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Autore: Hara    01/11/2007    1 recensioni
Poche parole possono bastare per far ritrovare la speranza nel futuro. -Prima storia che scrivo, siate clementi-
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era una di quelle sere come non se ne vedevano da un po’ di tempo ad Hogwarts.
Il clima, se non in rari casi, era stato mite e temperato per quasi tutta l’estate e il sole aveva sempre brillato in un cielo terso e intensamente azzurro. Già dal mattino però la giornata del cinque Settembre non aveva promesso niente di buono: il cielo era denso di nuvoloni grigi che minacciavano pioggia e il vento scuoteva senza tregua i rami degli alberi privandoli delle ultime foglie reduci dalla bella stagione.
Proprio quello stesso giorno un gran numero di studenti si era riversato sotto i portici della stazione di Londra carichi di valigie e di tutte le cose che erano loro necessarie per affrontare un nuovo e interminabile anno di scuola. Uno ad uno fuggivano gli sguardi babbani e con rapidità attraversavano una magica barriera che agli occhi di una persona comune appariva solo come un alto muro fatto di mattoni rossi e, biglietto alla mano, raggiungevano il binario nove e tre quarti dove puntuale come sempre li attendeva il treno espresso per Hogwarts.
In quel preciso momento, mentre gli alunni prendevano posto negli scompartimenti e si preparavano a godersi un viaggio spensierato, Severus Piton: ex mangiamorte, membro essenziale dell’ordine della fenice e professore di pozione a una delle scuole di magia e stregoneria più celebri al mondo, stava adempiendo al suo dovere di spia.
Ormai non temeva più il rischio di essere scoperto e trucidato dal suo oscuro signore.
Forse mai l’aveva temuto non avendo nulla da perdere: nessuno avrebbe mai sentito la sua mancanza, nessuno avrebbe mai pianto per lui e nessuno avrebbe mai sorriso al suo ricordo.
La barriera impenetrabile che aveva eretto intorno a sé lo rendeva una persona insopportabile ed estremamente sgradita al mondo.
Niente amore, niente famiglia, niente affetto: queste le sue condanne.
Ora era lì, fronteggiava Voldemort col suo solito atteggiamento sicuro di sé senza la benché minima ombra di timore negli occhi, sostenendo il suo sguardo mortifero.
-Dimmi Severus, quali notizie mi porti da Hogwarts?- la voce atona e pacata gli aveva rivolto la domanda che si era aspettato.
-Nessuna che tu già non sappia mio signore- quegli occhi iniettati di sangue lo fissavano tentando di insinuarsi a fondo nei suoi pensieri e nella sua mente, ma Severus era più abile e grazie all’occlumanzia era in grado di porre un fermo al suo signore schermandosi da quegli attacchi subdoli.
-Mi deludi Severus.. Mi deludi molto.. Ti avevo chiesto di scoprire la meta dei continui viaggi di Silente eppure torni da me a mani vuote.- scosse la testa.
-Non ha voluto dirmi nulla.. Ho tentato più volte di carpirgli informazioni, ma non sono riuscito nel mio intento-.
-Sai qual è la punizione per coloro che mi deludono Severus? La conosci bene vero? - sulla faccia di Voldemort si dipinse un’espressione di disprezzo.
-La conosco.- il professore continuava a fronteggiarlo sostenendo il suo sguardo senza timore, cosa inaccettabile per quel mago che sembrava nutrirsi e trarre soddisfazione dalla paura e del male che infliggeva alle sue vittime.
-Crucio!-.
Severus Piton prese a contorcersi in preda agli spasmi di un’agonia che sembrava infinita.
Cadde a terra, Voldemort si fermò, con fatica tentò di rialzarsi e tornò nella stessa posizione eretta di poco prima.
-Non ti pieghi eh? CRUCIO!- la formula della maledizione senza perdono rimbombò nella testa del professore che riprese a contorcersi ricadendo prono mentre gli altri mangiamorte assistevano alla scena, alcuni spaventati altri ghignanti.
La cosa si ripetè uguale più e più volte fino a che Piton non giacque definitivamente a terra ansimando per il dolore provato.
