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Autore: Chambertin    11/04/2013    5 recensioni
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«Desmond, per piacere, almeno ascolta quello che abbiamo da dirti!»
«Ho detto no.» il ragazzo stava già per chiudere la porta anche se gli altri due cercavano ancora di parlare.
«Ti capiamo, ma-»
«Ecco, allora se mi capite giratevi e tornatevene da dove siete venuti!»
Il ragazzo inglese prese fuori dalla tasca una chiavetta USB bianca, Desmond aggrottò la fronte non capendo – o non volendo capire – cosa fosse, poi con un movimento di dita, l’altro, fece girare l’oggetto sul quale spiccava un simbolo triangolare interamente nero e il nome di quella società che sarebbe dovuta sparire dalla faccia della terra, per il bene di tutti.

[Questa fic fa parte della serie Assassin's Creed Genderswap © No al PLAGIO]
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Desmond Miles, Nuovo personaggio, Rebecca Crane, Shaun Hastings
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: Genderswap'
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ricordo 0.3 strane coincidenze.

Due Sabati al mese si era preso quell’impegno – non sa ancora se per Elena, o perché gli mancava qualcosa. Poteva correre, e si sfogava; poteva spintonare la gente, e far finta di niente; eppure se avesse voluto, avrebbe anche potuto vedere, ma da tempo ci aveva rinunciato. Poi non sarebbe stato corretto.
Corse fra due ragazzi, superandoli senza nessuna fatica, concentrato sul suo obiettivo; un terzo provò a farlo cadere, arrivandogli addosso da destra, ma lui incassò il colpo e accelerò il passo; mancavano solo pochi metri, gli unici ostacoli erano tre ragazzi che lo aspettavano in posizione di difesa. Non ci pensò due volte: con uno scatto verso sinistra li schivò e calciò il pallone che con una curva quasi perfetta centrò la porta nell’angolo in alto.
I compagni di squadra lo sopraffarono, c’era chi lo abbracciava, chi lo picchiava amichevolmente, complimentandosi per il goal appena fatto, mentre la piccola folla dei Columns Compilation esultava alzandosi sugli spalti.
In terza fila, Dean e Annabell applaudivano fino a farsi venir i palmi delle mani rossi, mentre Elena sorrideva contenta – ma era evidente che si tratteneva dall’urlare al mondo intero che quello era il suo fidanzato!
«Oh, Misericordia di Dio! Desmond è instancabile!» aveva detto Annabell, sedendosi nuovamente affianco a lei.
«Hai ragione! È un piacere vederlo così felice!» rispose l’altra mentre si portava una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio, arrossendo leggermente.
«È un piacere averlo in squadra, altroché!» puntualizzò Dean, dandole pacche amichevoli sulla gamba esile. Fosse stato un altro ragazzo, molto probabilmente Desmond gli avrebbe spezzato il polso, ma era risaputo che Dean fosse innamorato del portiere della squadra, Jean Mark, e da quel che si vociferava, era anche ricambiato!
Elena spostò il suo sguardo da Annabell che si accingeva ad aggiornare il risultato – 3 a 0 – su Twitter, a Dean, che lottava con quella leggera brezza per accendersi una sigaretta, a Desmond, in campo, che anche dopo due goal simili, continuava a correre, apparentemente, senza accusare nessuna fatica.
La partita finì appena prima che il sole tramontasse, con un risultato di ben cinque goal per i Columns e uno per gli sfidanti. Più soddisfatti che mai esultarono a centro campo, con il loro motto «Per Madlen!» - il significato rimarrà oscuro a tutti coloro che non fanno parte della squadra – per poi avviarsi verso le panchine ed infine negli spogliatoi.
Desmond rideva con i suoi compagni e poco prima di entrare, col borsone in spalla, nello spogliatoio venne richiamato da alcuni di loro.
«Ehi, Des! Torna qui!»
«Sì, dobbiamo dirti una cosa importante!» aggiunse un secondo.
A primo impatto, Desmond, pensò che volessero rimproverarlo per quel fallo che aveva fatto al ventitreesimo con il numero dodici.
«Senti, Des, ne abbiamo parlato, e siamo arrivati ad una conclusione unanime» dichiarò Jean Mark, mentre una parte della squadra batteva le mani sulla panchina per creare un sottofondo di rulli di tamburi e l’altra emanava “oh” di suspance. Desmond era sempre più confuso.
«Tu non ti vedi mentre corri, ma sembra che tu non abbia mai fatto altro nella vita!» all’improvviso immagini che pensava aver rimosso completamente, riaffiorarono una dopo l’altra, troppo velocemente per distinguerle l’una dall’altra. Immagini di città lontane, di sangue, di morte, e ancora di scalate e salvataggi, e di oggetti familiari, troppo familiari, tutto questo gli fece avere un capogiro, e si sorresse a Jean Mark, con una mano.
Il portiere gli tirò un pugno amichevole – e per inciso aveva ancora i guantoni – su una spalla, e gli porse la fascia rossa con la scritta a stampatello “CAPITANO” in caratteri neri.
«Ottimo lavoro, Capitano Chiabrera

