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Autore: Giulia Faro    11/04/2013    1 recensioni
Il mio sguardo si incrociò al suo e per un attimo dimenticai come si facesse a parlare, dimenticai chi ero, cosa ci facevo lì e diamine... perchè non stavo più respirando? Ero totalmente persa in quegli occhi dorati e grandi, circondate da folte ciglia nere e lunghissime. Guardavo quel ragazzo d'avanti a me e cavolo... non pensavo potesse esistere tanta bellezza in una sola persona. I suoi zigomi non erano proprio perfetti ma gli tagliavano il viso in modo perfetto.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le due parole che odio.
 
 
< E quindi hai capito? > gli chiesi, continuando a guardarlo, mentre lui, ignaro di tutto, continuava a ingozzarsi con il suo panino al formaggio che aveva appena ordinato.
< Mm, mm > bofonchio cercando di darsi una ripulita con il tovagliolo, era inutile. Aveva sporcato anche la sua polo bianca, oramai non aveva speranze.
< Senti biondo cerca di darmi la giusta attenzione o sennò, giuro, ti sputo in un occhio! > cercai di essere il più minacciosa possibile, ma non ci riuscì. Non con lui, non con il mio migliore amico. Vedendo che continuava a non darmi retta, iniziai a raccogliere le mie cose pronta ad andare via.
< Mm, mm, Greta, dove vai? > disse, sputacchiando quello che doveva essere il resto del suo panino.
< Cosa? Adesso t’importa quello che ho da dirti? Mi dispiace ma non ne ho più voglia. > dissi, incrociando le braccia.
< E dai, dai, dai. Fallo per me, daii! > Puntò lo sguardo su di me, continuando ad implorarmi, cercai di ignorarlo per una manciata di secondi, ma non potevo resistere un secondo più, quegli occhioni azzurri e dolci erano il mio punto debole.
< E va bene, solo per stavolta > acconsentì, tornando al mio posto, segretamente soddisfatta.
< Allora? > chiese, con tutta la sua dovuta attenzione rivolta a me.
< Lo chiedo a te. Allora? Cosa devo fare? > domandai, impaziente.
Speravo di non ricevere le sue solite risposte, quelle del tipo…
< Devi togliertelo dalla testa Greta e questo è tutto. Fine, discorso chiuso. >
Ecco, proprio di quel tipo li. Non era quella la risposta che volevo sentirmi dire e lui lo sapeva bene, ma era il mio migliore amico e sapeva ciò che diceva. Così rimasi in silenzio con il mio broncio a guardare la gente che passeggiava tranquilla per le fredde strade di Londra.
Forse aveva ragione Niall, in fondo cosa avevo in mano per portegli dire che era lui quello che si stava sbagliando? Niente, e niente avrei continuato ad avere in futuro.
< Ehi > cercò di attirare la mia attenzione, e ci riuscì. Ma gli rivolsi soltanto un sorriso forzato.
< Questo tizio qui, insomma, com’è che si chiama? > domandò con aria scettica.
< Si chiama Jasper > risposi con monotonia, ero stanca di ripetergli sempre il nome del ragazzo di cui mi ero presa una cotta.
< Bene, questo Jasper, da quant’è che ti piace? Un mese? >
Non risposi, non mi andava perché era più di un mese…
< Di più? > chiese spalancando gli occhi, alzando il tono di voce.
< Sssh > dissi, guardandomi attorno, per accettarmi che nessuno oltre me e lui fosse a conoscenza del mio caso disperato. < Quasi tre mesi > aggiunsi sottovoce con un po’ di imbarazzo. Non osavo guardarlo negli occhi.
< Greta > il suo tono di voce era di rimprovero.
< Che c’è? > dissi, guardandolo timorosa.
< Tre mesi di cotta e solo sguardi? Non una parola, non un ciao? Solo sguardi? >
< Esatto > dissi con un finto sorriso, mostrando indifferenza.
Cacchio se aveva ragione. Sentire la verità ad alta voce mi fece sentire stupida e… illusa.
Stupida e illusa, le due parole che odio.
< Senti, so che te l’ho già detto troppe volte, ma tu stessa sai che certi sguardi inutili… >
< Non fanno un vero e proprio interesse, si lo so già Niall. > dissi interrompendolo. Lui continuava a guardarmi, molto probabilmente perché aveva già capito dal tremolio della mia voce che lo “scoppio” stava per arrivare.
< è un idiota ok? È uno stupido figo idiota, va bene. Vorrà dire che magari, non lo so, un giorno mi innamorerò di uno stupido sconosciuto semplicemente perché mi perderò nei suoi occhi profondi e Jasper allora sarà il nulla da quel momento in poi, ma oggi non è quel giorno. Quindi, in attesa di quel giorno speciale, che cosa devo fare con Jasper? > Lo guardai con l’illusione e la stupida convinzione di averlo convinto con il mio discorso, il che lui mi rispose sorridendo: < Devi togliertelo dalla testa. > E ordinò un altro panino al formaggio.
 
