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Autore: Miss Mysty    12/04/2013    1 recensioni
Brevi shots in cui i personaggi scoprono delle verità, dalle più banali alle più eclatanti.
81: “Non è molto gentile da parte tua, Hiro-san.”
82: “Kamijou-san? Kusama-san? Va tutto bene lì dentro?”
[Raccolta | Traduzione | Cross-over con Sekaiichi Hatsukoi]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso dell’autrice, Miss Mysty.
Qui potete trovare la sua risposta alla mia richiesta;
Qui il link al capitolo originale;
Qui il link all’account dell’autrice.






A collection of Truths


di

Miss Mysty



Hotaru's First Truth.





Hiroki non era più stato all’Orfanotrofio Kusama da quella Vigilia di Natale, ma, il Natale successivo al ritorno di Nowaki dall’America, si ritrovò di nuovo lì e non esattamente controvoglia. In realtà, in quei sei anni Nowaki era tornato a far loro visita da solo, ma il punto era che quei ragazzini lo coprivano di così tante attenzioni che Hiroki si sentiva a disagio a starsene lì nel suo angolino, come fosse invisibile. Non era un tipo molto socievole con gli adulti, figurarsi con i bambini. La Vigilia di Natale di alcuni anni prima, i bimbi ci avevano provato, a coinvolgerlo nei loro giochi. Non era andata proprio bene.

“Nowaki!” esclamò Hotaru, correndo ad accoglierli non appena li vide sulla soglia. Hiroki si sentiva già in imbarazzo, ma poi si ritrovò anche lui stretto nell’abbraccio della signora. “E Kamijou-san! È passato tanto di quel tempo... Nowaki mi parla sempre di lei, ma ormai pensavo che fosse sparito nel nulla e lui si rifiutasse di ammetterlo.”

Nowaki sorrideva come l’idiota che spesso Hiroki lo accusava di essere. “Hiro-san è sempre molto impegnato, ma quest’anno ha deciso di venire anche lui.”

“Più che altro mi ci hai costretto tu,” borbottò Hiroki.

“Hiro-san va matto per i biscotti che ci mandi, sai,” le confidò Nowaki, mentre Hotaru li conduceva oltre l’ufficio, verso la parte centrale dell’edificio. Hiroki biascicò qualcosa e poi cercò d’inventarsi qualche scusa, ma Nowaki sorrise di nuovo e si accostò a Hotaru, sussurrandole all’orecchio. “Fa sempre finta di non volerli, ma poi va a mangiarli di nascosto mentre io sono nella stanza accanto.”

La faccia di Hiroki era diventata rosso fuoco per quando arrivarono nella grande sala comune. C’erano un sacco di bambini, lì, che giocavano e ridevano come fossero le creature più spensierate di questo mondo. Hiroki ne era rimasto meravigliato, la prima volta che li aveva visti così; aveva sempre immaginato l’orfanotrofio come un luogo triste finanche a Natale.

“Wacchan!” Cinguettarono i bimbi non appena si accorsero di Nowaki, e, come sempre, lo trascinarono a giocare con loro.

Per Hiroki era una situazione tutt’altro che nuova, ma poi Hotaru gli si avvicinò. “Sarà davvero un buon pediatra, non crede? I bambini lo adorano.”

“Sì, sarà un bravo pediatra,” disse Hiroki, riscoprendosi impossibilitato a togliere gli occhi di dosso a Nowaki anche con quell’espressione corrucciata ancora in viso.

“Cosa fa di bello adesso, Kamijou-san? Non credo che Nowaki me ne abbia più parlato, da quando lei si è laureato.”

“Sono docente di letteratura all’Università M,” rispose Hiroki.

“Ah, quindi anche lei lavora con i più giovani, in un certo senso.” Hotaru sorrise e si diresse verso il tavolo, dove erano disposti dolcetti vari.

“Hah, io detesto i bambini, perciò non la metterei su questo piano.” Improvvisamente, un biscotto apparve nel suo campo visivo, e Hiroki vide Hotaru di nuovo accanto a sé. Per un momento, pensò di dirle che non ne voleva, che Nowaki aveva mentito, ma la realtà era che quei biscotti gli piacevano per davvero. Così annuì e basta. “Grazie.”














N.d.T.
Ehm, oggi ho avuto un piccolo dilemma, sapete. XD
Non avrei mai pensato di dirlo, ma il vocabolo kids è più problematico di quanto sembri. Generalmente, per kids si intendono i bambini, ma talvolta il termine viene utilizzato anche per riferirsi agli adolescenti/teenagers, oppure ai propri figli (a prescindere dall'età); cosa che, devo ammetterlo, mi ha dato qualche piccolo grattacapo. Non mi suonava tanto bene, in italiano, definire degli studenti universitari "bambini" o "ragazzini", così ho scelto una soluzione un po' diversa. So che non rende bene quanto l'originale, ma che dire, ci ho provato. ^^

  
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