32
CAPITOLO
I minuti passavano come
un macigno in pieno petto, e se si convertivano in ore la paura scavava fino a
formare un cratere per quella corsa contro il tempo.
Willas sembrava un invasato, con occhi da
pazzo e comportamento ancor più da pazzo. Era corso in tutte le farmacie
d’America a minacciare i farmacisti per dargli un antidoto, qualunque cosa
potesse curarlo dal veleno che Connor gli
aveva inflitto. Ma nessuno gli aveva saputo rispondere e per la rabbia Will
aveva sparato in testa a un medico senza pensarci due volte. Aveva chiamato
chiunque conoscesse in una richiesta d’aiuto ma era stato vano. Definitivamente
spacciato.
Non
c’era cura al di fuori di quella che poteva dargli Connor… ma
ad un prezzo.
Willas aveva messo sottosopra la sua stanza,
scaraventato per aria tutti i mobili per via del lurido tradimento di cui era stato
vittima.
Ma alla fine si era
deciso... l’orologio andava avanti velocemente e l’uomo sentiva già perline di
sudore scendergli sulla fronte a testimoniare ciò che gli stava accadendo al
fisico. In fretta e furia andò alla tenuta dei cacciatori per prendere tutte le
armi che gli sarebbero servite. I cacciatori che incrociarono la sua via subito
girarono al largo perchè avevano intuito
che Will quel giorno era
fuori di sé più del solito. Lui d’altronde non biascicava parola e guardava
sempre dritto con occhi scavati tipici di un malato terminale. Era mortalmente
pallido, la fisionomia di un fantasma in delirio.
All’improvviso
lì dentro si udì la voce sonora di Jennifer che parlottava tra sé e sé. Non
appena la rossa si accorse della presenza di Will subito lo guardò storto:
“E
tu che fai qui? Non hai più persone da torturare?”
Willas però le diede una occhiata fugace, troppo
intento a racimolare le armi.
Jen sospirò: “Allora… mi
dici che cosa hai
combinato? L’altra volta sei andato via come un toro furioso.”
“La
cosa non ti riguarda.” Will col dorso della manica si asciugò le perline di
sudore e per cancellare l’inquietudine di cui era vittima.
“Fai
come vuoi. Ne riparleremo in un altro momento, quando sarai più calmo e meno
stronzo!” borbottò Jennifer agitando le mani per aria.
Willas allora si bloccò.
Non
avrebbe mai avuto il tempo.. quel vitale pezzo dell’esistenza che veniva
segnata con le sue lancette era proprio quello che gli mancava.. il tempo di
parlare e di mettere tutto a posto, forse, non ci sarebbe stato mai…
Rendendosi
conto di quel fatto allora si scurì la voce nel momento stesso in cui Jen si propendeva verso di lui per prendere
qualcosa. Vedendo che lui era intenzionato a parlarle, lei si bloccò
a fissarlo seria:
“Beh?
Che c’è?”
Per
la prima dopo tanto tempo Willas indossò
non una maschera feroce o da pazzo, ma un espressione serena, quasi dolce… come quando era normale.. umano.
Gli
sembrò da stupidi comportarsi bene l’ultimo giorno della propria vita, ma si
sentiva in dovere di farlo.
“Sono
davvero fortunato di averti incontrato. Non te l’ho mai detto né fatto capire e
mi dispiace molto di questo.. ma sei davvero una persona speciale, anche solo
per avermi sopportato.”
Jennifer sbattè le palpebre ovviamente presa alla sprovvista.
Non se lo sarebbe mai aspettata, non da Will.. ma lui in quel momento la stava
fissando in maniera sincera, quasi vulnerabile e non vi erano inganni. Adorava
quell’espressione, come quando le aveva confessato che gli piacevano i suoi
capelli rossi.
Non
riuscendo a contenersi, si avvicinò a lui e gli diede un bacio a fior di
labbra. Lui chiuse solamente gli occhi, accogliendo il bacio come se in quello
scambio potesse raccogliere le forze. Jen si
distaccò poi con un sorriso:
“Quando
vuoi, sai essere così gentile…” gli sorrise di
nuovo allontanandosi.
“Dico
sul serio” disse lui voltandosi verso di lei. “Davvero, ora mi rendo conto che
mi sono comportato male con te.” Jennifer si girò ancora spiazzata da quella
confessione non tipicamente da Will.
“E
visto che potremmo non chiarire più… volevo
che lo sapessi.” Il tono di voce dell’uomo era sincero, ma trasudava
anche debolezza. Era così pallido da apparire un fantasma.
“Wey ma che ti sei fumato?!” domandò Jennifer
guardandolo attentamente negli occhi.
“No
niente.” Will smorzò con una risata. “Forse perché dormo male la notte..”
“O
magari perché senti la mia mancanza” Mormorò lei maliziosa ritornando al
periodo in cui si sentiva spensierata con quel tipo misterioso.
Lui
le sorrise affabile e stava per accarezzarla, ma notò con la coda dell’occhio
che la mano stava tremando visibilmente. La nascose dietro la schiena come
nulla fosse. Uno degli effetti collaterali del veleno... doveva fare in fretta.
Si
scurì la voce: “Ora devo andare.”
Jen si fece da parte con sguardo perplesso, ma lui
non le diede modo di indagare che infatti la spiazzò con un affascinante
sorriso.
“Ci
vediamo dopo.” E in cuor suo ci sperò davvero.
Jennifer
gli sorrise di rimando, sperando davvero di poter chiarire visto che quel
sentimento sembrava non essersi per nulla affievolito dentro di lei nonostante
tutto. Decise quindi di aspettarlo.
Willas uscì con tutto l’arsenale e guardò il timer con
visibile preoccupazione.
10
ore, 21 minuti e 47 secondi.
Passati
quelli, sarebbe stata la sua fine o quella dei Mikaelson.
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Briony era appena stata a trovare la sorella, un
incontro avvenuto nella massima segretezza perché non si doveva venire a sapere
che i Mikaelson erano ancora in vita. Ne
andava della propria incolumità. Ma nonostante questo il profondo vuoto dal
quale Briony era stata buttata in precedenza
sembrava non esistere più. Riabbracciare la sorella, ritrovare Elijah… aveva tutto ciò che le serviva e desiderava
che questo restasse immutato per molto molto tempo.
Ma
c’era qualcosa che la graffiava, come un fastidioso prurito che non cessava
ad andarsene… Ylenia.
Non
sentiva la strega da giorni e anche se era solita fare così, Briony si sentiva più preoccupata che mai. Sentiva la
tensione continuare a spremerla, stringerla in una morsa che rischiava di
soffocarla.
Già
una volta era successo e lei aveva ignorato le avvisaglie. Ora non più. Cercò
quindi di contattare l’altra persona che sapeva essere vicino a Ylenia.
Il
cellulare squillò a vuoto per diversi secondi.
“Pronto?”
“Finn? Scusa il disturbo, sono Briony.”
“Briony?” la sorpresa nella voce di solito piatta
nell’Originario. “Cercavi Elijah?”
“No.” Briony ingoiò il magone che si stava formando dopo
come si erano lasciati, ma le sembrò un macigno enorme da digerire “Volevo
parlare con te… hai visto per caso Ylenia?”
“Ylenia? No. Ci ha aiutato a riprendere i sensi e poi si è
dileguata. Tipico.”
“E
non sai dove posso rintracciarla?”
“Perché
queste domande?”
Briony si inumidì le labbra: “Temo possa essere
successo qualcosa..”
“Se
è per Connor che temi… non
devi farlo. Elijah è sulle sue tracce e se conosco bene mio fratello gli starà
col fiato sul collo incessantemente. Quindi non credo che Connor abbia tempo e modo di vendicarsi su una persona… soprattutto se questa persona è Ylenia.”
“Lo
so che lei sa cavarsela sempre e comunque… ma
ho una bruttissima sensazione. Come alla festa. Tu mi avevi chiesto se c’era
qualcosa che non andava e io ho fatto finta di niente credendomi paranoica.”
Udì Finn sospirare: “Terrò gli occhi aperti nel caso.”
“Ok
grazie Finn.” Dopo quella telefonata Briony si sentiva un pochino più positiva. In fondo
mica tutte le calamità potevano perseguitarla.