Voldemort gli si avvicinò e chinandosi lo afferrò rudemente per i capelli alzandogli la testa -Fuori di qui Severus, torna ai tuoi doveri e non deludermi più perché non sarò così magnanimo da lasciarti in vita una seconda volta- gli sibilò all’orecchio in modo che solo lui potesse sentirlo.
-Lucius! Porta via questo miserabile.- lasciò ricadere la testa del professore sorridendo di piacere quando sentì che Piton non era riuscito a trattenere un gemito di dolore quando la faccia ricadeva pesantemente sul pavimento rompendogli il setto nasale.
Dopodichè Voldemort uscì dalla stanza seguito dai suoi mangiamorte lasciandolo riverso in terra.
-Andiamo Severus..Ti accompagnerò fuori dai cancelli di Hogwarts, ad entrare ci penserai da te. Non ho intenzione di farti da balia più di quanto sia necessario-.
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Nella sala grande di Hogwarts tutto era pronto e allestito per il ricevimento degli studenti e per lo smistamento delle nuove matricole nelle varie case; il cappello parlante giaceva adagiato su un vecchio sgabello di quercia e i professori sedevano al grande tavolo, disposti come di consueto.
-Albus, dov’è Severus?- la Mc Granitt aveva raggiunto il suo posto al tavolo dei professori e avendo notato l’assenza del collega, preoccupata, era andata a chiedere spiegazioni.
-Non lo so Minerva, ti confesso di essere in pensiero.. Questa mattina mi aveva detto che Voldemort l’aveva convocato e che doveva andare da lui..-
-Per l’amor del cielo spero non gli sia successo nulla!- la professoressa si portò una mano alla bocca trasalendo vistosamente a quella notizia.
-Signor preside.. Vogliate scusare la mia intromissione.. Dove posso trovare Severus Piton? Dovrei parlargli, è l’unico insegnante a cui non ho ancora spiegato il perché della mia presenza qui e i precisi ordini del ministero..-
A parlare era stata una giovane donna di ventisette anni, alta e magra, occhi azzurri e capelli castani vestita con pantaloni neri e camicia bianca: abiti babbani che nulla però toglievano alla sua bellezza.
-Ah Margaret.. Sei raggiante stasera, non ti ho vista entrare altrimenti sarei venuto di persona a darti il benvenuto, perdona le sviste di un povero vecchio.. Se stai cercando Severus lo troverai tra poco.. Sta svolgendo degli incarichi a Hogsmeade per mio conto e dovrebbe tornare a momenti…-
Silente si interruppe.
Le porte della sala grande si erano aperte e ora una fradicia figura scura avvolta in un pesante mantello nero stava arrancando nel corridoio tra i tavoli.
Tutti tacquero all’istante.
Silente riconoscendo in lui la fisionomia del suo professore di pozioni si precipitò ad andargli incontro per aiutarlo.
Lo raggiunse a metà strada appena in tempo per evitare che cadesse svenuto a terra.
-Albus ma che.. Severus!!-la McGranitt era corsa a dare man forte a Silente quando vide che la figura martoriata che il preside sorreggeva era il collega che prima mancava all’appello.
-Calmati Minerva è solo svenuto. Ha il naso rotto. Lo accompagno subito in infermeria.. Tu rimani qui a ricevere gli studenti che stanno per arrivare.- fece un cenno col capo verso il corpo che sorregeva inerte-E..Minerva, trova una scusa da dire agli altri professori. Per fortuna però non hanno visto come è ridotto- detto questo uscì dalla sala e scomparve dietro un angolo portando con se il corpo senza sensi di Piton.
Un’ora più tardi Severus aveva ripreso coscienza di sé e narrava a Silente l’intero episodio.
-Ora sto bene signor preside, la pozione corroborante mi ha ridato le forze.-
-Ti accompagno nelle tue stanze.. Vieni.. Darò ordine di farti servire lì la cena in modo che tu possa stare più riguardato- Silente gli porse la mano sorridendo.
-Grazie, ma riesco a fare da solo.. Non si preoccupi per me- si alzò dal letto dell’infermeria, subito fu mal fermo sulle gambe, ma poi si riprese completamente.
-A domani allora, buonanotte Severus-
-Buonanotte anche a lei- Silente lo vide allontanarsi velocemente tanto quanto le sue condizioni glielo permettevano e sparire nel buio dei corridoi.
