auto >> spiegò l’altra << Stalle lontana >>.
<< Cosa ti ha fatto per farti reagire in questo modo? L’ho conosciuta ieri alla partita di pallavolo, è nella stessa squadra di una mia amica >>.
<< Non mi piace, Martina. Non mi piace nemmeno un po’ >>.
Nel parlarle le aveva preso un braccio stringendoglielo e aveva soffiato sulle sue labbra. Un brivido scosse entrambe.
<< Sei gelosa? >>.
<< Gelosa io, bimba? >> le rispose Eleonora sentendo di essere inaspettatamente arrossita << Figurati. Lo dico per te. Quella…non mi piace per niente >>.
Si morse il labbro subito dopo aver finito di parlare.
Martina si indispettì leggermente per quel modo di fare che aveva di non ammettere mai, nemmeno a se stessa, la verità. Fece involontariamente una smorfia col viso e tirò il polso bloccato affinché tornasse libero.
<< Avrò il diritto di frequentare chi voglio, non credi? >> disse freddamente << Non sei l’unica che può avere degli amici, sai? >>.
<< Davide non è come quella, non provare nemmeno a fare il paragone! >>.
Già, deve essere per forza meglio, pensò la ragazza dai capelli rossi, Nessuno può essere peggio di quel bambino viziato.
<< Senti, lasciami in pace okay? Non mettere bocca sulle mie amicizie! >> sbottò.
La più grande sbatté entrambe le mani ai lati della sua testa contro il muro e aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse subito dopo. Rimasero per qualche secondo a fissarsi in silenzio e ad ascoltare i battiti dei loro cuori velocizzati. Martina desiderò che quei pochi centimetri che la separavano dalle sue labbra venissero colmati, che finalmente si decidesse a baciarla e a dare un senso a quella marea di sensazioni che si agitavano in lei e che non riusciva a governare. Non le avrebbe urlato contro se non fosse stata gelosa.
Terribilmente gelosa, precisò la sua mente notando come le sue gote fossero arrossate.
<< Sai una cosa? Hai ragione, non me ne fotte niente di quello che fai >> affermò Eleonora a denti stretti allontanandosi bruscamente da lei.
<< Aspetta Ele! >> esclamò l’altra provando ad afferrarle la mano.
<< Vaffanculo, fai il cazzo che ti pare! >>.
Senza voltarsi, uscì dal bagno e dovette fare ricorso a tutta la sua forza per non scoppiare in lacrime. Scese al piano inferiore e si infilò nel primo che trovò libero. Colpì violentemente la porta che fece un sonoro rumore nel chiudersi. Si appoggiò alla parete piastrellata rabbrividendo.
Ma che cavolo mi succede?, si chiese guardandosi la punta delle scarpe, E’ un’idiota. Ecco quello che è. Non capisce davvero un cazzo.
Fece un respiro profondo senza comprendere per quale motivo se la prendesse così tanto. In fondo Martina poteva fare quello che voleva, non era una sua proprietà e di certo non doveva dare conto a lei.
Che si facesse pure male. Basta che poi non viene a correre da me.
Tuttavia, non riusciva ad allontanare quell’odiosa sensazione da sé. Quel fastidio indescrivibile che aveva provato da quando l’aveva vista uscire da quell’automobile. Il pensiero che avesse un’altra amica cui parlava, cui faceva le sue confidenze, cui rivolgeva uno dei suoi sorrisi, la mandava in bestia. Voleva che li avesse solo per lei, che non voltasse verso nessuno i suoi grandi occhi verdi ma che fossero puntati unicamente sulla sua persona. Era forse gelosa come aveva detto Martina? Impossibile; non lo era mai stata nemmeno con Davide, perché con la più piccola sarebbe dovuto essere così? Non reggeva quella spiegazione. Avrebbe avuto un senso nel caso in cui fossero state… Il pensiero le morì nella mente nell’attimo stesso in cui lo formulò. Si portò una mano davanti alla bocca sorpresa anche solo dell’aver fatto quella riflessione. Non era possibile, non a lei. Se ne sarebbe accorta se era quello, era del tutto fuori luogo!
