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Autore: colfersmyprince    12/04/2013    3 recensioni
« “Non lo so, ma-” L'attenzione di Sebastian fu subito attirata da degli strani rumori. Volse il capo in direzione di un cespuglio, si stava... muovendo? Lentamente, puntò la pistola verso le foglie, avvicinandosi. Kurt, seppur confuso, lo seguì a ruota, e, man mano che si avvicinavano, erano sempre più preoccupati - in fondo se fosse stato uno zombie sarebbe uscito fin da subito, no? »
Kurt/Sebastian; Quinn/Puck; Nick/Jeff | Long Fic | TWD/Glee
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Nick/Jeff, Puck/Quinn
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci sarà mai una settimana in cui riuscirò a pubblicare di mercoledì? Chi lo sa. Comunque, mi viene da scapocciare, il mio portatile è andato a farsi benedire e ho anche rischiato di perdere tutti i capitoli. Vabbè, comunque.. al solito mando tanto amore a  @ therentgirl @ _breakable che, di sicuro, prima o poi avranno una crisi isterica per i miei scleri random e le mie cose senza senso.
Buona lettura ~ /si dilegua.

 



CAPITOLO II
 

Like my fathers come to pass,
seven years has gone so fast,
wake me up when September ends


 
Sebastian non aveva chiuso occhio. La mattina seguente sbadigliava continuamente e delle occhiaie violacee gli cerchiavano gli occhi. I fantasmi del suo passato lo avevano tormentato tutta la notte, aumentando la sua paura e facendolo svegliare più volte di soprassalto per controllare che sua sorella stesse bene. Era ancora totalmente immerso nei suoi pensieri, quando qualcosa - o meglio, qualcuno - lo fece distrarre.
“Ehi”, disse Jeff, poggiandogli una mano sulla spalla e accarezzandola lentamente, per consolarlo. Si sedette accanto al suo amico, sospirando. “...Come va?” Domandò con leggera esitazione. L'altro, se prima stava fissando il cielo con uno sguardo perso nel vuoto, aveva volto il capo verso il biondo.
“Sempre peggio, direi”, rispose afflitto, la paura era dipinta nel suo sguardo. “E tu? Come avete passato la notte tu e Nick?” Domandò sforzandosi di fare un sorriso, nonostante fosse sinceramente interessato a com'era andata per i due, non riusciva a sorridere sinceramente.
“Beh, lui ha dormito come un ghiro - russando, oltretutto, io invece...” Ero stra-preoccupato per te. Mi tormentavo continuamente al solo pensiero che uno dei miei migliori amici potesse stare male. Non ho chiuso occhio poiché tutto ciò che volevo davvero fare era semplicemente venire da te e darti un abbraccio. Avrebbe potuto rispondere così, ma non lo fece, non voleva far preoccupare ulteriormente l'amico.
“Ho avuto qualche difficoltà perché il mio stomaco brontolava continuamente.” Azzardò la prima scusa che gli venne in mente, sorridendo. Sebastian rise piano, per poi alzarsi, tendendo la mano verso Jeff.
“Se è così”, cominciò dando la mano al biondo e tirandolo su, "Dobbiamo rimediare immediatamente.” Concluse, facendogli segno di seguirlo.
Giunsero di fronte ad un grande albero - più specificamente un melo. Sebastian si alzò in punta di piedi, allungando la mano verso una mela perfettamente rossa. La staccò con polso fermo dal ramo, dunque la porse a Jeff.
“Da piccolo, quando io e Melanie venivamo qui con nostro padre, solitamente dopo una lunga giornata passata a giocare o ad andare in giro per il bosco - che oramai conoscevamo come le nostre tasche -, avevamo fame, e papà ci prendeva ogni volta le mele da questo albero.” Disse anticipando una domanda di qualsiasi tipo da parte dell'amico. “Diceva che facevano bene, ed era vero!, e io e mia sorella dicevamo che erano le più buone del mondo.”
Jeff sorrise a quel piccolo racconto, addentando il frutto. Era davvero gustoso! "E dimmi, come fai ad essere sicuro del fatto che questo sia l'albero giusto?" Chiese all'improvviso, continuando a mangiare.
Sebastian indicò una piccola scritta incisa sul tronco, che a prima vista non si vedeva. C'era scritto “I LOVE YOU MEL”, con le E al contrario. L'aveva incisa quando aveva all'incirca 5 anni, prima che suo padre morisse.
Il biondo annuì e finì la mela, gettando il picciolo fra l'erba. Poggiò il braccio attorno alle spalle dell'amico, sorridendogli.
“A parte tutto, comunque vada, ricorda che se vuoi sfogarti, parlarmi o altro, io sono qui. Va bene?” Gli disse, lasciandogli un affettuoso bacio fra i capelli, mentre Sebastian annuiva.
 
