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Autore: Onlyna    10/04/2013    1 recensioni
Ma la malinconia non se ne andava lo stesso, soprattutto in quel momento, in quel luogo che aveva visto nascere tanti affetti ed aveva assistito silenzioso ed austero alle marachelle che lui ed i Malandrini combinavano quando erano ancora studenti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Bittersweet.


«Ti piacciono i lapislazzuli, Moony?».
Remus alzò gli occhi dalla pagina che stava studiando, puntandoli con espressione interrogativa in quelli grigi del ragazzo seduto davanti a lui.
«Perché me lo chiedi?» fece, forse un po' seccato dall'interruzione, cercando di capire perché l'amico gli avesse fatto una domanda simile proprio in quel momento.
Sirius sogghignò, sporgendosi un po' verso di lui e sventolandogli l'indice davanti al viso.
«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, signor Lupin,» commentò, scimmiottando qualche malcapitato professore che gli aveva rivolto la stessa affermazione negli anni precedenti.
Remus roteò gli occhi, decidendo di ignorare lui e le sue strane domande e concentrarsi nuovamente su quella pozione di cui non aveva capito il procedimento di distillazione; udì chiaramente lo sbuffo di Sirius, ma ignorò anche quello.
«A volte sei così noioso, Moony! Volevo solo tentare di fare conversazione, ora che la vecchia se n'è andata ad amoreggiare con Gazza e ho la possibilità di aprir bocca,» bofonchiò, tornando a giocare con la pallina di gomma rossa che il licantropo gli aveva regalato il Natale precedente.
L'ho vista e ho pensato subito a te,” gli aveva detto come per scusarsi, quando aveva scartato il suo pacchetto ed era rimasto a fissare il giocattolo con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
«Tenti sempre di far conversazione quando sto studiando, Sirius; una strana coincidenza, eh?» commentò Remus, riportando una frase chiave sulla pergamena linda che aveva accanto al libro. «Potresti provare a parlare con me quando sto facendo altro, non ti pare?».
Sirius alzò gli occhi al cielo; quando mai Remus faceva qualcosa a parte studiare?
Si morse le labbra appena prima che il suo pensiero fosse espresso ad alta voce; sapeva che Moony era parecchio permaloso e, per quanto fosse divertente punzecchiarlo in continuazione, aveva deciso di cercare di limitarsi. Non voleva rischiare che il licantropo si arrabbiasse a tal punto da non rivolgergli più la parola. Era successo l'anno prima, per più di due settimane Remus si era limitato ad annuire o negare con il capo, in sua presenza, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
Era stato traumatizzante.
Cercando di non infastidirlo ulteriormente, prese a passarsi la palla da una mano all'altra, guardandosi attorno; la biblioteca di Hogwarts era enorme e ben fornita, uno strano calore pareva avvolgere gli studenti quando vi entravano, ed il profumo delle pergamene e dei tomi antichi solleticava loro il naso.
Sirius ricordava bene quando lui, James e Peter si erano rinchiusi giorno e notte tra quelle mura per trovare il modo di stare vicini a Remus durante il plenilunio. Alla fine avevano scoperto che i licantropi generalmente non attaccavano gli altri animali, se non per difendere se stessi o il loro territorio, ed erano giunti alla conclusione: dovevano trovare il modo di diventare Animagi. Erano seguite tante altre ricerche, tanti altri esperimenti, finché Sirius non era riuscito a trasformarsi nell'enorme cane nero; pareva il più motivato, tra i tre, e grazie al suo entusiasmo pochi giorni dopo anche Prongs era riuscito a trasfigurare se stesso in un cervo. Con Peter c'era voluto più tempo, ma alla fine erano riusciti, in un modo o nell'altro, a far trasformare anche lui.
Perso nei suoi pensieri, Sirius non si era accorto degli occhi castani dell'altro puntati interrogativamente su di lui; si risvegliò dalla sua trance solo quando Remus allungò una mano per toccargli un braccio.
«Tutto bene?» gli chiese il licantropo, senza lasciarlo andare. «Ti sei incantato e sorridevi come un imbecille, mancava solo la bava alla bocca e potevi tranquillamente passare per un maniaco; be', inquietante lo eri già, a dirla tutta».
Sirius ignorò volutamente la frecciatina, accorgendosi che il grosso libro di pozioni su cui Moony stava lavorando era stato chiuso e riposto nella sua borsa assieme alla pergamena.
«Hai finito di studiare?» domandò con uno scintillio pericoloso negli occhi.
Non attese risposta; si alzò dalla panca di legno su cui era seduto e, afferrando l'amico per il polso, lo trascinò fuori dalla biblioteca, diretto verso la torre di Grifondoro.
«Padfoot, dobbiamo raggiungere gli altri nel parco,» gli ricordò Remus, affrettando il passo per non essere trascinato su per le scale, nascoste dietro un arazzo raffigurante una qualche battaglia di troll, dall'impeto del compagno.
Sirius borbottò qualcosa che Moony non riuscì a cogliere del tutto, ma che assomigliava molto ad un “che aspettino” davvero poco da lui. Quando mai Sirius aveva dato buca a James? Era inconcepibile anche solo il pensiero di una cosa simile.
«Sirius,» lo chiamò affannato quando superarono l'ennesima rampa di scale, fermandosi per riprendere fiato e costringendo l'altro a fare lo stesso. «Che ti prende? Sei sicuro di star bene?».
L'Animagus annuì energicamente, voltandosi a guardare intensamente Moony; il licantropo avvertì le ginocchia tremare, davanti a quello sguardo, ma non abbassò il suo. Non gliel'avrebbe mai data vinta, non in quella vita, specialmente quando sembrava che avesse inalato qualche vapore tossico da una delle pozioni che Lumacorno li aveva costretti a distillare.
Padfoot sorrise, divertito dallo sguardo orgoglioso dell'altro, prima di rafforzare la presa sul suo polso e ricominciare la corsa vero il dormitorio di Grifondoro.