No, lei non era innamorata di Martina Capasti.
 
<< E si è infuriata? >>.
Martina annuì dopo che ebbe terminato di raccontare cosa era successo tra lei ed Eleonora. La loro professoressa spiegava francese ma nessuna delle due pareva interessata ai lai d’amore tra Tristano e Isotta.
<< Buon segno, no? >>.
<< Cosa? Ma hai capito quello che ti ho detto? >>.
<< Certo, è gelosa a morire >> le rispose Simona.
<< Anche la parte in cui mi ha mandato a quel paese? >> chiese la ragazza dai capelli rossi accarezzandosi un boccolo.
<< Tornerà sui suoi passi >> affermò con sicurezza l’altra.
<< Già, per mandarmici un’altra volta! >>.
<< Non essere così drastica, non ci riuscirà >>.
Martina emise un profondo respiro pensando che tra tante persone, lei era la più complicata. Aveva accettato, infatti, che le piacesse il genere femminile; con Greta era stato così bello fare quella scoperta ma non sarebbe stato semplice far comprendere i suoi sentimenti ad una come Eleonora che non aveva conosciuto nessun altro all’infuori di Davide.
<< Conosci bene Veronica? >> domandò infine accantonando momentaneamente i suoi pensieri.
Simona inarcò il sopracciglio per qualche secondo e l’amica si ricordò che si era trasferita da poco più di un anno.
<< E’ un tipo abbastanza silenzioso, so poco di lei. Credi…credi che sia dell’altra sponda? >>.
<< E’ fidanzata con qualcuno? >>.
<< Da quello che so no e alle nostre partite spesso sono venute a vederle delle ragazze… >> si bloccò un attimo valutando come spiegarsi meglio << …sempre diverse >>.
Perfetto, ci mancava la sciupafemmine, pensò Martina alzando gli occhi al cielo.
<< Mi sono appena data una risposta da sola? >> continuò Simona.
<< Abbastanza, sì >> le rispose l’altra ridendo.
<< E il fatto che sia venuta sotto casa tua questa mattina significa che ci sta provando con te? >>.
La professoressa le riprese entrambe per i loro bisbigli. Prima di rispondere, Martina controllò l’ora. Tra poco sarebbe suonata la campanella dell’intervallo.
<< Non lo so >> ammise infine arrossendo leggermente << Non mi va di uscire fuori dalla classe quando suona >> aggiunse lanciando una breve occhiata alla porta.
Simona si limitò ad annuire comprendendo il disagio che avrebbe potuto provare l’amica nel vedere Eleonora nei corridoi. Certo che quella ragazza era davvero assurda. Che non fosse una ragazza semplice e che si accontentava facilmente, si capiva ad una sola occhiata ma molti suoi comportamenti proprio non li comprendeva.
<< Ehi >> disse notando lo sguardo preoccupato di Martina << Non so come andrà a finire questa storia ma Eleonora è davvero un’idiota se molla tutto così >>.
Quelle parole fecero sorridere l’altra che si passò una mano tra i riccioli rossi leggermente imbarazzata.
 
<< Ma che hai? Da quando sei tornata dal bagno, hai messo il muso >>.
<< Niente, Da >> rispose secca la ragazza dai capelli biondi << Piantala di chiederlo >> aggiunse alzandosi in piedi e stiracchiandosi sentendo la campanella suonare.
<< Ehi, ti serve un po’ di esercizio per scaricare il tuo improvviso malumore? >>.
<< Che palle, possibile che pensi solo al sesso? >>.
<< Abbiamo diciotto anni, è normale averlo come chiodo fisso >>.
Che idiota quando se ne esce con queste frasi fatte, pensò Eleonora.
