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Autore: Yanothing    11/04/2013    1 recensioni
La mia prima ff basata a grandi linee su una storia vera.
Un amicizia che comincia all'età di sedici anni, periodi molto difficili, problemi con alcool e farmaci, il mondo della musica punk-rock, un amore sano e puro, continue sfide che si infrangono contro le vite dei personaggi, sopratutto contro la vita dell'eterno giovane Billie.
"Portami indietro a un’ora fa, il tempo sta fermo mentre gli anni passano".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Entrai in bagno, lo specchio era appannato e le mattonelle blu umide e scivolose, dalla vasca emergeva una nebbiolina bianca a causa dell'acqua calda di cui era piena, qualche nuvoletta di schiuma affiorava dalla superficie liscia e marmorea dell'acqua, sembrava quasi una sauna, e sentivo caldo, i vestiti cominciavano a bagnarsi, non so bene se per il sudore o per il vapore, mi spogliai lentamente, con apatia, facendo scivolare i pantaloni fino alle caviglie e sfilandoli con un calcio, facendoli finire disordinatamente sul pavimento, poco dopo li raggiunse la felpa malandata verde bottiglia con la scritta a caratteri bianchi "Oakland" che mi aveva regalato Adrienne un paio di mesi fa.
Mi girai verso lo specchio appannato e con una mano ci disegnai sopra un cerchio che mi permise di riflettere la mia immagine trasandata, le occhiaie avevano ridotto i miei occhi ad una fessura e la mia pelle era più pallida del solito. Sospirai e infilai un piede dentro l'acqua, mi si drizzarono i peli dei polpacci a causa del contrasto tra il caldo dell'acqua e il freddo del mio corpo; non appena la temperatura del mio sangue si stabilizzò entrai anche con l'altro piede e scivolai lentamente steso sul fondo. I nervi si rilassarono e le palpebre si appesantirono, le mie mani affioravano dal pelo dell'acqua ancora leggermente agitata a causa del movimento che avevo causato entrando, ora si stava tranquillizzando e come l'acqua anche io, sentivo tutta la negatività sciogliersi, tutti i pensieri scivolare via come il sudore della notte precedente che veniva lavato con delicatezza da quelle poche gocce di sapone che avevo versato nell'acqua. Scivolai col corpo, facendo arrivare l'acqua proprio sotto il mio mento, ormai gli occhi erano chiusi e la mia mente viaggiava in tutte le direzioni possibili, mi venne in mente che avevo voglia di fare una lunga passeggiata al mare con Adie e il bambino, che avevo voglia di suonare con Mike e Frank, che volevo andare a trovare mia madre e i miei fratelli, che volevo trascorrere un po' di tempo col sorriso stampato sulle labbra, cosa che non succedeva da tempo visto tutto il malumore che mi aveva fatto incassare quella specie di riabilitazione fai da te al quale mi stavo sottoponendo.
Era un mese che non bevevo, era un mese che non avevo visto nemmeno una semplice pasticca per il mal di testa in casa mia, era un mese che avevo completamente cambiato vita, non mi ero visto con Mike e Frank con la stessa assiduità con cui ci vedevamo mentre lavoravamo all'album, avevo più tempo per lavorare alle canzoni tranquillamente, nelle notti che ancora passavo sveglio mi venne pure in mente il nome dell'album, Insomniac, sarebbe stato perfetto. Mi sentivo bene, sentivo che ero tornato in me, quel senso di tormento, paura e ansia mi stavano lentamente abbandonando.
Scivolai un altro po' finché la mia bocca non fu sott'acqua, feci qualche bollicina e sorrisi, ripensai a quando ero bambino, quando mio padre dopo che tornavo da una gita in bicicletta o da un allenamento di baseball mi infilava in vasca e si arrabbiava perché facevo sempre le bolle e soffiavo via la schiuma come fosse neve. Continuai a scivolare, l'acqua era a pelo col mio campo visivo, se mi concentravo avrei potuto notare ogni piccola particella di H2O su quella superficie lucida, ma ben presto anche i miei occhi furono coperti dall'acqua.
Non ero un gran nuotatore e non sapevo resistere a lungo sott'acqua, ma quella posizione, quel buio e quel calore mi davano conforto, ma ben presto dovetti cominciare a combattere con la voglia di salire a prendere una boccata d'aria, sentivo i polmoni restringersi e cominciare a bruciare, mi passai le mani tra i capelli rimasti ancora un po' fuori dall'acqua e li tirai indietro.
