Note: ho scritto queste parole dopo
essermi fatta mille viaggi mentali per qualcosa che è realmente accaduto. Anche
se nella realtà tra le protagoniste non è successo nulla, le emozioni sono sentite.
Non avendo
altro da aggiungere, spero che la storia possa piacervi. E spero mi lascerete
un commentino, che in qualunque caso ingrandirà il mio
ego a dismisura.
Baci, Lady
Vivien
B
La trovo
fuori come sempre. Ormai è quasi un rito ritrovarci qui. Qualcosa di proibito
rende sempre più piccanti e interessanti le monotone mattinate invernali. Non
avrei dovuto seguirla, eppure eccomi qui, dopo aver perso contro me stessa.
La sua
presenza è quasi terapeutica. Mi mette in pace con me stessa. Anche senza fare
o dire nulla di speciale, mi trasmette qualcosa.
Nessuna
delle due parla. Le parole spesso mentono al nostro posto. Lei è lì poggiata
alla balaustra che fuma le sue Marlboro rosse e mi guarda, aspettando che dica
qualcosa che giustifichi la mia presenza. Ma ovviamente non so che dire, così
mi fa cenno di avvicinarmi. Mi siedo ai suoi piedi, fa troppo freddo per
rimanere in piedi in balia del vento. Lei invece rimane immobile, il vento che
le scompiglia i capelli e mi porta la sua fragranza. Conosco ogni parte di
questo profumo, è fatto da tutto ciò che adora, è inconfondibile, è suo.
Finisce
la sigaretta e si siede accanto a me. Siamo vicinissime e ci stringiamo ancora
di più a causa del freddo. Mi prende sottobraccio e poggia la sua testa sulla
mia spalla iniziando a raccontarmi un sogno che ha fatto stanotte.
Si
accende un’altra sigaretta e continua a parlare del suo ragazzo che non vede da
una settimana.
Finiamo
sempre col fare discorsi sul sesso o sui ragazzi.
Mi
abbraccia e mi prende dolcemente in giro. Fa battute con doppi sensi e non mi
lascia ribattere. Da quando le ho detto che mi piacciono le ragazze ha iniziato
ad abbracciarmi in modo sempre più esplicito. Mi sfiora, vuole sapere se mi
eccita toccandomi. Mi stringe la mano riscaldandomi il cuore.
È curiosa,
è una bambina che vuole giocare, e infatti gioca con
me e con il mio essere. Bacia i miei sentimenti.
Continua
a parlare di tutto e di niente. Dei suoi sogni erotici, della nostra vita,
della scuola, dei sabato sera al Pub con gli amici.
Io
ascolto paziente, vorrei urlarle di non sognare altri che me, ma non è
possibile.
Basta poco
per rendere felice una persona innamorata, non ho intenzione di rovinare tutto.
L’importante è sentire la sua presenza, per questo preferisco soffrire dentro e
averla vicino, che mostrare a tutti il mio dolore per
averla persa. L’amicizia in questi casi non è la migliore soluzione, ma almeno
entrambe sappiamo che per l’altra in qualche modo ci saremo sempre.
Non potrà
mai amarmi come io amo lei. E non perché il mio amore è più profondo o
sciocchezze simili. Semplicemente perché lei è già felice, ha già qualcuno
accanto.
Accende
un’altra sigaretta e me la cede, perché sa che non gliene chiederei mai una di
mia spontanea volontà. La prendo e la fumo compiaciuta
dal suo gesto. Lei si unisce subito a me non volendo perdere l’occasione di
fumarsi l’ennesima sigaretta della giornata.
Mentre
inspiro il fumo si avvicina sempre più al mio viso. Mi volto di lato per non
farle vedere che sono arrossita. Ho il cuore che mi salta come impazzito nel
petto. Però, non volendo farla insospettire, ritorno a guardarla con il sorriso
sulle labbra.
Continua
a raccontarmi di lei e dei suoi desideri, e io vorrei poter fare lo stesso.
Basterebbe così poco per renderli reali. Non dovrei far altro che sporgermi di
lato, e la girandola di emozioni che è ormai il mio cuore avrebbe vento a
sufficienza per girare tutta la vita.
