Capitolo 11
Kristine fissò più volte il campanello della porta che aveva
davanti. Si passò la mano fra i capelli biondi mesciati
di nero e fece un lungo sospiro, decidendosi a schiacciarlo. Quando
sentì il rumore metallico della porta che si apriva, ebbe un tuffo al cuore.
Si ritrovò davanti Tom Kaulitz vestito in malo modo,
con i capelli rasta tenuti su da una coda fatta
davvero male. D’altronde, lui quando la vide si sentì il pavimento mancare
sotto i piedi e il cuore mancò di un battito e, quando gli ritornarono alla
mente le parole della sera precedente, ebbe l’impulso di mordersi la lingua, ma
riuscì a controllarlo - Che cazzo vuoi?
- chiese scorbutico, infondo infondo
non l’aveva ancora perdonata del tutto.
- Solamente parlare con te,
razza di idiota - Lei si limitò solamente a rispondere
a tono, perciò non si sentì in colpa, nemmeno quando lui sbuffò arrabbiato
incrociando le braccia nel petto.
Tom si mise a fissarsi interessato le dita dei piedi,
stringendo la mano a pugno - Allora dai, dimmi quello che hai da dirmi -
Kristine sentiva che l’orgoglio iniziava a farsi sentire: lei
non l’avrebbe mai data vinta a uno come Tom Kaulitz, mai e poi mai! - Volevo solo dirti che sei davvero uno stupido! - esclamò, portandosi le
mani sui fianchi - Perché ti incazzi?
Dovrei essere io quella arrabbiata, ti avevo detto -
fece un passo minaccioso verso di lui che, malgrado tutto, non si mosse di un
millimetro - Che volevo essere lasciata da sola! -
- Dimmi solo come avrei potuto farlo! - ribattè
infuriato il chitarrista - Sembravi così fragile che se ti avessi
sfiorata, giuro che saresti finita a pezzi! Come cazzo
potevo lasciarti da sola? Chissà cosa avresti potuto
farti in una situazione del genere! -
- Ascoltami bene, tu - disse Kristine fra i denti, muovendo un altro passo facendo
tintinnare le catene dei jeans - Chi cazzo sei per dire quello che devo farmi o non farmi? Chi te lo dice che mi sarei fatta del male, eh?
Non sono così scema! -
In effetti, Kristine aveva ragione: lui non la conosceva nemmeno, come
poteva dire certe cose di lei Eppure gli era sembrata la pura e semplice
verità, quella sera si era sentito obbligato
a starle accanto, perché aveva paura di vederla così… - E’ vero non ti conosco.
Ma mi sono semplicemente preoccupato! - esclamò lui,
sentendo la rabbia crescere. Nessuno deve
mettere i piedi in testa a Tom Kaulitz…
- Non dovevi farlo, perché a
me non me ne frega un cazzo
di te e di conseguenza non ti deve fregare un cazzo
di me! - mosse un altro passo, ma stavolta più corto degli altri. Kristine sentiva che la sua fiducia in se stessa stava pian
piano diminuendo - Hai capito, brutto reppettone
inutile? -
- Mi hai stufato - brontolò
lui - E non sparare sentenze senza sapere se stai dicendo stronzate
sì o no -
- Che stronzate
avrei detto fino adesso, sentiamo - La ragazza portò
le braccia attorno al petto, battendo il piede a terra e guardandolo beffarda
in volto - Dai, spara -
Tom non resse più: strinse i pugni e prese tutto il fiato
che aveva in corpo - NON E’ VERO CHE NON
ME NE FREGA UN CAZZO DI TE, HAI CAPITO’ SE NON MI FOSSE INTERESSATO NIENTE, TI
AVREI LASCIATA MARCIRE AL APRCO E ME NE SAREI STATO A
CASA MIA FACENDO FINTA DI NIENTE! QUANDO CAPIRAI QUANTO SEI IMPORTANTE PER ME,
CAZZO?! -
Kristine restò senza parole: sbatté le palpebre un paio di
volte, restando a guardarlo ansimare dallo sforzo. Dopodichè si mise a fissare
il nulla per terra, mordicchiandosi il labbro inferiore e sentendo l’imbarazzo
crescere - E’ questa la cazzata?
- mormorò.
- No - rispose Tom - Questa -
La prese per un braccio,
tirandola dentro casa. Chiuse la porta, spingendola
con il peso del proprio corpo contro di essa. Guardò per pochi secondi i suoi
occhi azzurri, con le sfumature del ghiaccio, restandone -di controvoglia-
incantato. Fece scendere lo sguardo lungo le labbra, dove vi passò l’indice e
poi vi si appoggiò sopra con le proprie, facendo tremare leggermente la
ragazza.
Quello che stava succedendo
non era normale. Almeno secondo i canoni di Kristine
che, quando Tom interruppe il contatto, restò a guardarlo
con la bocca semi aperta - Hai una faccia da scema - ridacchiò affettuosamente
lui, appoggiando la fronte sulla sua.
- Tu da coglione
- rispose prontamente lei, mentre lasciava che le sue labbra si
incollassero nuovamente a quelle del chitarrista che, stavolta, non
perse tempo e fece fare contatto alle due lingue, iniziando uno strano gioco
travolgente con lei, che si stava lasciando andare sempre di più…
- Lo avresti mai detto? -
mormorò il chitarrista qualche attimo più tardi, accarezzandole una ciocca
bionda.
- Cosa?
- chiese curiosa lei, mentre Tom le dava un piccolo
bacio sul collo.
- Tutto questo -