Sentii dei passi vicino la porta del bagno, i rumori sott'acqua erano amplificati, riuscivo a sentire l'acqua scorrere nei condotti e il mio gatto salire sul letto, riuscivo a sentire il mio cuore.
Riemersi dall'acqua e in quel momento entrò Adie in bagno.
Qualche minuto dopo uscii dalla vasca, mi avvolsi nell'accappatoio e mi strofinai i capelli in un asciugamani umida, cosa che servì a ben poco perché piccole goccioline continuavano a colare lungo i miei zigomi. Mi guardai allo specchio, sembravo quasi rinato, decisi di levarmi quel velo di barba che cresceva a vista d'occhio, con una velocita che non sopportavo. Quindi mi levai la barba, lavai i denti e mi asciugai i capelli, sorrisi, quel giorno sarei andato allo studio e mi sarei messo a suonare un po', era quello che mancava per rendere quella giornata perfetta.
Tornai in camera dove c'era Joey nella culletta che dormiva, presi una vecchia tuta blu e mi vestii velocemente, mentre mi stavo infilando le scarpe la vocetta di Joey mi giunse alle orecchie e mi sentii in colpa convinto che fossi stato io la causa del suo risveglio, lo presi in braccio sorridendo e lo poggiai sul mio petto, gli baciai la nuca e lo cullai dolcemente.
"Ci siamo svegliati mostriciattolo?" Joey probabilmente sentendo la mia voce strinse una manina in un pugnetto e mi diede qualche colpetto sulla spalla, facendo le smorfiette con la bocca "andiamo da mamma ometto.." scesi in salotto, lei era stesa sul divano che leggeva uno di quei suoi libri di 300 o più pagine che a me mettevano la nausea, mi piaceva leggere, ma non riuscivo a impegnarmi, abbandonavo i libri che mi passava lei dopo nemmeno 100 pagine, avevo altre priorità nella vita, come la musica, insomma lei passava ore su quei libri e io ore ad ascoltare cd.
Mi accolse sorridendo appena si accorse della mia presenza e mise da parte il libro infilando in mezzo alle pagine uno scontrino che utilizzava come segnalibro, pensai che le avrei comprato anche un segnalibro decente lungo la mia passeggiata.
Le diedi il pargoletto in braccio che piagnucolava e agitava i piedini in segno di protesta, sorrisi e gli baciai una guancia.
"Tesoro papà torna presto.." guardai Adie negli occhi e riuscii a notare un lume di incertezza nelle sue iridi castane, le carezzai una guancia "tranquilla piccola, vado in studio a suonare un po' e torno, okay?".
"Okay Bill..mi raccomando.." annuì appena guardandomi quasi implorante.
"Ti amo.." le diedi un leggero bacio sulle labbra e mi volatizzai fuori di casa.
Mi incamminai a piedi verso lo studio, volevo fermarmi a prendere un caffè e fare una passeggiata al parco e poi suonare qualche pezzo in solitudine, la giornata non era nemmeno troppo fredda e ogni tanto qualche raggio di sole affiorava da qualche nuvola bianca alta in cielo, amavo il clima californiano, mai troppo freddo, nemmeno nei mesi di pieno inverno.
Andai allo Starbucks più vicino e ordinai un caffè latte da portare via, così avrei avuto tempo anche per la passeggiata al parco senza destare sospetti ad Adrienne che ultimamente stava diventando un po' paranoica, ma infondo come darle torto? Si incolpava di quello che mi era successo, ma non era colpa di nessuno se non mia, anzi lei mi stava aiutando molto, e mi avrebbe aiutato più di quanto le permettevo, non beveva più nemmeno un goccio di vino a cena o una birra alle partite, aveva svuotato l'armadietto dei medicinali, e mi aveva fatto capire che c'erano cose più importanti nella vita e che non avevo motivo di farmi prendere dalla paranoia e dall'ansia.
Ma erano entrambe una cosa che mi avevano sempre caratterizzato, incolpavo gli altri di tutto mentre segretamente mi sentivo io in prima persona la colpa, credevo che dove passavo io tutto si rompeva. Giunsi al parco e cominciai a camminare sul sentiero di ghiaia sorseggiando il mio caffè latte caldo e fumante.