Incontrando
i suoi occhi, mi rendo conto di non poterle mentire. Sono magnetici, mi tengono
incatenata. Anche se volessi fuggire non potrei, saprebbero indagare il mio
cuore e le mie emozioni come pochi altri occhi saprebbero fare. Per questo
richiudo il mio cuore, che avevo lasciato libero per
sognare.
Finisco
la sigaretta e prendendola per mano le dico che voglio rientrare. Fa troppo
freddo fuori a quest’ora, e io non me la sento di rimanere sola con lei ancora
per molto. Potrei fare qualcosa di avventato e vedere tutto ciò che sono
riuscita a costruire, scomparire in un soffio di vento.
Lei mi
segue e richiudiamo insieme la porta. Iniziamo a ridere per la tensione, se ora
ci vedesse qualcuno sarebbero guai. Solo che la porta cigola e rischiamo di
farci scoprire. Ci blocchiamo, ma non sentendo rumori ostici provenire dal
corridoio la chiudiamo definitivamente e lei che è dietro di me, per sbaglio mette
un suo piede sotto il mio facendomi perdere l’equilibrio. Mi reggo alla
maniglia della porta, ma le finisco comunque addosso.
Il suo
seno contro la mia schiena, il suo profumo riempie l’aria e il suo respiro è
caldo contro il mio collo.
Io non
riesco a muovermi. È così morbida e calda che mi sento confusa da non riuscire
a ragionare lucidamente.
La sento
ridacchiare per la mia sbadataggine e realizzo che devono essere passati interi
minuti.
Mi volto
verso di lei, che non smette di tenermi abbracciata per i fianchi e nel mio
sguardo ci deve essere tutto il disappunto del mondo, perché invece che
riportarmi verso la sala dove sono tutti, mi circonda con entrambe le braccia e
mi porta lontano. Camminiamo abbracciate. Sento la parte sinistra del mio corpo
bruciare a contatto con il suo fianco. Le mie mani sempre fredde ora sono
bollenti a contatto con le sue. Mi lascia la mano destra che teneva con la sua sinistra
solo per aprire la porta del bagno. Entriamo e chiudiamo la porta dietro di
noi.
Poggio la
schiena al muro e sospiro profondamente incuriosendola sempre di più.
La mia
mente cerca un appiglio, un’idea con la quale mentire. Non posso dirle che è la
prima persona che è riuscita a farmi stare
così bene. Che da quando la conosco mi sento sempre euforica, felice e in pace con il mondo. Che ho sempre voglia
di ridere e scherzare.
Vorrei
chiederle se è lo stesso che ha provato quando si è
messa con il suo ragazzo, ma non ne ho il coraggio, poi dovrei rispondere alle
sue domande.
La parte
razionale di me dice di lasciar correre, che tutto si sistemerà, che non posso
rovinare la sua relazione. L’istinto mi dice che è amore, che è tutto ciò che
ho sempre rifuggito, e mi dice di giocare il tutto per tutto. Provare conviene
sempre.
Sospiro
profondamente, sono combattuta. Alzo lo sguardo verso di lei che si avvicina. È
ad un palmo dal mio viso, le sue mani di nuovo sui miei fianchi. Verde contro
nero. È quasi una sfida. Vorrebbe farmi cedere, vorrebbe sapere cosa mi
affligge. Io resisto, non voglio spaventarla, deve ancora abituarsi alla mia
presenza caotica, non posso sconvolgerla troppo, ne ha passate troppe in questo
periodo.
Ho le
lacrime agli occhi dalla paura di perderla, ma non posso piangere, non posso
stare male. Devo essere forte. Lei sembra pensarla diversamente, infatti mi stringe e mi sfiora il collo con le labbra. Sono
immersa in un mare di contraddizioni e non riesco ad uscirne. Mi aggrappo alle
sue spalle e cerco di trattenere le lacrime.
Le sue
labbra si staccano con un soffio dal mio collo e si avvicinano lentamente al
mio viso. Rimangono ad una distanza che andrebbe proibita, troppo vicina e
troppo lontana.
Una
lacrima rompe la barriera e si getta nel vuoto. Era la lacrima della
razionalità. Le altre sono tutte impulsive, come me. Non appena quella lacrima
lascia il mio viso, capisco che vale la pena soffrire per lei, qualunque cosa
fatta per lei non sarebbe mai abbastanza.
