Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Forever 1D    12/04/2013    1 recensioni
Non potevo iniziare un discorso con: "Ehi ciao mi sono innamorata di un cantante, ciao".
Quella parola..quella parola.
E piansi più forte, sentendo il mio coraggio vacillare, sentendo la mia forza cedere mano a mano
che mi ripetevo quella parola.
Innamorata.
Innamorata.
Innamorata.
No.
Non lo dovevo essere, era sbagliato, era ingiusto, era del tutto completamente fuori controllo
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa ONE SHOT, è un pò diversa.


Avvertimenti:

1) Mentre la scrivevo ho pianto, ho cercato di renderla il più convinente possibile, ma booh.
2) Non dico a chi si riferisce, è già tanto che l'abbia scritta senza affogare in quelle parole.
3) Se vi ritrovate, in un certo senso, COMMENATE.


Buona lettura!

Se volete contattarmi, questo è il mio Twitter https://twitter.com/PatriDirection 


Per lui era una fan, per lei era tutto..




Vedevo le macchine passare veloci sotto la mia finestra, le vedevo sfrecciare per la via principale e sparire inghiottite dall'oscurita' e dall'angolo che divideva il piccolo centro abitato, le vedevo fermarsi al semaforo e attendere la pallina verde che le avrebbe portate lontano da quel posto; sentivo l'aria fredda della notte, entrare dalla finestra semi aperta, e accarezzarmi il viso assieme al fumo della mia sigaretta, che tenevo ben distante dalla camera.
Sentivo solo il rumore delle macchine e il mio cuore accellerare ogni volta che aspiravo la mia Winston centos tra le dita tremanti.
Non so bene perchè stessi fumando all'insaputa di mia madre, che già sapeva tutto, alle una di notte al posto di dormire.
Ma non volevo andare a letto, sentivo quel bisogno di restare sveglia solo per non addormentarmi ed inequivocabilmente sognarlo.
Non volevo avere a che fare niente con lui, non volevo guardare una sua stupida foto, non volevo sentire lav sua stupida voce invadere la mia mente, non volevo sentire quella morsa allo stomaco che ovviamente rendeva impossibile il sonno.
Ed ecco che restavo lì, a guardare una strada popolata da qualche macchina passante e i rumori della ferrovia a pochi metri da casa, con le luci dei treni, che di tanto in tanto, passavano veloci.
Perchè non potevo essere come un treno? Perchè non mi potevo lasciare tutto alle spalle e continuare per la mia strada senza nessun ripensamento ne dolore?
Guardai la sigaretta ormai già conclusa; la nicotina scorreva nelle mie vene facendomi girare la testa, le mani tremavano, il mio corpo, stanco, non mi reggeva più.
Decisi di buttare la cicca in mezzo alla strada deserta e chiudere le imposte e la finestra.
Spensi la luce della scrivania e pure quella del comodino.
I miei gesti erano monotoni, stanchi, la fregatura era solo il letto, non volevo dormire, non in quel momento in cui ero così fragile e tesa.
Mi stesi sotto il piumone con un motivo astratto disegnato sopra, la testa sprofondava nel cuscino di gomma piuma; chiusi gli occhi per trattenere le lacrime.

Perchè a me!?

Perchè me? Perchè IO?

Perchè non potevo stare tranquilla nella mia fottuta vita!?

Una lacrima scese dall'occhio destro, una lacrima scendeva piano come se volesse marcare la sofferenza che provavo dentro.
Mi voltai verso il suo poster, che avevo accuratamente attaccato all'altezza del mio cuscino, presi le cuffie e premetti play.
La sua voce mi invase completamente, stavo ascoltando un mix di tutti i suoi assoli.
"Si chiama masochismo questo.." una vocina si fece spazio nella mia mente completamente assorbita dalla sua splendida voce.
Non mi importava se faceva male quel suono, non mi importava se le lacrime sendevano bagnando il cuscino e il mio pigiama.
Deglutii fissando intensamente i suoi occhi riportati solo su carta.

Come doveva essere dal vivo?

Come doveva essere respirare il suo profumo tra le sue braccia forti!?

Come..come doveva essere vederlo sorridere a poca distanza?

Le lacrime ormai erano troppe da soccombere, trovai un appiglio alle coperte, strinsi a pugno la mia mano rifiutandomi di essere così debole.

Che mi succedeva?
Quella non ero io! NO
.