Qualche minuto più tardi Piton spalancò la porta della sua stanza con un rapido movimento di bacchetta e si fermò al centro di essa: gli occhi chiusi, il respiro regolare: finalmente a casa e finalmente solo.
-Professor Piton.. Posso rubarle un minuto?- Margaret stava bussando alla porta anche se lo stipite era ancora spalancato.
-Non vorrei disturbarla, ma Silente mi ha detto che avrei potuto trovarla qui.. Se non si sente ancora bene posso tornare- era intimorita mentre guardava l’interno della stanza che non aveva mai visto.
L’aria era fredda e il caminetto sulla sinistra ancora spento, sulla parete destra troneggiava una grande libreria contenente ogni sorta di volumi, alcuni apparivano anche molto antichi e su una scrivania di mogano era adagiato uno strano strumento vitreo che suppose servisse per distillare pozioni.
La stanza, di medie dimensioni e fiocamente illuminata dalla luce di poche candele, dava adito a un'altra camera che Margaret pensò fosse quella da letto, non riuscì a scorgere altro perché il professore le si era parato davanti impedendole la visuale e la stava fissando con uno sguardo indagatore e non certo amichevole.
-Desidera?- non si preoccupò nemmeno di salutare o di far accomodare l’intrusa e il suo tono era scontroso come al solito.
-Desidero dirle due parole, forse si starà chiedendo come mai…-
-Non mi sto chiedendo un bel niente.. Signorina non ho molto tempo, arrivi subito al dunque e faccia in fretta. Ho diverse cose da fare che richiedono la mia attenzione- un sorrisetto beffardo gli si dipinse sul volto quando notò l’espressione che fece la donna.
-Mi dica ciò che deve e se ne vada- la voce fredda, la bocca contratta, gli occhi che la squadravano con sufficienza nella penombra della stanza.
Margaret riprese a parlare facendo un grande sforzo per auto controllarsi e non urlare in faccia a quell’ uomo impertinente.
-Mi chiamo Margaret Ortis. Sono qui inviata dal ministro Cornelius Caramell in persona. Sono un Auror e ho il dovere di vigilare sugli alunni per garantire loro una maggiore sicurezza. Dopo che dei dissennatori si sono fatti vivi l’anno scorso sul campo da Quidditch il ministero è molto preoccupato-
Piton con un violento gesto appoggiò l’avambraccio sullo stipite della porta e avvicinò la bocca all’orecchio della donna.
-Non stiamocela a raccontare, lei è qui per tenere sotto controllo me. Caramell non crede e non ha mai creduto nella mia redenzione e ora ha inviato dei suoi agenti a spiarmi. Veda di prestare particolare attenzione alle mie parole, perché non mi ripeterò: se sarà per me una spina nel fianco farò in modo che la sua permanenza qui le sia tanto sgradita da dover rinunciare al suo “incarico”- e sottolineò col tono della voce l’ultima parola.
Dopo il primo attimo di sbalordimento Margaret si riprese e decise di provocarlo. Non era facile intimidire la ragazza, anche se giovane sapeva il fatto suo.
-E mi dica professore, questa che mi ha appena fatto è una minaccia o una promessa?-
Ci fu un attimo di silenzio assoluto. Questa volta fu Piton a stupirsi.
-Entrambe signorina, entrambe.. E le assicuro che sono una persona da non sottovalutare.- le voltò le spalle allontanandosi verso la scrivania, il mantello ancora parzialmente bagnato gli ricadeva pesantemente sulle spalle.
Margaret andò via senza proferire parola.
Tornò in camera sua e passò quasi un’ora a mettere in ordine le sue cose, dopodichè si cambiò e si mise a letto ripensando al colloquio avuto col professore di pozioni fino a che non fu vinta dalla stanchezza cadendo in un sonno profondo.
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Il mattino seguente Margaret si svegliò presto e ne approfittò per farsi un bagno e lavarsi i capelli; una volta vestita e pettinata scese a far colazione di buon ora pronta ad affrontare una giornata che sperava non si concludesse come la precedente.
In sala grande regnava una quiete totale e al tavolo degli insegnanti non c’era quasi nessuno: gli unici posti occupati erano quelli della professoressa Mc Granitt e della professoressa Cooman che discutevano animatamente.