“In effetti… se Connor al
momento è fuorigioco mi sento più sicura. D’altronde non esiste uomo più
malefico di lui al mondo.”
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Ylenia sentiva le viscere accartocciarsi come se avesse
davanti il demone più temibile dell’inferno. Lei lo aveva assaporato,
l’inferno, e ne era rimasta scottata tanto che le bruciature la stordivano
ancora. E dunque non voleva che ricapitasse più. Ma come fare senza armi? Senza
vie di salvezza?
Rimaneva
inerme, legata a una sedia, di fronte a quel demonio. Non sapeva nemmeno dove
si trovava: era tutto buio attorno a lei e rimanere legata le metteva un senso
di impotenza addosso che aborriva.
Decise
di combattere perlomeno a parole: “Il cervello ti ha dato di matto più del
solito, Klaus?”
L’ibrido
comparve nella penombra col suo solito sorriso inquietante.
“Forse
sono folle.. non ho mai dimostrato il contrario.. ma mi sento perfettamente
lucido in questo momento.” Mormorò fintamente calmo, giocherellando con un
pugnale. “Perché ogni parte del mio essere vuole a tutti i costi sapere cosa la
tua mente perversa stia architettando… e userò
ogni mezzo perché non mi fermerò davanti ai codici di cavalleria.” Sibilò lui
come un serpente, facendo volteggiare il pugnale di fronte al viso di Ylenia a un palmo dal suo naso.
“La
mia mente perversa dici?” Ylenia soffocò
una risatina. “Non sono io che ho rapito una donna e legata senza una minima
spiegazione. Mi dispiace caro ma io stavolta non ho fatto niente e tu sei il
solito pazzo.”
Klaus
le sorrise nello stesso modo di prima. “Ancora vuoi negare streghetta? Di solito chi viene messo alle strette
saggiamente sputa il rospo, ma vedo che la saggezza l’hai mandata a farsi
benedire.” Finendo la frase in modo ambiguo, Klaus le sistemò un ciuffo dietro
il viso grazie all’aiuto della lama. Ylenia sussultò
nell’avvertirne il gelo.
“Non
so proprio di che cosa stai parlando.”
Klaus
così perse definitivamente la pazienza. Il sorriso si trasformò in un ringhio,
le mani le bloccarono le sue, incastrandole nei braccioli della sedia e
serrandole con le unghie. I visi faccia a faccia.
“Così
non va bene Ylenia. La prima
volta che mi inganni devi vergognarti tu, ma alla successiva devo
vergognarmi io. E questa volta non la scamperai perché ho capito il tuo gioco,
lurida sanguisuga. Volevi fotterci tutti, come hai fatto in Francia secoli fa.
Ingannarci proprio sotto il naso mentre tu ci facevi addio con la manina e
scappavi in una carrozza d’oro. Ma ora non mi sfuggirai perché metterò fine ai
tuoi luridi inganni.” Così dicendo lascio andare la presa sulle sue mani
mentre Ylenia rimaneva costretta
all’immobilità. La mente era più confusa che mai e dietro le parole enigmatiche
di Klaus non c’aveva ricavato niente, se non che fosse sul serio uscito di
senno.
I
suoi occhi saettarono sul braccio sinistro dell’ibrido, solcato da una profonda
ferita che andava a infettarsi e dal gran che era profonda si vedeva quasi il
tessuto muscolare. Ylenia continuava a
capirci sempre meno mentre la testa girava in preda a una forte vertigine.
“Che
stai guardando? Un altro dei tuoi misfatti? Davvero abominevole visto che ti
sei servita della tua stessa sorella per fare il lavoro sporco.” sbottò Klaus
trattenendo la collera.
Ylenia sgranò gli occhi, stentando a respirare. “Agnes?
Che c’entra lei? E di che cazzo stai parlando?? Klaus giuro su Dio che..”
“Non
le ho fatto niente. Così come a te… per adesso…” Il sorriso di Klaus però non la faceva stare
tranquilla. “Visto che tu non ti discolpi.. farò da solo il giudice e emetterò
la sentenza a modo mio.” borbottò mettendo il pugnale sopra la spalla.
“Ma
di che diavolo parli??”
“Parlo!”
Klaus si spostò velocemente su di lei inchiodandola con i suoi occhi fumanti. “Parlo
di come tu e il tuo padrone ci avete presi tutti in trappola, maledetta
sgualdrina! Tu hai organizzato tutto facendoci entrare nella tana del lupo! Hai
mandato quel delizioso fiore di tua sorella a mantenermi buono e a rammollirmi.
E poi il colpo finale alla festa!” Klaus strinse i legacci che
incatenavano Ylenia, facendola gridare dal
dolore come se contenessero acido.
“Cosa??
No ti sbagli!”
“Ti
ho vista!” Klaus sembrava letteralmente un invasato. “Ti ho vista alla festa!
Tu cercavi di non farti notare e di agire nell’ombra, ma io ti ho notata
eccome cherie! Trasportavi i cadaveri dei
miei fratelli chissà dove.. dove li hai messi?? LI RIVOGLIO!”
A
fine frase la afferrò rudemente per il collo. Ylenia temette
di stritolare. Quel pazzo per colpa della sua mente perversa aveva travisato
tutto!
“No
ascolta! Non è così! Io ho solo nascosti i corpi dei tuoi fratelli per farli
rivivere! Grazie a me non sono morti! Idiota ascoltami!”
“Sì
certo..” Klaus la prese in giro con un ghigno. “Sei andata dritto all’inferno
per riprendere le loro anime non è così? Li ho sentiti morire.”
Sibilò di nuovo stringendole il collo come se fosse una matita. “Uno per uno.
Li ho sentiti gridare, invocare aiuto e morire. Ma per colpa tua e di quel
bifolco sono rimasto immobile, come il più stolto degli stolti. Non potevo fare
niente per aiutarli e nemmeno staccare le vostre teste. Ti sei divertita a
vedere compiuto il tuo lurido piano? D’altronde ci volevi tutti morti da
secoli. E stranamente la tua amica del cuore è l’unica che ne è uscita indenne
dal massacro. Che strana coincidenza!” Un luccichio maligno gli balenò negli
occhi; strinse sempre di più la presa sul collo di Ylenia fino
a farla soffocare e impedendole così di giustificarsi.
“Ma
metterò fine io stesso alle tue malefatte. Questa me la pagherai davvero cara.
Solo io posso toccare la mia famiglia, nessun altro.” Così dicendo mollò in un
lampo la presa sulla strega, che boccheggiò in cerca d’aria pura. Tentò di
sfilarsi i legacci che la legavano, ma inutilmente.
Klaus
fece un passo indietro sempre tenendo lo sguardo fisso sulla sua preda. “Ma
prima di divertirmi con te… voglio che mi
spieghi questo.” E le indicò il braccio maciullato “Anche volendo non potrei
staccarmi il braccio… ho cercato in ogni
modo di espellere quel simbolo che lampeggia e perfora la mia pelle
assiduamente, ma anche adesso continua a infastidirmi come un persistente prurito… dimmi a che serve e soprattutto come fare a
eliminarlo.”
Ylenia era così debole e priva di forze che non
riusciva nemmeno a scuotere la testa.
“Io
non lo so…”
Un
sonoro ceffone le fece voltare la guancia dall’altra parte, infiammandola come
se la mano di Klaus fosse un carbone ardente. Sputò un rivolo di sangue mentre
Klaus la fissava per nulla rammaricato. “Il termine non lo so non è previsto in
questo interrogatorio. Allora.” E le mostrò lo scempio che aveva arrecato al
braccio di sua stessa mano. “Come posso far andar via la magia che voi bastardi
avete imposto su di me?” La voce tratteneva a stento la collera e la
furia.
Ylenia sembrava un malato terminale tanto che non
riusciva ad aprire bene gli occhi.
“Non
lo so, come diavolo te lo devo dire? In aramaico forse?”
Klaus
sogghignò: “Resterai stupita di sapere che conosco quella lingua morta. E non
sarà l’unica cosa morta qui dentro fra poco.” E ad un tratto immerse il pugnale
in una polverina brillante che resta lucida la punta della lama. Ylenia stentava a capire cosa quel demonio volesse fare.
Rimaneva inerme alla sua mercè, priva di
qualunque potere.
