Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Ryta Holmes    10/04/2013    8 recensioni
“Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.„ [Walt Whitman]
Spoiler 5 stagione
Fu a quel punto che si inginocchiò per guardare meglio quel vecchio e… non vide nient’altro che un vecchio. Sporco e impaurito. Ed esausto. Con gli occhi di un azzurro vivido che adesso ricambiavano lo sguardo.
“Non dovrebbe stare qui. Quest’uomo va portato in ospedale o in un osp-“ non concluse la frase. La voce gli morì in gola, quando la mano raggrinzita ma forte del vecchio lo arpionò sull’avambraccio. Vide quegli occhi azzurri sgranarsi di sorpresa e poi quella bocca nascosta dalla folta barba bianca spalancarsi come per dire qualcosa.
Ma non ne uscì nulla alla fine. Il vecchio lo guardò iniziando inspiegabilmente a piangere. E lui si sentì a disagio.
“Mi… occuperò io di lui.”
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
------------ Chiedo umilmente perdono per il mostruoso ritardo ma i mille impegni della vita a volte mi assorbono completamente! Non indugio oltre e vi auguro buona lettura!! ------------

 
Desclaimer: Merlin e tutti i suoi personaggi non mi appartengono, se lo fossero sarei ricca, la serie non sarebbe finita e Ginevra avrebbe sposato Lancillotto.

 

MENTRE TI ASPETTO

 

Capitolo 12
 
Merlin seppe di essere arrivato troppo tardi. La sala di voto era ormai deserta, quando varcò la soglia, senza fiato. Aveva dovuto far ricorso alla magia per ristabilirsi, perché quando si era risvegliato e aveva cercato di rimettersi in piedi, quasi era svenuto di nuovo.

Allora si era imposto un incantesimo che lo aveva anche ripulito, dopo giorni di negligenza nei quali aveva sperato semplicemente di essere inghiottito. Aveva voluto perdersi, smettere di pensare e soprattutto di soffrire, finché poi non era arrivato a scordare tutto, finalmente. Tanto era stato il suo desiderio che il cervello aveva fatto da sé, portandolo nella confusione. Eppure, ancora una volta, il destino lo aveva guidato, anche in quelle condizioni. Senza saperlo era stato riportato nella centrale di Glastonbury e lì qualcuno aveva richiamato Lucius. Avrebbe dovuto sbatterlo in cella, invece se l’era caricato in spalla e lo aveva portato fino a casa. Lo aveva messo a letto e si era preoccupato per la sua salute.

Avrebbe potuto non farlo, eppure ricordava ancora la sua espressione preoccupata. E Merlin, adesso, sapeva perché.

Aveva corso a perdifiato fino alla sala di voto, sapendo che Lucius aveva scelto di non andare a Londra se non in caso di esito positivo. Era troppo orgoglioso per permettere a qualcuno di vederlo, se fosse stato miseramente sconfitto, perciò aveva scelto di attendere gli esiti nella sezione della sua cittadina.

Quando aveva raggiunto la sala, aveva però, trovato soltanto tanto disordine: sedie rovesciate, a terra qualche coriandolo e alcune bottiglie di prosecco. Non gli servirono quei dettagli per sapere che Lucius aveva vinto ed era diventato il Primo Ministro dell’Inghilterra, perché lo sapeva già.

Lo aveva sempre saputo, in fondo.

Doveva raggiungere Londra e per un attimo si sentì scoraggiato, quando si rese conto che la sua magia non avrebbe potuto portarlo fin lì. In fondo aveva sempre viaggiato a cavallo o a piedi in passato e da quando aveva iniziato a lavorare per Lucius era anche stato iniziato ai mezzi più moderni.

In un attimo ebbe l’immagine dell’auto di Lucius nel vialetto di casa. Prese un forte respiro e poi tornò a correre, abbandonando la sala di voto e raggiungendo villa Chaste.

Immaginò che l’uomo fosse stato condotto con qualche altro mezzo fino a Londra, magari in elicottero vista la sua importanza, per cui l’auto doveva essere ancora lì.

Fu con un sospiro di sollievo che la trovò immobile, sul selciato. Si servì della magia per introdursi nel giardino e per aprire l’auto. Poi ancora per farla partire. Quando mise mano sul volante, si fermò qualche istante.

