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Autore: RoriStark    11/04/2013    1 recensioni
Volevo provare a scrivere una fiction su questo bellissimo film :) amo la Marvel e seguo sia i comics che i film :) Loki è il mio personaggio preferito insieme ad Iron Man
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Una piccola figura si aggirava sperduta nel deserto  pachistano, come vi fosse finita, era un mistero anche per lei. I lunghi capelli rossi risplendevano sotto la luce del sole cocente. Le ali dorate sopra alla testa per un po’ di ombra. Dopo diverse ore di cammino, finalmente vide un accampamento di nomadi. La giovane si avvicinò nascondendo le ali. Chiese asilo e all’inizio erano tutti gentili con lei. Le diedero da mangiare e da bene, sembrava tutto tranquillo, quando un giorno, un bambino stava per  essere morso da un cobra. La giovane senza pensarci usò le sue ali per salvarlo, con uno scatto prese il bimbo tirandolo in aria prima che il rettile saltasse per morderlo.

“Yatagarasu!”

Presero a gridare in coro come se spaventati da quella che fino a poco prima era un ospite adorata da tutti

“Yatagarasu!Yatagarasu!”

Ripetevano insieme a tante altre parole che lei non risuciva a capire. Venne presa di forza e bloccata su una roccia con delle corde. La giovane era terrorizzata, non riusciva a muoversi. Le misero un bavaglio alla bocca i denti le facevano male tanto era stretto. Voleva gridare, chiedere aiuto, quando vide che stavano prendendo un accetta cercò di divincolarsi, ma era inutile. Tentò di usare le ali ma questi le afferrarono spezzando le fragili ossa.

*zac* *zac*

All’improvviso la giovane sentì un calore irreale alle gambe, e poi non riuscì più a sentirle, solamente un dolore atroce sulla coscia. Quando abbassò lo sguardo, queste erano a terra in una pozza di sangue. Una donna si avvicinò con il coltello affilato. Sentì il sapore del sangue in bocca, si sentiva quasi soffocare dal suo stesso sangue per colpa del bavaglio che le impediva di sputarlo fuori. Voleva morire, perché ancora non riusciva a morire? Stavano per mangiarla viva. Il suo ventre era aperto fino allo sterno e le sue gambe erano a terra. Eppure non moriva, non riusciva a morire. La vista ed i sensi la stavano abbandonando. All’improvviso sentì un boato. I suoi macellai gridavano e sembravano scappare terrorizzati. Qualcosa di rosso e dorato si stava avvicinando a lei. Sembrava un uomo, ma sembrava avere addosso un armatura. Questa si avvicinò con una velocità incredibile mentre sentì le catene spezzarsi come carta sotto alle sue mani. Forse era un robot? La sua armatura scintillava al sole acciecandola. Tremava come una foglia mentre il robot le toglieva il bavaglio lasciandole sputare una grande quantità di sangue. Poi l’armatura smise di luccicare. Qualcosa sembrò uscire da essa, un essere umano? Mani forti e calde la afferrarono tirandola su. Una mano sul ventre, tossì di nuovo sangue. Era in stato confusionale ma sentiva ancora un dolore indescrivibile. Stava parlando, quell’uomo le stava parlando, magari la stava rassicurando ma lei non riusciva a capire nulla. Quando un'altra figura sembrò pararsi su di lei, la giovane perse i sensi sussurando una sola parola

“pietà…”

Quando aprì gli occhi era in una stanza bianca. In un letto altrettanto bianco. La giovane riuscì a mettersi a sedere mentre sentì una fitta alle gambe. Quando alzò la coperta vide che erano di nuovo al loro posto ma con una fasciatura al punto dove erano state tagliate. Portò  una mano al ventre e sentì che anche lì aveva delle medicazioni. Si guardò attorno spaesata mentre la porta in fondo si aprì lentamente. La giovane si nascose sotto alle coperte terrorizzata mentre sentiva dei passi

“sei sveglia allora…”

Sussurrò una voce profonda, rassicurante e gentile. La giovane sbirciò da sotto alle coperte sentendolo vicino al letto. Era un uomo sulla trentina, con i capelli scuri ed il pizzetto curato. Gli occhi nocciola la fissavano  con compassione. L’uomo accennò ad un sorriso, aveva degli occhi davvero particolari, erano dolci ma allo stesso tempo sicuri e protettivi.

“hai un nome piccola?..”