Dalla classe accanto arrivarono alcuni ragazzi per parlare con lei e Davide di sabato sera e si distrasse momentaneamente dalle sue riflessioni. Doveva smettere di pensare a quella stupida ragazzina, l’aveva mandata a quel paese. Fine. Eppure una piccola parte della sua mente sapeva che aveva nettamente esagerato. Lei aveva la sua cerchia di amici, soprattutto aveva Davide col quale condivideva tutto, perché avrebbe dovuto darle fastidio se anche per l’altra fosse stato così? Avrebbe dovuto usare un po’ più di autocontrollo, si era davvero comportata come una bambina capricciosa e viziata. Forse avrebbe dovuto chiederle scusa, magari all’uscita da scuola visto che l’intervallo era quasi terminato. Sospirò pensando che doveva solo attendere.
Quando finalmente la campanella segnò la fine delle lezioni, le parve che fosse trascorsa un’eternità. Mai come quel giorno il tempo non voleva saperne di scorrere e aveva perso il conto di tutte le volte che aveva guardato il display dell’iphone per controllare l’ora. Infilò velocemente le poche cose che aveva sul banco nello zaino e si diresse con Davide e Lavinia verso il portone principale. Si vedeva chiaramente che era distratta, non smetteva di guardarsi in giro e mormorava pochi monosillabi alle domande degli amici. Finalmente, fuori il liceo, la vide e si ritrovò a sorridere contenta di essere riuscita a trovarla. Stava salutando una ragazza della sua stessa età. Si fermò aspettando di incontrare il suo sguardo e, quando accadde, anche la più piccola le porse un leggero sorriso. Si diede della stupida per averle rivolto quelle dure parole poche ore prima, ora il suo comportamento le pareva privo di senso. Come aveva potuto arrabbiarsi così tanto con la persona che in quel momento le lanciava un’occhiata così dolce? Mosse un passo verso di lei vedendola voltarsi completamente nella sua direzione ma si bloccò nel sentire un improvviso suono di clacson. Alzò gli occhi oltre la figura di Martina che fece lo stesso e serrò la mascella nel riconoscere la 500 azzurra di Veronica Suena. Al posto del guidatore, infatti, c’era la ragazza che agitava una mano per richiamare l’attenzione della ragazza dai capelli rossi. Sorrise facendole un timido cenno di saluto e si girò nuovamente verso Eleonora comprendendo che la situazione con lei era appena andata all’aria. Incrociò i suoi occhi verdi e notò immediatamente come fossero freddi e distanti rispetto a prima. Ingoiò un groppo di saliva e aprì la bocca per dire qualcosa che avesse un senso ma, ancor prima di riuscirci, l’altra si era già voltata correndo verso il suo motorino.
<< Marty! >> la richiamò Veronica mettendo la testa fuori dal finestrino << Che stai aspettando ancora? Vieni, ti do un passaggio a casa! >>.
Martina represse le lacrime e mostrò alla ragazza che l’aveva chiamata un breve sorriso.
<< Eccomi >> rispose avvicinandosi.
 
Incazzata, ecco come si sentiva.
Incazzata come una belva, aggiunse mentre rientrava in casa.
Si tolse le scarpe lasciandole nell’ingresso e notò in uno dei posacenere le chiavi di casa della madre. Era sua abitudine lasciarle lì. Controllò l’ora pensando che era strano averla a casa così presto, non erano nemmeno le tre del pomeriggio.
<< Mamma? >> chiamò leggermente titubante guardando in direzione della cucina << Tutto okay? >>.
Arrivò nella stanza trovando la donna seduta intorno al tavolo. Anche se non ne avevano più parlato, lei considerava chiuso l’argomento uomo misterioso o possibile compagno.
<< Sei uscita prima? >> chiese sbirciando i fogli che l’altra stava controllando.
Non erano compiti in classe ma analisi del sangue. Si ricordò degli esami che avevano fatto la settimana prima.
<< Sì, sono andata a prendere i risultati >> le rispose infine Fulvia alzando gli occhi verso la figlia.