Aveva imparato a guidare. Non benissimo, visto il poco tempo che aveva dedicato alle lezioni di guida, ma le nozioni base le ricordava bene. Il pedale della frizione, la marcia, poi il volante e il pedale dell’acceleratore.

Ok… si muoveva. Si lasciò sfuggire una risata a metà tra il nervoso e l’esaltato. Poteva farcela, ricordava bene la strada e per ogni evenienza lasciò defluire la sua magia, perché controllasse l’andamento del mezzo e non corresse il rischio di sbandare contro qualcosa o di tamponare qualcuno.

Imboccare l’autostrada non fu cosa semplice. Per quanto conoscesse un poco il codice della strada e avesse visto Lucius o i suoi autisti muoversi in auto, si rese conto che la pratica era tutt’altra cosa. Dovette far ricorso ancora alla sua magia e qualche volta fu la macchina a guidare lui e non il contrario.  Riuscì comunque a imboccare lo svincolo giusto e quasi non gli parve vero quando si ritrovò a correre sulla strada sospinto dalla magia che lo proteggeva.

Ci vollero più di un paio d’ore per arrivare a Londra. Durante quel tragitto Merlin continuò a pensare a ciò che era accaduto, a tutta quella storia e a come ogni cosa adesso gli apparisse chiara e lampante. Al punto da sentirsi uno stupido per non averci pensato prima, per aver dubitato fin dall’inizio. Per non aver avuto fiducia nei segnali che Arthur gli aveva inviato continuamente.

Ora tutto aveva un senso. E Merlin non vedeva l’ora di constatare quella teoria che a momenti, gli appariva quasi assurda, come se lui non avesse potuto vivere nessuno degli avvenimenti degli ultimi mesi.

Più volte premette l’acceleratore e fu solo grazie alla sua magia che non corse il rischio di schiantarsi contro qualche auto in fase di sorpasso.  Quando infine, intravide i primi grattacieli della periferia londinese, sentì come se un peso sullo stomaco si liberasse. Solo un poco però, perché finché non avesse avuto la verità davanti agli occhi, non avrebbe mai potuto sentirsi finalmente libero da quel fardello.

Arrivato a Londra si presentò il problema di come muoversi. Non conosceva la strada con l’auto, fino al Palazzo di Westminster dove si riunivano le Camere e nel quale doveva essere presentato il Primo Ministro. Qualche volta ci era passato assieme a Lucius, mentre si muovevano per Londra, accompagnati spesso dagli autisti assoldati da Jennifer. E allora usò ancora una volta la sua magia, ormai viva e pulsante, particolare che gli provocò un fremito al pensiero di cosa questo significasse.

Si accostò e uscì dall’auto, cercando la strada giusta con la sua vista magica. Quando finalmente visualizzò la sua meta, ripartì senza indugio, inchiodando un paio di volte appena in tempo per non tamponare con alcune auto. Fu un’altra impresa, perché il traffico londinese non era quello della ridente Glastonbury e lui, che l’auto aveva appena iniziato a guidarla, non poteva uscirne vivo. Fu quando infatti, andò quasi a finire contro un palo della luce – e si salvò solo perché mormorò un incantesimo e l’ostacolo saltò dal suo piedistallo per ricomporsi come se niente fosse dopo il suo passaggio – che si rese conto di doversi fermare. Si avvicinava al centro e al  Palazzo di Westminster e lo intuì nel constatare una folla di gente sempre più numerosa, muoversi sventolando bandierine inglesi. Era il benvenuto per il nuovo Primo Ministro.

La Regina in persona avrebbe assistito al suo discorso e questo significava tanti sudditi felici, pronti ad allietare l’evento. Si avviò a piedi, posteggiando l’auto nel primo pertugio che trovò libero e seguì la folla, ben consapevole di dover trovare il modo di vedere Lucius più da vicino, invece che in mezzo al caos che si sarebbe assiepato fuori dal Palazzo.

Via via che la sua meta si avvicinava, diventò sempre più difficile districarsi tra le persone e ben presto si rese conto che dalla direzione che aveva preso, non avrebbe mai potuto entrare per vedere il Primo Ministro. Cercò allora una via laterale, sgomitò diverse volte e riuscì a liberarsi, facendo il giro nella speranza di trovare un ingresso secondario, più tranquillo.

