Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Little Writer    12/04/2013    4 recensioni
Un viaggio tra Londra e l'Arizona. Una ragazza e il suo odioso compagno giornalista alla ricerca di una vecchia sostenitrice, ma soprattutto alla scoperta del vero senso della loro vita. Un incontro che ha cambiato entrambi... e che LORO CERCHERANNO DI CAMBIARE.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-La Prego vada avanti, Claire…-
-La prima volta che picchiai una ragazza avevo sedici anni… mi venne naturale, ma non era nella mia natura. Non so se mi spiego…-
-No capisco continui, prego…-
‘Ma che diavolo stai facendo Claire?’ fu la prima cosa che mi chiesi. Per uno stupido incubo vai di nuovo in terapia? Eppure non so che genere di pensiero fatto a ore indecenti la notte, mi aveva portato a ritornare dall’analista. Dopo dieci anni. Mi era sembrata una cose semplice, eppure le sensazioni erano le stesse di dieci anni fa. Paura, ansia, mani sudate, risatine e colpetti di tosse, che a comando, emettevo per sentirmi meno a disagio. Solo secondo me erano positivi, perché a ogni mio movimento di bocca o inclinazione di voce la penna della dottoressa scattava sul quaderno. E quello si che mi faceva sentire a disagio.
-… avevo sedici anni e… ma che sto facendo! Le disp…-
Driiiiiiiiiin! Cellulare!
-Le dispiace se rispondo… scusi…- il mio imbarazzo salì a mille, così come il volume della suoneria.
-No, no…  prego faccia pure…-
La guardai cercando di cogliere dal suo silenzioso labiale, quali parole stessero accompagnando la penna sul foglio. ‘Scarsa gestione di sé…’  Ma vaffanculo!
-Pronto?-
Una valanga di urla mi si scaraventarono contro. In una parola, Samantha.
-CLAIREEEEEE! Ma dove diavolo ti sei cacciata il tipografo sono due ore che ti cerca, in studio hai abbandonato Lisa a tre giornalisti e quel che è peggio… IN SALA STAMPA APETTIAMO
 TUTTI TEEEEEEEEE!-
Dio dei cieli! L’intervista!
Mi alzai di scatto, facendo rotolare fuori dalla borsa fogli, foglietti, penne, pinzette, elastici e un pacchetto di caramelle. Si, decisamente… ‘Scarsa gestione di me!’
-Credo che dovremo rimandare, mi sono ricordata di un improvviso impegno e…-
-Ma dobbiamo finire, è seduta qui da quaranta minuti e non mi ha ancora detto nulla… deve pagarmi lo sa?-
-Ehm…. Torno un’altra volta, e segni questa seduta a la prossima assieme, pagherò… Arrivederci!-
-Ma signorina…-
-Ho detto arrivederci!- la  mia voce decisa e frettolosa riecheggiò nel corridoi dello studio. Dovevo andare a Covent Garden, e in fretta. Samantha mi avrebbe ucciso…
La metropolitana era il mezzo più veloce. Ci saltai sopra all’ultimo, prima che le porte si chiudessero, e  ricevetti una marea di insulti da parte di un omaccione che probabilmente non aveva gradito l’involontario spintone.
Iniziai a cercare gli occhiali nella borsa. Non li trovavo. Svitai inavvertitamente il tappo alla bottiglia di succo. Potevo dire addio al mio golf di lana beige.
-Merda!-
Si, scarsa gestione di me…
Tirai fuori velocemente dalla borsa i fogli e gli appunti. Tutto era diventato di un vivace viola uva. L’odore iniziò a diffondersi intorno, e il solito omone sembrò nuovamente poco felice. Che non gli piacesse il succo d’uva?
Come se non bastasse, nonostante fossi pigiata tra la folla, scivolai.
-Signorina faccia attenzione…-
-Che diavolo succede chi è che spinge?-
-Si può sapere perché c’è questo trambusto…-
Inglesi, e poi dicono che sono ospitali. Una cosa da aggiungere all’elenco per tornare in Arizona: ospitalità e gentilezza.
