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Autore: ProngseSnaps    11/04/2013    4 recensioni
La amava. Merlino se l’amava. E forse era il più consapevole dei due, e James Charlus Potter era consapevole di ben poco. Quella era Lily. Lily sapeva sempre tutto. Lily non sbagliava mai. O forse…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Lily e James erano solo due ragazzi, quando capirono di essere veramente, follemente e paurosamente innamorati.
Nessuno dei due, però, aveva il coraggio di ammetterlo, non solo agli altri, ma persino e soprattutto a sé stessi.
Curioso era agli occhi degli altri come, tutto d’un tratto, quei due iniziarono con andare d’accordo. Per loro, invece, era il solito tran-tran: James la provocava, Lily rispondeva a tono, finivano per litigare e come se nulla fosse successo iniziavano a baciarsi. Era questione di secondi e secondo Lily, la colpa era tutta di “Potter”.



E che bacio. Molte volte si ritrovava a pensare, e la prima cosa che le veniva in mente erano le labbra di James. Si imponeva di non pensarci, davvero, ma quel ragazzo era come le sabbie mobili: più cercava di uscirne, più veniva attirata.
Per quanto riguardava lui, be’, lui era innamorato come non mai, ed era spaventato come non mai.
Quando era con qualche altra ragazza, l’unica cosa che riusciva a idealizzare era che la Evans aveva un sorriso davvero bello, soprattutto quando quel suo sorriso sincero era rivolto a lui. Non riusciva a dimenticarsi quei due occhi color smeraldo, brillanti e pieni di vita, che lo osservavano semi-chiusi nell’istante in cui la punta dei suoi piedi toccava terra e le sue labbra si staccavano da quelle del moro. La amava. Merlino se l’amava. E forse era il più consapevole dei due, e James Charlus Potter era consapevole di ben poco. Quella era Lily. Lily sapeva sempre tutto. Lily non sbagliava mai. O forse…

-

«James Sonounidiotaegocentrico Potter torna subito qui!»
La voce della Evans rimbombò per tutto il Corridoio, mentre un James divertito correva non molto avanti a lei.
Se solo avrebbe voluto, con un solo scatto, l’avrebbe seminata, ma la sua intenzione era quella di essere raggiunto. E non passò molto tempo prima che successe.

«Dammi il mio libro di Pozioni, stupido, cretino, egocentrico!»

“Dammi il mio libro, affascinante, altruista e muscoloso!”

Non era passato molto tempo da quando aveva notato il lato gentile di James. Aveva, per caso, scoperto che sotto quella massa di ego c’era tutt’altra persona, e ne era affascinata. Non sapeva quando era iniziato quel vortice di pensieri positivi, ma era successo. O forse lo sapeva. Sapeva che il moro aiutava i Primini a disfarsi dei Serpeverde meschini, sapeva quanto le ingiustizie gli stavano antipatiche, tanto quanto due ore di fila di Storia della Magia.
Ma non voleva ammetterlo. Insultarlo era più semplice, e sotto quel sorriso da Malandrino, James sapeva che Lily non le pensava davvero, quelle cose.
Il braccio del Grifondoro, strattonato dalla Rossa, tornò ad un’altezza raggiungibile, e con un piccolo salto, ritornò in mano alla proprietaria, proprietaria che lo incenerì con la sola forza dello sguardo.
Amava quando era arrabbiata. Amava quelle piccole rughette che si formavano intorno alle labbra corrucciate, come le sopracciglia, e amava quegli occhi smeraldini puntati addosso, taglienti, smaliziati.
Lasciò scivolare le mani in tasca, e gonfiò leggermente il petto.

«Esci con me, Evans.»

«Sei un pallone gonfiato con il complesso del Dio, la presunzione. Non fai altro che frequentare ragazze frivole, e non hai nemmeno due dita di cervello funzionanti. Sprechi il tuo tempo a fare il bambino, e sei carino, ma lo trovi un pretesto per andare in giro a fare il galletto. Ecco delle buone motivazioni per cui io, Sabato, non uscirò con te. Scegline una, mentre io cerco di non rimanere schiacciata dal tuo spropositato ego.»