Allento
la presa sulla sua schiena e annullo la distanza fra noi. Potrebbe staccarsi se
volesse, invece mi stringe ancora di più e incerta schiude le labbra.
Improvvisamente ho paura anche solo di toccarla, ma lei sembra aver preso la
sua decisione, così prendo coraggio e ricambio il suo bacio. Realizzo un sogno.
Per un secondo mi sembra di sognare, poi la guardo e capisco che non c’è nulla
di più reale. Lei è l’amore.
Le nostre
lingue si incontrano e si scontrano. Le bocche ora sono unite ora sono lontane,
le lingue si cercano, si sfiorano, si abbracciano, si lasciano e tutto
ricomincia.
Se è vero
che baciando una persona si capisce quanta compatibilità ci sia, allora lei è
la mia parte mancante, quella che stavo cercando da tutta la vita.
Smette di
baciarmi e mi fissa, come a voler sfidarmi. Io di rimando le bacio il collo.
Poi la guardo a mia volta, e mi decido a demolire la muraglia che mi ero costruita intorno. Ho fatto il passo più difficile,
parlarle in confronto dovrebbe essere una sciocchezza; invece la mia voce
sembra non voler collaborare.
Ho la
gola inaspettatamente secca, perciò le prendo la mano e la poggio sul mio
petto. Le uniche parole che riesco a dirle sono queste: “Questo è per te!”
Lei,
sentendo il mio battito accelerato, arrossisce e preme un po’ di più la sua
mano sul mio seno. Apre il palmo e lo muove piano, come a chiedermi il
permesso. L’unica cosa che sono in grado di fare è mugolare uno strano assenso.
Voglio baciarla ancora, e lei non si fa pregare. Passa le sue mani sotto la mia
maglietta, mi sfiora il seno e poi la schiena, ora la pancia e poi scende
sempre più giù. Poi però si ferma, ha sentito qualche rumore, perché mi dice di
fingere di stare male. Dopo poco difatti apre la porta una nostra compagna di
classe, mandata dalla professoressa, allarmata dalla nostra lunga assenza. Io
continuo a fingere di stare male e lei mi trascina fuori, quasi di peso. Dice
di riferire alla professoressa che siamo uscite in cortile perché mi mancava
l’aria.
Non
appena rimaniamo sole, scoppia a ridere, come se avesse assistito alla scena
più esilarante della sua vita. E forse in parte è così, dato che ne ha anche
fatto parte.
Dovendo
fingere una malattia, ci sediamo vicine in un angolo riparato dal vento.
Il
momento di passione è terminato e mi dispiace, perché ora ho ancora più timore
a riprendere l’argomento.
Lei però
decide di stupirmi ancora, mi prende la mano e inizia ad accarezzarla. Mi bacia
la punta delle dita e poi avvicinandosi al mio viso mi soffia nell’orecchio tre
semplici parole:“Tu mi ecciti”.
Se il mio
cuore era una girandola che aveva vento per sempre ora è una girandola in una
tempesta.
Lei mi
eccita. Io la eccito. Siamo insieme adesso. Cosa c’è di più bello?
Credo che
cosa più incantevole non mi sarebbe mai potuta
accadere, in una semplice giornata invernale.
Fa freddo, ma dato che mi si sta sedendo sopra incurante di
quello che potrebbero dire i passanti, il mio corpo è talmente caldo che non
potrei sentire freddo.
Riprende
a baciarmi, come se nulla ci avesse interrotte.
Segna il
mio collo. Sono sua.
Sfioro il
suo collo. Non è soltanto mia.
Vorrei
poterla rendere mia, però il buon senso me lo impedisce, prima devo capire
quanto vuole esporsi per me. Anzi, se
vuole esporsi per me, non vorrei viaggiare su un capriccio momentaneo.
Perdo
nuovamente lucidità. Va e viene, a seconda della
distanza tra noi.
Le faccio
capire che vorrei conquistarla e lei mi sorride lasciva, sa che fremo. Schiude
le sue soffici labbra. Mi guarda dolcemente, piegando la testa di lato.
Un bacio
alla liquirizia e perdo la ragione.
Un
sorriso al miele e ritrovo la ragione.
Un nuovo
amore è nato per caso.