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Autore: colfersmyprince    05/04/2013    3 recensioni
« “Non lo so, ma-” L'attenzione di Sebastian fu subito attirata da degli strani rumori. Volse il capo in direzione di un cespuglio, si stava... muovendo? Lentamente, puntò la pistola verso le foglie, avvicinandosi. Kurt, seppur confuso, lo seguì a ruota, e, man mano che si avvicinavano, erano sempre più preoccupati - in fondo se fosse stato uno zombie sarebbe uscito fin da subito, no? »
Kurt/Sebastian; Quinn/Puck; Nick/Jeff | Long Fic | TWD/Glee
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Nick/Jeff, Puck/Quinn
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dunque.. io dovevo pubblicare mercoledì e giustamente me ne sono ricordata solo oggi. Perfetto. Non ho tanto da dire, solo che come al solito ringrazio @ therentgirl e @ _breakable per essere così pazienti e disponibili con me. /lacrimucc
E nulla, non mi prolungo perché inizierei solo a dire cavolate su cavolate e perderei tempo. Quindi vi lascio a questa schifezza al capitolo, bye. :)



CAPITOLO I


─“I am done with my graceless heart,
so tonight I’m gonna cut it out and then restart,
'cause I like to keep my issues strong, it’s always darkest before the dawn.”


Quella sarebbe stata la notte più lunga della loro vita.
Dopo essere usciti da casa Puckerman, avevano lasciato la città con il furgone di Sebastian - o meglio, del padre dei gemelli Smythe. Nell'ampio bagagliaio vi avevano riposto quasi tutte le armi - dovevano pur portare almeno una pistola con loro, no?

Nel mezzo di trasporto vi erano due sedili davanti, guidatore e passeggero, mentre dietro c'erano - nel punto in cui avrebbero dovuto esserci i finestrini - tre sedili a sinistra e due a destra. Accanto a Sebastian, che guidava, c'era Melanie, mentre dietro vi erano Puck, Quinn e Mike e Kurt e Santana.
C'era un silenzio quasi rassicurante nel camioncino, quando all'improvviso l'asiatico si schiarì la gola.
“Spero che gli zombie non distruggano anche i distributori di benzina, altrimenti siamo fregati” affermò provocando una risata generale.
Sebastian era pienamente concentrato sul guidare e sulla strada. Faceva ben attenzione agli zombie, anche se fino a quel momento non ne avevano incontrato nemmeno uno. In quel momento, però, la priorità era trovare un buon luogo nel quale rifugiarsi.
Il sole stava tramontando, nel cielo si potevano scorgere le prime stelle e Sebastian era decisamente in ansia. Come avrebbe affrontato la notte? Come avrebbe protetto i suoi amici?
“Ragazzi, ma se...” Il giovane si inumidì le labbra con la lingua e lanciò un veloce sguardo al resto del gruppo, "se restassimo a dormire nel furgone?"
“È un'idea tremenda” Lo interruppe immediatamente sua sorella. “Qui dentro è piccolissimo, è già tanto se ci entriamo tutti quanti. E poi dovremmo dormire seduti? Domattina ci ritroveremmo tutti con il torcicollo.” Sebastian sbuffò e tirò su col naso, disapprovando.
“Perciò preferiresti rischiare di essere mangiata viva da degli zombie piuttosto che rimanere al sicuro nel furgone, giusto?” Domandò fissandola.
“Ma se rimaniamo all'aperto, perlomeno - se ci attaccano - avremo più possibilità di scappare! Se invece iniziano ad attaccarci mentre noi siamo qui dentro, non ne usciamo, non vivi perlomeno.”
A quel punto calò il silenzio. In fondo Melanie non aveva tutti i torti, se fossero rimasti nel furgoncino probabilmente avrebbero rischiato di più.
“Va bene, va bene, troveremo un rifugio.” Si arrese a quel punto Sebastian, continuando a guidare. “E so anche dove andare” Aggiunse, catturando l'attenzione - e lo sguardo incuriosito - di tutti.

