“cosa vuole che faccia?”

“ho due collane al collo, prendile”

lei rimase ferma, non osando avvicinarsi.

“tranquilla, non mordo”

lentamente gli si avvicinò, e dopo aver armeggiato con le chiusure staccò le due collane.

Su una era appesa una piccola ampolla in vetro verde, contenente un liquido trasparente, mentre all'altra era appeso un mezzo cubo, ricoperto da una leggera patina argentata.

“che devo fare?”

“srotola la benda sul mio braccio, poi dovrai disegnare a terra, con il liquido nell'ampolla alcuni simboli”

veloce srotolò la benda, scoprendo in tatuaggio, e rimando a fissarlo per qualche secondo.

“cosa significano questi simboli? Mi sembra di averli già visti da qualche parte”

“è naturale, disegni simili si trovano sulle facciate di quasi tutti i tempi, ma questi in particolare sono il ricordo....” la faccia gli si rabbugliò “... il ricordo di un errore...”

tornò ad osservarla come se non fosse successo ninete.

“non pensiamo al passato ora, devi disegnare i simboli che ti indicherò, attenta a non toccare il liquido, brucia”

lei si mise all'opera, iniziando a tracciare lentamente i segni, il liquido era di un colore grigiastro, emetteva un odore molto acro, ed aveva una consistenza molto vischiosa.

“di cosa è fatto?”

“è un distillato di veleno della vipera reale, ci ho messo degli anni a cacciarlo”

“è stato nel kajid?”

“si certo, ho visto le rovine della leggendaria halman ek'er, sono stato alle grotte di cristalli, sui monti occidentali, ed ho attraversato la valle della perdizione, fino ad arrivare al mare”.

Ormai aveva completamente attirato l'attenzione di Erika, che aveva interrotto il suo lavoro per osservarlo.

“lei ha visto il mare? Ma, ma è impossibile! Si trova oltre il kajid, perfino oltre le vaste pianure! Ci avrà messo anni ad arrivare, nessuno è mai riuscito a tornare da quelle terre!”

“eppure l'ho visto, l'ho anche attraversato, fino alle isole dell'oblio, le ultime terre conosciute, e poi ancora oltre....”

l'ultima parte della frase la disse con una voce talmente bassa che Erika faticò a sentirlo.

“oltre?”

“si oltre, quale idiozia me la fatto fare”

rispose con un sospiro.

“e cosa c'è di là?”

gli chiese la ragazza incuriosita.

“un'altra terra, piccola rispetto alla nostra, in cui gli uomini si sono quasi estinti. Una terra inospitale, fredda e desolate. È la che mi sono fatto questo...” ed indicò il tatuaggio e la ferita “... là ho conosciute tante persone, imparato cose che credevo impossibili, e scoperto armi che farebbero impallidire le nostre. Ho portato con me molto conoscenze, ma ci ho anche lasciato una parte di me”.

Finì di parlare con una tale amarezza nella voce, che Erika si guardo bene da tornare su quel discorso, preferì invece riportarlo al presente.

“che devo fare ora?”

anche il sommo parve felice di non tornare sull'argomento

“si ok, ora devi scrivere questo lì...”

la fece lavorare per qualche ora, ed aveva appena finito quando dalla foreste ne uscì Marco, portando con se una cornacchia, chiusa in una trappola.

“ce ne hai messo di tempo ragazzo”

“come se fosse facile catturare un animale vivo, e che diavolo è quello?”

ormai sul terreno sotto l'albero si era andato a formare un complicato disegno circolare, al cui interno si distinguevano 4 cerchi lasciati vuoti.

“quello ragazzi, è ciò che ci farà andare via da qui.”

“e come intendi andartene? Volando per caso?”

un sorriso si allungò sulla faccia dell'altro

“in un certo senso si, volando. Ma ora basta chiacchere, aiutami ad alzarmi cara”.

Sorretto da Erika si diresse verso uno dei cerchi interni, stando attendo a non cancellare nessuna linea, poi fece segno ai due di fare altrettanto.

Ora si trovavano ai vertici di un triangolo, nel centro del quale si trovava l'ultimo cerchio, vuoto.

Prese il mezzo cubo appeso alla catena, e lo bagnò con un po' del suo sangue, al che patina assunse una colorazione nerastra.

“bene, fatevi un taglio e fate lo stesso, intanto passami quel corvo”.

Mentre i ragazzi eseguivano, lui armeggiò tra le pieghe della veste, tirandone fuori un piccolo coltello da cerimonia con la lama in ossidiana.

“ bene ora ridatemelo”

riprese la catenella e la legò intorno al volatile, dopo di che chinandosi la sistemò nel cerchio che era rimasto vuoto.

“bene siamo pronti, è da un po' che non uso questo metodo per spostarmi ma dovrebbe funzionare”

“dovrebbe?!” chiese Erika, spaventata.

“tranquilla, funzionerà, ora prendete il coltello con me, e quando ve lo dirò chiudete gli occhi, ve lo consiglio”

“non è la prima prima volta che uccidiamo un'animale” rispose Marco, con voce velenosa”

“non è di quello che dovresti preoccuparti, ma di quello che verrà dopo, fidati se ti dico che è meglio chiuderli.

Ok, state pronti, uno, due e tre!”

piantò il coltello nel ventre del volatile, uccidendolo, non appena il sangue iniziò ad uscire dallo squarcio, il cubo prese a brillare di una luce lilla, e ben presto lo fecero anche le linee, finchè tutto non iniziò a rispendere di quella strana luce.

“ bene si parte”

una luce fortissima partì dal centro del corvo, inglobandoli, un'attimo dopo nella radura si abbattè un fulmine.

Sotto l'albero non restava altro che un cerchio di terra bruciata.

I tre erano spariti.