Dopo aver aspettato che Niall ingurgitasse un altro panino al formaggio e bevuto altri due bicchieroni di Pepsi, decidemmo di andare a casa sua a guardare la tv.
Eravamo spaparanzati sul divano e io avevo io miei pieni sul suo petto e di tanto in tanto mi divertivo a sbatterglieli in faccia mentre lui, instancabile, continuava a sgranocchiare noccioline riducendo il purché  del suo salone peggio di un porcile. Lo guardai silenziosa, ripensando a due anni prima quando lui era ancora “l’irlandese, quello nuovo della scuola”. Era arrivato a metà semestre e quindi aveva creato un po’ di scompiglio tra gli alunni e gli insegnanti della scuola; tutti non facevano altro che parlare di lui e di quanto fosse dolce, carino, gentile e sciocchezze varie. Ma a me, non importava, se si parlava di lui, io cambiavo discorso. Pensavo “ Chi è questo Niall Horan? E chi si crede di essere?” fino a quando un giorno di due anni fa si sedette accanto a me in mensa…
Avevo già sentito il rumore della sedia che si spostava indietro e poi avanti, accanto a me, ma avevo deciso di ignorare chi mi era accanto, perché quel giorno, come ogni giorno, ero incacchiata nera. Stavo leggendo un libro ed ero praticamente immersa nella lettura, e tutti e dico tutti sapevano che quando ero immersa nella lettura nessuno doveva disturbarmi. Tutti a eccezione di una sola persona.
< Ciao, mi chiamo Niall Horan, sono venuto a vivere qui alcune settimane fa’ e vengo dall’I… > La sua voce era troppo amichevole per i miei gusti da acida che avevo un tempo, perciò non mi feci problemi a rispondergli dicendo:  < So già chi sei biondo, so già da dove vieni, so già tutto di te, ma non m’importa ok? Quindi… ciao! >  e tornai a rivolgere tutta l’attenzione sul mio libro.
< Caaspita… > disse lui, dando una svelta occhiata dietro le sue spalle. Non potei fare a meno di girarmi anch’io e notare quell’idiota di Mike insieme al resto della truppa. Mi voltai nuovamente verso l’irlandese dagli occhi azzurri e lo guardai con aria interrogativa. < Non si erano sbagliati, beh, sul tuo conto insomma… > Lì, con quelle parole, la mia ira si era scatenata. Ma cercai in tutti i modi di non darlo a vedere, accanendomi su mio labbro inferiore. Ma poi, sbottai di colpo.
< Perché? Insomma, si, che ti hanno detto? Sul mio conto, che ti hanno detto? Che sono acida? Vipera? Antipatica? Bassa? Va bene, hai verificato tu stesso, adesso puoi andare a riferire a quegli idioti che hanno ragione, ciao Niall Horan, piacere di averti conosciuto! > Lui dopo avermi guardata negli occhi senza nemmeno sibilare una parola, prese il suo panino e iniziò a masticarlo lentamente, bevve un sorso della sua pepsi e poi si rivolse nuovamente a me: < Mi hanno detto che non sarebbe stato affatto semplice parlare con te, soprattutto perché tutta la scuola non fa altro che parlare di me. Ma ho voluto tentare lo stesso perché voglio essere tuo amico. >
A quelle parole rischiai quasi di strozzarmi con l’acqua che avevo appena bevuto, ma per mia fortuna riuscì a non sputargliela in faccia. Ero stupita, dovevo ammetterlo, sapeva davvero farci con le parole questo straniero. Così lo guardai con aria di sfida e gli dissi: < Oh. E fammi indovinare, tu sei sicuro che c’è la farai vero?> gli sorrisi sarcasticamente, incrociando le braccia. Mi guardò sorridendo e poi disse: < C’è l’ho già fatta! >
Aveva avuto ragione, fin da sempre.
 