La sua speranza si rivelò vana, quando vide la grande e altissima cancellata che circondava la struttura, continuare imperterrita senza lasciar intravedere un passaggio. Ma Merlin non si diede per vinto e dopo aver controllato che in giro non ci fossero occhi indiscreti – cosa non facile visto il traffico che c’era, tanto che dovette fare diversi tentativi per evitare di essere beccato da qualche passante – riuscì con la magia a piegare le sbarre per aprirsi un passaggio.

Nel mentre sentì una voce propagarsi nell’aria e non poté fermare quel brivido che gli attraversò per intero la spina dorsale.

“Cari uomini e donne dell’Inghilterra. A voi tutti, grazie. Accolgo con onore la carica di Primo Ministro…”

Merlin chiuse per alcuni istanti gli occhi, figurandosi Lucius che parlava da quel grande palazzo, mentre la sua voce amplificata da un numero imprecisato di altoparlanti, si propagava per le strade. Da lontano avvertì il boato di accoglienza che venne riservato alla nuova guida dell’Inghilterra.

“E’ grazie a voi se oggi posso essere qui e per voi d’ora in poi ci sarò. Per guidare questa nazione con coraggio e in nome della giustizia.”

Merlin non si accorse che il rumore del pubblico si era affievolito, perché tutti i presenti erano ammutoliti per ascoltare le parole del nuovo Primo Ministro. Merlin era troppo impegnato a richiudere le sbarre di ferro senza farsi notare e a scappare nel cortile, in cerca di una porta da aprire o di una finestra da scavalcare. C’erano guardie di sicurezza, pastori tedeschi pronti a mordere e tantissime telecamere di sorveglianza. Per questo dovette rendersi invisibile e confondere l’odorato dei cani per non essere scoperto. Così si sentì quasi un ladro ma cosa altro poteva fare? Una volta raggiunto Lucius, avrebbe anche potuto palesarsi, perché lui avrebbe saputo cosa fare.

“Ci attendono tempi migliori adesso, perché so che insieme e con la forza che ci contraddistingue, potremmo vivere una nuova epoca di pace e di prosperità.”

Merlin lo sentì ancora, poi la sua voce si affievolì quasi del tutto, ovattata dalle pareti del Palazzo, dove il mago era riuscito a introdursi scavalcando una finestra e aprendola ancora con la magia.

Avrebbe voluto ascoltare quel discorso ma pensò che avrebbe potuto farlo in seguito, magari rivedendolo per bene in tv: adesso aveva qualcosa di più urgente da fare. Non sapeva dove poi Lucius si sarebbe spostato, per cui doveva agire in fretta.

Muovendosi velocemente, percorse lunghissimi corridoi e salì scale, in cerca della grande sala dove Lucius enunciava il suo discorso di inizio mandato. Superò diverse stanze e dovette salire e scendere alcuni piani più volte, prima di trovare la via giusta. E quando finalmente intraprese una corsa verso la sua meta e si accorse di Jennifer, che piangeva commossa, si palesò interrompendo il suo incantesimo e tornando visibile.

“Merlin!” gridò la donna, sorpresa e quasi spaventata nel trovarselo così davanti.

“Jennifer!” gli risponde il mago, afferrandola per le spalle, sentendo l’agitazione aumentare. Lo avrebbe visto, finalmente, gli avrebbe parlato… e sarebbe stato come aveva sempre sognato. “Jennifer, devo parlare con Lucius!”

La donna si aggrappò ai suoi gomiti e tirò su col naso, sorridendo felice. “Merlin, ha vinto! Hai visto? Ha vinto!”

“Lo so! Lo so! Ma devo vederlo adesso!”

Jennifer scosse il capo. “Non puoi… chissà quando potrai ormai… ma non preoccuparti, sono convinta che appena avrà un attimo di tempo vi parlerete e potrete anche chiarirvi…”

“No no, non capisci! Devo vederlo ora! E’ qui? Dove sta?”

“Ma non puoi! Lucius si è già spostato!”

Merlin perse un respiro, sentendo l’agitazione aumentare. Jennifer allora sorrise e gli scostò delicatamente le mani dalle spalle. “Lo hai mancato di poco… anche se non so come tu abbia fatto a entrare. Comunque ora dovrà essere ricevuto dalla Regina, si sta già spostando con lei nell’auto reale fino a Buckingham Palace.”