La serata Desmond la passò stando a pensare ancora a quello che era successo poche ore prima. Quelle immagini che era convinto non avrebbe più rivisto – non aveva neanche più incubi! – gli tornavano alla mente come piccoli funghetti.
Le voci degli altri gli arrivavano alle orecchie ovattate, le risate attutite, mentre quasi automaticamente, si portava alle labbra i bocconi dal piatto, e fissava un punto non definito sulla tovaglia color panna.
«Sì, oggi Desmond se l’è proprio meritata quella fascia là!» esclamò Jean Mark bevendo un altro lungo sorso di vino rosso.
«Oh, davvero! Da quando c’è lui in squadra non perdiamo più una partita!» rispose a tono Dean imitando l’altro, anche se fra i due, era quello messo peggio.
«Suvvia, ragazzi, non esagerate!» fece Elena apprensiva, ma i due si misero a cantare – appassionatamente, aggiungerei – inni di vittoria quasi a squarciagola.
Elena scosse la testa fra lo sconsolato e il divertito, poi posò lo sguardo su Desmond che era stato tutto serio per tutta la serata.
«Des…?» fece lei la prima volta, ma non ricevette risposta.
«Desmond…?» alla seconda volta, lui reagì scuotendo leggermente la testa e spalancando gli occhi come per dire “cosa…?”
«Stai bene, tesoro?»
«Oh, sì, certo… io… pensavo alla partita» e sorrise, forse neanche tanto per convincere lei, ma più se stesso.
Elena annuì col capo, ma si vedeva lontano un miglio che non gli credeva. Cominciò a sfogliare il menù dei dessert con un sopracciglio inarcato.
«Ovvio, Capitano Chiabrera…» fece lei stizzita.
«Dai, Elena, perdonami, è che… sono stanco e ho mal di testa…»
«Ancora con l’emicrania? Era da un po’ che non ti veniva…»
«Hai ragione… non so, mi è cominciata appena finita la partita… dev’essere stato il sole…» cercò di giustificarsi Desmond, scegliendo un gelato al limone e fragola come dessert.
«Sì, può essere… abbassate la voce voi due!» richiamò lei, dopo che Dean e Jean Mark ebbero fatto un acuto più alto del dovuto, facendo girare buona parte delle persone nel ristorante.
 
Appena arrivati a casa Desmond lanciò la giacca sul divano, coprendo Fatkin, il quale miagolò e sbadiglio facendo capolino con la testa da sotto.
Avanzò verso la cucina, e accendendo solo la luce sopra i fornelli, cominciò a far bollire l’acqua in un pentolino, per farsi una tisana calda – e rilassante.
Elena lo guardava: «Perché stai così? È per la questione del Capitano?» chiese infine lei. Capire cos’aveva quel ragazzo era come giocare a mosca cieca in autostrada. Devastante. Letteralmente, devastante.
E Desmond non sapendo come rispondere, le diceva che aveva ragione. Anche se sappiamo tutti che non era così, che aveva un problema ben più profondo, e radicato dentro di sé, piuttosto che un semplice titolo in quello che non era altro che un passatempo.
Prese due tazze e ci versò la bevanda fumante, per poi darne una ad Elena, che non rifiutò.
Si era messa con un piede sotto la gamba, poggiata alla sedia, un po’ ricurva su se stessa.
Desmond osservava attentamente le figure che il fumo creava nell’aria, sollevando un angolo delle labbra e sospirò.
Bevvero entrambi un sorso.
«Ma, Des… se non vuoi farlo, non devi accettare per forza…»
«Non è quello, mi fa solo che piacere, poter essere il capitano dei Columns Compilation!» rispose lui, sconsolato. “andiamo, perché continui questo discorso?” continuava a pensare Desmond. Non era giusto, lei lo amava, e avrebbe continuato a farlo, anche se avesse saputo tutta la verità.
Sospirò nuovamente, buttando la testa all’indietro. Dalla finestra riusciva a vedere le stelle, luminose, e le fronde degli alberi si muovevano leggermente, al tocco di quella brezzolina così tipica della primavera.
«Va bene, quando vuoi, io sono su… ti lascio le pastiglie sul comodino» gli disse Elena alzandosi, lasciando buona parte della tisana nella tazza.
Desmond la fermò, afferrandola per un braccio, la tirò verso di sé e la bacio.
«Conosco io il rimedio migliore» e le sorrise, baciandola ancora.

  ~~

Wait... WHAT? Chiabrera? 
Sì. Chiabrera u.u

Ya-huu! Bon, bella gente! E' divertente vedere Desmond che corre dietro ad un pallone, mentre fa il gioco di squadra - certo come no! - e libero da ogni pensiero
(...la tua vita sarà! Chi vorrà vivrà, in libertà! Hakuna Matata!) 
Er... ok. Dicevamo? Ah, ok, si. Volevo premettere che non penso che questa Sequenza Genetica sarà lunghissima ok? Perchè essendo l'introduzione ho intenzione 
di mettere solo i ricordi più importanti ok? (E il calcetto è importante? ._.) sì lo è, perchè intanto sono venute fuori diverse cose! 
Ok, mentre il gatto ha deciso di suicidarsi, affacciandosi dalla finestra del secondo piano, vi saluto, sperando che anche questo capitolo vi sia piaciuto :)

Salute a pace, fratelli, e che la Luce Divina ci guidi sempre! <)

~

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