“Preferisci
che me la prenda con la tua adorabile sorellina? Egoista da parte tua visto che
sono certo che c’è la tua mente diabolica dietro tutto questo. Hai sempre
voluto contrastarmi, mettermi i bastoni tra le ruote..” mormorò lui con tono
fintamente pacato mentre faceva roteare il pugnale. Si avvicinò pericolosamente
e fece saettare delicatamente la punta della lama lungo il braccio della
strega.
Fu
quasi una carezza, ma Ylenia strillò come
se le avesse appena iniettato dell’acido.
“Non
strillare che mi innervosisci.” sbottò lui diabolico facendo scivolare la lama
lungo tutto il braccio della strega, la quale non cessava di gridare per via
del tormento fisico. Le mani si aprivano lungo i braccioli per sopportare il
male.
“Non
strillare, rispondi invece.”
“Ti
ho detto che non so nulla delle tue farneticazioni!” sibilò Ylenia tra i denti sputando schiuma e sangue.
“Così
come non sapevi niente della vera natura di Briony Forbes, non è così?” Sogghignò lui come se già sapesse la
risposta.
“Puoi
anche non crederci… ma le mie intenzioni
sono pure perché sono sempre state dettate dall’auto sopravvivenza,
dall’amicizia o dall’amore… cosa che tu non
capirai mai.” Borbottò Ylenia stancamente.
Preso
dalla furia, Klaus le inficcò il pugnale
all’interno della coscia sinistra. Ylenia gridò
dalla sorpresa e dal male cane; sentiva i muscoli accartocciarsi.
“Figlio
di puttana!”
“Eeek risposta non pertinente. Anche se sono nato dal
frutto di un adulterio.” Klaus ghignò e levò via la lama dalla carne ferita di Ylenia, che boccheggiava di continuo per il dolore. A quel
punto solo le corde riuscivano a tenerla ditta con la schiena.
“Non… non è con me che devi prendertela.” bisbigliò
priva di forze mentre il sangue diluiva dalle brutte ferite.
“Questo
si vedrà.”
Il
sorriso perfido di Klaus però le fece presagire che quel tipo di inferno era
solo l’inizio e quello meno pericoloso.
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Rebekah si stava avviando furtiva verso la macchina.
Portava quatta quatta della sacche di sangue appena rubate
dall’ospedale: Elijah si era raccomandato di non fare gesti azzardati, ma Kol come al solito scalpitava come un pazzo perché si
sentiva assettato e se non si nutriva al più presto sarebbe saltato addosso a
qualcuno. In assenza di Elijah era stata Rebekah a
prendere in mano la situazione ed era uscita dal loro nascondiglio per prendere
delle sacche di sangue.
Stava
per infilare la chiave nella portiera, ma un vento improvviso e gelido le fece
rizzare i peli del braccio e voltare di colpo.
Di
fronte a lei c’era il cacciatore, Willas. Gli
occhi rossi ardevano come fuoco e sangue.
“Tu.”
sibilò lei cercando di nascondere la paura. Willas le
sorrise affabile:
“In
carne e ossa.” E senza nemmeno esitare la afferrò per la testa e la spinse con
forza contro il finestrino della macchina. Dal colpo, il vetro si ruppe in
mille pezzi e la vampira cadde svenuta a terra. Willas fischiettò
soddisfatto e poi trasportò senza nemmeno troppe grazie quel corpo dentro in
macchina.
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La
sedia su cui era legata Ylenia cadde a
terra, portando lei con sé. Sbattè fortemente
la testa, rischiando di svenire… magari
sarebbe stato meglio visto che il dolore era asfissiante. Aveva lividi e tagli
ovunque perchè Klaus non si era per niente
risparmiato. Sembrava che dentro di lui fosse germogliato il seme della follia
e questo cresceva sempre di più, fino a inaridirgli ogni lucidità.
“Non
ci siamo. Proprio non vuoi collaborare… vuoi
proprio che faccia una visitina alla tua sorellina?” domandò lui maligno
pulendosi la giacca da qualche chiazza di sangue versato.
Ylenia mugugnò cercando di pensare a una via di fuga.
“Le
streghe mi provocano sempre dei guai. Con i vostri tranelli ci avete messi nel
sacco. Ma manca un Mikaelson a completare
la vostra opera del massacro… un enorme
sbaglio lasciarmi in vita perché sono un tipo piuttosto vendicativo.” E così
dicendo prese una spranga di ferro che aveva lasciato bollire nel fuoco per
qualche tempo. La punta dell’arma era rosso ardente e scottava terribilmente.
Ylenia sussultò in preda al terrore mentre Klaus le si
avvicinava tenendo tra le mani quella falce.
“E
adesso mi spiegherai ogni piccolo particolare dei tuoi piani diabolici altrimenti…”
All’improvviso
il suo cellulare squillò, interrompendo così la minaccia. Infastidito prese il
cellulare e rispose senza neanche vedere chi fosse: “Spero sia urgente perché
altrimenti ti infliggerò la stessa tortura che...”
“La
vita di tua sorella credi sia abbastanza urgente?”
La
voce dall’altro capo della linea lo prese in contropiede, letteralmente. Klaus
ci mise un secondo buono per rispondere. “Che cosa hai detto?”
“Hai
capito bene, mostro. Ho in mano la tua sorellina e sì, è viva, ma non per molto
se tu non fai come ti dico.” La minaccia di Willas ebbe
chiaro effetto.
Klaus
lanciò un’occhiata a Ylenia: “Come faccio a
sapere che non è una delle vostre luride trappole?”
“Oh
dalla tua alta esperienza credo che tu posso capire i pro e i contro.. o forse
il vostro cervello col passare del tempo si è talmente rimpicciolito da non
capire cosa temere o no?”
Klaus
ringhiò. “Che cosa vuoi?”
“Da
te? Nulla. Ho inviato lo stesso avviso ai tuoi fratelli mostri, ma con te
sarebbe più divertente lasciarti vivere visto come ti abbiamo nel sacco.”
Il
sogghigno di Will fece andare Klaus su tutte le furie e pensò di infilzarlo con
la lama ardente che aveva in mano. “Spiegati meglio e magari non ti scuoierò
vivo.”
Altro
sogghigno. “Siamo noi che ti teniamo appeso per le palle, non il contrario.
Comunque sembri perspicace nonostante tu ti sia fatto fregare da una biondina
come il peggiore dei coglioni. E dire che credevo che i vampiri non nutrissero
più alcuna emozione umana. Beh nel tuo caso Connor c’aveva
visto giusto, e sei stato beffato.”
Klaus
serrò sempre di più il viso fino a farlo apparire irriconoscibile.
“Non
abbasserò la guardia una seconda volta e comunque anche voi avete fatto un buco
nell’acqua visto che la mia famiglia è viva. Dimmi subito che cosa vuoi.”
“Non
mi hai davvero capito o sei così idiota come appari? Tu non sei un mio
problema, voglio concedermi un piccolo sfizio di vendetta… uccidi Connor, e spezzerai pure il collare che ti tiene legato a
lui.”
Klaus
drizzò la schiena per quella informazione, ma tenne comunque alta la guardia.
“Perché tradiresti il tuo caro padrone?”
“Per
ragioni mie e perché ho smesso di farmi sfruttare come un cane. Fai qualcosa di
utile per rendere immacolata la tua fedina penale. Uccidi quel figlio di puttana
di Connor, se ne sei capace.”
“Certo
e poi verrò a cavarti il fegato.”
“Le
minacce non sono gradite.” E alle orecchie di Klaus arrivò un grido
appartenente a una voce che ben conosceva. “Recepito il messaggio? Avanti non
mi costringere a fare la parte del cattivo. Quella è roba per Connor che manipola persino i fantasmi. Beh problemi
tuoi questi.”
“Non
t’azzardare a riattaccare!” Ringhiò Klaus che dalla furia stava quasi per
distruggere il cellulare.
“Tu
non puoi manipolarmi, lurido mostro. Questa prerogativa la lascio a Connor ed è molto più bravo di te, visto che ha
manipolato persino la mente della tua adorabile biondina e reso te un suo
burattino. Che pena mi faresti… se non ti
disprezzassi tanto!”
“Ascoltami
bene..”