Nonostante fosse la madre, Eleonora le somigliava pochissimo. Lei era mora, con gli occhi scuri e la tipica carnagione olivastra mentre la ragazza aveva preso i colori del padre e della sua famiglia. Nei lineamenti, però, c’era qualcosa anche di suo e, nonostante fosse poco, la riempiva d’orgoglio. Come ogni volta che osservava le altre tre figlie.
<< Allora? Tutto nella norma? >>.
La donna esitò leggermente e velocemente Eleonora le prese le analisi. Scorse velocemente con gli occhi numeri e simboli e tornò a guardare Fulvia. I risultati di Serena erano sballati. Non ne capiva molto di medicina ma sapeva riconoscere le sigle più importanti come globuli bianchi, rossi e le piastrine e quei valori portavano tutti gli asterischi.
<< Non sarà niente di grave >> affermò rimettendoli sul tavolo ostentando una certa sicurezza.
<< Le porto a far vedere alla dottoressa. Sicuramente dovrà fare degli accertamenti >>.
<< Che confermeranno che non è nulla. Potrebbe essere l’influenza che ha preso qualche tempo fa >>.
Fulvia le porse un sorriso. Ecco la vera Eleonora; una roccia che non si rompeva mai, nemmeno quando il vento più forte si abbatteva contro. Non avrebbe potuto aggrapparsi a lei altrimenti per risollevarsi. Tra le quattro era la più forte, quella capace di non reggere le redini della situazione senza un minimo d’esitazione, quella che arrivava sempre al suo obiettivo. Neanche lei era mai stata così, quando suo marito l’aveva lasciata otto anni prima, aveva sentito il mondo caderle addosso e sgretolarsi di fronte ai suoi occhi.
<< E’ come dici tu >> disse infine cercando di essere all’altezza della ragazza che le stava di fronte.
 
Finalmente arrivò il tanto atteso sabato sera. Martina era rimasta molto dispiaciuta quando l’amica le aveva comunicato che quel giorno era il compleanno del padre e quindi non poteva uscire.
<< Ti ricordo che sei una sola pazzesca! >> le disse la ragazza mentre si vestiva e aveva il cellulare in modalità vivavoce.
<< Per quanto ancora vorrai rinfacciarmelo? >> le rispose Simona ridendo.
<< Finché non mi sarò stancata, ovvio! Mi stai facendo andare da sola! >>.
<< Oh, sono sicura che non ti mangerà >> affermò ironicamente l’altra << Al massimo vorrà fare altro! >> aggiunse alludendo all’uscita che Martina aveva accettato di fare con Veronica e i suoi amici credendo di poter portarsi dietro la compagna di banco.
<< Smettila, non è divertente! Io pensavo che venissi con me! >>.
<< Lo so, ma non è colpa mia! E poi potevi chiederlo prima di accettare! Piuttosto, a che ora devi essere pronta? >>.
La ragazza dai capelli rossi gettò una veloce occhiata al suo orologio da polso.
<< Otto e mezza >> dichiarò cercando nel mobiletto del bagno il suo borsello coi trucchi.
<< Che stai indossando? >> chiese l’altra.
Martina si guardò allo specchio e involontariamente arrossì.
<< Niente di che >> mormorò << Un vestitino >>.
<< Oh, sicura di non avere intenti maliziosi? >>.
A quella domanda detta in modo scherzoso, le sfuggì il mascara dalle dita che rotolò sul pavimento.
<< Smettila! Non ho nessun tipo di intento! >>.
Simona scoppiò in una sonora risata.
<< Okay, immagino il tuo viso in questo momento! >>.
<< Sei una stronza, sappilo! Ci sentiamo via sms, devo finire di prepararmi >>.
<< Va bene, ricorda che voglio anche i dettagli! >> scherzò la ragazza dai capelli neri.
<< Idiota! >> rispose Martina prima di chiudere la conversazione mentre sorrideva.