-Oh Margaret, mattiniera anche tu a quanto pare, vieni raggiungici. Forse sarai in grado tu di spiegare alla nostra professoressa di divinazione che non possiamo creare una piantagione di piante da the in giardino per le sue predizioni..-
Margaret sorrise e diede il buongiorno a entrambe mentre prendeva posto vicino alla Mc Granitt e la discussione riprendeva in toni più accesi di prima.
-Mi dispiace, ma non si può! Oh grazie al cielo.. Severus diglielo tu che non possiamo creare una piantagione di piante da the nel giardino qui fuori! Io è da un’ora che tento invano di farle comprendere la cosa!-
Da una porta laterale posta dietro il tavolo era appena apparso Piton, vestito come al solito di nero e scuro in volto.
-Non mi occupo di queste faccende professoressa, se vorrà avere una risposta definitiva dovrà rivolgersi al preside, quello che penso io non conta- detto questo si allontanò e andò a posizionarsi in disparte dalla parte opposta a Margaret e alle tre donne.
-Bene, io ho finito.. La saluto professoressa. Margaret ti aspetto alla seconda ora per presenziare alla mia lezione allora. Severus buon appetito.-
-A dopo Minerva- mentre diceva questo Margaret sorrise e Piton rimase affascinato da quegli occhi color ghiaccio a cui nella penombra del suo studio non aveva fatto caso e da quella espressione così solare.
Si riscosse quando si accorse che Margaret lo stava fissando con aria scocciata e tornò a concentrarsi sulla sua tazza di caffè che era ormai diventata fredda.
-Vado anch’io- disse la Cooman e anche a lei Margaret regalò quel suo splendido sorriso che Piton non si lasciò certo sfuggire, anche se apparentemente sembrava disinteressato a cosa accadeva intorno a se.
Ora erano soli in tutta la sala grande e un silenzio imbarazzante imperversava.
“Perfetto.. Meraviglioso, divino oserei dire.. Non parla e la sua sola presenza mi disgusta e basterebbe a rovinarmi la giornata.. Meglio che vada, anche perché tra un po’ la sala sarà invasa da studenti affamati ” pensò.
-Alle tre assisterò alla sua lezione nei sotterranei professor Piton.. Buona giornata..-
-Altrettanto- nessuna reazione apparente a quell'informazione, lo sguardo sempre concentrato sulla tazza di caffè, i capelli neri che gli ricadevano sul davanti coprendogli parte del volto.
Margaret si alzò e si diresse verso l’uscita, imboccò il primo corridoio a destra incontrando diversi ragazzi del primo anno che correvano a far colazione, svoltò l’angolo e in un batter d’occhio si ritrovò per terra dolorante. -Mi dispiace, aspetti l’aiuto subito a rialzarsi- Tiger si stava affannando per tentar di aiutare la donna.
-Mi dispiace non avrei dovuto svoltare l’angolo così bruscamente, non l’avevo proprio vista mi scusi.. Ero di fretta e…-
-Non fa niente stai tranquillo, è stato un incidente. Non ti porterò di certo rancore, almeno non per così poco- e gli strizzò un occhio sorridendo.
Tiger si sentì mancare e la guardò a lungo mentre proseguiva per la sua strada fino a che un altro angolo non gliela fece perder di vista, solo allora si riscosse dallo stato di trance in cui era caduto riportato bruscamente alla realtà da una voce irritata.
-Tiger…Tiger!- il professor Piton lo scosse prendendolo per una spalla e facendogli quasi male.
-Si può sapere che cosa fai qui imbambolato in mezzo a un corridoio con un’espressione da idiota dipinta sul viso?- Tiger sussultò sia per lo spavento che per il momentaneo e improvviso dolore provocato dalla presa del professore.
-Mi scusi signore. Io.. Ecco.. Mi sono appena scontrato con una signora, no con una ragazza, no con una donna e insomma ero..-
-Va bene non voglio sentire altro. Fila via di qui- aveva sempre un tono di voce irritato però Tiger era un Serpeverde, avrebbe preferito sorprendere con quell’atteggiamento idiota un Griffondoro: di certo avrebbe avuto l’occasione e la soddisfazione di togliere qualche punto.