“Tempo
scaduto e il tempo per me è prezioso. Fai bene il tuo lavoro e nessuno si farà
male. Adios.”
Klaus
stava per urlargli di andare all’inferno ma sentì solo il bip bip della mancata
linea. Sbattè il cellulare contro un tavolo
poi rivolse la sua attenzione a Ylenia, che
nonostante la sua debolezza aveva ascoltato tutto.
“Visto
che non ti mentivo? Quando uno ti dice la verità pensi sia una bugia mentre
quando uno ti mente gli credi. Sei proprio un idiota.”
“Zitta.”
Sibilò Klaus stizzito camminando a falcate per sbollire la furia. “Non credere
che per te sia finita qui. La tua mente diabolica può aver escogitato tutto
insieme a quell’infido del tuo padrone. Da quando sei entrata nella mia vita mi
hai sempre procurato rogne!”
“Perché?
Perché ti ho fatto conoscere Agnes?”domandò Ylenia capendo
il tasto dolente.
Klaus
le lanciò un’occhiata di fuoco:
“Taci!”
Mentre
l’ibrido continuava a camminare e a pensare su possibili soluzioni, Ylenia sospirò nel ricordare ciò che aveva vissuto con
Agnes nell’ultimo periodo:
“Sapevo
che non era più quella di prima… lo avvertivo… sentivo che non aveva più la stessa luce di
un tempo.. né la stessa morale… Connor mi ha mandato un involucro vuoto.” Mormorò con
una lacrima agli occhi capendo di aver perso per sempre la sorella. La morte
ripagava solo con la morte.
Klaus
allora si voltò verso di lei con sguardo da folle:
“Ecco
che c’entri tu. Sei stata tu a mandarla qui a maledirmi la vita per la seconda
volta!” ringhiò furioso e continuando a camminare.
“Dovrei
sgozzare te, tua sorella, Connor…”
Ma
mentre finiva le sue minacce, Klaus sentì un male incurabile invadergli il
braccio sinistro fino a svilupparsi in tutto il corpo. Sapeva che cos’era e non
poterlo contrastare lo mandava ancor di più in bestia. Non si sarebbe fatto
manovrare dalla magia… lui doveva uccidere
quei traditori e riunirsi alla sua famiglia… ma
più ci pensava più sentiva una violenta scossa attraversare tutto il suo
essere.
Gridò
a perdifiato, sbattendo la schiena contro il muro. Il desiderio di staccarsi il
braccio era continuo.
Ylenia a sua volta lo guardava come se fosse posseduto
dal demonio. Cercò di slegare i legacci che la tenevano stretta, ma Klaus fu da
lei in un lampo.
I
suoi occhi luccicavano di luce malefica: “Toglimi questo coso di dosso o giuro
che ti scuoio viva.”
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Briony stava guidando a più non posso fuori Mystic Falls. A nulla erano
valsi i pensieri di positività che per un po’ avevano abitato il suo animo dopo
la telefonata a Finn, poiché erano stati tutti
scavalcati dai suoi brutti presentimenti. E questa volta non sarebbe rimasta a
guardare.
Ma
comunque erano ore che girava a vuoto. Era come trovare un ago in un pagliaio.
Aveva iniziato dal luogo in cui Ylenia aveva
nascosto gli Originali, ma poi il nulla supremo. Non sapeva proprio dove
rintracciarla e al cellulare non rispondeva mai.
Briony chiamò così un’altra persona che aveva sempre le
risposte a tutti i suoi problemi.
“Sei
appena scappata dal manicomio?”
La
voce sarcastica di Chuck la costrinse a
sorridere. “No nanetto. Ho bisogno di aiuto e tu sei un tuttofare quindi devi
aiutare la tua allieva preferita.”
“Uhm… mi sembri di umore migliore rispetto all’ultima
volta. Meglio assecondarti. Che cosa c’è?”
“Ho
bisogno che tu rintracci una persona. Credo che tu l’abbia vista gironzolare
nella cascina dei cacciatori. Ylenia, la mia
amica strega. Presente?”
“Quella
spilungona. Non posso che ricordarla per la sua prosperosa altezza e decolté.”
Briony sogghignò. “Vedo che te la ricordi. Rintracciala
per favore.”
“E
come scusa? Con una sfera magica?”
“Tu
sei il maestro tuttofare! Chiedi in giro, fai qualcosa ma devo trovarla!”
Sentì Chuck sospirare: “Questa cosa c’entra con Will per
caso?”
Briony sbattè le
palpebre sconcertata. “Willas? Che c’entra quel pazzo
scusa?”
“Stamattina
presto si è preso tutto l’arsenale dei cacciatori e chi l’ha visto ha detto che
sembrava avesse lo sguardo da posseduto.. ma posseduto non da un semplice
demonio ma da Satana in persona.”
Briony rimase allibita. Cosa c’entrava Willas in tutto questo? E perché doveva avere a che
fare con la scomparsa di Ylenia?
Un terribile
sospetto le chiuse lo stomaco… che Will
fosse a conoscenza del tranello della strega e della non dipartita dei Mikaelson? In quel caso tutto avrebbe avuto un senso…
Ritornò
a parlare al telefono:
“Cerca
anche Willas allora. Blocca tutto quello
che stavi facendo, non mi importa se mi urlerai addosso ma ho urgente bisogno
che tu mi rintracci quei due. In cambio ti farò dare un autografo dei Mikaelson, contento?”
Udì Chuck sbuffare ma la vibrazione del telefono la colse
in contropiede. Un’altra chiamata in arrivo.
Elijah?
Se
la stava chiamando vuol dire che era successo un bel guaio. “Chuck scusa rimani in linea.”
“Sarò
anche piccolo ma non sono un sottoposto!”
Allo sclero di Chuck si
sovrappose il tono freddo e autoritario di Elijah: “Dove ti trovi?”
<<
Che calda accoglienza >>
“Sono
fuori in macchina per..”
“Ti
avevo detto di rimanere in casa, buona e al sicuro.” Ribattè Elijah
fulmineamente inchiodandola col tono della voce.
Briony deglutì come se avesse il suo sguardo ombroso
davanti:
“Tu
hai i tuoi piani loschi da mandare avanti. Io ho i miei.”
“Non
è il momento. Ho appena saputo che la nostra presenza è stata scoperta e
infatti i tuoi ex soci si sono già dati da fare. Willas
ha preso Rebekah.”
Per
poco Briony non finì in un fosso: “Come??”
Il
pensiero di Ylenia le balenò nella mente. “Dobbiamo
trovarla subito!”
“Infatti
sto andando a uccidere quel morto che cammina.” La risposta di Elijah e il
rumore dei sui passi erano così decisi da risaltare la sua fermezza.
“Ma
devi stare attento… quel pazzo può giocare
dei brutti scherzi a tua sorella.”
“Sarà
pericoloso ma devo farlo. E appunto per questo ti voglio lontana dalla linea di
fuoco, quindi voglio che tu torni a casa e ci resti.” L’ordine impartito così
fermamente quasi la costrinse a obbedire… quasi.
“Scherzi?
Non posso stare tranquilla mentre so che sei in pericolo! Puoi dettar legge
riguardo i tuoi piani, anche se non sono d’accordo, ma non sulle mie
intenzioni!”
Briony udì dei movimenti in sottofondo e un lungo silenzio,
segno che Elijah aveva riposto il cellulare nell’altro orecchio per placare
quel dibattito.
“Fai
come ti ho detto Briony.” rispose lui solamente.
Lei
sospirò continuando a guidare. “Dimmi almeno dove Willas tiene Rebekah.”
“Così
tu accorri subito lì vero?” Il sorriso furbo di Elijah le fece intendere che
non si sarebbe fatto giocare. “Voglio che tu sia al sicuro. La situazione è
molto pericolosa e potrebbe addirittura peggiorare se non pensiamo in maniera
lucida. Spero che questa volta tu sia d’accordo con me.”
Il
tono era calmo e ragionevole come sempre, non supponente. E non gli si poteva dare
torto vista la situazione… Briony
si limitò ad ascoltare e pensare tra sé e sé.
“Ok..”
Replicò poi cercando di controllarsi. “Mi raccomando, stai attento.”
mormorò più premurosa.
“Anche
tu.” E così Elijah chiuse la chiamata.