Merlin si morse un labbro, frustrato. Entrare lì era una cosa. Introdursi nel palazzo dei reali d’Inghilterra era tutto un altro paio di maniche! Cercò di essere ragionevole.
“E poi? Cosa farà dopo?”

Vide Jennifer sollevare le sopracciglia sorpresa. “Merlin, ma che ti prende? Sai benissimo cosa succede. Ci sarà la cena di gala per festeggiare la carica del Primo Ministro e poi le interviste, c’è una conferenza stampa non appena arriva a palazzo, prima di vedere la Regina! Anzi, io devo già essere lì, sono in ritardo!”

“Portami con te, ti prego!” la supplica gli sfuggì dalle labbra, prima di poterla pensare. Ma poi rifletté che altro non poteva fare, vista la situazione.

La donna scosse nuovamente il capo ma Merlin si accorse di un certo nervosismo. “Avanti, lo sai che non posso farlo. Potrebbero crearmi problemi, controllano tutti quelli che entrano a Buckingham Palace!”

“Ma io sono il suo assistente, diamine! Sarà servito a qualcosa, essermi sorbito tutte le paturnie di quell’idiota!”

Jennifer non poté fare a meno di ridacchiare. Titubò ancora qualche istante, infine cacciò un lungo sospiro. “Merlin, c’è qualcosa che io possa fare per convincerti a lasciarmi andare sola?”

“No.” La sua voce risoluta risuonò tra le pareti della stanza.

“E sia! Ma sia ben chiaro che se mi creeranno problemi, ti ucciderò e poi ti abbandonerò in pasto alle guardie!”

“Mi va benissimo.”

Jennifer sbuffò. “Andiamo, forza.”

***


C’era voluta una mezzora buona prima di riuscire a raggiungere Buckingham Palace. Erano tantissimi i londinesi giunti ad accogliere il Primo Ministro, molti incuriositi in particolare da questa figura giovane e così piena di buone intenzioni, che sembrava donare una luce di speranza al futuro dell’Inghilterra.

Jennifer venne accompagnata in auto fino a palazzo e con lei Merlin passò inosservato finché non si trovarono davanti al cancello secondario di entrata, mentre ancora su quello principale tantissime persone applaudivano il Primo Ministro appena passato di là assieme alla Regina.

Le guardie al cancello chiesero i documenti di Jennifer e quelli di Merlin ma poi chiesero chi fosse lui e la donna senza indugio spiegò che quello era l’assistente del Primo Ministro e avevano urgenza di vederlo prima della conferenza stampa. La guardia si piegò per guardare dentro l’auto dal finestrino e osservò Merlin con occhio criticò, poi sentenziò.

“Lui non può entrare.”

Jennifer sbuffò, fingendosi offesa e Merlin accanto a lei strinse i pugni, indeciso se usare o meno la magia e introdursi senza permesso.

“Andiamo, io sono la sua addetta stampa e lui è il suo assistente! Sono settimane che andiamo in giro in formazione, possibile che non siate stati avvisati?”

“Io ho solo lei in lista per entrare. Non esiste nessuno Emrys qui nell’elenco, mi dispiace.” Fu a quel punto che a Merlin venne un’idea. Finse di schiarirsi la voce, distogliendo lo sguardo dalla guardia, poi lasciò andare un velo di magia e con un guizzo dorato degli occhi, sull’elenco comparve il suo nome, in fondo alla lista.

“Guardi meglio, per cortesia. Abbiamo davvero molta fretta e se non gli porto il discorso che dovrà dire in conferenza, saranno guai!” si lamentò con fare scherzoso per non insospettire la guardia. Quella allora si risolse a dare un’altra occhiata e fu con un’aria piuttosto sorpresa che lesse il nome del mago in fondo alla pagina.

“Sì… mi scusi. Scusate, non lo avevo visto. Eppure ero convinto non ci fosse…”

Merlin sorrise e fece spallucce da dentro l’auto. “Cose che capitano! Scuse accettate!”

La guardia si rimise in piedi e fece segno ai colleghi di lasciarli passare. Merlin tirò un sospiro di sollievo, mentre Jennifer lo guardò sorpresa quanto la guardia. “Ma che ci facevi tu in lista?”