Si voltò per riprendere a camminare in direzione del suo ufficio nei sotterranei quando, dopo qualche passo, notò un oggetto a terra.
Lo prese fra le mani e si accorse con stupore che quella era una bacchetta “chi può essere l’idiota che è riuscito a perdere la sua bacchetta, si merita dieci punti in meno per avermi dato la pena di raccoglierla e restituirgliela..”pensò tra se e se.
Mentre era ancora intento a decidere se erano meglio dieci o quindici punti Margaret correva disperatamente lungo il corridoio arrivando a fermarsi dove era lui, col fiato corto per lo sforzo.
Iniziò a guardarsi intorno preoccupata scrutando in ogni angolo e facendo finta di ignorare lo sguardo di sufficienza che l’insegnante le stava rivolgendo, era troppo intenta nella sua affannata ricerca per badare anche a quello.
-Sta cercando questa?- Piton le mise davanti agli occhi la sua bacchetta.
-Poteva dirmelo subito che l’aveva raccolta lei, avrei evitato di cercare in ogni angolo.-
-E perché? Era una scena a dir poco esilarante- il solito sorrise si dipinse sulle sue labbra sottili.
-Lieta di averla divertita. Ora me la dia- fece uno scatto con la mano e tentò di afferrarla per strappargliela via dalle mani, ma Piton fu più veloce e ritrasse il braccio in tempo mandando a vuoto quel suo movimento.
-Un Auror in grado di farsi chiamare tale non dovrebbe perdere la sua bacchetta, lo sa?- -E un uomo educato in grado di farsi chiamare tale non dovrebbe perdere una buona occasione per tacere, lo sa?- Ecco era andata oltre, non era certo nella sua natura essere scortese, ma quell’uomo tirava fuori il peggio che era in lei.
-Evidentemente signorina entrambi abbiamo ancora qualcosa da imparare- le porse in malo modo la bacchetta e se ne andò via diretto al suo tetro ufficio lasciando Margaret senza parole per la seconda volta in neanche due giorni.
“Fantastico.. Se il buongiorno si vede dal mattino allora si prospetta una lunga e faticosa giornata”.
Dopo quello spiacevole, ma fortunatamente unico episodio la giornata trascorse decisamente bene fino a dopo il pranzo; aveva visto Piton di sfuggita, ma i due non si erano rivolti parola, il vero problema arrivava ora: alle tre doveva assistere alla sua lezione nei sotterranei del castello.
“Sono le due.. Credo che mi riposerò mezz’ora prima di prepararmi e affrontare l’inevitabile” sospirò profondamente e si mise sul letto di camera sua ad ammirare i bellissimi fregi del soffitto e, perdendosi in quelle immagini fantastiche, finì con l’abbandonarsi al sonno.
Si svegliò più tardi, troppo più tardi, dopo un interminabile minuto passato a tentar di mettere a fuoco l’ora che segnava la sua sveglia fece un balzo sul letto tirandosi su a sedere.
-Sono le tre e un quartoooooo!! Santo cielo quello mi uccide!!- aveva quasi urlato e il fantasma Pix che passava di lì per caso si mise a fare l’eco di quelle ultime parole rendendo partecipe tutto il castello del suo ritardo.
Corse lungo il corridoio, svoltò a destra poi giù per le scale mentre sentiva l’aria farsi più fredda “coraggio Margaret ancora un paio di scale.. Pensa solo a inventarti una scusa plausibile” fece i gradini a due a due mentre si precipitava giù per l’ultima rampa che la separava dall’aula di pozioni.
Si prese un momento per recuperare fiato poi bussò alla porta.
-Mi scusi per il ritardo professor Piton, ma urgenti questioni hanno richiesto la mia presenza-
Piton era venuto ad aprirle la porta, la sua espressione non era certo delle migliori: sembrava molto più che irritato.
-Non si affanni a trovare scuse insensate signorina- le voltò le spalle lasciandole la porta aperta e tornò a sedersi dietro la cattedra immergendosi nella lettura dei compiti che questa interruzione gli aveva fatto abbandonare.
Margaret si chiuse la porta alle spalle sorridendo agli sguardi che le rivolgevano gli studenti impegnati nella preparazione di una complicata pozione e andò a posizionarsi su una sedia vicino al muro a destra dell’insegnante.