Briony ritornò alla chiamata con Chuck. “Sei ancora lì?”
“Per
le tue telefonatine intime non puoi aspettare? Capisco che Elijah Mikaelson abbia una voce davvero da sbavo ma…”
“Sssh! Ascoltami! Sei riuscito a trovarmi intanto Willas?” Briony incrociò
le dita sperando in un sì, e Chuck non si
fece pregare.
“Mi
devi due bigliettoni, non solo l’autografo. Si trova a qualche miglio da Mystic Falls, dopo la
foresta di Fell’s Church. Ora ti mando le
coordinate. Per la spilungona non so niente invece.”
“Sei
un tesoro!” Briony se avrebbe potuto lo
avrebbe fatto volteggiare per aria. “Grazie ancora e tienimi aggiornata.”
Chiuse
la conversazione e con un movimento brusco del volante fece inversione a U. Le
ruote dell’Alfa Romeo fischiettarono lungo l’asfalto ma lei diede lo stesso gas.
La
turbava mollare così la ricerca di Ylenia ma
forse se avesse trovato anche quel pazzo di Willas avrebbe
trovato anche lei… lo sperò con tutto il
cuore mentre guidava.
Non
poteva lasciarli nel pericolo mentre lei si stava buona a casa. Nossignore.
Elijah
si sarebbe chiaramente infuriato. Ma a quello c’era abituata.
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Willas teneva Rebekah sottotorchio:
l’aveva imprigionata in una gabbia inferriata, dove attraverso un interrotture
veniva sputata delle verbena proprio per farla indebolire. E ai minimi accenni
di attacco da parte della vampira, il cacciatore subito la sottometteva col suo
potere psichico rendendola così inerme, come se fosse lei per la prima volta la
preda.
“Spero
che brucerai all’inferno.” ringhiò Rebekah stentando
a rimanere in piedi.
Willas fece una smorfia scrutando fuori dalla finestra
della piccola cascina. “Ci sono già stato e sono stato buttato fuori anche di
lì.”
La
sicurezza che però esternava non era così veritiera… Willas sentiva le mani tremare visibilmente e
incontrollate. Segno che il veleno stava facendo effetto… aveva
fatto passare troppo tempo, e i fratelli Mikaelson sembrava
dovessero fare l’aperitivo prima di venire a salvare la sorella visto l’enorme
tempo che ci mettevano.
Si
asciugò una gocciolina di sudore. “Lo vedi questo?” E mostrò a Rebekah il timer che procedeva famelico di vite. “Se
il tempo passa il limite prestabilito e non ho le teste mozzate dei tuoi
fratelli tra le mani… saranno davvero guai
per te. Quindi prega che arrivino presto.”
Rebekah ringhiò tra i denti: “La pagherai.”
Willas sogghignò: “Ho pagato per anni e anni…
e la ruota gira per tutti, anche per voi Mikaelson.”
La
vampira grugnì di nuovo, cercando una qualche via di fuga.
Ma
i Mikaelson erano già giunti al luogo.
Stavano
perlustrando il territorio, cercando il metodo migliore per entrare lì dentro e
salvare la sorella senza far costare la vita a uno di loro. Finn faceva da vedetta in caso di altri nemici, mentre
Elijah era a fianco di Kol con sguardo
vigile e attento.
“Non
dovremmo fracassare la porta e uccidere chiunque sia all’interno?”
borbottò Kol fra sé e sé.
Elijah
sospirò, mantenendo la sua classica calma. “E come fratello? Non possiamo
entrare lì dentro senza invito e non possiamo essere sicuri delle reali
condizioni di Rebekah.. Non intendo cadere nell’ennesima
trappola.” E così dicendo fece dei passi in avanti in direzione della cascina,
attento a non fare il benché minimo rumore. Kol stava
per seguirlo ma Elijah lo liquidò freddamente. “Vado io. Tu stai di guardia
insieme a Finn.”
“Cosa?
Stare nelle retrovie? Neanche per sogno! Dove c’è da spassarcela, ci sono anche
io!” Kol sfoderò l’ennesimo sorriso
malefico che venne però raffreddato dallo sguardo invalicabile di Elijah.
“Tu
mi procureresti solo problemi perché non agisci mai razionalmente ma d’istinto.
E quindi faresti mosse azzardate che potrebbero mettere in pericolo la vita di Rebekah.”
Kol stava per ribattere con prontezza ma Elijah sviò
lo sguardo in maniera indifferente a qualsiasi replica. “Ed è inutile che
neghi. Cerca di contenerti per una volta e intervieni solo se necessario.”
Kol sbuffò. “E Nik?
Perché non l’hai avvertito? Non lo vediamo da quella maledetta festa. Che sia
morto stecchito?”
Elijah
guardò il fratello freddamente. “No, in qualche modo è sopravvissuto visto che
ci sono i suoi ibridi ancora in giro. Ma non è il momento giusto per parlarne.”
Kol aveva l’impulso di sbraitare nuovamente come un
bambino infantile, ma vedendo che Elijah cominciava a camminare senza dargli
più la benché minima attenzione, decise di fare il bravo per una volta. Si mise
le mani in tasca, aguzzando bene la vista.
Willlas intanto aveva avvertito la presenza di vampiri
intorno alla casa… lo aveva sentito..
infatti stava all’erta perlustrando ogni uscita e tenendo alto un fucile e dei
lunghi pugnali nella cinta. Non si sarebbe fatto cogliere impreparato. Aveva il
talento di uccidere quegli schifosi, che anche se erano innocenti riguardo la
morte della sua famiglia, rimanevano sempre dei mostri da eliminare… il
suo obiettivo non era cambiato, si era soltanto aggiunta la vendetta per Connor. Rendendo così Willas più
smanioso di morte che mai.
Forse
era davvero uno scherzo della natura, visto che non indietreggiava di fronte a
nulla per perseguire il suo destino sanguinario tracciato più di mille
anni prima… ma ormai le cose stavano così..
lui era così. Ormai era impossibile tornare indietro.
Si
mise retto, aspettando per prima cosa la reazione dei Mikaelson.
Come aveva sospettato il primo che si era fatto avanti pronto a concordare fu
Elijah, quello che si credeva superiore a tutti.
Bene,
a Willas non era mai stato particolarmente
simpatico per quell’aria altezzosa. Sarebbe stato un piacere ucciderlo.
“Vuoi
nasconderti dietro le mura? Non sei così coraggioso come vuoi apparire.”
La
voce determinata e sicura di Elijah riecheggiò attorno a lui, infuocandogli
l’animo.
“Dovremmo
pur usufruire dei vostri limiti per sopravvivere. Ma tranquillo, voglio
ucciderti faccia a faccia giusto per gustarmi la tua morte ancor di più. L’ho
già fatto mi sembra.” mormorò Will trionfante affacciandosi alla porta
principale e aprendola. Lì ci trovò Elijah con un portamento elegante come
sempre: una mano era nella tasca, l’altra lungo il fianco.
Willas preparò i proiettili: “E se non fosse stato per
l’intervento della magia… voi ora sareste
morti. Quindi quell’aria di superiorità non ti si addice.”
Elijah
d’altro canto gli sorrise freddamente in segno di sfida. “Non sono venuto qui
per fare un colloquio. Ridammi mia sorella
e facciamola finita.”
“Non
credo tu sia nella posizione di dettare condizioni. Anche perché…” Willas appoggiò
un braccio allo stipite della porta con fare arrogante. “Dopo la morte, e
credimi io ne so qualcosa, si è piuttosto deboli.. come dei bambini neonati.
Quindi le vostre forze sono teoricamente dimezzate.” Il suo ghigno malefico
arrivò nello stesso momento in cui Elijah sentì un rumore sordo non molto lontano
da lui. Voltò lo sguardo e vide il corpo di Finn cadere
a terra tra gli arbusti col collo rotto.
Elijah
serrò il viso, imperterrito da quei nuovi fatti. Poi un rumore di urla gli
arrivò alle orecchie facendogli voltare la testa dall’altra parte. Kol era in ginocchio con una mano che premeva sulla
tempia e l’espressione dolorante; vicino a lui c’era una strega che infieriva
su di lui con la magia. La stessa strega che era vicina a Connor alla festa.
