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Autore: pink_star    02/11/2007    2 recensioni
Più cercava di non ricordarsi quegli occhi così simili ai suoi, più la tormentavano nei sogni e nei pensieri. Più cercava di pensare al futuro, più il passato la stringeva fra le sue mani facendola contorcere dal dolore. Più voleva dimenticare meno ci riusciva.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Capitolo 11

 

Kristine fissò più volte il campanello della porta che aveva davanti. Si passò la mano fra i capelli biondi mesciati di nero e fece un lungo sospiro, decidendosi a schiacciarlo. Quando sentì il rumore metallico della porta che si apriva, ebbe un tuffo al cuore.

 

Si ritrovò davanti Tom Kaulitz vestito in malo modo, con i capelli rasta tenuti su da una coda fatta davvero male. D’altronde, lui quando la vide si sentì il pavimento mancare sotto i piedi e il cuore mancò di un battito e, quando gli ritornarono alla mente le parole della sera precedente, ebbe l’impulso di mordersi la lingua, ma riuscì a controllarlo - Che cazzo vuoi? - chiese scorbutico, infondo infondo non l’aveva ancora perdonata del tutto.

 

- Solamente parlare con te, razza di idiota - Lei si limitò solamente a rispondere a tono, perciò non si sentì in colpa, nemmeno quando lui sbuffò arrabbiato incrociando le braccia nel petto.

 

Tom si mise a fissarsi interessato le dita dei piedi, stringendo la mano a pugno - Allora dai, dimmi quello che hai da dirmi -

 

Kristine sentiva che l’orgoglio iniziava a farsi sentire: lei non l’avrebbe mai data vinta a uno come Tom Kaulitz, mai e poi mai! - Volevo solo dirti che sei davvero uno stupido! - esclamò, portandosi le mani sui fianchi - Perché ti incazzi? Dovrei essere io quella arrabbiata, ti avevo detto - fece un passo minaccioso verso di lui che, malgrado tutto, non si mosse di un millimetro - Che volevo essere lasciata da sola! -

 

- Dimmi solo come avrei potuto farlo! - ribattè infuriato il chitarrista - Sembravi così fragile che se ti avessi sfiorata, giuro che saresti finita a pezzi! Come cazzo potevo lasciarti da sola? Chissà cosa avresti potuto farti in una situazione del genere! -

 

- Ascoltami bene, tu - disse Kristine fra i denti, muovendo un altro passo facendo tintinnare le catene dei jeans - Chi cazzo sei per dire quello che devo farmi o non farmi? Chi te lo dice che mi sarei fatta del male, eh? Non sono così scema! -

 

In effetti, Kristine aveva ragione: lui non la conosceva nemmeno, come poteva dire certe cose di lei Eppure gli era sembrata la pura e semplice verità, quella sera si era sentito obbligato a starle accanto, perché aveva paura di vederla così… - E’ vero non ti conosco. Ma mi sono semplicemente preoccupato! - esclamò lui, sentendo la rabbia crescere. Nessuno deve mettere i piedi in testa a Tom Kaulitz…

 

- Non dovevi farlo, perché a me non me ne frega un cazzo di te e di conseguenza non ti deve fregare un cazzo di me! - mosse un altro passo, ma stavolta più corto degli altri. Kristine sentiva che la sua fiducia in se stessa stava pian piano diminuendo - Hai capito, brutto reppettone inutile? -

 

- Mi hai stufato - brontolò lui - E non sparare sentenze senza sapere se stai dicendo stronzate sì o no -

 

- Che stronzate avrei detto fino adesso, sentiamo - La ragazza portò le braccia attorno al petto, battendo il piede a terra e guardandolo beffarda in volto - Dai, spara -

 

Tom non resse più: strinse i pugni e prese tutto il fiato che aveva in corpo - NON E’ VERO CHE NON ME NE FREGA UN CAZZO DI TE, HAI CAPITO’ SE NON MI FOSSE INTERESSATO NIENTE, TI AVREI LASCIATA MARCIRE AL APRCO E ME NE SAREI STATO A CASA MIA FACENDO FINTA DI NIENTE! QUANDO CAPIRAI QUANTO SEI IMPORTANTE PER ME, CAZZO?! -

 

Kristine restò senza parole: sbatté le palpebre un paio di volte, restando a guardarlo ansimare dallo sforzo. Dopodichè si mise a fissare il nulla per terra, mordicchiandosi il labbro inferiore e sentendo l’imbarazzo crescere - E’ questa la cazzata? - mormorò.

 

- No - rispose Tom - Questa -

 

La prese per un braccio, tirandola dentro casa. Chiuse la porta, spingendola con il peso del proprio corpo contro di essa. Guardò per pochi secondi i suoi occhi azzurri, con le sfumature del ghiaccio, restandone -di controvoglia- incantato. Fece scendere lo sguardo lungo le labbra, dove vi passò l’indice e poi vi si appoggiò sopra con le proprie, facendo tremare leggermente la ragazza.

 

Quello che stava succedendo non era normale. Almeno secondo i canoni di Kristine che, quando Tom interruppe il contatto, restò a guardarlo con la bocca semi aperta - Hai una faccia da scema - ridacchiò affettuosamente lui, appoggiando la fronte sulla sua.

 

- Tu da coglione - rispose prontamente lei, mentre lasciava che le sue labbra si incollassero nuovamente a quelle del chitarrista che, stavolta, non perse tempo e fece fare contatto alle due lingue, iniziando uno strano gioco travolgente con lei, che si stava lasciando andare sempre di più…

 

- Lo avresti mai detto? - mormorò il chitarrista qualche attimo più tardi, accarezzandole una ciocca bionda.

 

- Cosa? - chiese curiosa lei, mentre Tom le dava un piccolo bacio sul collo.

 

- Tutto questo -

 

 

  
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