Davanti a lei c’era uno studente particolarmente impacciato, il suo sguardo era sconsolato e rassegnato all’ennesimo voto negativo.
-Paciock pare sempre sperare che fissando gli ingredienti questi prendano vita e facciano autonomamente la pozione assegnata.. Ormai ho perso le speranze con lui, nella mia materia non combinerà mai niente di buono-
-E mi dica, è sempre così fiducioso nelle qualità dei suoi alunni?- Margaret strizzò l’occhio a Neville che parve illuminarsi a quel gesto consolatorio.
-Non mi crogiolo in pie illusioni signorina- ora aveva sollevato la testa dalle pergamene per godersi l’espressione che la donna gli rivolgeva, chiaro simbolo del fatto che stava auto controllandosi a fatica.
Margaret non replicò, si sentiva scoppiare, avrebbe voluto andare lì e gridargli in faccia che era un uomo spregevole e irritante, urlargli quanto lo detestava per i suoi modi e atteggiamenti, ma si trattenne facendo uno sforzo immane. “Un’ora è solo un’ora.. solo sessanta minuti.. ce la puoi fare” .
Il tempo con una lentezza disarmante e lei non aprì più bocca limitandosi a restare in silenzio sulla sua sedia e ad assistere alla lezione.
Al suono della campana Piton congedò gli studenti. “Fortunatamente è finita!”
Non fece in tempo a gioire di poter andare via che il professore la trattenne.
-Devo scambiare due parole con lei-
-Senz’altro professore- e gli rivolse uno dei suoi meravigliosi sorrisi sperando di metterlo a disagio, ma Piton non diede l’impressione di essere minimamente toccato. Invece lo era stato, ma con la sua bravura nel nascondere agli altri i sentimenti che provava riuscì a non renderlo palese; aspettò che tutti gli alunni uscissero poi prese a parlare.
-Silente mi ha detto che è interessata agli effetti e all’utilizzo dell’alga branchia..-
-Si gli avevo chiesto se aveva qualche libro da prestarmi che trattasse dell’argomento- Piton parve irritato per essere stato interrotto, ma riprese a parlare ignorando quello che aveva appena detto Margaret.
-Non so a cosa le possa servire e le confesso che non mi interessa nemmeno, ma io ho un libro che tratta proprio di questo e Silente mi ha espressamente chiesto di cederlo a lei.. in prestito s’intende- si volse e andò a prendere un libro polveroso da un cassetto della scrivania.
-L’ho portato con me per poterglielo consegnare, faccia particolare attenzione perché è antico e perché non le appartiene- mentre diceva questo glielo porgeva.
-Grazie professor Piton, glielo renderò al più presto intatto- si girò per andarsene.
-Ancora una cosa.. spero che il ritardo che ha avuto oggi non si ripeta in futuro.. non gradisco che le mie lezioni vengano interrotte..-
Margaret annuì -Come se non me ne fossi accorta- bofonchiò a denti stretti andandosene reggendo il libro con le braccia incrociate sul petto.
Piton la guardò salire velocemente le scale dopodichè tornò nel suo ufficio massaggiandosi il braccio sinistro: il dolore gli ricordava che quella sera avrebbe dovuto incontrare nella foresta proibita dei mangiamorte per ricevere nuove istruzioni.
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Terminata la cena Piton tornò nelle sue stanze e si preparò indossando la solita maschera e i neri abiti rituali.
Facendo molta attenzione a non incrociare nessun studente uscì fuori dal castello avviandosi verso la foresta proibita, l’aria fresca della notte lo avvolse nel suo abbraccio facendolo rabbrividire sotto il suo pesante mantello.
-Non fare un altro passo!- Piton sussultò al suono di quella voce e rimase impietrito nello scoprire chi era stato a dargli quell’ordine perentorio.
Margaret era di fronte a lui, la bacchetta puntata contro il suo petto, i suoi occhi avevano perso lo sguardo gentile a cui era abituato e ora lo squadravano gelidi e quasi disgustati.
-Fai ancora un passo e sarò costretta a scagliarti contro un incantesimo che ti neutralizzi.-
Piton aveva già la mano serrata sulla sua bacchetta sotto il mantello per essere pronto a difendersi se ce ne fosse stato bisogno.