Eppure più guardavo il suo volto impresso sul muro, più dentro di me si creava quella voragine di vuoto e stanchezza.
Andava avanti da mesi ormai, mesi interi a ritrovarmi nella mia camera a piangere guardando il suo volto, mesi di sorrisi forzati.
No, che dicevo, era lui il mio sorriso, quel ragazzo che cantando mi portava in paradiso, quel ragazzo che aveva curato ogni mia ferita inconsapevolmente, quei cinque ragazzi erano entrati nella mia vita come un uragano e avevano reso in meglio la mia stupida esistenza.
Dovevo molto a loro, ma soprattutto, a lui.
Non c'era un senso logico, non c'erano spiegazioni, era solo lui, un sentimento non ben preciso e accettato, un qualcosa che bloccava lo stomaco senza far respirare, quei brividi infiniti soltanto accarezzando un suo poster, quel sorriso e quella voce da ebete quando descrivevo il suo volto perfetto, la sua voce perfetta, ogni cosa di lui era perfetta diamine!
E me ne stavo lì, a piangere al buio sapendo che non avrei mai la mia opportunità, sapendo che per lui sarei una sconosciuta, mente per me lui era tutto.
Quei sentimenti non li capivo, non volevo crede a ciò che stessi facendo, la facevo, e basta, senza un ma e un perchè, senza che nessuno mi fermasse, perchè tanto nessuno capiva.
Non potevo iniziare un discorso con: "Ehi ciao mi sono innamorata di un cantante, ciao".
Quella parola..quella parola.
E piansi più forte, sentendo il mio coraggio vacillare, sentendo la mia forza cedere mano a mano che mi ripetevo quella parola.
Innamorata.
Innamorata.
Innamorata.

No.
Non lo dovevo essere, era sbagliato, era ingiusto, era del tutto completamente fuori controllo.
Lui non mi conosceva, lui non mi avrebbe mai incontrato, non avrebbe mai incontrato i miei occhi pieni di lacrime, non avrebbero potuto mai vedere il mio sorriso soltanto alla pronuncia del suo nome, non avrebbe potuto mai sentire la mia voce piena di devozione e amore nei suoi confronti.
Io ero solo un'altra fan.
Lo dovevo accettare, faceva male, ma quella era la verità!
Guardai il soffitto prima di riportare la mia attenzione sul poster accanto alla mia faccia.
"Ti amo.." sussurrai così impercettibile che quasi non lo sentii neanche io.

Che bella merda dire ti amo a un poster.
Che bella merda dire ti amo a una persona che non ti conosce.


Quella era però la dura verità da affrontare, amavo quel ragazzo più della mia stessa vita, continuavo a ripetermi il contrario, o a ignorare i miei sentimenti, ma non potevo scappare per sempre, non potevo rifugiarmi nelle mie sbagliate speranze.
Non lo amavo tanto per fare, amavo quel ragazzo con tutta me stessa, amavo quel sorriso, amavo quegli occhi, quelle labbra, la sua voce, le sue ciglia, i capelli, le rughe del viso, quel suo carattere dolce, sensibile, carismatico e dannatamente perfetto.
Non che non amassi anche gli altri, ma lui aveva quella cosa in più che mi aveva portato a sussurrare un malandato 'Ti amo', mi aveva ridotto in lacrime solo per la distanza improponibile tra di noi.
Quelle lacrime erano solo quello, poi.
La sua voce ripetuta in quel mix di assoli mi dava la forza necessaria a smettere, e a trovare un altro buon motivo per amarlo il doppio, il poster vicino alla mia testa rendeva l'idea che ce lo avessi vicino, solo per guardarlo attentamente analizzando tutti i suoi fantastici tratti.
Non era lui, in se per se la ragione del mio pianto, no, lui era la ragione del mio continuo alzarmi la mattina e andare a scuola, il non ripetersi delle stesse azioni, era la mia forza che mi mandava avanti, e se qualcuno mi faceva del male?
C'era lui a curarla con la sua voce.
Smisi di piangere, e a poco a poco mi calmai.
Ascoltai bene le parole cantate attraverso le cuffie.
Un giorno ce l'avrei fatta, ce l'avrei fatta a vederlo, a sentirlo, a toccarlo e a dichiarare il mio amore.
Era una cosa sciocca, lo sapevo, ma niente mi avrebbe impedito di arrivare a lui, neanche la sua ragazza, neanche tutta la distanza del mondo.
Mi avvicinai di più alla parete, sentendo il freddo del muro penetrarmi nella guancia, ma poi pensai alla sua voce che ancora veniva riprodotta nell' Ipod e alla sensazione di calore e completo che mi dava.
Sorrisi dopo molte lacrime.
Era un sorriso di ritrovata gioia, di ritrovata pace.
Il sonno venne a crearsi tutto insieme.
E sempre col sorriso e il viso accostato al suo, avevo finalmente accettato di essere, per lui una fan, ma per me il mio tutto.

 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Forever 1D