Aveva appena indossato i suoi stivali neri quando Veronica le mandò un messaggio per dirle che era arrivata. In fretta, e leggermente agitata, prese il suo bauletto salutando i genitori che erano in cucina.
<< Sto andando via, non faccio tardi! >> urlò cercando le sue chiavi di casa.
<< Mi raccomando Marty >> disse Sofia affacciandosi.
<< Sì mamma, non ti preoccupare! >>.
Chiuse la porta alle sue spalle e scese le scale. Nell’uscire dal palazzo, notò immediatamente la macchina azzurra e la ragazza seduta al volante che le faceva un cenno di saluto.
<< Ma quanto sei carina? >> le domandò la più grande osservandola con un sorriso prima di scoppiare a ridere nel vedere l’imbarazzo dipinto sul suo viso << Sali, avanti >>.
Martina ubbidì e indossò la cintura di sicurezza.
<< Dove andiamo? >>.
<< Abbiamo appuntamento con alcuni amici, sono sicura che ti piaceranno >>.
L’altra annuì e il suo pensiero volò ad Eleonora. Sicuramente si trovava in compagnia dei suoi amici a bere da qualche parte. Serrò per un attimo la mascella riflettendo su come l’avesse ignorata per quei due giorni dopo il loro litigio. Un paio di volte aveva perfino provato ad avvicinarsi a lei preferendo lasciar perdere nel notare come fosse sempre attorniata da altre persone. Non aveva mai nemmeno cercato il suo sguardo, quello che era successo doveva averla ferita profondamente. Anche se si stava rivelando poco più che una bambina capricciosa, sentiva lo stesso una punta d’orgoglio per quello che era riuscita a scatenarle. Stava rischiando di perderla, però; ne era pienamente consapevole. Gettò una veloce occhiata a Veronica che era intenta nella guida. Erano due ragazze così diverse tra loro, dubitava che sarebbero mai andate d’accordo. Solo quando la diciannovenne fermò la macchina e si mise ad osservarla, la ragazza dai capelli rossi tornò alla realtà.
<< A che pensi? >> le chiese con un mezzo sorriso.
<< Nulla >> mentì Martina scuotendo leggermente capo.
Veronica le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Sei davvero carina, lo sai Marty? >>.
<< Dai, smettila! Vuoi farmi arrossire di nuovo? >>.
<< No >> le rispose prontamente l’altra << Ma voglio corteggiarti, posso? >>.
La più piccola stava per dire qualcosa ma fu interrotta dal bussare sul finestrino dell’amica. Erano arrivati i suoi amici.
 
La serata era stata piacevole e tranquilla, gli amici di Veronica erano tutti bravi ragazzi cui non piacevano gli eccessi. C’era chi frequentava il primo anno di università e chi era in attesa di imbarcarsi. Martina non poté fare a meno di mettere a confronto i due gruppi, quello della ragazza che le sedeva accanto e quello di Eleonora. Qui, con Veronica, nemmeno una volta si era sentita a disagio o fuori posto. Le persone che frequentava erano simpatiche, alla mano, divertenti e l’amica molto premurosa nei suoi confronti. Alcune volte, al pub dove avevano cenato, le aveva sfiorato le dita mostrandole un sorriso gentile ma lei non era riuscita a sentire gli stessi brividi che la scuotevano quando era Eleonora a farlo. Si era rattristata a quella constatazione comprendendo quanto fosse importante quella ragazza e come stesse sbagliando nel frequentare Veronica. Aveva compreso, infatti, le intenzioni dell’altra e se si fosse trattato della diciottenne dai capelli biondi, sarebbe stata la persona più felice del mondo. Quando ebbero terminato, optarono per una passeggiata tranquilla e Veronica le camminò accanto distanziando leggermente gli amici.
<< Serata monotona? >>.
<< No, va bene >> le rispose Martina sorridendo appena << Davvero >>.
<< Posso offrirti qualcosa da bere? >> domandò l’altra indicando col capo un bar molto frequentato.
<< Mi hai già offerto la cena! Non credi sia abbastanza? >>.