“Ditemi ragazzi” Disse Kurt rivolgendosi a Puck e Quinn, “come chiamerete il vostro bimbo o la vostra bimba?” I due fidanzati risero, poi la bionda attaccò a parlare.
“Beh, se sarà un maschietto Wayne, mentre se sarà una femmina...” Lasciò Kurt sulle spine per qualche secondo, e poi sorrise “Elizabeth.” Il controtenore poté giurare di aver sentito qualcosa smuoversi nel proprio stomaco e il cuore quasi scoppiare.
“È un nome così carino, e poi sarebbe in tuo onore, Kurt. È il tuo secondo nome, e sarei molto contenta di dare a mia figlia il nome di un ragazzo che ha sempre combattuto per i suoi valori e le sue idee, che nonostante tutto non si è mai arreso e che non lo farà mai, che se n'è sempre importato poco e nulla del giudizio della gente, essendo sempre ciò che è veramente.”
Tutto quel discorso fece scivolare sulla guancia del ragazzo una lacrima di felicità, che però cacciò subito via - era troppo orgoglioso per palesare i propri sentimenti.
“Sono lusingato, Quinn, e tutto ciò mi riempie il cuore di gioia, davvero.” Queste furono le uniche parole che riuscì a dire, poiché era troppo emozionato e preso dall'entusiasmo.
Se da un lato Melanie era totalmente presa e intenerita da quel discorso, dall’altro Sebastian sembrava quasi rasentare il disgusto, a giudicare dall’espressione dipinta sul suo volto.
“Oh, vi prego, basta con queste smancerie, mi fate venire il diabete.” Commentò acido, ricevendo così una gomitata dalla sorella che lo fece sbandare. Per fortuna, però, riuscì a riprendere il controllo, e tirò un grosso sospiro di sollievo, dopodiché guardò male sua sorella.
“Dimmi una cosa, Mel...” Iniziò tranquillamente, “Ma che cosa ti passa per quella testolina? Stavo per andare a sbattere contro un dannato albero!” Concluse più nervoso e quasi arrabbiato.
Lei boccheggiò leggermente impaurita dalla reazione del fratello, il quale immediatamente si morse il labbro alla ricerca delle parole giuste.
“Scusa, è che io-”
“No, non scusarti, io- io dovevo stare ferma. Perdonami.” Il silenzio; calò su tutto il gruppo, ma si poteva comunque avvertire una forte tensione appesantire l'aria.
Il resto del tragitto trascorse in silenzio, a parte qualche colpo di tosse di Mike con l'intento di smuovere un po' le acque, invano. Ad un certo punto, Sebastian si fermò.

“Siamo arrivati” Disse girando la chiave e spegnendo il furgoncino, aprendo con cautela lo sportello. Il luogo dove si erano fermati, era vicino ad un fiume che sfumava in un'ampia cascata.
Vi era qualche albero poco distante dalla riva del corso d'acqua, nel quale ogni tanto si poteva vedere qualche pesce nuotare.
“Gran bel posto” commentò Santana, “Come mai proprio qui?” Aggiunse, curiosa. Sebastian inspirò l'aria pura del luogo, per poi alzare gli occhi al cielo.

“Prendimi se ci riesci!” Urlò il bambino, ridendo e correndo fra gli alberi, mentre Grégoire lo inseguiva divertito.
“Non provare a sfuggirmi, signorino!” Ribatté suo padre, riuscendo finalmente a prenderlo. Lo prese in braccio mentre Sebastian gli faceva la linguaccia.
“Non vale così, tu sei più grande e più forte di me” Disse facendo il labbruccio, e il papà lo abbracciò.


All'improvviso, gli occhi gli pizzicavano, ed erano diventati lucidi, ma ciò nonostante quando si volse verso l'ispanica sembrava essersi ricomposto del tutto.
“Ci venivo molto spesso con mio padre, da piccolo.” Rispose semplicemente con un sorriso accennato.
“Che cosa mangeremo?” Fu la domanda che sorse spontanea a Kurt, il quale stava prestando attenzione a dove metteva i piedi e a dove si appoggiava - voleva evitare di sporcarsi e quant'altro.
Un rumore secco del coltello di Sebastian che penetrava attraverso le squame di un pesce, fece sobbalzare tutti.
“Prima di tutto questo” Rispose alzando la lama e indicando il pesce con l'altra mano. “Riusciremo pur a cacciare qualcosa, no?” Aggiunse avvicinandosi agli altri.
“Oh perfetto, dovremo anche sporcarci di sangue oltre che di fango e quant'altro, magnifico, davvero.” Si lamentò Kurt passandosi una mano fra i capelli, quasi esasperato.
“Ascoltami bene, Hummel” fece il francesino squadrandolo, “se vuoi vivere, devi cacciare. È la legge della sopravvivenza.” Concluse, ricevendo un occhiataccia e una smorfia quasi di disgusto da parte del giovane, al quale non rimase altro da fare che arricciare il naso e scrollare via della polvere immaginaria dal maglioncino di lana, sospirando.