Elijah
contrasse la mascella nel rivolgersi di nuovo a Willas,
il quale teneva un’espressione da bastardo sul viso.
“Credi
di vincerci con questi mezzucci?” domandò Elijah non scomponendosi più di tanto
e pronto a contrattaccare.
“Io
non credo.. posso.” Replicò Willas determinato
con un luccichio negli occhi. “Sono nato per uccidere quelli come te. Così come
la tua fidanzatina. La vostra epopea amorosa è davvero uno scandalo! Mi domando
come tu faccia a sopportare questo fardello, facendo finta che lei non sia
come me… Perché in realtà è così eh, sono
sincero dopotutto. Ed è davvero strano come dei vampiri di tale esperienza si
facciano beffare da delle giovani donne.” Willas finì
la frase con una grossolana risata, pensando anche a come si era ridotto Niklaus Mikaelson.
Elijah
come risposta gli lanciò un’occhiata di traverso talmente gelida da far
rabbrividire una statua immobile e priva di vita.
“Smettila
di parlare e fatti avanti.” sibilò fra i denti mentre gli occhi si oscurarono
sempre di più.
Un
movimento dietro di lui lo costrinse a voltarsi fulmineamente all’improvviso.
La mano fu velocissima a intercettare un paletto di legno che stava per
balzargli dritto in mezzo alla fronte.
Ma
non riuscì a identificare chi fosse stato perché sembrò che il cervello stesse
per esplodergli. Elijah si portò la mano alla tempia cercando di soffocare le
grida e il dolore, ma pareva impossibile. L’espressione fu micidiale mentre
incrociava lo sguardo divertito di Willas, che
stava infliggendo su di lui il suo potere psichico.
Elijah
portò la mano sullo stipite della porta per smembrarla o forse per appoggiarsi,
al fine di non cadere a terra e di tenere duro. Ringhiò tra le labbra serrate
per il dolore atroce e disumano.
Rebekah gridava all’interno della casa per quello che
quei farabutti stavano facendo alla sua famiglia.
All’improvviso Willas fece un lieve pressione sul suo potere e lasciò
andare temporaneamente Elijah, che si raddrizzò col respiro irregolare.
“Voglio
proprio vedere se sarai capace di uccidere il padre della ragazza che dici di
amare.” mormorò Willas ad un tratto
guardando un punto al di là della spalla di Elijah.
Questi
si voltò e infatti incrociò la figura di Bill Forbes che
tendeva una balestra nella sua direzione.
Il
viso dell’Originario allora si serrò in maniera durissima fino a scavarsi.
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Le
grida di Klaus non cessavano. Da tempo non faceva che scontrarsi contro le
pareti spoglie della stanza, urlando impazzito e tenendosi stretto il braccio
sinistro, nel quale le dita scavavano a fondo fino a sventare l’arteria. Il
sangue diluiva a vista d’occhio ma quel simbolo magico non gli dava tregua,
come si fosse scolpito dentro le ossa.
Colpire
degli oggetti non bastava a placare il suo tormento fisico o a spegnere quella
voce che si sentiva nella testa, come se fosse diventato all’improvviso davvero
un burattino incapace di lottare.
Ylenia se ne stava dritta con la sedia in quel momento
a guardare con sguardo spento e scavato. Le urla di Klaus e il suo bisogno di
togliersi di dosso quella magia non facevano alcuna leva su lei; non provava
alcuna compassione per lui. Anzi credeva che se lo meritasse dopotutto. Stava
soffrendo atrocemente, così come aveva sofferto lei. Senza via di fuga. Ben gli
stava a quel maledetto.
Avere
la certezza che la Agnes che aveva avuto davanti per settimane non era la vera
Agnes, la sua dolce sorellina, l’aveva spenta come una candela in procinto di
estinguersi. Non aveva più scopi né traguardi da portare a termine in
quella vita…. Niente sembrava avere più senso:
si sentiva vuota come un tronco disabitato e arido da carestie di emozioni.
Quel
bastardo di Connor l’aveva fregata. Le
aveva sì riportato Agnes dal regno dei morti… ma
solo il suo corpo.. non la sua anima. Un guscio vuoto pronto da manipolare e
usare a suo piacimento. Senza volerlo gli aveva dato un'altra marionetta da
usare in quella guerra contro i vampiri.
La
vendetta per il tradimento di cui era stata vittima però non arrivava… si sentiva vuota sul serio. Non gliene
importava più di niente mentre le forze le venivano meno. Da quanto tempo non
beveva e mangiava?
Un
grido acuto la riscosse
“Fa
qualcosa maledizione! Non riesco a combattere! Devo uscire di qui e uccidere
quel figlio di puttana. Ma non riesco, fai qualcosa!” Ringhiò Klaus tenendosi
stretto il braccio maciullato mentre perline di sudore gli disegnavano il viso
a fiumi.
Ylenia capì allora che Connor manovrava
persino l’ibrido. Non le dispiacque per niente.
“Non
ho più energie. Le ho tutte mandate a quel paese quando ho aiutato la tua
dannatissima famiglia a risorgere dal regno dei morti.” borbottò lei stancamente.
“Maledetta!”
Le urlò Klaus come se fosse colpa sua.
Ylenia chiuse gli occhi facendosi vincere dal buio.
“E’
inutile che fai la parte della vittima..” la beffò Klaus con sguardo da folle.
“Tu sei colpevole in questa storia tanto quanto quel fedifrago. Tu l’hai
portato qui dritto nelle nostra braccia e ti sei poi alleata con lui. Se ti
avessi uccisa secoli fa sarebbe stato meglio.”
Ylenia non gli diede corda perché aveva capito che quel
tipo aveva perso il lume della ragione.
“E poi… non contenta di come mi avevi fregato per ben DUE
VOLTE, mi hai sguinzagliato dietro pure tua sorella. Mi hai fatto abbassare
alla debolezza dei sentimenti. Dannate streghe!” Ruggì di nuovo. “E’ colpa tua
perché sei tu che hai chiesto di riportarla qui… e
questo ha nuociuto alla mia lucidità… quindi pagherai…” Dagli occhi di Klaus si formò un scintillio
diabolico e malvagio.
“E
allora fallo bastardo!” Urlò Ylenia all’improvviso.
“Tanto non ci perdo niente mentre tu vivrai invece d’ora in poi con questa
doppia personalità che ti rende una bomba a orologeria. Me ne tiro fuori finchè sono in tempo perché non ci tengo proprio.
Quindi avanti, che aspetti?”
Klaus
rimase di fronte a lei con sguardo apparentemente calmo e sbiancato.
“O
non ti manca il coraggio? Hai bisogno dei tuoi ibridi per questo?” Ylenia aveva la sola forza di beffarlo come se non
potesse farne a meno. Da tempo aspettava quel momento per sfidarlo faccia a
faccia, senza alcuna paura della morte.
“Fallo
perché io non ti aiuterò in alcun modo né ti pregherò di risparmiarmi.”
L’orgoglio smisurato della strega stava prevalendo sulla ragione.
“E
sai una cosa… sono contenta che la Agnes
che era riapparsa nell’ultimo periodo non fosse la vera Agnes.” Disse ad un
tratto guardando Klaus negli occhi. “Perché sarebbe stato impossibile e una
vergogna che mia sorella potesse provare qualcosa di vero nei tuoi confronti.
In Francia era troppo impaurita e docile per mandarti al diavolo; non credere
di aver mai meritato il benché minimo affetto da parte sua perché non è così!
La sua era solo tristezza e compassione nel vedere come un essere disgustoso
come te poteva ridursi.”
Klaus
serrò la mascella, pronto a far esplodere la rabbia assassina che sarebbe
presto arrivata a scavalcare quel momento di apatia.
Ylenia continuava a sputare fuori ciò che sentiva.
“Dovevi arrivarci prima sai? Perché la vera Agnes non avrebbe mai nutrito un
sentimento verso di te, verso la cosa che sei! Se fosse stata davvero lei si
sarebbe inorridita davanti alla tua presenza dopo ciò che hai fatto; ti avrebbe
schivato come la peste per non far marcire la sua esistenza come tu hai fatto
con altre migliaia di vite. Ti avrebbe allontanato proprio come si allontana il
male. Non si sarebbe mai concessa a te, mai! Non ti avrebbe mai amato, nessuno
può farlo! Povero illuso.” Lo derise con tutto l’odio che aveva provato nei
suoi confronti per tutto quel tempo e che ora lo stava facendo esplodere… la rabbia, la vendetta… Klaus
l’aveva ferita più e più modi e lei lo stava ferendo con la stessa moneta.