Remus sfiorò con la punta della dita l'orlo dell'arazzo, ricordando con malinconia quel periodo della sua vita; scosse il capo, ricacciando indietro la tristezza e sostituendola con una rabbia sorda che non gli era mai appartenuta. Sirius aveva tradito, a causa sua James e Lily erano morti, aveva ucciso anche Peter e i poveri Babbani innocenti che passavano disgraziatamente in quel momento. A causa sua era solo, come prima di Hogwarts, come quando si rinchiudeva in casa per non vedere i bambini che lo additavano e lo schernivano per la sua maledizione.
Si sentiva di nuovo come allora, si sentiva peggio di allora; sì, perché quando era un bambino non aveva mai assaporato la dolcezza dell'amicizia, dell'essere accettato e amato nonostante fosse un mostro. Sirius gliel'aveva donata, assieme a James e gli altri, e poi gliel'aveva sottratta senza una parola, nel peggiore dei modi. Lo odiava, per quello.
Ma la malinconia non se ne andava lo stesso, soprattutto in quel momento, in quel luogo che aveva visto nascere tanti affetti ed aveva assistito silenzioso ed austero alle marachelle che lui ed i Malandrini combinavano quando erano ancora studenti.
«Ti odio, Sirius Black,» mormorò senza troppa convinzione, voltandosi e prendendo a salire una delle tante rampe di scale che l'avrebbero infine condotto nell'ufficio di Silente.















Ed eccone qui un'altra. :) Sirius e Remus sono bellissimi, e questa era sicuramente scritta per un contest che c'entrava con i lapislazzuli. Sicuro. Altrimenti non mi spiego la prima frase. xD
Non è propriamente slash, ma diciamo che io l'ho immaginata in chiave slash; potrebbe essere considerata pre-slash, via, perché dopo il ritorno di Sirius sono successe cose. E l'ultima frase di Remus è chiaramente una cazzata, anche se sul momento magari l'ha pensato davvero.
Baci, e alla prossima!
   
 
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