Il mago accennò un sorriso imbarazzato, celando la preoccupazione di essere stato scoperto a usare la magia, poi si strinse ancora nelle spalle. “Non lo so… forse Lucius mi voleva accanto?”

Jennifer annuì contenta. “Lo sapevo! Non poteva essere diversamente, hai visto? E tu che gli dai dell’idiota!”

Merlin non rispose. Lasciò che l’auto li conducesse verso uno degli ingressi del palazzo. Scesero dal mezzo e vennero investiti da uno stuolo di giornalisti che non potendo ancora entrare a Buckingham Palace prima dell’inizio della conferenza, avevano deciso di soggiornare almeno nella zona a loro consentita, intervistando, fotografando e scrivendo di tutti coloro stessero per mettere piede nella dimora dei reali.

Jennifer riuscì a districarsi, dopo aver guardato l’orologio ed essersi accorta del ritardo colossale. Merlin invece, venne inghiottito dai rappresentanti della stampa che iniziarono a tempestarlo di domande come se lui fosse il fratello gemello del Primo Ministro. Cercò di liberarsi ma Jennifer ormai era andata e allora si avvicinò alla porta dove altre due guardie delimitavano l’ingresso.

“Mi scusi, dovrei entrare.”

“Solo stampa e personale autorizzato.” Fu la risposta secca.


“Io sono autorizzato, sono l’assistente del Primo Ministro.”

“Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione in merito.”

Merlin sentì il nervoso aumentare sempre di più. Ma cosa aveva fatto di male? Possibile che fosse così difficile persino per uno come lui, raggiungere Lucius?

“Controllate le vostre liste! Io sono autorizzato, mi chiamo Merlin Emrys e sono l’assistente di Lucius Chaste!” intanto le grida avevano attirato nuovamente i giornalisti. Il fatto che quell’uomo fosse così vicino al nuovo Primo Ministro, poteva significare solo avere informazioni più ghiotte di quelle esigue che erano riusciti a racimolare.

“Non abbiamo una lista, mi spiace. E lei non è autorizzato.”

“Ma come fa a saperlo!” l’ultima esclamazione, si perse nella marea di domande che all’improvviso risuonarono nelle sue orecchie.

“Lei è il suo assistente?”

“Può darci qualche informazione?”

“Vuole fare una dichiarazione sul nuovo Primo Ministro?”

“Se lei lo conosce così bene, allora…”

Merlin si ritrovò circondato da microfoni di ogni forma e colore e non riuscì a capire più niente. Non si accorse che le guardie, spazientite dal caos che occupava l’ingresso, avevano deciso di risolvere la questione. Si intromisero nella bolgia e afferrarono Merlin per le braccia, prendendo a trascinarlo via.

Il mago sperò che con quel gesto avessero deciso di farlo entrare a palazzo, invece le guardie lo portarono nella direzione opposta, decise ad accompagnarlo all’uscita. Merlin provò a divincolarsi ma la presa ferrea dei gendarmi fu troppo per lui e poi non poteva certo usare la sua magia per scatenare chissà quale disordine.

“Ma insomma, perché non volete credermi! Mi hanno anche fatto passare al cancello, perché ero in lista!”

“Noi sappiamo chi può entrare e lei non è autorizzato. Solo stampa e personale autorizzato.”

“E allora sono la stampa!” gridò arrabbiato ma senza risultato. Le guardie lo portarono via e non lo lasciarono andare finchè non fu fuori dal cancello. Lo abbandonarono con uno spintone poco gentile a cui lui cercò di resistere ma con poco risultato. Barcollò, guardando malissimo i loro colleghi e la guardia che lo aveva lasciato passare all’inizio e poi voltò le spalle decidendo di allontanarsi prima di lasciarsi andare e fare qualcosa di avventato. Sarebbe stato stupido e i suoi mille e più anni di vita in fondo, lo avevano reso un poco più saggio di quello che voleva far credere.

Si allontanò dal palazzo, sentendo quel peso sul cuore acuirsi e mischiarsi al nervosismo. Era un grande e potente mago, come aveva potuto perdere in quel modo? Ma soprattutto poteva arrendersi così?

