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Autore: I have Lost Control    13/04/2013    0 recensioni
The fire that consumes me.
Il titolo della storia ci introduce nella vicenda. Essa parla di un mondo di angeli, alcuni con delle bianche e splendide ali, altri senza esse, chiamati quindi 'caduti'.
I protagonisti sono due giovani: Spitfire e Nate. La ragazza, spiccata e curiosa, è nata senza le sue bellissime ali, il ragazzo invece le possiede, candide e perfette.
In una giornata di sole, il cielo viene squarciato da un'ombra oscura e violenta: malvagia. Qualcosa, qualcuno si sta risvegliando e porterà i due giovani alla conoscenza di un demone e così dritti nell'Averno.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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An Angel



La terra tremò sotto i piedi di Spitfire che con le palpebre serrate strinse i denti e tentò di concentrarsi.
-Controllo, Fire, controllo..-
Trevor cercò di persuaderla con voce vellutata e tranquilla, rimanendo ad una giusta distanza dalla giovane ragazza. Ormai erano dieci anni che Fire era sotto la sua custodia, ed in tutto questo tempo Trevor non era mai riuscito a capire come fosse possibile che un angelo caduto avesse tutto quel potere.
“Un grande potere comporta una grande responsabilità.” Suo nonno glielo aveva sempre ripetuto, per questo motivo aveva deciso di occuparsi della piccola Spitfire, da quando all'età di sei anni aveva involontariamente distrutto la casa dei genitori. Essi erano morti in quel tragico incidente, ma la notizia non era mai stata fatta passare.
Fire era un'arma. Fire andava nascosta.

* * *

-Nate attento a quella trave!-
Una lunga asse di legno pensolava pericolosamente sopra la testa del giovane ragazzo, che con uno scatto dispiegò le ali e volà all'altezza di essa, afferrandola appena prima che potesse staccarsi del tutto, cadere a l suolo e schiacciare gli uomini sottostanti. La portò a terracstiracchiandosi il collo e “riponendo” le grandi ali bianche, guardando l'uomo davanti a se con un sorriso di puro ringraziamento.
-Puoi andare figliolo, grazie dell'aiuto anche oggi.-
Sulle labbra del giovane angelo si dipinse un sorriso soddisfatto; anche quel giorno aveva fatto del suo meglio per guadagnarsi da vivere, con ottimi risultati.
Uscì dal fienile in cui lavorava afferrando il proprio zaino e sospirando stanco. Aveva promesso a Fire che l'avrebbe raggiunta appena finito di lavorare, aiutandola così con i suoi soliti “esercizi” di controllo. Guardò il cielo. Il sole ormai stava tramontando, lanciando un vivo rosso nell'aria, e Nate non perse altro tempo. Si alzò abilmente in volo e con un veloce scatto raggiunse poco dopo l'abitazione della ragazza e del suo tutore. Bussò alla grande porta, attendendo impaziente l'arrivo di qualcuno, felice ed entusiasta di rivedere la piccola Fire.
Ormai le loro giornate erano divenute sempre più piene, e raramente i due giovani riuscivano a vedersi. Rimembrava con rammarico i vecchi tempi, le giornate passate interamente a giocare e curiosare, a fare piccoli scherzi infantili ed a ridere a crepapelle per ore ed ore. Era tutto più facile quando non riuscivano ad usare i loro potenti “doni”.
Nate sospirò quasi esausto da quel viaggio nel passato, e prima ancora che potesse rendersene conto, la porta d'ingresso si aprì ed una voce familiare rieccheggiò nel corridoio.
-Nate!-
Fire prese la rincorsa e con un balso si gettò tra le braccia del ragazzo, agganciando le cosce al suo bacino e lasciandosi avvolgere da quelle braccia muscolose e possenti. Fire lasciò un bacio sul collo scolpito di Nate e poggiò poi per un attimo la fronte sulla sua, puntando gli occhi verdi in quelli di ghiaccio di lui.
-Andiamo al falò sulla spiaggia stanotte?-
Chiese Fire speranzosa, con una scintilla negli occhi, scendendo velocemente dal busto del ragazzo ed afferrandogli la mano liscia e grande, stringendola con le porprie dita affusolate e carezzandone ogni nocca con i polpastrelli. Fece strada nell'ingresso e salì le scale verso la sua stanza preferita. Essa aveva una porta a vetri, sulla quale era scolpito un angelo caduto al quale erano appena state amputate le perfette ali bianche. Era inquietante come primo impatto. Ma a Fire piaceva, Fire amava quella vetrata.
Al centro della stanza vi era poi un pianoforte, uno di quelli a coda, nero, lucido con i tasti bianchi immacolati. Alle pareti erano appesi quadri di ogni genere, e dipinte alcune delle citazioni preferite della ragazza, in francese od inglese.
Nate conosceva quella stanza a memoria, sapeva pure dove Fire nascondeva ciò che più le piaceva; ma soprattutto era consapevole dello scopo di quell'ampio spazio completamente a sua disposizione.
-Andremo al falò se adesso prometti di concentrarti..-
Nate alzò la testa fissando la ragazza deciso ma con uno sguardo comunque amorevole. Fire annuì, facendosi improvvisamente seria e sedendosi sulla poltrona di pelle davanti a Nate.
-Fa ciò che più ti piace, solo..stupiscimi.-
Gli sguardi dei due giovani si incrociarono, ed un sorrisetto compiaciuto si illuminò sulle labbra di Fire. Con un grande respiro la ragazza socchiuse le palpebre e si rilassò sulla morbida poltrona in pelle. Concentrò la mente su un'unica immagine: un prato fiorito, una radura piena lillà, lavanda e viole; due bambini in corsa che rincorrevano due farfalle lungo la stradina sassosa, ed un dolce e tenero bacio infantile tra i due.
Una leggera risata invase la stanza. Era Nate che aveva ricevuto quella visione come fosse vera, come se stesse accadendo in quel preciso momento davanti a loro: tutto era stato cos' reale; i colori, il profumo, gli odori, perfino il tocco tra i due ragazzini lo era stato.
-Ricordo quel giorno come fosse ieri.-
Sussurrò Nate.
-Pensavo avessi scordato quel bacio.-
-No, ho solo scordato il sapore delle tue labbra.-

* * *

-Vladiria, è una questione della massima urgenza!-
-Mikael, calmati. Ho visto cos'è successo. Chi potrebbe non averlo notato?!-
Una 'nuvola' di silenzio avvolse i due guardiani, vestiti interamente di bianco, che con aria preoccupata proiettarono le immagini nelle loro menti, all'esterno, in modo che si prostrassero davanti a loro.
La stanza bianca venne improvvisamente invasa da nuove immagini, o meglio, proiezioni di come loro avevano visto e captato l'accaduto. Il cielo azzurro, con quelle candide e soffici nuvole bianche, si era all'improvviso oscurato, lasciando spazio ad un nero intenso, misto ad un blu-violaceo. La terrà sotto i loro piedi aveva tremato e tutto era divenuto buio e scuro: angosciante.
Le notizie avevano fatto passare l'accaduto come un fenomeno naturale, metereologico. Ma Mikael e Vladiria sapevano che era tutt'altro, qualcosa di oscuro.
-Si sta risvegliando. Lo so, lo sento.-
Le parole di Vladiria uscirono in un flebile sussurro. La sua voce trapelava un sentimento quasi sconosciuto ai guardiani: vero e proprio terrore.

  
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