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Autore: ScratchThePage    14/04/2013    0 recensioni
Anche nei posti più bui, tristi e desolati, ci può essere un raggio di luce che può cambiare la situazione...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certa gente vive tutto l’anno solo pensando a cosa farà durante le vacanze estive: gite al mare, serate sotto le stelle, balli in compagnia e, magari, una breve storia d’amore. Un’attesa gioiosa, che ti da la forza giusta di affrontare la scuola. E quando arrivano, che felicità, che spensieratezza, che euforia. Finalmente liberi, pronti a godersi la vita e il relax.
Io, invece, le odiavo. Non perché adoravo stare tutto il giorno a scaldare un banco e ad ascoltare gli insegnanti. No, assolutamente no. Io, più che detestare il periodo, detestavo dove mi parcheggiavano i miei genitori ogni anno.
Erano spesso impegnati con il lavoro, che li portava a girare il mondo. Così, invece di portarmi con loro, mi rifilavano ai miei nonni e mi costringevano a passare il periodo più bello dell’anno in un paesino sperduto, nebbioso e con una temperatura tutt’altro che estiva.
Non ho nulla contro quei due simpatici vecchietti che mi accudiscono per questo periodo di tempo: gli voglio bene e saranno sempre nel mio cuore. Purtroppo, per un ragazzo della mia età, passare tutto il giorno davanti alla televisione a guardare soap opera o a catalogare insetti, non è il massimo. Avevo bisogno di compagnia, di vita, di… divertirmi.
Certo, con un tempo schifoso, che ti toglieva qualsiasi voglia di uscire fuori di casa, un paese con un età media di cinquant’anni e dei nonni con degli interessi leggermente lontani dai tuoi questo era impossibile.
Un giorno, però, decisi che, se fossi rimasto dentro quell casa ancora per molto, sarei impazzito. Era il diciottesimo anno che passavo in quel posto e dovevo smuovere un po’ la situazione e di variare i miei programmi.
Presi il mio cappotto, salutai i miei nonni e uscì all’aperto. Il clima non era cambiato dal giorno precedente: sempre freddo e umido. Inoltre la nebbia era ancora più densa.  Forse non era saggio andare in giro senza vedere neanche a due millimetri dal proprio naso, ma dovevo tentarci: l’angoscia che provavo a restare recluso in quella casa era troppa.
Mi avviai con calma lungo il marciapiede: non volevo finire in mezzo alla strada solo perché l’avevo scambiata per la zona destinata ai pedoni. In realtà non sarebbe stato un problema, dato il traffico praticamente inesistente.
Sospirai: quel luogo era ancora più deprimente visto in quel modo. Capivo perfettamente perché mia nonna preferiva seguire soap opere, invece di farsi una bella camminata: la zona era completamente desolata. Infatti, dopo venti minuti, non avevo ancora incontrato nessuno.
Continuai a camminare, finché non mi accorsi di qualcosa di strano: attorno a me non scorgevo più case, ma alberi. Sussultai: dov’ero finito?
Mi girai attorno, enormemente preoccupato, quando intravidi, con una certa difficoltà, un cartello. Mi avvicinai, sperando di fare luce sul mistero. Sospirai quando lessi che mi trovavo nel parco: mi ero allontanato un po’, ma almeno non mi ero disperso in qualche luogo selvaggio e lontano da qualsiasi centro abitato.
‹‹ Con tutta questa nebbia che l’avvolge, questo luogo ha un suo fascino, vero? ››
Sussultai nuovamente al suo di quella voce.
Mi girai, con il cuore in gola. Una ragazza, vestita con un bizzarro vestito nero pieno di pizzi si era avvicinata silenziosamente. La sua carnagione era molto pallida e i capelli di un biondo quasi innaturale. In mano reggeva un’ombrella da passeggio, alquanto inutile con una nebbia del genere.
Mi tranquillizzai, anche se ero ancora sorpreso da quella presenza. Tralasciando l’abbigliamento bizzarro, cosa ci faceva tutta sola, nel parco e con un tempo del genere? Il suo forte accento straniero rendeva ancora più fitto il mistero.
Mi osservò per un po’ con i suoi occhi nocciola, per poi sorridermi. Un sorriso grande, luminoso e pieno di vita. Il primo spiraglio di luce che avevo visto in tutti gli anni che avevo soggiornato in quel paese triste e desolato.
  
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