Oramai si era fatto buio: il pomeriggio lo trascorsero montando tre tende che Santana aveva portato con sé. Le appostarono tutte quante quanto più vicino possibile all'albero prossimo alla riva. Puck avrebbe dormito con Quinn, Kurt con Santana e Mike e Melanie con Sebastian.

“Mel, io farò il turno di guardia, per cui se vuoi puoi andare con Noah e Quinn” Le disse il fratello, con tono quasi dispiaciuto.
Sorrise e scosse il capo, come per dire
non importa.
“Stai tranquillo, Seb, non casca il mondo se dormo da sola - in fondo abbiamo dormito per 15 anni insieme.” Rispose poggiandogli una mano sulla spalla e lasciandogli un bacio sulla fronte. Sebastian sorrise e mimò un
va bene con le labbra, allontanandosi.
“Se sentite anche solo un minimo rumore, prendete immediatamente la pistola, sono stato chiaro?” Aveva detto, guardando uno per uno tutti i componenti del gruppo, i quali annuirono, decisi.
Ognuno andò nella propria tenda, mentre il capo si assicurava che avesse ancora la propria pistola nella fondina della cintura. Si sedette, la schiena poggiata contro un albero poco distante dalle tende, attendendo. Non sapeva con precisione che cosa stesse aspettando - certo, a parte un eventuale attacco dagli zombie -, e questo lo snervava parecchio.
Si ricordò di quando da piccolo cantava, accompagnando con la sua voce le bellissime melodie che sua sorella suonava con il pianoforte.
Alzò gli occhi al cielo: vi era la luna piena e si poteva udire il rilassante fruscio delle foglie. Si schiarì la gola e si inumidì le labbra, lasciandosi scivolare tutte le preoccupazioni da dosso.

I'm wide awake, ¹
not losing any sleep,
picked up every piece,
and landed on my feet.


Ogni parola era scandita piano dalla sua voce, più delicata di quanto non esprimesse la smorfia sarcastica che spesso gli si dipingeva in volto. Al liceo molti la ritenevano quasi magica, poiché era una voce capace di placare ogni animo.

I'm wide awake,
need nothing to complete myself,
no-ho,
I'm wide awake,
yeah I'm born again,
outta the lion's den,
I don't have to pretend,
and it's too late,
the story's over now, the end


Kurt non riusciva a dormire, perciò uscì dalla tenda - facendo ben attenzione a non svegliare nessuno dei suoi compagni - e fu attirato dalla voce di Sebastian che, al contrario di come ricordava, era morbida, dolce, delicata.
Stando attento a dove metteva i piedi, si avvicinò lentamente verso il giovane, nel tentativo di recepire ogni parola e ogni nota della melodia che stava intonando.

I wish I knew then,
what I know now,
wouldn't dive in,
wouldn't bow down,
gravity hurts, you made it so sweet,
till I woke up on,
on the concrete


Il controtenore non riuscì a resistere a quella bella tonalità, a quelle parole. In fondo anche lui sapeva che Sebastian non era un tipo cattivo, né menefreghista. Semplicemente aveva un modo diverso di dimostrare affetto - e molto spesso poteva essere frainteso.

Yeah, I'm falling from cloud 9,
crashing from the high,
you know I'm letting go tonight,
I'm falling from cloud 9


La voce di Kurt si unì a quella dell’usignolo. Quest'ultimo rimase stupefatto e senza parole, sia per la sorpresa del compagno - che non aspettava assolutamente -, sia per la voce che, dopo un bel po' di anni, era rimasta sempre grandiosa.

