Rumore

Boati, scoppi, tuoni, scroscio d’applausi ininterrotto. La sua vita era sempre stata rumore, un'esplosione di ossequi e di luci, una deflagrazione di trionfi ed eccessi. Prima che il fragore lo circondasse, divenendo prova del suo successo, Tony se n’era disperatamente servito, nella vana speranza di conquistare le orecchie per le quali era sempre stato un silenzio privo di valore.
Era stato un bambino esuberante, un ragazzo brillante e uno studente modello e aveva sbandierato i suoi meriti non per conquistare fama e adulatori, ma per ottenere quel tanto sospirato sguardo intriso d’orgoglio che i padri riservano alle vittorie dei propri figli. Tutti avevano riconosciuto il suo genio e l’avevano celebrato, taluni con sincera ammirazione, altri con ipocrita riverenza, ma mai nessuno era mancato all’appello. Persino i suoi nemici avevano fomentato la sua ascesa; la loro invidia mascherata di biasimo risuonava più dolce di mille lodi, era il pezzo forte della colonna sonore della sua esistenza gloriosa e altisonante. Encomi, critiche velate di gelosia, banconote fruscianti: il rumore era cresciuto a dismisura, echeggiava senza sosta, alimentando il suo ego già tronfio. L’unica voce a tacere era la sola dalla quale avrebbe voluto ascoltare elogi. Si sarebbe accontentato persino di sentirla rimbombare nell’aspro coro dei dissensi, avrebbe accettato disapprovazioni e rimproveri, finanche insulti, pur di poterla ascoltare. Ma non c’era stato verso: era sempre rimasta muta e dolorosa indifferenza.
Allora Tony s’era arreso, rinunciando a quel trofeo chiaramente inarrivabile, per il quale avrebbe ceduto tutti i riconoscimenti e i premi che brillavano sulla sua mensola. La scalata non s’era arrestata, l’aveva condotto sul tetto del mondo, sull’aurea cima dell’Olimpo, e lui sepolto il ricordo di quel silenzio così assordante. S’era immerso in quel rumore, affinché le ovazioni lo coprissero interamente, fino a disintegrare quell’amara reminiscenza, quel rifiuto così frastornante. S’era inabissato in quel rumore, in quell’oblio di feste e lusinghe, s’era crogiolato nell’approvazione altrui per scacciare la condanna che aveva sciupato la sua infanzia e la sua adolescenza, e poco importava che quel rumore fosse vuoto e tanto insoddisfacente da risultare spesso irritante; era il segno della sua vittoria e celava quel silenzio che, malgrado tutto, continuava a fargli male.
Poi, un giorno, il cielo aveva fatto irruzione nella sua vita e l’aveva trasformata, capovolgendo e mutando ogni cosa. Con Pepper, il silenzio non aveva più avuto il volto freddo e infelice del distacco, ma quello calmo e rasserenante della comprensione; non era più stato un nemico da sconfiggere, ma un compagno su cui contare; non Inferno, ma rifugio sicuro e confortevole. I loro silenzi non erano divisione e distanza, ma parole, presenza, rispetto; serenità. Tony aveva cessato di bearsi di quei rumori insensati, velenosi e fasulli; quel silenzio dagli occhi color cielo aveva spento il chiasso ed era diventato il suo universo.

Note
Queste righe contengono molto sinteticamente (e in maniera non so quanto decente e chiara) l'Alley-pensiero su Tony Stark. È tutto racchiuso in queste parole e nell'associazione con il rumore, pertanto, riguardo al contenuto, non ho nulla da aggiungere.
*lancia cuori e biscotti alle sue affezionate lettrici* Light, Lou, Sara e Hoi, che con le loro splendide recensioni l'hanno resa la fanwriter più felice dei nove regni *altra raffica di cuori*
Alla prossima!