Restò per diverso tempo nelle vicinanze del palazzo, sperando che la gente diminuisse o che per qualche oscura ragione, il nuovo Primo Ministro decidesse all’improvviso di uscire da lì. Quando ormai fu buio, la gente iniziò ad andarsene. Mentre Merlin ancora gironzolava lì intorno, lanciando occhiate di astio verso Buckingham Palace, si ritrovò ad ascoltare una conversazione tra due giovani.

“E’ inutile restare qui ormai… il Primo Ministro rimarrà tutta la notte lì, ne sono certo. Quelle cene di gala durano ore e ore e poi probabilmente si fermerà a dormire, per andarsene poi domani mattina con calma e senza tutto questo caos.”

“E tu che ne sai?”

“Mio cugino lavora lì come aiuto-cuoco! Non hai idea di quello che mi racconta! Tu pensa che…”

Merlin non li ascoltò più. Cacciò un sospiro e si sentì improvvisamente molto triste.

Sì, si sarebbe arreso. Per ora.

***


Tornò a casa. Gli sembrò totalmente inutile restare in giro per Londra, considerato che non avrebbe potuto avere notizie di Lucius e che sarebbe stato impossibile contattarlo in qualche modo. Allora tornò alla sua auto, riuscì a ritrovarla a fatica e poi con altrettanta fatica si incamminò sulla strada del ritorno. Era stanco e scoraggiato e in più lo stomaco continuava a brontolargli.

D’altronde erano giorni non mangiava e la magia che lo aveva ristabilito, si stava esaurendo via via che il tempo passava. Comprò qualcosa da mangiare al volo e poi ritornò sull’autostrada, diretto verso Glastonbury. Tornava a casa, non sapendo dove altro andare.

L’indomani avrebbe potuto riprovare, avrebbe cercato Lucius. Magari sarebbe tornato a casa e lì lo avrebbe aspettato, pronto a parlargli… e vedere. Non poteva fare altrimenti.
Il viaggio di ritorno fu piuttosto piatto e noioso e non provò nulla quando vide il cartello della sua cittadina, palesarsi sul bordo della strada assieme alla parola “Welcome”.
Non si premurò di riportare l’auto a casa Chaste, se la portò appresso fino al lago, desideroso di tornare a casa e di non pensare più a nulla fino al giorno dopo.

Quando attraversò il sentiero e le sponde del lago di Avalon furono davanti a lui, non poté non soffermarsi alcuni istanti. Si avvicinò quasi fino a toccare l’acqua che lentamente bagnava il terreno in piccoli movimenti pigri. Lasciò vagare lo sguardo tra le nebbie, sospirando e provando il desiderio di sorridere. Incurvò gli angoli della bocca spontaneamente, rendendosi conto che in fondo, adesso poteva guardare quel lago in maniera diversa.

E restò lì, immobile per un tempo interminabile. Guardava quella distesa godendo della nuova prospettiva che finalmente cambiava tutto. Anche se ancora non aveva verificato, anche se chissà quanto avrebbe dovuto aspettare prima di avere la conferma e questo lo intristiva e lo appesantiva al punto da fargli mancare il fiato.

“Ma che fai, ti metti a rubare?”

Sgranare gli occhi e voltarsi fu un attimo. Merlin trattenne il fiato, ancora prima di distinguere nella penombra quegli occhi celesti che lo fissavano irriverenti, perché aveva già riconosciuto la voce.

Era un sogno? Il frutto della sua immaginazione? La magia che gli faceva brutti scherzi?

“Hai forzato la mia proprietà e ti sei appropriato della macchina, senza il mio permesso.”

Eppure era lì, poteva scorgere perfettamente la consistenza di quel profilo che si stagliava illuminato dai lampioni della strada poco più in là.

“Lo so.” Provò a rispondere, non ancora certo della realtà di quella visione. E soprattutto di cosa ciò comportava: aveva atteso centinaia di anni quel momento, immaginandolo in tutti i modi possibili… eppure adesso non sapeva più cosa fare o dire. Era come se il suo cervello avesse resettato tutto, anche il dolore. C’era solo una mischia confusionaria di sentimenti non definiti.