La giovane fece capolino da sotto alle coperte, era ancora spaventata, annuì  fissandolo.  conosceva il suo nome, era l’unica cosa che ricordava.  Lui scosse il capo mentre allungò la mano come per accarezzarla, ma lei sobbalzò indietreggiando, così anche lui abbassò la mano

“non voglio farti del male piccola. Mi chiamo Tony, Tony Stark”

Lei  continuava a fissarlo, non disse nulla, non riusciva a dire nulla tanto era stato lo shock e Tony se ne rese conto. Così riprese a parlare lui

“non vuoi parlare vero?...allora vediamo…”

Mise la mano in tasca, appena lo fece lei riprese a tremare come se avesse paura che tirasse fuori un coltello. Tony sospirò mentre mostrò alla giovane un blocchetto di foglietti bianchi, prese poi una penna mentre posò tutto sul vassoio dei pasti e lo mise sulle gambe della giovane con delicatezza. Posò la penna vicino e tornò a fissarla

“sai scrivere?..”

Lei annuì mentre con la mano tremante cercò di prendere la penna, ma questa le cadde di mano, non riusciva a stringere ancora bene la mano. Tony la raccolse e la rimise di nuovo in mano a lei, che sussultò osservandolo spaurita

“shh…va tutto bene piccola…coraggio…sei al sicuro ora, non tremare più”

Le strinse piano la mano per farle prendere la penna, teneva la sua mano calda su quella di lei come per sostenerla mentre sul foglio la giovane cominciò a scrivere il suo nome

“…è questo il tuo nome?”

Lei annuì mentre posò la penna e prese a fissare il foglio. La sua scrittura era tremolante e a malapena leggibile. Era debole, ancora molto debole. Tony sorrise mettendo di nuovo in tasca la penna

“è davvero un bellissimo nome...Aniel...hai una casa? Una famiglia che possiamo contattare?”

Aniel scosse il capo tornando a fissarlo con gli occhi di un cerbiatto spaurito, Tony sospirò di nuovo e si massaggiò le tempie con una mano mentre riprese ad osservare la giovane

“allora…ti porterò con me ok? Finchè non sarai guarita e potrai rifarti una vita magari…”
 
La casa di Tony Stark sembrava una reggia.Ci erano volute un paio d’ore in aereo per raggiungerla, era una grande abitazione posta su una specie di montagna, metà della casa era sospesa sul mare, sembrava quasi una fortezza. Aniel era sulla sedia a rotelle, quello sarebbe stato il primo giorno in cui avrebbe imparato a camminare di nuovo.

“ti ho già preparato una camera e un armadio pieno di vestiti…spero ti piaccia il rosa, così potrai togliere questi stracci piccola..”

Disse Tony mentre portava la giovane in bagno. La prese in braccio sistemandola sulla sedia vicino alla vasca da bagno. Una donna entrò nella stanza, aveva i capelli color carota ed un sorriso gentile. Si avvicinò alla giovane

“lei è Pepper, ti aiuterà a lavarti..ok?”

Disse con l’intento di allontanarsi dalla giovane, ma questa rimase aggrappata a lui nascondendo il viso al suo petto tremando. Tony sospirò

“piccola non posso restare qui..io…”

“signor Stark…credo che si fidi di lei soltanto…non voglio spaventarla ulteriormente”

Disse la donna

“dovrei…io…???Aspetti Pepp..”

Non finì la frase che la donna era già uscita dalla stanza. Tony osservò Aniel preoccupato mentre annuì piano.

“va bene piccola…ho capito…”

Sussurrò mentre le toglieva la vestaglia strappata. Osservò le cicatrici ben visibili, aveva tolto le bende dato che sembrava avere un fattore guarigione al di sopra della norma. Eppure ora una cicatrice le percorreva il ventre e due cicatrici le circondava. Per due settimane, Tony era stato accanto al suo letto in ospedale cercando di non farla spaventare, di farla riprendere in qualche modo. E la giovane sembrava davvero fidarsi solo di lui. Tanto che nonostante fosse senza nulla addosso e solo i capelli le coprivano il seno, non sembrava vergognarsi. Tony la prese in braccio mentre la fece immergere nella vasca piena d’acqua calda. Aniel sembrava apprezzarne il calore, tanto che si mise a giocare con la schiuma attorno a lei . Tony prese a massaggiarle la schiena con la spugna. Non aveva ancora parlato da quel giorno, se non fosse per il fatto che avesse detto qualcosa prima di svenire avrebbe pensato fosse muta