Mi infilai tra una giacca marrone e una borsa blu, e uscii dal quella ‘gabbia’. Appena in tempo, ero a Covent Garden.
Avevo sempre odiato quel posto, cos’ha di tanto importante? Ci trovavi un paio di mimi, giocolieri e poi un sacco i gente. Tanta gente, troppa… ce n’era sempre troppa! Purtroppo Samantha aveva fissato le interviste sul mio libro in quell’orrido posto. Una specia di sala adibita a conferenze, e blablabla…
Così entrai, con i capelli in disordine, gli occhiali storti, il maglione e i fogli completamente macchiati di blu. L’inizio non fu dei migliori. Samantha e tutte le altre persone si girarono verso di me. Aveva la faccia di una che aveva appena visto un fantasma. Avrei voluto sprofondare sotto dieci metri di terra ma l’unico movimento che riuscii a fare fu dire ‘Scusate il ritardo… possiamo cominciare!’. Dovevo mantenere la calma…
-Signorina questo è il suo primo libro ed ha avuto un grandissimo successo, come lo spiega? Dopotutto- e mi squadrò con l’aria snob di chi sa il fatto suo –faceva solo la giornalista per un giornaletto di quartiere?-
Ma chi si crede di essere questo? Razza di maiale, snob del c…
-E’ del Time…- mi sussurrò Samantha, notando il mio leggero nervosismo.
-Bene, allora… io penso di aver avuto molta fortuna. Ma allo stesso tempo se avessi mai del talento, e da questo derivasse il mio successo, bhe… credo che non rimpiangerei mai il lavoro che ho fatto. Non lo farei perché  è grazie all’impiego che ho ancora adesso, ho fatto esperienza… Il successo non dipende dall’importanza del lavoro che facevi prima di diventare famoso… Grazie, un altro?-
Beccati questo figlio di papà.
-Si io, il suo libro parla dell’infanzia difficile di una ragazzina… ci sono spunti autobiografici o si è lasciata guidare dalla sua immaginazione?-
-Daily Express…- borbottò Samantha.
-No, assolutamente… io mi sono inventata ogni singola parte del libro… Non ho avuto un’infanzia difficile… Grazie! Un’altro?- dissi sbrigativa.
-Io si, signorina Lambert. Sono Richard Tyler del ‘Sun’… Volevo sapere qualcosa di più su di lei. Non ha mai raccontato niente a nessuno… -
Ma come si permette questo? Giornalisti delle grandi testate, tutti figli di papà. Pensano di poter ficcare il naso nella faccende di tutti…
Non ebbi il tempo per rispondergli per le rime che tutta la sala iniziò ad incitare la domanda di quel Tyler. Ero in trappola…
-Bhe io sono nata in una piccola cittadina in Arizona. Avevo un padre, una madre e anche un cane. Si chiamava Cloe è morta investita da un trattore! Ho frequentato la scuola fino a 19 anni e a venti mi sono trasferita a Londra…-
-Perché se si può sapere?- mi domandò una voce nella sala. Sempre quello.
-Bhe… amavo la Gran Bretagna. E la amo tutt’ora…. Ora se volete scusarmi ma devo andare. Ho di meglio da fare, invece che star qui a farmi interrogare sulla mia vita privata da un matassa di giornalisti pompati come voi! Addio…-
Samantha provò a fermarmi ma non ci riuscì. La sentii scusarsi ancora e dire… ‘Comprate il libro!’
Non avevo resistito.
Mentre scivolavo via da Covent Garden pensai…
No Claire,  non hai nessuna gestione di te….


Ciao! Sono qua! Questa è la mia prima storia originale, ne ho scritte altre ma sono tutte ff su gruppi musicali o OS. Spero che vi piaccia, è un'idea che m è venuta all'improvviso e mi sono  fatta trasportare dall'intuito. 
Ditemi cosa ne pensate vi prego.
Un bacio
LW xx

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Little Writer