Quinn stava singhiozzando da un po'. Aveva avuto incubi orribili quella notte, e si era svegliata ansimando. Era abbracciata al suo fidanzato, tremante, mentre lui le accarezzava la schiena e cercava di calmarla con le parole, invano.
“Ti va di raccontarmi cos'hai sognato...?” Chiese ad un certo punto, sperando che sfogarsi potesse farla smettere di tremare o altro. Lentamente Quinn annuì, socchiudendo gli occhi.
“E-era notte fonda, c'era stato un attacco da parte degli z-zombie, ma siamo riusciti a sconfiggerli... sembrava che se ne fossero andati tutti, solo che ad un certo punto mi si erano rotte le acque, e...” Si strinse maggiormente a Puck, stringendogli la maglia, una lacrima scese lungo la guancia e bagnò l'indumento. “Era una femmina!... Me la portavano via... gli zombie. Loro me la stavano portando via...” A quel punto il ragazzo capì. Era terrorizzata, aveva paura che gli zombie le potessero - gli potessero! - portare via la loro bambina - o il loro bambino. Sospirando le accarezzò i capelli, baciandole la fronte.
“Loro non riusciranno a portarcela via, va bene? Io sarò qui per entrambe, e non permetterò a nessuno di toccarvi, nessuno potrà portare via la mia famiglia.” Le sussurrò, mentre lei annuiva piano e si calmava, rassicurata dalle parole di Puck.
Ad un certo punto qualcuno entrò nella tenda: era Santana, si era allarmata. “Che succede? Ho sentito qualcuno piangere e-” Si interruppe, guardando la sua amica. “Quinn...” Boccheggiò per un istante, poi la abbracciò, volgendo lo sguardo verso Noah chiedendo spiegazioni.
“Ha avuto un incubo, dove gli zombie... le portavano via nostra figlia.” Santana si irrigidì, mentre continuava comunque a tenersi stretta l'amica.
“Ascoltami, Quinn, nessuno farà del male a te, o alla tua bambina, e nemmeno a Puck!, perché io farò il culo a chiunque ci proverà, ci siamo intese?” Quinn sorrise quasi divertita, date le parole molto delicate dell'ispanica, e annuì ringraziandola, le lacrime avevano smesso di scendere. Tirò su col naso e si ricompose, strofinandosi gli occhi con la manica.
 