“guarirai piccola…te lo prometto…”

 
Era una mattina come le altre, Aniel viveva lì da almeno un mese, ormai riusciva a muoversi disinvolta per la casa. si avvicinò a Tony con la sua sedia a rotelle, lui sembrava occupato a saldare una specie di robot. Ormai era abituata visto che in casa c’erano un sacco di quei cosi, uno di loro aveva perfino un nome, Jarvis lo chiamava e sembrava rispondergli perfino. Come se fosse una persona vera. Allungò la mano tirandogli la maglia. Subito Tony si voltò sorridendole

“eih…cosa ci fai qui?”

La giovane gli tese le braccia saltellando dalla sedia senza però dire nulla.

“vuoi…vuoi provare a camminare??”

Disse Tony togliendosi la mascherina per gli occhi sorridendo alla giovane entusiasta Si avvicinò a lei inginocchiandosi per stare alla sua altezza. La giovane gli prese le mani annuendo con un sorriso timido.

 “ok…allora facciamolo!”

Portò la carrozzella al centro della stanza, dove c’era uno spazio maggiore, non aveva bisogno di appigli, sarebbe stato lui il suo unico appiglio.

“allora piccola…fai un bel respiro...fidati di me ok?”

Disse prendendola sotto alle braccia

“adesso metti i piedi a terra,e spingi piano..ce la fai?...perfetto….bravissima…”
 
 
Lentamente la sollevò in piedi sorreggendola. Le gambe di lei tremavano per i muscoli atrofizzati. Eppure sembrava che lentamente prendesse equilibrio.

“ti tengo io, non cadrai piccola…ci sarò sempre io …non cadrai più con me..”
 
 
“coraggio piccola! Vieni da me!”

Tony era ad un paio di metri di distanza. Ormai Aniel riusciva a stare dritta da sola, era passato solo un giorno eppure  aveva fatto un grande miglioramento in poco tempo. La giovane tese le mani incerta verso di lui, fece un passo incerto, barcollò appena ma poi mise avanti l’altro piede, guardò Tony che sicuramente l’avrebbe afferrata in tempo se fosse caduta, ma lei voleva raggiungerlo da sola. Voleva camminare di  nuovo. Voleva raggiungerlo e renderlo fiero di lei. Un altro passo, un altro ancora, poi però le forze sembrarono venirle meno, all’ennesimo passo barcollò di nuovo, mise una mano avanti come se stesse per cadere quando sentì la stoffa della maglia di Tony. Alzò lo sguardo, c’era riuscita. Aveva raggiunto Tony da sola, aveva camminato di nuovo. Si aggrappò a Tony che la strinse forte a sé

“ce l’hai fatta Aniel!! Ce l’hai fatta!”

“Tony…”

Nel sentire la sua voce lui ammutolì all’improvviso, le prese il viso tra le mani fissandola

“….cosa?...”

“T…Tony….”

Ripetè lei con un lieve sorriso mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. La sua prima parola, la sua prima parola dopo quel giorno era stata Tony? L’uomo sorrise dolcemente e le baciò la fronte

“sì…sono qui piccola…”

“non voglio…andare via….”

“…e io non voglio che ti vada via…..Aniel…la mia piccola Aniel…”

“non ci separerà nessuno…vero?..”

“…nessuno…”








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 “Tony!! Tony!!”

La giovane Anel sbucò da dietro ad una colonna di marmo saltando in braccio a Tony che prontamente la afferrò sorreggendola. La giovane lo avvolse con le sue ali baciandogli poi le labbra dolcemente

“eih! Guarda che nascondino non funziona così!”

“lo so ma appena ti ho visto non ho saputo resistere”

Disse lei ridendo appena

“dov’è lo smilzo?”

“sta facendo una riunione con gli altri…credo stiano studiando dei piani di attacco, ma hanno detto che non possiamo stare con loro”

“che importa, io sono un piano vivente”

Disse ridendo

“Tony…”

“dimmi piccola…”

Aniel sorrise appena, gli accarezzò il viso baciandogli la fronte, poi lo strinse di nuovo forte nascondendo i viso nell’incavo del suo collo

“…non ci separerà nessuno vero?....”

“….no piccola mia…niente e nessuno…”
 
  
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