<< No! >> esclamò Veronica ridendo e tirandola per un braccio.
Si sedettero ad un tavolino libero fuori e prima di ringraziare, Martina fece un respiro profondo. L’odore del mare le arrivò alle narici facendola sentire stranamente bene. Guardò l’amica che sorseggiava la sua birra senza smettere un solo attimo di guardarla.
<< Smettila di fissarmi, dai! >>.
<< Perché? Sei bellissima >>.
Il viso della più piccola arrossì di botto.
<< Non prendermi in giro! >>.
Fece per alzarsi in piedi ma prima che potesse farlo, Veronica le prese una mano intrecciando le dita con le sue. Si fissarono negli occhi in silenzio e per la prima volta Martina tremò inghiottendo un groppo di saliva.
<< Ma guarda chi c’è! Bimba! >>.
Entrambe le ragazze si voltarono nello stesso momento vedendo la figura di Eleonora. Era visibilmente ubriaca e alle sue spalle si intravedevano i suoi amici. Il cuore di Martina si fermò per un istante nell’osservarla. Indossava un paio di stivali scamosciati color cammello, un cappotto stretto in vita che faceva intravedere solo l’orlo chiaro del vestito e una borsa avorio. I capelli erano sciolti sulle spalle, leggermente arricciati alla fine e una ciocca era fermata da un fermaglio a forma di spiga di grano. Era meravigliosa.
<< E ci sei anche tu, Suena! >>.
<< Vattene Domenghi >> si limitò a dire Veronica a denti stretti.
<< Per quale motivo dovrei farlo? Mi sto divertendo così tanto >>.
<< Eleonora >> s’intromise Martina temendo che la situazione potesse degenerare << Sei ubriaca, vai a casa >>.
La ragazza dai capelli biondi le si avvicinò come se non l’avesse ascoltata.
<< Ehi, sta lontana da lei >> disse la più grande.
<< Altrimenti che fai, Suena? Mi spacchi il naso come hai fatto a Vittorio, eh? Te li ricordi Vittorio e Sara, vero? >>.
Martina spostò lo sguardo sull’altra ragazza con aria interrogativa e la vide serrare la mascella con rabbia. Spaccare in naso? Vittorio? Chi erano quelle persone? Veronica era arrivata davvero ad un gesto simile?
<< Sparisci, Domenghi! >>.
<< Davide! >> urlò invece l’altra << Guarda un po’! Davide! >>.
L’amico accorse quasi subito. Era ubriaco anche lui ma non quanto Eleonora.
<< Oh, la feccia del nautico >> osservò con un mezzo sorriso << Voga! Voga! Voga! >> aggiunse facendo riferimento al ritornello di una stupida canzoncina che i ragazzi del liceo avevano creato per gli antagonisti.
L’amica scoppiò a ridere di gusto.
<< Molarte, porta via il tuo orrido sedere e quello della tua amica prima che mi incazzi sul serio >> affermò la più grande masticando rancore.
<< Che c’è, vuoi fare a botte? >>.
<< Avresti il coraggio di alzare le mani su una ragazza? >>.
<< Ragazza? >> ripeté Davide inarcando il sopracciglio e gettando una veloce occhiata ad Eleonora << Ma ti sei vista, Suena? Non me lo faresti diventare duro nemmeno se t mettessi nuda a ballare la lap dance in questo preciso momento >>.
A quelle parole, Veronica reagì d’istinto. Aveva sopportato fin troppo e in quell’istante perse il controllo di sé. Corse verso Davide prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa dandogli un pugno in pieno stomaco.
<< Ferma, Vero! >> esclamò Martina vedendo la scena.
Il ragazzo si piegò sulle ginocchia preso alla sprovvista dal colpo ma prontamente si riprese facendole le sgambetto affinché crollasse a terra. Le diede un calcio nella pancia e un altro all’altezza del ginocchio che la fecero urlare per il dolore.