I'm wide awake

Concluse sussurrando il giovane, sorridendo.
“Hai una bella voce, sai? Non me la ricordavo così.” Commentò questo, sedendosi di fronte all'altro. Sebastian arrossì e abbassò il capo per non darlo a vedere, imbarazzato e compiaciuto.
“Io non- grazie. Anche la tua voce è molto, molto bella.” Rispose, alzando lo sguardo e accennando ad un sorriso.
“Ti ringrazio” rispose Kurt, che però non riuscì ad aggiungere altro poiché entrambi udirono dei passi ed uno strambo verso, quasi come se qualcuno stesse vomitando? Strozzando? Non riuscivano a definirlo.
“Kurt, sbrigati, corri a prendere la pistola” Disse il giovane alzandosi bruscamente estraendo l'arma dalla fondina. L'altro fece la stessa cosa ricaricandola, ricevendo uno sguardo stupito dal compagno.
“Non sono così impreparato!” Ammiccò ponendosi al suo fianco. Si guardarono attentamente intorno, ma, purtroppo, non videro un'anima viva - o morta.
“Secondo te...”
“Che diavolo può essere?” Dissero, tenendo la guardia sempre alta.
“Non lo so, ma-” L'attenzione di Sebastian fu subito attirata da degli strani rumori. Volse il capo in direzione di un cespuglio, si stava... muovendo? Lentamente, puntò la pistola verso le foglie, avvicinandosi. Kurt, seppur confuso, lo seguì a ruota, e, man mano che si avvicinavano, erano sempre più preoccupati - in fondo se fosse stato uno zombie sarebbe uscito fin da subito, no?
Giunti a pochi millimetri dal cespuglio, Sebastian avvicinò piano la mano verso le foglie, toccandole.
“Se c'è qualcuno, ti prego - per la tua e la nostra sanità mentale, esci subito” Furono queste le sue parole, quando all'improvviso il rumore ed il movimento delle foglie cessarono, provocando un silenzio inquietante.
All'improvviso, una figura alta e snella si alzò in piedi, facendo seriamente spaventare i due. Era un ragazzo con i capelli corti e biondi che ricadevano a ciuffo sul lato destro della fronte, occhi marroni, nasino all'insù, una camicia strappata sul bordo sinistro, pantaloni sporchi di fango e scarpe rovinate. Scosse il capo, scrollandosi via delle piccole foglie dai capelli con le mani, e guardò Kurt e Sebastian.
“Ehm, io- ecco vedete, n-non... non vi stavo spiando, né seguendo, giuro.”
Un altro ragazzo, decisamente più basso del primo, si rialzò. Quest'ultimo aveva la capigliatura nera - poco più lunghi dell'amico -, occhi marrone molto scuro, una canottiera bianca e da sopra una giacca della tuta verdastra, pantaloni strappati alle ginocchia e pieni zeppi di fango anch'essi.
“Jeff?! Nick?!” Esclamò Sebastian sorpreso, “A giudicare dai vostri vestiti e dalle vostre facce", disse squadrandoli, “non avete avuto una bella giornata.” Sospirò e incrociò le braccia, guardando Kurt, il quale prima sorrise ai due, poi volse il capo verso Seb e gli fece un cenno col capo, come per dire
sii cortese’.
Il biondino e il moretto si guardarono per un secondo, per poi concentrarsi su i due ragazzi di fronte a loro.
“Sebastian! Kurt! Com'è piccolo il mondo, huh?” Disse Jeff, sorridendo.
“Già, è un piacere rivedervi ragazzi” Affermarono i due all'unisono, per poi guardarsi male, mentre Nick e Jeff ridacchiavano.
“Quindi, ora ci dire che ci facevate nascosti in quel cespuglio, e perché siete ridotti così?” Domandò Sebastian, tendendo la mano a Jeff, il quale immediatamente l'afferrò e fece un balzo verso di lui; lo stesso fece Kurt con Nick.
“Beh” fece il moro scrollandosi la polvere di dosso, “quando abbiamo saputo dell'epidemia di zombie, io e Jeff abbiamo lasciato la città a velocità lampo, però ad un certo punto ci siamo persi, e...” Nick guardò l'amico terrorizzato, un brivido gli percorse la schiena. “Abbiamo sentito i versi degli zombie. Si avvicinavano sempre di più, e così siamo dovuti scappare più veloci che potevamo - e alla fine, quando gli avevamo seminati - così pareva! - siamo inciampati, procurandoci innanzitutto queste ferite” disse alzando la manica della tuta e facendogli vedere i vari graffi che aveva sul braccio, “Dopodiché ci siamo rovinati tutti i vestiti.” Concluse indicandogli jeans e tutto.
“Wow, dev'essere stato molto...” Sebastian iniziò a gesticolare con le mani, non trovando le parole e cercando aiuto nel compagno.
“...emozionante.” Completò per lui Kurt, mentre l'altro annuiva. “Se volete potete rimanere con noi!” Disse all'improvviso. Sebastian spalancò gli occhi.
“Potete scusarci un attimo?” Chiese con un falso sorriso, mentre si allontanava di poco tenendo premuto leggermente sul collo di Kurt. “Senti un po'... ma sei completamente impazzito?! A malapena il furgoncino è grande per tutti, e le tende poi, non bastano!”
Il giovane sospirò spazientito, massaggiandosi le tempie. “Vorrà dire che ci stringeremo nel furgone, e che qualcuno - uno a caso - dormirà fuori. Ma che razza di leader sei, Sebastian? Non possiamo lasciarli qui fuori a morire di freddo, di fame o di sete - o peggio, ad essere mangiati dagli zombie. Sono tuoi vecchi amici, e anche miei, io non li lascio qui.”
L'usignolo boccheggiò, per poi prendere un grosso respiro e guardare Nick e Jeff con la coda dell'occhio. “Va bene, va bene” Si arrese infine, provocando un senso di realizzazione in Kurt.
“Oh Hummel, ti darei in pasto agli zombie.” Commentò a bassa voce, ridendo.
L'altro gli diede una gomitata, mentre il compagno se la rideva.
“Guarda che ti ho sentito!”
“L'intenzione era quella.” I due tornarono dal biondo e dal moro, e sorrisero - o meglio, Kurt sorrise, Sebastian era serio, come al solito.
“Potete restare con noi, ragazzi” Gli disse il controtenore, mentre Jeff si portava le mani alla bocca dalla felicità e Nick cercava le parole giuste per esprimere la proprio gratitudine.
Il più alto abbracciò Kurt quasi soffocandolo, “Grazie mille, davvero!” Esclamò contento. Sebastian tirò su col naso e fece una smorfia disgustata, volgendo lo sguardo da un'altra parte.
“Oh, per favore, basta con queste smancerie.” Kurt lo guardò decisamente male, tirandogli un'altra gomitata. “Ehy! Smettila!”
“Povero piccolo, ti sei fatto la bua?” Sebastian si paralizzò a quelle parole.