Prima che potesse proferire qualsiasi parola, si sentì uno sparo provenire dall'esterno. Puck si allarmò, e fece per uscire dalla tenda, mormorando un 'scusate ragazze' e facendo segno a San di rimanere con Quinn. Corse verso Sebastian, notando che vicino a lui c'era Jeff. Ai loro piedi scrutò uno zombie oramai definitivamente morto, sangue che colava ovunque.
“Ma dove diavolo sono finiti il tappetto moro e Mike?” Chiese Noah arcuando un sopracciglio, fissando quasi schifato il non-morto.
“Non lo sappiamo, è questo il problema!, abbiamo trovato questo zombie che stava venendo verso di noi, e Sebastian gli ha sparato, ma siamo preoccupati per Nick e Mike.” Rispose Jeff tutto d'un fiato, per poi riprendersi. “E se ne incontrassero uno? E se non avessero armi con loro? E se ce le avessero ma non riuscissero a difendersi? E se-”
“Jeff!” Urlarono Puck e Sebastian all'unisono, mentre il biondo era in preda al panico. Tirò un grosso sospiro e si morse il labbro inferiore.
“Mike ha con sé una pistola, e sono sicuro che sarà in grado di difendere lui e Nick - sempre se incontrano uno zombie!” Spiegò l'ex-Warbler. “Poi non possono essere andati molto lontani, non sono stupidi, ” Aggiunse, tentando di non impensierire Jeff più del dovuto.
Qualcosa, però, fece preoccupare tutti e tre. Videro Mike che stava tentando di prendere un pesce, non molto distante da loro, e a quel punto si scambiarono degli sguardi interdetti. Si catapultarono verso l'asiatico e il biondo cercò di comporre una frase di senso compiuto, invano. Mike aggrottò le sopracciglia, e fece segno all'altro di fermarsi.
“Ho capito, Nick è con Kurt e Melanie, sono andati da quella parte, ” Disse indicando oltre alcuni alberi, “Avevano detto che andavano a fare una passeggiata, non ho capito bene.” Detto questo, il primo che corse verso il luogo indicato fu Sebastian, che nel mentre stava ricaricando la pistola. Jeff e Puck lo seguirono a ruota.
Giunsero di fronte ai tre, i quali stavano seduti su delle rocce. Si accorsero, però, che alle loro spalle vi erano un paio di zombie che si stavano incamminando proprio verso di loro. Jeff, terrorizzato, li indicò, non riuscendo a spiccicare due parole. Nick lo osservò stranito, e poi si volse verso gli zombie, spalancando gli occhi.
“Oh, mer-”
“Melanie!” Urlò Sebastian. Questa, senza nemmeno voltarsi, ghermì la pistola dalla fondina, colpendo la testa dello zombie - o quello che ne rimaneva - con essa. Dopodiché si alzò in piedi, sparando, lasciando che il non-morto si spiaccicasse sulla roccia.
Intanto, Kurt aveva violentemente sbattuto l'altro zombie ad un albero, per poi tenerlo bloccato sparandogli un colpo di pistola alla fronte. In tutto quel fracasso, Nick era come perso, dato che non aveva un'arma.
Sebastian guardò il controtenore stupito, non si aspettava tutta questa forza - insomma, Kurt Hummel che si sporcava le mani di sangue non l'aveva mai visto, e nemmeno lontanamente pensato.
“Però, Hummel, pensavo che fossi una signorina impaurita, e invece...” Ricevette un'occhiataccia da parte della persona in questione.
“Odioso.”
“Smythe.”
Arcuò un sopracciglio. “No, sei odioso.”
“Ti sbagli, io sono Sebastian Smythe." Kurt strinse i pugni, socchiudendo gli occhi e respirando pesantemente. Intanto, l'altro estrasse una pistola dal suo marsupio, lanciandola a Nick, che prontamente la prese.
“Grazie, amico!” Esclamò, rigirandosi l'arma fra le mani.
“Nickie?” Lo richiamò Jeff, osservandolo giocherellare con la pistola.
“Sì?”
“Tu sai come si usa una pistola?”
Il moro, se prima stava beatamente ridendo, si era ammutolito e gli occhi si erano ristretti a due fessure. “Ehm...” Jeff roteò gli occhi, trattenendo una risata divertita, e lo prese dal polso.
“Andiamo, vieni con me, te lo insegno” Disse, sorridendogli, mentre Nick annuiva stando attento a come maneggiava l'arma - insomma, non ne aveva mai usata una, e non sarebbe stato il caso di dire “cos'è questo?” premendo sul grilletto senza sapere nulla.
 