< Beccata in pieno! > sbottò di botto, sghignazzando. Mi aveva colpita in piena faccia mentre ripensavo alla nostra prima conversazione. Senza farmi vedere cercai di  prendere una manciata di popcorn dal mio pacchetto, socchiusi un occhio e presi la mira e via… beccato in pieno! < ahahahah, ti ho preso Nialler… oh mio dio dovevi vedere la tua faccia. > Non riuscivo a trattenermi dal ridere, era così buffo quando veniva colto di sorpresa! Prese i popcorn che gli avevo lanciato e che gli erano rimasti sulla polo e se li caricò in bocca. Lo guardai disgustata.
< Mi fai venire il volta stomaco, devi smetterla di mangiare così! >
< E dai… sembri mia madre Grey, rilassati! >
< Sei un idiota Horan > gli dissi, ma con tenerezza e lui mi sorrise con complicità.
Ecco cosa mi fa dimenticare il resto del mondo, tutte le cose negative e le cose che non mi vanno giù, il sorriso di Niall. Così semplice, puro e dolce pieno di innocenza.  C’era una persona più dolce e buona di Niall? Mi reputavo sfacciatamente fortunata ad avere Niall come migliore amico. Naturalmente c’era chi vedeva del marcio nella nostra storia, chi credeva che tra me e lui ci fosse più di una semplice amicizia. Ma non sanno, non hanno idea di come lui riesca a capirmi anche con un semplice sguardo o di come sia capace di farmi scoppiare a ridere nei momenti meno opportuni.  I suoi sogni sono anche i miei… e i miei sogni sono anche i suoi.
< Ma perché ti blocchi così tanto stasera? > sbottò di colpo, e iniziò ad osservarmi con i suoi grandi occhi azzurri.
< E smettila di guardarmi così… > gli dissi sorridendo, ma lui continuava ad osservarmi in attesa di una risposta.
< In effetti sono piuttosto pensierosa stasera… mm > Mi presi ancora qualche secondo per ordinare un po’ le idee. < Il fatto è che pensavo a un sacco di cose, ai nostri sogni, ai viaggi che abbiamo intenzione di fare… mi chiedo, insomma, ci credo davvero, per quanto assurdo o difficile possa essere ,io ci credo. Tu no? >
Mi prese la mano ( un gesto del tutto normale per noi)  e poi puntò nuovamente i suoi occhi nei miei.
< è così difficile… per questo ci crediamo insieme. Io ci credo davvero nei nostri sogni Grey, e non perché oggi siamo solo degli adolescenti, ma perché so con certezza quanto siano importanti per noi.>
< Hai ragione. > gli dissi.
< Lo so > rispose con una scrollata di spalle.
< Sei un idiota. >
< Anche tu lo sei. >
< è per questo che siamo migliori amici e inseparabili?>
< Naturalmente > disse con spontaneità e io scoppiai a ridere.
< Accompagnami a casa idiota. > dissi e iniziai ad alzarmi.
< Gira l’angolo da sola bella! >
< Cosa dici?> gli dissi con le mani sui fianchi.
< Agli ordini Signora. >
< Oh ecco. >
 
Appena rientrai in casa vidi che tutte le luci del piano di sotto erano spente, tranne quelle dello studio di mio padre. Possibile che stesse ancora lavorando? Decisi di fargli una sorpresa. Bussai due colpi alla porta e aspettai il consenso.
< Avanti > senza bisogno di vederlo, capì subito dal suo tono di voce che era distrutto.
< Ohi pa… >
< Ehi tesoro, dove sei stata? > diede una svelta occhiata all’orologio.
< Da Niall. Lavori ancora? >
< Stavo per staccare, che avete fatto? > Mio padre, era forse una delle poche persone che capiva perfettamente che tra me e Niall non c’era assolutamente niente, se non una splendida amicizia.
< Siamo stati a mangiare un boccone e poi da lui a guardare la tv, non si stanca mai di sgranocchiare. È davvero assurdo. >
< Avevi bisogno di un amico come lui vero? > sorrisi, annuendo.< Tutti hanno bisogno di un Niall Horan nella propria vita. >
< Puoi considerarti fortunata quindi? > concluse lui riflettendo.
< Puoi ben dirlo papà > risposi fiera < ti voglio bene. >
< Anch’io Grey, tanto. Buona notte adesso.>
< ‘Notte. >
 