<< Davide, che cazzo fai? >> urlò Paolo dopo aver notato quello che stava accadendo e allontanandolo leggermente dalla ragazza per terra.
La più piccola la aiutò a rimettersi in piedi. Aveva il labbro che sanguinava e non riusciva a camminare bene.
<< Ehi, Vero! Che cavolo… >> disse uno dei suoi amici accorrendo.
<< Lasciami Paolo! La ammazzo, la ammazzo! È stata lei a iniziare! >>.
<< Te la sei cercata Molarte! >> urlò Veronica.
<< Smettila Da >> affermò autoritariamente Eleonora << Andiamo via, non ne vale la pena >>.
Guardò Martina con aria dura.
<< Hai visto cosa è capace di fare la tua amichetta? >> le domandò quando tutti furono abbastanza lontani da non sentirla.
L’altra si morse il labbro inferiore sconvolta da ciò cui aveva assistito e si chiese quanto fosse lucida l’altra per parlare in quel modo.
 
<< Ti fa male? >> chiese Lavina rivolta a Davide notando il grosso livido che si stava formando sul petto.
Erano rimasti solo lei, il ragazzo ed Eleonora che si era addormentata profondamente sui sedili posteriori. Davide aveva abbassato il più possibile, cercando di non fare male all’amica, il posto del passeggero anteriore e si era steso aprendo la camicia. L’altra ragazza era entrata in un bar chiedendo un sacchetto di ghiaccio e glielo appoggiò delicatamente sulla pelle.
<< Non molto >> rispose Davide guardando Lavinia con un mezzo sorriso.
<< Ci sei andato pesante con quella Suena prima >> lo rimproverò << Non avresti dovuto rivolgerle quelle parole >>.
<< Ho solo detto la verità >>.
<< E’ una cosa brutta da dire, sul serio >>.
<< Beh, se l’è meritata >>.
Lavinia poggiò la mano sulla sua tenuta sulla pancia per fermare il ghiaccio. Un brivido la scosse mentre si guardavano negli occhi. Per lei quel ragazzo era bellissimo, non c’era nessuno che poteva reggere il paragone ma era anche irraggiungibile. Mai si era fatta così audace come in quel momento, forse era la birra in circolo o il fatto che Eleonora stesse dormendo a pochi centimetri da lei o ancora la confessione dell’amica sul fatto che non fossero innamorati. Prese ancor più coraggio avvicinandosi ulteriormente a lui e lo baciò. Fu un contatto lieve e dolce, Davide non si sottrasse e subito dopo vide Lavinia mordersi il labbro e arrossire leggermente. L’attimo seguente voltò appena gli occhi verso Eleonora.
<< Scusa >> si affrettò a dire l’altra con un bisbiglio sommesso.
Il ragazzo tornò a guardarla.
<< No, io… >>.
Non sapeva nemmeno lui cosa pensare. Le labbra di Lavinia avevano un sapore diverso da quelle di Eleonora; non gli era dispiaciuto, se doveva dire la verità. Eppure non era l’amica. Lavinia guardò il suo orologio da polso.
<< Vi porto a casa >> disse semplicemente sentendosi a disagio.
Davide annuì mentre iniziava a chiudersi i bottoni della camicia.
<< Lei? >> continuò la ragazza mettendo in moto facendo riferimento ad Eleonora.
<< Deve dormire da me stasera >> rispose l’amico.
 
<< Dovresti metterci del ghiaccio >> commentò Martina osservando prima il labbro tagliato e poi il ginocchio gonfio di Veronica.
<< Sto bene >> rispose asciutta l’altra intenta a guardare il paesaggio fuori il finestrino della sua auto.
Non era esattamente quello che si era aspettata per quella sera e aveva sbagliato a perdere il controllo in quel modo. Davanti alla più piccola soprattutto. Gettò una breve occhiata alla ragazza seduta accanto a lei e un lieve sorriso increspò le sue labbra. Erano sedute in macchina in silenzio da quando mezz’ora prima avevano salutato i suoi amici.