Lucius si fece più vicino e incrociò le braccia, fingendosi indispettito. “Eppure ti avevo lasciato moribondo nel tuo letto, come hai fatto a riprenderti così velocemente?”
“Forse… non ero così moribondo.” Provò a tergiversare, mentre le domande premevano impellenti contro la lingua. Poteva chiedere una cosa del genere? Poteva azzardarsi a fare la tanto temuta domanda che avrebbe sciolto ogni dubbio?

“Che ci fai qui? Ti credevo con la Regina.” Chiese invece. Intanto lo studiava, cercando una luce diversa nei suoi occhi o un’espressione del viso che potesse fargli intuire qualcosa… ma Lucius sembrava sempre lo stesso Lucius.

“La cena è finita da un pezzo. E ho declinato l’invito a dormire a Buckingham Palace, non voglio già passare per uno che si è dato alla bella vita.”

Merlin sorrise di rimando. Era per quello che faceva e di cui parlava, che Lucius sarebbe stato un grande Primo Ministro per l’Inghilterra. Solo che…

“Quindi? Perché sei qui?”

“Volevo accertarmi che tu fossi vivo. E poi Jennifer mi aveva detto che mi cercavi ma che poi ti ha perso di vista.”

Merlin roteò gli occhi infastidito. “Lasciamo perdere… ho lottato all’ultimo sangue con un paio di guardie e con un’orda di giornalisti affamati di notizie.”

Lucius ridacchiò. Merlin continuò a guardarlo e si sentì deluso, perché non dava alcun cenno di essere cambiato in qualche modo. All’improvviso sentì vacillare tutte le sue convinzioni. Intanto quella domanda premeva sempre di più ma lui non riusciva a pronunciarla, perché conoscere la risposta avrebbe potuto cambiare tutto, nel meglio ma soprattutto nel peggio del peggio.

Aveva paura di conoscere la verità, perciò continuò con le domande stupide. “Avrei potuto essere ancora a Londra con la tua macchina, che ci fai qui?” ripeté imperterrito.
L’altro ficcò le mani nelle tasche e sollevò le spalle. “Ho tirato a indovinare. Considerato che non sono stati avvistati incidenti stradali lungo il tragitto, ho ipotizzato fossi tornato a casa.”

“Spiritoso.”

“Non direi, considerato come guidi male. Ho temuto per la mia auto.”

Merlin si fece offeso e intanto sentiva lo stomaco torcersi dolorosamente. Doveva sapere la verità ma il terrore di sbagliarsi, lo aveva congelato.

“E poi…” Merlin era così impegnato a farsi uscire quella domanda che non si accorse che Lucius continuava a parlare. “…sapevo che non potevi che essere qui.”

Il mago sollevò lo sguardo che si era abbassato per un attimo in cerca di coraggio e trattenne il fiato.

“Perché?” chiese in un soffio.

Chaste sorrise per un momento lasciando trasparire una nota di malinconia. Merlin trattenne ancora di più il fiato e il suo stomaco fece un altro giro… poi lo vide scrollare le spalle.

“Perché questa è casa tua, idiota! Per cos’altro se no?”

In un attimo ogni speranza si infranse. Lucius continuava ad essere Lucius e nient’altro. E nessun’altro. Merlin cacciò un lungo sospiro, avvertendo quasi il desiderio di piangere mentre la delusione si propagava nel suo petto, sciogliendo la tensione ma lasciando un gorgo nero di tristezza.

“Dai, ho deciso che sono buono e ti reintegro come assistente.”

Merlin si voltò per evitare che Lucius si accorgesse dei suoi occhi lucidi. Sollevò una mano a quelle parole e cercò di non far tremare la voce.

“Va bene, come vuoi…” nel frattempo iniziò ad avviarsi verso la sua casetta, deciso a buttarsi nel letto e a perdere i sensi con il sonno. O magari a sfogare tutta la tensione e la delusione con il pianto.

“Non ti ho detto di andartene, parlo sul serio!” lo rimbeccò Lucius. “Dove vai?!” lo seguì, mentre il mago continuava imperterrito, convinto di voler essere lasciato in pace.
“Ci vediamo domani, Lucius…”

“Meriteresti la gogna sul serio! Peccato non esista più.”

“Ah-ha…”

“Ma soprattutto sei ancora più stupido di quanto ricordassi!”

“Non più di ieri quando mi hai visto…”

“Ma insomma, Merlin!”