Nel frattempo, Kurt si avvicinò maggiormente a Sebastian, o meglio, al suo orecchio.
“Non sembra, però, che ti sia dispiaciuto duettare con questa signorina, ieri notte.” Sussurrò, un sorriso malizioso dipinto sul volto. L'altro giovane rise, avvicinandosi anch'egli all'orecchio del controtenore.
“Peccato che quello che è rimasto imbambolato per la mia voce sei stato tu, non io” Ribatté gustandosi l'espressione sbigottita di Kurt. Sorrise così tanto da scoprire tutti i denti superiori, per poi dargli una pacca sulla spalla e tornare verso il loro provvisorio accampamento.
 
Ritornati nel rifugio, a Sebastian parve tutto fin troppo tranquillo. C'era un silenzio insolito, non si udiva più il pigolio degli uccelli o il fruscio delle foglie, e tutto ciò faceva appesantire il clima.
“Ma che cosa è-”
Mike, in procinto di parlare, fu subito zittito da Sebastian con un rapido gesto della mano. All'improvviso, Santana sbucò fuori dalla tenda, facendo andare il cuore in gola a tutti. Kurt si portò una mano al petto, spalancando gli occhi.
“Santana! Ci hai fatti spaventare a morte!” Esclamò, mentre il francesino si schiariva la gola, ricomponendosi e scuotendo il capo.
“E chi si è spaventato?” Disse beffardo, ricevendo un'occhiataccia glaciale da tutti.
“È successo qualcosa, in nostra assenza?” Domandò Puck, riferendosi più che altro a Quinn. L'ispanica stava per replicare, quando fu interrotta da un verso - più di uno! - assordante. Tutti quanti si voltarono verso degli alberi i quali davano su un percorso lugubre e insidioso, intravedendo delle figure mozzate che si avvicinavano sempre di più a loro.
“Oh, maledizione, ” Disse Jeff, l'ansia e la paura si erano inculcate in ogni singola cellula del gruppo.
“Dobbiamo scappare, sono troppi” Affermò Sebastian, deciso “Puck, Santana, aiutate Quinn: dobbiamo andare al furgoncino.” Aggiunse, ricevendo il consenso di entrambi. Intanto, insieme a Melanie, corse verso il mezzo di trasporto, accendendolo e conducendolo un po' più vicino al resto della comitiva.
Abbassò il finestrino, facendo segno con la mano agli altri di salire.
“Svelti!” Urlò, mentre Nick, Jeff e Mike erano già sopra il furgone.
“Kurt! Che aspetti?!” Fece, una vena sulla fronte che pulsava per l’ansia e l’adrenalina che sentiva percorrerlo. Il controtenore volse il capo e osservò l'ispanica e i fidanzati. Se la stavano cavando alquanto bene, per cui decise semplicemente di fare un sorriso rassicurante a Quinn.
Salì anch'egli sul furgone, e poco dopo fu raggiunto dagli altri tre.
Si accertarono di aver chiuso bene tutti gli sportelli, dopodiché Jeff e Nick nemmeno ebbero il tempo di sistemarsi a dovere, dato che erano di più ora, che Sebastian premette violentemente il piede sull'acceleratore. Dall'esterno si potevano ancora udire i terribili versi degli zombie, nonostante tutti stessero cercando di ignorarli. Puck strinse a sé la bionda, accarezzandole i capelli, sussurrandole che tutto sarebbe andato per il meglio.
“Si sta un po' strettini qui dietro, ma meglio di nulla, " Commentò Nick, sorridendo. Certo, era praticamente spiaccicato su Jeff, ma sicuramente non dava fastidio a nessuno dei due.
Passarono un bel po' di minuti, tutti stavano pensando al come fossero finiti in quella situazione, a come avrebbero fatto da quel momento in poi, e così via.