“Ha detto che sono carino”.

Questa era l’unica parte del discorso che James riuscì a sentire, l’unica che veramente gli importava. Un sorriso ebete prese il posto di quello Malandrino, ma ormai la Evans aveva già svoltato l’angolo. Sarebbe impazzito, lo sapeva.

-

«Ehilà, Evans!»

La voce schietta e brusca di James risuonò tra il brusio della sala Comune, semi-deserta, ma totalmente incasinata.
Lily, impegnata a leggere, alzò gli occhi al cielo, esasperata. Non si sprecò nemmeno per una risposta. Posò i suoi occhi verdi sul ragazzo, in piedi davanti a lei.

«Avevo giusto bisogno di te. Sirius vorrebbe uscire con questa ragazza, ma lei rifiuta ogni volta. Cosa pensi che dovrebbe fare?»

Lily, buona di indole, gli rispose subito.

«Prima di tutto, dovrebb-…»

Stava davvero rispondendo? Solo dopo quelle parole capì il vago collegamento (Vago era un eufemismo), e lo cruciò con lo sguardo. Lui si limitò a soffocare una risatina, gettandosi sul divanetto dal color rosso scarlatto. Era Maggio del suo sesto anno, quando per la prima volta, Lily, notò l’espressione seria sul volto di James. Rimase senza parole. Era davvero bello, ma zittì subito la voce che glielo aveva fatto notare.
James, dal canto suo, fece un profondo respiro, ingoiando l’orgoglio che pulsava per uscire dal suo corpo.

«Mi piace quando cammini assorta per i Corridoi. Mi piace quando punti quegli occhi su di me. Mi fai venire la pelle d’oca. Mi piacciono quelle piccole rughettine che spuntano quando sei arrabbiata. Amo come pronunci il mio nome. James. L’ho sentito poche volte, uscire dalle tue labbra, ma aveva un suono meraviglioso. Mi piace la tua determinazione, e come sposti quel ciuffo ribelle con un soffio secco. Adoro quando ti inumidisci le labbra, esatto proprio come stai facendo adesso. E sei una persona gentile, ecco perché verrai con me ad Hogsmeade. Mi piace ogni tuo piccolo dettaglio, da come indossi la mia sciarpa che ti avevo regalato al tuo compleanno, a come fai finta che quello non sia un mio regalo. Mi piace come giocherelli con il ciondolo che ti ho regalato a Natale, e come ti soffermi ad osservarlo, sorridendo di nascosto.»

Le labbra di Lily sfioravano praticamente il suolo. Aveva gli occhi lucidi, e non sapeva nemmeno perché. Non sapeva perché il suo cuore aveva mancato diversi battiti, e perché era come se avesse fatto un bagno nella Burrobirra bollente. Si ricordava tutte quelle cose. Aveva notato tutte quelle cose. Non aveva mai provato quelle emozioni che, in quel momento, le attanagliava lo stomaco.
Le sue guance si colorarono di un’adorabile rosa, che fece venire a James la voglia di baciarla. Anche solo abbracciarla andava bene.
Si era ripromessa di non uscire mai e poi mai con James Potter, ma…

«I-Io… sì. Sì….»

Annuì con decisione, ritrovando il dono della parola.


«… verrò ad Hogsmeade con te, James.»
L’aveva chiamato James, capite? JAMES. Voleva fare la sua danza della vittoria, ma si limitò a sorridere e ad issarsi in piedi. Lo stesso fece Lily, scordandosi persino di avere in mano un libro.
Si guardarono per diversi secondi, immobili, una stupita, l’altro entusiasta.
La Rossa fece un passo in avanti, e sorprendendo James gli schioccò un bacio sulla guancia. Com’erano calde, le sue labbra; e com’era morbida, la sua pelle.

«A Sabato, James.»

«A Sabato, Lily.»

Si era ripromessa davvero di non uscire mai con James Potter, e sapeva che quel ragazzo era privo di tatto, di provare sentimenti così delicati. Ma per la prima volta Lily aveva sbagliato. Lily non sapeva.
  
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