Si fermò. L’ansia, la paura, i nervi attorcigliati intorno allo stomaco. Tornò tutto insieme. Merlin si voltò lentamente, tornando a guardare Lucius che gli rimandava uno sguardo allegro e ironico assieme. Uno di quelli che lui conosceva bene, che Chaste aveva usato tante volte con lui e che a Merlin avevano sempre dato un fremito perché gli riportavano alla mente ricordi scolpiti nella sua memoria e che mai avrebbe scordato.

Quello sguardo così identico che gli era sempre saputo un po’ dell’uno e un po’ dell’altro e che adesso invece era di entrambi. Così come la voce. Un po’ di Lucius e un po’ di…

“A-Arthur…”

Merlin vide quel sorriso farsi più luminoso e quando le sue mani gli sfiorarono le spalle in una stretta gentile, tutta la paura si sciolse, inondandolo dall’interno di un calore che mai prima d’ora aveva provato. Non così, non con quella intensità da distruggere qualsiasi sentimento negativo avesse provato nei suoi tanti secoli di vita.

Merlin…”

Quel calore sciolse ogni barriera al punto da liberare anche quel pianto che troppo spesso aveva trattenuto. E quando sentì la consistenza delle braccia di Arthur - del suo Re Arthur! - cingerlo per le spalle, gli sembrò il gesto più naturale del mondo aggrapparsi a lui e abbandonare il capo contro la sua guancia, piangendo come un bambino.

“Sei tornato… sei tornato…” mormorò stringendo forte i denti per trattenere almeno i singhiozzi. Perché si sentì improvvisamente così stupido e debole, tra le braccia forti del suo Re, come se avesse lottato e lottato per tanto tempo e adesso tutto quello che voleva era lasciarsi andare a lui.

“Grazie per avermi aspettato. E per avermi risvegliato.”

Merlin, tra le lacrime, sorrise. Era sempre stato lui. Arthur era sempre stato in Lucius e Lucius in Arthur. Lo aveva sempre saputo in fondo. E ora che tutto aveva un senso, poteva finalmente dire di aver portato a termine il suo compito.

Il Re del Passato e del Futuro era tornato.

FINE
 
///////

Prima di essere linciata viva o peggio ancora sommersa di domande (ma che dico, fatemele pure! :D), avviso già che ci sarà un Epilogo nel quale spiegherò tutto quello che non ho ancora detto qui che volevo dedicare solo alla scena finale. Epilogo che ovviamente pubblicherò prestissimo considerato è già in fase di scrittura, anche perché approfitto del fatto che oggi dopo secoli ho una giornata libera e ho voluto dedicarla a questa storia ^_^

Io spero vi sia piaciuta. Spero di non aver fatto molti strafalcioni, soprattutto dal punto di vista “londinese” XD mi sono un po’ documentata sulle sedi parlamentari e reali ma non ho la minima idea di cosa faccia un Primo Ministro quando viene eletto, per cui ho usato la mia enorme immaginazione che ci stava bene con le traversie del povero Merlo! :D

Per quanto riguarda la questione Merthur… vi dico di attendere l’Epilogo, poi vi spiegherò anche qualcos’altro, per cui alle fan sfegatate che si chiederanno: ma Merlin e Arthur quando si amano? Avranno una risposta a breve, promesso!

Detto ciò ci tengo a scusarmi ancora per il mostruoso ritardo e ringrazio col cuore tutti i lettori di questa storia. I silenziosi, chi ha voluto inserirla nelle sezioni speciali e soprattutto chi ha voluto lasciarmi un commento. Un grazie specialissimo a Sheireen_Black 22 che si è fatta la maratona e ha voluto commentare capitolo per capitolo! Sei stata meravigliosa! *-*

Grazie ad Orchidea Rosa, Silv_, _Jaya, None to Blame, Gosa e Strangerinthistown, per i loro ultimi commenti e per i complimenti! Con questo ritardo non me li merito! Grazie anche ad AsfodeloSpirito e alle sue minacce che mi hanno spronata a non mollare nonostante i mille impegni!

A tutti, come sempre, esorto a commentare, perché adesso voglio proprio sapere cosa ne pensate! ^__^

Che altro dire? Ci risentiamo all’Epilogo! A prestissimo!
Ryta
 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Ryta Holmes