“Ditemi un po', ora come faremo senza le tende?” Domandò Melanie all'improvviso guardando Santana - dato che era lei la proprietaria dei teli -, la quale però si strinse fra le spalle. Sebastian ci rifletté per un attimo, dunque si inumidì le labbra, guardando nello specchietto retrovisore.
“Sono sicuro che riusciremo a trovare un altro rifugio” Rispose, continuando a guidare senza una meta precisa. "Di certo non passeremo la notte qui dentro, ma forse riusciamo a rimediare una tana, un posticino isolato-"
“O un'abitazione abbandonata, ” Disse Kurt, un tono di concretizzazione nella sua voce. Sebastian annuì.
“Sì, anche una casa o qualcosa di simile.”
“Fermati”, gli fece il controtenore posando la mano sulla sua spalla, indicandogli attraverso il vetro del parabrezza una costruzione che pareva ancora intatta. L'ex-Warbler spostò immediatamente il piede su di un altro pedale, frenando bruscamente. Decise di scendere per andare a controllare, in fondo all'apparenza pareva inabitata, ma se c'era qualcuno dentro? Non si poteva mai sapere. Kurt, però, scese con lui, rincorrendolo.
“Ehy! Potresti aspettarmi, almeno!” Gli urlò, ma perché era così testardo?, si chiese.
Sebastian non rispose, semplicemente si fermò sull'uscio, bussando. Nessuna voce, nessun rumore, nulla, così aprì lentamente la porta. Le luci erano spente, ma con la luce solare si poteva vedere chiaramente che un po' di polvere qua e là c'era. I mobili, perlomeno, erano ancora in buone condizioni, e in casa sembrava proprio non esserci nessuno.
“Beh, ” Disse Kurt, entrando e guardandosi attorno, “Credo che abbiamo trovato un luogo ottimo in cui rifugiarci.” Sebastian annuì, e andò a chiamare gli altri, mentre Kurt perlustrava il resto dell'abitazione. C'erano tre camere da letto, in due delle quali vi era un letto matrimoniale ed in una uno singolo, un po' più piccolo del normale, mentre in un'altra solo due letti singoli, sarebbero bastate per sette persone, se si fossero divise per bene.
Il controtenore scese, e, quando trovò Sebastian che intanto aspettava gli altri, gli riferì tutto. Non appena bene o male furono tutti in casa, batté le mani per richiamare l'attenzione, per poi indicare le camere di sopra.
“Allora, ci sono tre stanze. Ci disporremo un po' come abbiamo fatto per le tende, Puck e Quinn dormiranno nella prima, assieme a Santana, dove vi è un letto a due piazze ed uno singolo, in un'altra dove ci sono due letti separati staranno Kurt e Mike, mentre Nick e Jeff rimaranno nell'altra con il letto matrimoniale.”
La domanda che sorse spontanea a Melanie fu una, semplice e chiara.
“E noi due dove dormiremo, fratellino?” Chiese in un tono che variava dal sarcastico al sinceramente curioso. Le pupille di Sebastian si ridussero a due fessure, mentre boccheggiava.
“Questa è un ottima domanda. Credo che...” Volse lentamente lo sguardo oltre le sue spalle, indicando con il pollice due divani che erano disposti attorno ad un tavolino. Melanie lo guardò come se volesse comunicargli che l’avrebbe volentieri assassinato con la sua stessa pistola,ma si contenne, poiché non voleva fare scenate di alcun genere.
“E va beh, mi accontenterò del divano.” Disse. Intanto, gli altri stavano andando a sistemare le loro cose nelle rispettive camere, mentre Sebastian si guardava ancora intorno. Si mise a riflettere, tutta quella situazione, seppur quasi piacevole, non lo convinceva.
È stato fin troppo facile...” Pensò; ora poteva davvero aspettarsi di tutto.
  
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