Dall’ultima volta che poggiai i piedi sulla spiaggia erano ormai passati mesi. L’estate appena trascorsa raffiorava nella mente come spruzzi di colore su una tavolozza bianca, ancora vergine, e si espandevano a vista come un’enorme macchia d’inchiostro nero. Ne sentivo il profumo e potevo toccarli con mano. Sentivo le stesse voci, le stesse emozioni, la stessa mano toccare la mia mano. Gli stessi occhi guardavano dentro i miei e le stesse onde si facevano spazio tra i pensieri. Il rumore del mare… il suono del mare. L’azzurro del cielo e il bollente sole che bruciava l’anima. Il cuore che non cessava di battere velocemente e la sudorazione ormai senza controllo. Sentivo la fatica dei giorni che sarebbero arrivati. Sentivo emozioni che mi avrebbero distrutto. Eppure la sua mano era sempre li, ferma, a rassicurarmi sul domani.
Un vecchio treno era la soluzione a tutti i mali. Un momentaneo allontanamento dalla vita reale, per immergersi in quello sprazzo di paradiso terrestre. E con me, la mia musa ispiratrice.
In riva alla spiaggia, allo scorgere dell’orizzonte, gli occhi si posavano su cose inesistenti nascoste da quell’immensità d’acqua che s’espandeva per migliaia di chilometri più in là. Una voce era solita accompagnare quei momenti e la solita frase era quella che mi accompagnava nei momenti più bui: per sempre.
E’ in quel momento, mentre i miei ricordi raffioravano man mano nella mia mente, che toccai l’acqua pungente che mi fece rabbrividire. Dov’ero? Cosa stavo facendo? Ancora una volta i miei occhi si poggiarono su quell’orizzonte ormai conosciuto… quasi come un vecchio amico. Un sorriso si disegnò sul mio viso, mentre la schiuma delle onde mi cullava e mi proteggeva da quello che tutti chiamano Mondo.