-Togliti la maschera così che io possa vedere il volto di un uomo tanto coraggioso da dormire la notte nonostante sia consapevole di tutte le vite che ha soppresso in nome di un falso ideale-
Piton non si mosse.
-Vattene via ragazzina.. Non metterti in mezzo a questioni che poi non sapresti gestire-
-Expelliarmus!- Piton schivò il lampo di luce proveniente dalla bacchetta della donna con una rapida mossa.
-Troppo prevedibi….-
-Everte Statim!- mentre ancora stava terminando la frase fu colpito in pieno petto dall’incantesimo che lo scaraventò contro il tronco di un grosso albero.
Rialzatosi dolorante e a fatica constatò di avere il braccio destro fratturato.
“Maledetta stupida ragazza” pensò furibondo.
Cominciò a correre verso la foresta proibita tentando di sfuggirle, non voleva combattere contro di lei, non voleva farle del male.
Margaret lo seguì di corsa e tra i due ci fu un vero e proprio inseguimento.
-Non ti lascerò fuggire, ti rincorrerò fino allo sfinimento!-
Piton non rispose, era quasi sull’orlo di un tracollo: il braccio pulsava e mandava fitte di dolore e il fiato cominciava a mancargli.
L’unico lato positivo era che tra gli alberi Margaret cominciava a perderlo di vista e il suo vantaggio su di lei aumentava sempre di più; a un certo punto non sentiva più il rumore della sua corsa dietro alle spalle e si decise a rallentare.
Si fermò e si sedette ai piedi di un albero, si slacciò la tunica reprimendo gemiti di dolore ed esaminò l’arto ferito.
La frattura fortunatamente non era scomposta come aveva pensato, il sangue che sentiva scendere usciva da numerosi tagli.
-Ferula!- magicamente apparvero delle bende che andarono a fasciargli il braccio destro tamponando la fuoriuscita di sangue.
Mentre si rialzava sentì un grido di donna che chiedeva aiuto.
-Margaret!- riprese a correre ignorando l’indolenzimento ai muscoli delle gambe non abituati a eccessivi sforzi.
Seguì il suono della voce fino a che non scorse la ragazza. Era in una radura e mulinava la bacchetta davanti a se.
Piton spostò alcuni rami che gli impedivano la visuale e vide che la donna non era sola.
-Non ti avvicinare mostro!- il tono con cui aveva pronunciato la frase rendeva evidente la paura che la attanagliava.
-Nessuno ti può sentire bellezza, è totalmente inutile chiedere aiuto e scoppiò in una risata perversa.
Piton riconobbe subito nella figura che minacciava Margaret la fisionomia di un licantropo.
A costo di essere riconosciuto doveva salvarla.
Uscì dal suo nascondiglio tra gli alberi e stringendo la bacchetta nella mano sana gli si avvicinò.
-Fenrir! Smettila subito..- il suo tono non ammetteva repliche e Greyback, che aveva riconosciuto chi fosse l’uomo dalla voce, si allontanò dalla donna guardandolo.
-Piton! Anche tu qui? Non sapevo fossi frequentatore della foresta proibita.. Se vuoi possiamo dividerla.. La lascio per primo a te e quando hai finito con lei inizierò io.. Che ne dici?- mostrò i denti in un sorriso maligno.
-Severus? Non è possibile, è te che stavo inseguendo, è te che ho ferito. Caramell aveva ragione.. Io.. Io non ci posso credere, sei ancora un mangiamorte.- era scioccata per quello che le stava accadendo.
-E uno dei più spietati bellezza!- Greyback allungò una mano tentando di afferrare Margaret che si ritrasse spaventata.
-Non muoverti Fenrir, è un ordine.- Piton gli puntò la bacchetta contro.
-Vorresti uccidermi Severus? Oseresti tanto? Pensa alle conseguenze delle tue azioni e sii ragionevole- scoppiò di nuovo in una risata sadica.
-Vattene Fenrir e lasciala in pace, non mi ripeterò- Greyback ignorò quel comando muovendosi ulteriormente verso Margaret.
-Stupeficium!- Greyback venne colpito di striscio dall’onda di energia che si sprigionò dalla bacchetta di Piton e rimase solo stordito.