Ma non andai subito a dormire, passai prima da mia madre per la buona notte e poi per la solita e immancabile chiacchierata con mia sorella Payton.
Se Niall Horan era in assoluto il mio migliore amico, mia sorella era completamente tutta la mia vita.
Bussai piano alla sua porta per evitare di svegliarla prima che stesse già dormendo.
< Si può? > sussurrai contro il buio della sua camera, l’unica cosa accesa era la tv sintonizzata in un programma dove andava in onda una stupida sitcom.
< Entra pure bellezza > disse con la solita allegria, anche se erano già le venti tre passate.
< Ciao > la salutai, tolsi le scarpe e mi sedetti nel suo lettone.
< Dove sei stata? Sono le undici e mezzo quasi, non è un po’ tardi per te? >
Mia sorella, aveva l’istinto di una madre fin da quando eravamo bambine, e anche se non voleva ammetterlo, non accettava il fatto che io stessi crescendo.
< Sono stata da Niall a ingozzarmi di schifezze come sempre, non a fare la spogliarellista in pub. > Risposi con un sospiro.
< Sono così protettiva con te perché hai ancora sedici anni, e io, più grande di te di tre anni esatti, so che a quest’età… >
< Tu alla mia età andavi già a ballare, e non giustificarti con il fatto che papà lo sapeva, perché andavi a dormire sempre a casa di un amica e Dio solo sa a che ora rincasavi. > Incrociai le braccia soddisfatta della mia risposta e poi aggiunsi < Uno a zero per me bella. > E lei scoppiò nella sua risata cristallina.
< Aggiornami. Come sta Niall? È da un po’ che non lo vedo. > Mia sorella e Niall praticamente si adoravano, fin dal primo giorno che Niall entrò a casa nostra, loro presero a parlare e a scherzare di tutto, e poi scoprirono che avevano tante cose in comune, come per esempio, il cibo.
< Non lo vedi da martedì, oggi è giovedì. Non è poi così molto. > Riflettei.
< Beh? Parli di Niall Horan, se non lo vedi per più di un giorno manca. Domani lo voglio qui. >
< Va bene > risposi sorridendo.
< Tu? Che mi dici? Novità con quel tizio? > buttò li per caso, ma sapevo perfettamente che stava tenendo sotto controllo le mie reazioni.
< Si chiama Jasper > dissi solo, e l’entusiasmo che avevo fino a cinque secondi fa andò direttamente a quel paese.
< Oh scusami tanto, è comunque un idiota. Ad ogni modo ci sono novità? >
Stavo cercando di trovare le parole giuste da dire, stavo cercando di capire perché questo tizio mi piacesse ancora, stavo cercando di capire perché non avevo novità  che riguardassero me e lui da poter raccontare a mia sorella o a Niall, stavo cercando ancora di capire perché mi ero incaponita così. Non aveva proprio alcun senso. “ Stupida e illusa, Greta” pensai.
< No nessuna novità, va bene così però. > Sperare che mia sorella non si fosse accorta del mio tono di voce che suonò quasi come un rimprovero era da pazzi.
< Sai Grey? È un fottuto idiota, secondo me non è nemmeno così bello. Devi lasciarlo perdere, è un cretino, non farti del male per qualcosa per cui non ne vale la pena, tu sei così bella… troverai prima o poi un figone ma soprattutto che sappia trattarti come meriti. >
Mia sorella… c’è qualcos’altro d’aggiungere? Sapeva sempre trovare le parole adatte, aveva sempre qualcosa di carino per me da dirmi, non mi faceva mai sentire sola.
< … come farei senza di te? > sorrisi, stringendola forte a me.
< Ah piccola.. ti va di dormire qui stanotte? >
< Speravo che me lo chiedessi! > Saltai giù dal letto con l’entusiasmo di  una bambina e poi le dissi: < Vado a fare la doccia e arrivo. >
< Sbrigati >
 
Raccolsi i miei capelli ondulati in una cosa, attaccai il cellulare con le mie canzoni preferite e infine mi buttai sotto l’acqua calda e invitante della doccia. Chiusi gli occhi e buttai il mio viso sotto il getto.
Iniziai a ripensare alla mia giornata e mi ritrovai alla conversazione di Niall e di mia sorella che riuscivano, in qualche modo, ad andare nella stessa direzione. Avevano ragione entrambi, ero io quella che si sbagliava. Aveva ragione mia sorella quando mi diceva che avrei dovuto lasciarlo perdere e aveva ragione Niall quando mi diceva che certi sguardi non sono sufficienti per creare un vero e proprio interesse.
Prima o poi sarei riuscita a togliermelo dalla testa. Sorrisi - mentre Miley Cyrus  mi cullava con “ When i look at you” – e ripensai alle parole che dissi a Niall : “ Magari, non lo so, un giorno mi innamorerò di uno stupido sconosciuto semplicemente perché mi perderò nei suoi occhi profondi…”
Che stupida. Avrei sicuramente dimenticato Jasper, ma non perché mi sarei innamorata di uno sconosciuto.
Finita la doccia, infilai subito il pigiama e mi diressi verso la camera di Payton, ma lei stava già dormendo; così spensi la tv, appoggiai il viso sul cuscino e chiusi gli occhi piena di nuove speranze.
 
  
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