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Autore: Kairi_30468    10/04/2013    2 recensioni
" Più si avvicinava, più mi rendevo conto di quanto quella ragazza fosse inquietante, sembrava lo spettro di se stessa: era bianca, pallidissima, gli occhi infossati e circondati da occhiaie violacee; stanca ed esausta, sembrava che il suo corpo si ribellasse con tutta la sua forza a tutto quel movimento, a tutta quella strada che si costringeva a percorrere.
Perché? mi domandai, Perché deve essere costretta a camminare? Perché non c’è nessuno con lei? Ma, soprattutto: perché io sono costretta a guardarla? "
Una storia angst su una ragazza che ha perso se stessa senza che se ne renda conto e che viene messa di fronte alla cruda realtà dei fatti.
In attesa del prossimo capitolo di " Eyes Open ".
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! :D Questa è la prima storia angst che pubblico, nonostante io ne abbia scritte molte, molte altre. " Hopeless" , in particolare, risale a mesi e mesi fa, è nata quasi per caso ed è stata scritta di getto, e al dire il vero non so neanche da dove sia uscita una cosa del genere .-. Beh, comunque, vorrei fare un ringraziamento speciale a ___Faxas, che ha betato la storia e le ha dato un titolo, essendo io negata per queste cose ahahah xD Grazie tesoro, ti voglio bene <3 
In attesa del quinto capitolo della long che sto scrivendo, " Eyes Open ", pubblico questa nella speranza che vi piaccia ^^ Non esitate a commentare e, se volete, fate anche un salto a leggere EO!
Baci ;*

Lilly










Hopeless




Aprii gli occhi e mi guardai intorno.
Dove sono?
Mi trovavo su una strada fiancheggiata da lampioni che proseguiva senza fine e spariva in una nebbia fitta, il tutto incorniciato da una notte buia e senza stelle.
Improvvisamente dei passi attirarono la mia attenzione, così attutiti dalla nebbia che mi stupii di averli sentiti. Volsi lo sguardo alla mia destra e scorsi una figura che lentamente veniva verso di me, così lentamente che fui tentata di avvicinarmi, ma rimasi ferma dov’ero, ad aspettare.
Man mano che si avvicinava la misi a fuoco, e mi accorsi che quella figura, che incedeva lentamente, era quella di una ragazza. Aveva la testa bassa e non riuscivo a vederla bene in viso, in parte nascosto da lunghi capelli di un castano spento.
Tra le braccia, un libro - anzi, no, un diario - un libriccino piccolo e tutto spiegazzato, come se fosse stato immerso nell’acqua, o bagnato da fiumi di lacrime. Lo teneva stretto al petto, ci si aggrappava con tutte le sue forze, come farebbe un naufrago con una tavola che galleggia nell’acqua, come se ne dipendesse della sua vita.
Ed io lo vedevo chiaramente, quel diario galleggiava, la teneva su e la faceva camminare, e temevo che se le fosse caduto di mano avrebbe potuto crollare per non rialzarsi più.
Più si avvicinava, più mi rendevo conto di quanto quella ragazza fosse inquietante, sembrava lo spettro di se stessa: era bianca, pallidissima, gli occhi infossati e circondati da occhiaie violacee; stanca ed esausta, sembrava che il suo corpo si ribellasse con tutta la sua forza a tutto quel movimento, a tutta quella strada che si costringeva a percorrere.
Perché? mi domandai, Perché deve essere costretta a camminare? Perché non c’è nessuno con lei? E perché io sono costretta a guardarla?
Quando fu ancora più vicina, la guardai, e rabbrividii davanti a quello spettacolo raccapricciante: aveva uno squarcio all’altezza del cuore, non più coperto da muscoli, pelle e vestiti, ma scoperto, vulnerabile anche a un soffio d’aria, e scorticato, lacerato, a brandelli. Una cosa che avrebbe potuto fare solo una persona sadica, crudele, senza alcun rispetto per la vita umana.
Avrei voluto andarmene.
Quello che vedevo mi faceva troppo male e non riuscivo a liberarmene neanche quando chiudevo gli occhi. Mi provocava un tormento senza fine.
Rimasi lì, con il cuore che batteva all’impazzata e il fiato corto perché era sempre più vicina, il rumore strascicato dei suoi passi che mi riempiva le orecchie.
Eccola, a pochi metri da me, che continuava ad avvicinarsi. Spalancai gli occhi, così tanto che sembrarono sul punto di uscire fuori dalle orbite, e il mio cuore prima impazzito si fermò perdendo qualche battito, mentre facevo qualche passo indietro. No, non è possibile, non può essere! Lei non è… ed io non sono…
Quella non sono io!
No, mi rifiutavo di credere che quella creatura inquietante fossi io.
Ma se… ma se fosse stato veramente così? Come avevo fatto a ridurmi in quello stato? Cosa ne era stato della persona solare, felice e spensierata che ero un tempo?
Quando quella proiezione di me stessa – ormai l’avevo capito – mi arrivò di fronte, inciampò in un minuscolo sassolino, che prima non avevo notato, e cadde in avanti, il libro le sfuggì di mano e volò qualche metro lontano da lei, portandole via ogni speranza di rialzarsi e continuare a camminare, insieme con la speranza che la nebbia sparisse e il sole illuminasse una strada più facile da percorrere.
Ormai sola, senza nessun appiglio e nient’altro da fare, si rannicchiò in lacrime su se stessa, e mi fece una pena così grande che mi venne assolutamente spontaneo chinarmi per aiutarla. Non appena sentì le mie mani su di lei, spalancò gli occhi sbigottita e cercò di divincolarsi, e in quel momento mi resi conto che non aveva neanche minimamente notato la mia presenza. Mentre la aiutavo ad alzarsi il suo sguardo incrociò il mio, e i suoi occhi, al contrario di tutto il resto, erano incredibili. Un raggio di sole in una notte perenne. Erano i più vivi che avessi mai visto, i più profondi che potessi immaginare. Allora capii: tutto quadrava, ogni cosa tornava al suo posto.
Ero lì per quello, per vivere quel preciso momento, ed ero dovuta arrivare al limite per capirlo, per capire come fare a rialzarmi, per guarire dalle ferite e per dire: “ Basta, da oggi la musica cambia ”.
Aprii gli occhi e, sorridendo, ringraziai per aver fatto quel sogno, per aver capito tante cose. Che non ci si deve mai arrendere. Che c’è sempre un modo. Che ognuno ha abbastanza forza da aiutare se stesso, senza l’aiuto di nessun altro. Che si deve andare avanti, nonostante tutto.
Il mio sorriso si allargò, sulla scia dei miei pensieri finalmente consapevoli.
Ero di nuovo io.

 





 

*******
 

Beh, che dire? .-. Dubbi, perplessità, critiche? Fatemi sapere cosa ne pensate! Ci vediamo di nuovo appena posto il capitolo di " Eyes Open " che, spero, sarà presto xD
Alla prossima! <3

Lilly

  
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