-La pagherai Severus, la pagherai cara! L’oscuro signore mi renderà giustizia! Questa volta non la passerai tanto liscia!- detto questo scappò e si dileguò nella foresta. Piton rinfoderò la bacchetta e si avvicinò a Margaret.
-Non ti avvicinare! Sei come lui!- il braccio le tremava e non riusciva a prendere la mira per lanciare un incantesimo.
-Ti sbagli- si tolse l'orrenda maschera d’argento che aveva ancora sul volto.
-Ah si? Tu.. Stammi lontano! Sei come lui, sei come loro! Spregevole uomo senza rimorsi! Tu servi colui che ha ucciso persone innocenti per il gusto di sentire le loro grida di dolore, tu servi colui che mette in pericolo la vita dello stesso mondo magico!- lasciò che si sfogasse sopportando tutte le cose che lei gli diceva, sopportando le verità che gli rovesciava addosso senza proferire parola. Senza reagire.
Margaret lasciò cadere sull’erba la bacchetta,stava lottando per trattenere le lacrime. Lui si avvicinò e si chinò a raccogliergliela da terra. -Mi sembra di averti già detto che un Auror non deve mai separarsi dalla sua bacchetta.-
Senza più riuscire a trattenersi Margaret scoppiò a piangere, Piton l'abbracciò.
-Ho temuto che mi uccidesse. Che mi trasformasse in un lupo mannaro e mi condannasse a vivere come lui!-
-Finchè ci sono io nei paraggi non devi temere nulla-
-Perché Severus? Perché sei uno di loro?- alzò il viso dalla spalla di Piton e restò a guardarlo con gli occhi lucidi mentre aspettava la sua risposta.
-Gli sbagli che ho compiuto tanto tempo fa, quando ero giovane e avventato, continuano a perseguitarmi. Non è vero che non ho rimorsi, solo il cielo sa quante notti insonni ho passato risentendo nelle orecchie le urla di innocenti, quante volte avrei voluto coprirmi gli occhi e non assistere a inutili carneficine, quante volte avrei voluto impedire stragi e quante volte mi sono sentito colpevole della distruzione di intere famiglie…- la sua voce non era fredda come al solito, ma carica questa volta di un’emozione sincera.
Margaret tornò a posare il viso tra il collo e la spalla di Piton e si strinse forte a lui come per cercare riparo. -Perché ti stai uccidendo allora? Abbandona Voldemort- -Non è così semplice- le sorrise mentre le prendeva il volto tra le mani - Abbandonarlo significherebbe morte certa.-
-Allora tu temi la morte?-
-Si, anche se sono restio ad ammetterlo ci sono momenti in cui io la temo. -
-Ne hai paura, però col tuo atteggiamento e le tue decisioni ti sei arreso ad essa già in partenza-
-Cosa vuoi dire?- aveva smesso di piangere, ora guardava con un lampo di tristezza negli occhi il viso dell’uomo che aveva davanti.
Erano ancora abbracciati e avrebbero voluto rimanerci per sempre.
-Voglio dire che muore chi diventa schiavo dell’abitudine, chi come te evita una passione, chi non rischia mai la certezza per l’incertezza, chi non si permette mai una volta di fuggire ai consigli sensati, chi non trova la grazia in se stesso o chi distrugge l’amor proprio. Severus lascia Voldemort e vivi. Anche se potrebbe essere per poco, anche se potrebbe significare la fine di tutto. Evita questa morte a piccole dosi. Ricorda che l’essere vivo comporta uno sforzo di gran lunga superiore al semplice fatto di respirare.-
Lui le teneva ancora il dolce viso tra le mani e le sorrise come non aveva mai fatto con nessuno e come non credeva di essere capace.
-Aiutami allora.. Insegnami tu a vivere perchè da solo io non riuscirei a resistere..-
Lei gli sorrise, lo abbracciò più forte e gli diede un tenero bacio sulla guancia.
-Puoi contare su di me Severus.. Ora è meglio tornare al castello, il braccio che ti ho rotto ti deve fare un gran male.. Ti accompagno in infermeria.-
-Si..-
Piton le cinse la vita con il braccio sano e lei fece lo stesso.
Insieme si incamminarono verso il castello.
  
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