“Persino
la tua stessa famiglia ti detesta!”
In
quell’ultimo affondo sparì ogni lucidità, ogni cosa. Klaus in preda alla rabbia
disumana preso il ferro bollente di poco prima e ficcò l’arma nello stomaco
di Ylenia. Ci affondò in maniera feroce fino a
fuoriuscire la punta dall’altra parte della schiena.
Ylenia gorgoglio, finendo così di dar voce al suo odio.
Dalla sua bocca fuoriuscirono sangue e respiri strozzati. Il petto venne
attraversato da degli spasmi quando Klaus tolse l’arma e se ne andò da quella
stanza ancora furibondo.
Ylenia finì a terra e la sedia roteò con lei, finendo
per allentare i legacci che le avvolgevano i polsi. Ma tanto non sarebbe
contato nulla scappare… il sangue eruttava
a vista d’occhio, non bastava nemmeno tamponare. Fu impossibile persino
respirare; tutti i pensieri rivolti ad un unico punto pressante e indelebile… stava per morire...
Per
anni aveva sfuggito alla morte… per anni
l’aveva evitata anche se odiava la vita… e
alla fine eccola che stava per venire a prenderla… ed
era stata un po’ lei stessa a volerlo… quasi
non provava nemmeno tristezza, come se un senso di pace le annebbiasse tutto il
male che aveva sentito e che aveva a sua volta procurato…
Si
sarebbe lasciate alle spalle tutto quanto, tutti gli errori… i
sensi si annebbiarono e rimase a terra, aspettando la fine… finalmente
un epilogo per porre fine a una vita che non avrebbe mai dovuto essere
immortale.
Ma
all’improvviso Ylenia riaprì gli occhi di
botto. Non poteva andarsene senza prima aver fatto una cosa importante, che
doveva fare da tempo…. Un ultimo regalo che
doveva concedere alla più cara amica che avesse mai avuto. Un addio per farsi
perdonare gli errori e bugie commessi.
L’ultimo
gesto di Ylenia Lefévre.
Si
guardò attorno con sguardo debole, cercando qualcosa che potesse aiutarla… la stanza era in ombra e spoglia, ma in uno
scaffale c’erano degli oggetti che potevano esserle utile. Gattonò allora,
strisciando sopra il suo stesso sangue e soffocando il male atroce.
Raccogliendo
le ultime energie, riuscì nell’impresa. E in mezzo alla sofferenza, un barlume
di felicità.
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“Non
le conviene fare mosse sconsiderate. Lei non è niente per me, non proverei
nulla a staccarle la testa.”
La
minaccia che Elijah puntò a Bill Forbes fu
ben reale e precisa, ma l’uomo non perse il controllo.
“Sono
certissimo che non proveresti nulla, maledetto mostro. Ecco perché sei
sbagliato per mia figlia.” proruppe lui tenendo alta la balestra.
Finn rimaneva svenuto a terra, Kol cercava in tutti i modi di alzarsi e di
fronteggiare il nemico con le unghie e con i denti ma era troppo debole.
Guardando la scena di sottecchi Elijah cercò di pensare a cosa fare.
“Allora...
cosa vogliamo fare? Un duello a singolar tenzone?” sogghignò Willas restando dentro la casa, quando all’improvviso
un dardo gli si conficcò nel petto senza alcun preavviso. Non provò nemmeno
male, solo un gran stupore. Elijah si voltò sorpreso verso chi aveva appena
ferito il cacciatore.
Doveva
esserne lieto per quell’aiuto ma sentì la preoccupazione tramutarsi in spine
che gli avvolsero il cuore con i suoi aghi, stringendoglielo nella sua morsa.
Briony.
Ne
fu così sconcertato che rimase immobile per parecchi secondi, mentre Briony avanzava tenendo anche lei una balestra in
mano. Anche Bill fu così sorpreso da quella apparizione da spalancare la bocca
come un baccalà.
Willas però ebbe una reazione impulsiva che gli costò
la lucidità. “Tu.” Sibilò fra i denti gridando vendetta e uscendo dalla casa.
Elijah così riprese il controllo e non perse tempo: gli balzò contro, facendolo
schiantare contro la parete della casa. Willas però
non si fece cogliere alla sprovvista e magistralmente si avventò sul vampiro
come un toro impazzito.
“Lascialo!”
gli gridò Briony cercando di riprendere la
mira, ma i due combattevano così velocemente che era difficile farlo.
“Briony… che diavolo stai facendo? Fai subito ciò che
devi! Non devi uccidere Willas ma Elijah!
Come da sempre dovevi fare! Uccidi quel mostro sanguinario!” Bill non stava più
in sé dalla furia che lo montava, ma la figlia non aveva tempo di dargli corda.
Quelle
parole non contavano nulla per lei, il destino poteva avere sottoscritto tutto
ciò ma lei e il suo sentimento avevano combattuto allo stremo fino a vincere.
Non c’era forza più potente e assoluta al mondo quale l’amore. E a quei livelli
poi si poteva annientare perfino se stessi.
“Taci
papà e non intralciarmi.” sibilò lei cercando di vedere bene come si stavano
mettendo le cose tra Will e Elijah.. sembravano in parità.. ma ora Willas aveva afferrato l’Originario per il collo,
spingendolo rudemente contro un albero. Il terreno tremò sotto di loro e Will
stava per prendere un pugnale dalla cinta.
“Fermo!” Briony lasciò perdere la balestra e agì
istintivamente, saltando addosso al cacciatore sopra la sua schiena. Elijah ne
approfittò per rompergli il braccio in una mossa e farlo così ricadere sulle
ginocchia.
Willas digrignò per il dolore, ma riuscì a scrollarsi
la ragazza di dosso e a spingere via Elijah per poi balzare velocissimo dentro
casa.
Vigliacco! Briony avrebbe tanto voluto urlarglierlo,
ma un grido che si espanse all’improvviso attorno a lei le fece ruzzolare il
cuore come da un burrone e stava quasi per precipitare giù. Quando sentiva
Elijah gridare succedeva sempre così… per
lei era terribile... Si voltò e vide Elijah che si teneva contro l’albero, una
mano sulla tempia e stentava a trattenere dentro di sé le grida di dolore, come
sempre.
Briony allora notò la strega che stava imponendo la
magia su di lui con tutte le forze che aveva. Con un ringhio di rabbia allora
la ragazza si avviò per riprendere la balestra a terra e per uccidere quella
serpe con le sue stesse mani.
Qualcosa
però la bloccò alle spalle. “Ora basta! Ho sopportato anche troppo questo
oltraggio!” Il padre stava cercando di fermarla ma Briony si
fece assalire dall’ansia di perdere di nuovo Elijah, il terrore prepotente come
non mai, e senza mezzi termini si tolse il padre di dosso e scoccò subito il
dardo con tutti e due gli occhi aperti. Il dardo colpì la strega a una spalla,
non ferendola a morte ma questa decise per il suo bene di svignarsela in tempo.
Briony non ce la fece neanche a tirare un filo di
sollievo che si sentì di nuovo tirare all’indietro. “Ora vieni qui signorina!”
Di nuovo quel farabutto del padre, che le stava piantando le unghie nel braccio
e tirandola per i capelli per farla avvicinare di più. Briony
gridò istintivamente.
Ma
Bill non fece più nulla. Un rumore di qualcosa che scricchiolava lo fece
sobbalzare per poi rendersi conto che erano le proprie ossa che facevano quel
rumore. Elijah gli era arrivato fulmineamente a fianco, afferrandolo con forza
per il braccio. Fu un miracolo se l’Originario non glielo staccò.
“La
lasci. Subito.” Sibilò Elijah molto lentamente per far soppesare bene
quella minaccia, prima di perdere per davvero il controllo.
Bill
questa volta scelse di fare il bravo e lasciò andare la figlia con uno
scrollone. Questa incespicò sui suoi stessi piedi, sentendosi la testa girare
vertiginosamente.