“Papi! Mel mi ha fatto male!” Il piccolo era in lacrime, faceva il labbruccio e aveva un segnetto rosso sulla guancia destra. Grégoire si abbassò, accarezzandogli il punto in cui la sorellina gli aveva fatto male.
“Su, piccolo, non piangere, vedrai che la bua passerà presto” Melanie si avvicinò a suo fratello, e lo guardò sinceramente dispiaciuta.
“Scusha Sebastian...”


“Sebastian? Sebastian!” La voce del controtenore lo fece sobbalzare, e si ricompose.
“Uhm? Oh, scusa, ero sovrappensiero...” Disse. “Perdonatemi, io- io torno a fare il turno di guardia. Kurt, occupati tu dei ragazzi.” Concluse, ritornando verso l'albero sul quale era poggiato prima.
Jeff lo guardò preoccupato, lui sapeva cosa aveva passato da piccolo. Era praticamente cresciuto con lui, al contrario di come molti credevano - erano tutti convinti che lui e Nick si conoscessero da una vita, per quanto erano
un'unica persona -, lo conosceva praticamente alla perfezione.
Mentre Kurt li conduceva verso le tende, Sebastian si accasciava a terra, come se non avesse più forze.
Era ancora tormentato dal ricordo di suo padre, e non poteva farci nulla. Ma era sicuro di una cosa: non avrebbe permesso a niente e nessuno di portargli via sua sorella, mai.
Era la sua famiglia, il suo punto di riferimento, la sua spalla su cui piangere - perché diciamocelo, quale comune mortale ha mai visto Sebastian Smythe cacciare via una lacrima?

C'era un silenzio notturno ineguagliabile, ma nella sua testa vi era più confusione che di lunedì mattina in città, e questo, purtroppo, gli impedì di lasciarsi trasportare nel mondo dei sogni.



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¹= Katy Perry - Wide Awake http://www.youtube.com/watch?v=Kl7zrRfuvSQ
  
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