<< Scusa >>.
Martina scosse leggermente il capo.
<< Davide Molarte è un cretino, sta tranquilla >>.
<< Non avrei dovuto avere quella reazione. Mi dispiace >>.
L’altra le si avvicinò per accarezzarle una guancia. L’amico di Eleonora aveva nettamente esagerato, anche lei avrebbe avuto quella reazione se quelle parole fossero state rivolte a lei. Veronica non era bellissima come la ragazza dagli occhi verdi e i capelli biondi, ma non meritava lo stesso di sentirsi trattare in quel modo. Persone come Davide non meritavano tutto quello che avevano.
<< Vero… >> mormorò un po’ imbarazzata per quello che stava per domandarle << …è vero che tu…quello che ha detto… >>.
<< Sì >> la interruppe la più grande capendo subito a cosa si riferisse << L’anno scorso. Anche lì non ho giustificazioni >>.
<< Posso…posso chiederti cos’è successo? >>.
L’altra si prese una manciata di secondi prima di rispondere, poi annuì.
<< Vittorio ed io andavamo in classe insieme al nautico >> iniziò ricordando << Ed era fidanzato con una ragazza della nostra stessa età che frequentava lo scientifico, Sara >> cambiò leggermente posizione << Conoscevo Sara di vista all’inizio, ma essendo amica del suo ragazzo, non fu difficile conoscerla meglio. Era carina, simpatica, intelligente e arrossiva per un niente. Non so cosa sia successo ma…me ne innamorai. Sapevo che era sbagliato, che era felicemente fidanzata con Vittorio ed erano anche una bella coppia, però io non riuscii a trattenermi. Iniziai presto a desiderarla, a cercarla con pretesti assurdi e stupidi e vedevo che lei era contenta di stare da sola con me. Non successe mai nulla tra noi, Marty, lo giuro. Te lo giuro, io non l’ho nemmeno sfiorata con un dito. Inevitabilmente le cose, se tra noi andavano bene, incominciarono ad inclinarsi col fidanzato che credeva frequentasse un altro. Una sera in cui uscimmo insieme, iniziò a insultarla pesantemente e a chiamarla in tutti i modi possibili. Non capii più niente e in poco tempo finimmo alle mani. Con un colpo ben assestato gli ruppi il setto nasale >>.
Fece un respiro profondo come se quelle parole le fossero costate una gran fatica. Martina le strinse una mano comprendendo il suo senso di frustrazione e i sentimenti che l’avevano spinta a difendere quella ragazza. L’amore era qualcosa di così forte da spingere le persone a fare cose che mai avrebbero pensato di fare.
<< Morale della favola? >> concluse Veronica con una mezza nota ironica nella voce << Dopo gli esami di maturità, si sono trasferiti entrambi a Siena per studiare e stanno ancora insieme >>.
La più piccola comprese che sotto quella vena sarcastica si nascondeva un profondo dolore. Lei l’aveva difesa e cosa aveva ottenuto? Nulla a parte la nominata di ragazza violenta. Non doveva essere stato semplice.
<< Mi dispiace >>.
Per la prima volta la più grande si voltò per guardarla. Abbozzò un sorriso.
<< Ti porto a casa? Che ne pensi? >>.
Martina si limitò ad annuire non sapendo che aggiungere. Non voleva illudere Veronica, non sarebbe stato giusto darle un’ulteriore delusione. In tutta la serata che avevano trascorso insieme, non aveva sentito nemmeno una volta il cuore accelerare prepotentemente mentre era bastata una sola occhiata da parte di Eleonora quando l’aveva incontrata, per farla arrossire violentemente. La più grande mise in moto e giudò in silenzio verso casa sua. Si fermò esattamente sotto il portone.
<< Notte >> salutò la ragazza dai capelli rossi sperando che l’amica non desiderasse altro.
<< Grazie, Marty >> fece invece Veronica.
<< Per cosa? >>.
<< Per non avermi giudicato >>.
  
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