Davanti a me si materializzò una figura dall'aria familiare, non riuscivo bene a mettere a fuoco chi fosse, c'era ancora troppa distanza tra noi, ma lui affrettò il passo, e dalla camminata riconobbi di chi si trattava.
Trascinava i piedi facendo rimbalzare i ciottoli di ghiaia da tutte le parti, dondolando le braccia in quel modo infantile, sorrisi e ci abbracciammo, non ci vedevamo da una settimana e mi sembrava un'eternità.
"Frank!"
"Capo!" rise e io al suo seguito.
"Che combini? Come mai da queste parti?"
"Ero passato da casa tua..ma Adie mi ha detto che stavi facendo il bagno" ghignò.
"Mh..quella donna non deve mai stare zitta.." arrossii appena notando il velo di presa per il culo di Frank.
"Con tanto di paperelle e barba fatta con la schiuma?" scoppiò a ridere e io dietro di lui.
Ci andammo a sedere su una panchina, gli offrii un po' del mio caffè latte, ma lui se lo scolò tutto, tipico, mai offrire cibo o bere a Frank.
"Allora..quando si torna a lavoro? I calli mi si stanno afflosciando a forza di non mettere mani sulle bacchette!"
"Ma se stai con le mani sempre sulla tua bacchetta!"
"Hey hey, non mi chiamo mica Billie Joe!" ridemmo di gusto, prenderci per il culo a vicenda era ciò che ci aveva fatto avvicinare di più a differenza di me e Mike, trovavo che Frank era stata la stella fortunata nella mia vita, senza lui i Green Day non ci sarebbero, trovarlo è stato come trovare un fratello perduto nel tempo, un amico di vecchia data, ho ritrovato la speranza che potesse esserci ancora un futuro per quel nome che già scorreva nelle mie vene, senza quel nome, senza i Green Day non sarei qui, sarei a servire ai tavoli al fianco di mia madre, avrei dimenticato come si suonava la chitarra, invece è arrivato lui e ci ha dato, sia a me che a Mike, una grande carica, facendoci tornare sulla scena della Bay area ancora più carichi di prima dopo che Al aveva mollato tutto per gli studi.
Sapevo che quella chiaccherata aveva un fondo di serietà, che Frank aveva qualcosa da dirmi, riuscivo a leggerglielo negli occhi, riuscivo a comprendere la sua preoccupazione e non mi era difficile capire per cosa fosse preoccupato.
Ci fu un momento di silenzio, entrambi eravamo assorti con lo sguardo da parti opposte, stavo pensando che non avrei più avuto il tempo di andare a suonare, ma avevo preferito di gran lunga la compagnia di Frank alla compagnia delle quattro mura di cemento dello studio.
"Billie stai bene?"
"Eh?" mi girai a guardarlo, teneva lo sguardo sul terreno umido e aveva la voce titubante, quella era, credo, la prima volta che lo vidi in quello stato, avevo capito la domanda e a cosa si riferiva, così non lo costrinsi a ripetersi "sto bene Frank.." gli poggiai una mano sulla spalla, facendogli una carezza, lui si girò a guardarmi.
"Che mi combini eh vecchio? Mike inizialmente non voleva dire niente per non farmi preoccupare, mi conosce bene, ma avevo il diritto di sapere e sopratutto di preoccuparmi del mio migliore amico.."
"Hai perfettamente ragione..anzi, avrei dovuto dirti io che stava succedendo, ma non ne avevo le forze, ho chiesto a lui di farlo per me..ma non devi preoccuparti io sto bene..o almeno decisamente meglio, fidati Frank.."
Mi guardò negli occhi, con quello sguardo languido, sembrava un bambino al quale stavo spiegando le nozioni più complicate della vita, mentre stavo semplicemente rassicurando un mio coetaneo, lo abbracciai carezzandogli la schiena.
"Non avere paura..lunedì si torna a lavoro, va tutto bene ora..".
Sapevo che stava sorridendo e sapevo che le parole gli bastarono per tranquillizzarsi appena, ma era la verità, tutto stava tornado come prima, non potevo permettermi di far star male la mia famiglia, i miei migliori amici, anche se sono una contraddizione ambulante la vita sarebbe andata avanti comunque.

  
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