Poi
un odore delizioso e un petto familiare la avvolsero tutto a un tratto, come se
questi fossero l’unico riparo per proteggerla da una tempesta di fulmini. Finchè restava lì, al sicuro, niente avrebbe potuto
abbattersi su di lei.
Briony si strinse al petto di Elijah, guardando
timorosamente il padre che grondava ancora rabbia disumana per quello spettacolino.
Un braccio del vampiro, riposto possessivamente sulla schiena di Briony, si spostò fino al suo polso facendola
indietreggiare al sicuro dietro di lui.
“Dov’è
andato quel maledetto? Kol!” Elijah chiamò il
fratello guardandosi attorno, e subito questi accorse col fiatone.
“C’è
ancora qualche testa da mozzare spero.” fu l’unica risposta del piccolo Mikaelson. Subito i suoi occhi famelici saettarono su
Bill Forbes, pronti per saziare la sua sete.
Ma
la voce che uscì dalla bocca di Elijah era ordinaria come al solito. “Qui non
ci saranno morti al di fuori di quel maledetto che ha rapito nostra sorella.”
Disse solamente facendo dei passi in avanti.
Kol sbuffò per quella preda mancata, ma quand’ecco
all’improvviso comparire proprio Willas dinanzi
a loro. Teneva in ostaggio Rebekah, un suo braccio la
serrava da sotto il collo, l’altra la teneva ben salda per impedirle di
muoversi. E su un polso c’era una lieve ferita dalla quale sgorgava sangue.
“Fate
solo un movimento sbagliato… e le faccio
bere il mio sangue. Basta una goccia ed è fottuta.” Sibilò lui davvero in tono
convincente.
Elijah
serrò duramente il viso mentre Kol era
impaziente di uccidere. Briony invece
rimaneva attonita non sapendo come trovare una via di fuga… il
polso di Will era così vicino alla bocca di Rebekah… bastava
un attimo…
“E
tu, sciocca stupida. Smettila di stare dalla loro parte e fai ciò che devi! So
che hai perso i tuoi poteri ma sei ancora come me! Io non ho saputo contrastare
il mio destino nonostante abbia vissuto più di te, perché dovresti riuscirci
tu?!” sbottò lui rivolgendosi a Briony in preda
a una collera quasi umana.. come se si stesse rendendo conto di essere anche
lui un mostro ma non poteva fare nulla per porvi rimedio.
“Sai
perché ci sono riuscita? Per merito di qualcosa che tu non capirai mai perché
sei troppo pieno d’odio.” replicò lei sinceramente. E quando uno si lascia
divorare dall’odio dimentica ogni concezione d’amore.
Willas invece le rise in faccia, forse giudicandola una
stupida, ma all’improvviso proprio lui fece una mossa falsa. Per colpa del veleno
che si stava diffondendo rapidamente, il braccio gli tremò convulsamente contro
il suo controllo e dando così a Rebekah una
via di salvezza. L’Originaria con velocità si liberò del cacciatore mentre
subito Kol saettò contro di lui per
staccargli la testa.
Willas stentava a riprendere il controllo dei propri
tessuti muscolari impazziti, ma riuscì nonostante tutto a rompere il collo del
giovane Originario in una mossa. Però c’era anche Elijah, che in una mossa
veloce e brutale lo fece saettare giù contro il terreno, afferrandolo per il
collo. Willas gridò ma cercò di resistere e
di bloccare la mano dell’Originario che voleva strappargli il cuore.
Briony era rimasta troppo spiazzata da immobilizzarsi,
il cuore galoppava velocissimo per via dall’ansia. Ma i suoi sensi ripresero
vita quando vide Bill prendere da terra una balestra, pronto per avvantaggiare
il suo socio nella lotta.
Allora Briony non ci vide più. Fu come se rivivesse gli
stessi attimi in cui alla festa avevano trafitto il cuore di Elijah, quando lei
non aveva potuto far altro che urlare dal dolore e sorreggere il suo corpo
prima che cadesse nel baratro della morte. Ma lei avrebbe impedito che
riaccadesse, con ogni mezzo.
La
paura montò in lei, la rabbia scavò a fondo, l’odio si impossessò di lei.
“NO!”
Con un grido afferrò il padre come se fosse stato un semplice nemico, e lo
spinse con violenza contro un albero tenendolo ben fermo. Gli occhi gli
mandavano lampi di furia.
Bill
cozzò dolorosamente la testa e stentò a credere che sua figlia gli avesse messo
le mani addosso. “Briony levati!”
“Tu
non lo toccherai!” ringhiò lei infuriata stentando a rimanere calma e gli
strinse di più il collo in una morsa. Bill boccheggiò allora in cerca d’aria
per la potenza disumana della figlia, mai dimostrata su di lui.
La
ragazza allora, vedendo la reazione del padre, riprese il controllo e sbattè le palpebre, lasciandolo andare col fiatone.
Indietreggiò
stentando a credere che avesse messo le mani addosso al padre con un tale odio… L’unico genitore che aveva amato durante
l’infanzia.
“Papà..”
sussurrò lei rammaricata per il suo gesto, ma non per il suo desiderio. Avrebbe
sempre difeso Elijah da tutto e da tutti, persino dalla sua stessa famiglia
perché era una parte irrinunciabile di se stessa.
L’averlo
perso troppe volte aveva contribuito a rafforzare l’attaccamento che provava
nei suoi confronti, a non tollerare la benché minima lontananza come se una
cellula fosse sul punto di abbandonare il suo corpo e renderlo così distrutto.
Ma
Bill ringhiò, segno che non voleva sentire alcune scuse per quel suo atto
irrispettoso. Si alzò debolmente e se ne andò senza dir nulla. Briony lo guardò per un attimo ma poi si voltò subito
per accertarsi che Elijah stesse bene. Willas sembrava
essersi volatilizzato nel nulla, Kol era in
piedi a scalpitare insieme a Rebekah mentre
Elijah si teneva una mano alla bocca, pulendosela col dorso.
Briony sgranò gli occhi, lo shock le fece collassare di
nuovo il cuore già in brandelli e gli si avvicinò correndo. “Hai bevuto il suo
sangue?” domandò a perdifiato sorreggendolo per le spalle.
Elijah
la guardò per un istante, il viso era pallido….
ma sembrava tranquillo. “No, stava per farlo ma per fortuna Kol ha deviato il suo braccio e mi ha sporcato
soltanto il mento.” E così dicendo prese un fazzoletto dalla giacca e si pulì
da quel sangue velenoso. Briony ritornò a
respirare.
“Ma
è riuscito a scappare.” Sibilò Elijah in modo glaciale mettendo via il
fazzoletto in maniera stizzita.
Briony gli accarezzò la spalla. “Non preoccuparti per
adesso. L’importante è che sia finita.”
Lui
la fissò allora in maniera indecifrabile. Sembrava più scuro dei suoi
indumenti.
Briony temette allora una ramanzina, negli occhi di
Elijah passò un’ombra gelida, ma poi il viso si rilassò in movimento
impercettibile. “Stai bene?” domandò lui gentilmente toccandole un piccolo
taglio che si era procurata sulla fronte.
“Sì,
non ho nulla di rotto. E ingoia le tue paternali perché se non fossi arrivata
io magari Will vi avrebbe uccisi. Volevo aiutarvi e difendervi, non potevo
starmene a casa col cuore in gola ad aspettare la notizia di un’altra tua morte.”
mormorò lei in un soffio abbassando lo sguardo.
Sentì
la pressione dello sguardo freddo di Elijah scavare sul suo viso a lungo, fino
quasi a sentire dei tagli invisibili e così si inquietò. Ma poi tutte le
rigidità vennero sciolte. Elijah le sfiorò semplicemente la testa con una
carezza lieve, poi tornò a guardare i fratelli.
“State
bene?”
“Sì
per fortuna. Ma quel bastardo è veloce come un razzo ed è scappato prima che io
potessi dargli un sonoro calcio nel sedere!”ribattè Rebekah incollerita.
“A
chi lo dici! Io non ho ammazzato nessuno!” disse Kol a
sua volta in preda alla noia.
Elijah
sospirò contrariato sviando lo sguardo, mentre arrivò poi anche Finn che camminava a stento. “C’erano numerosi
cacciatori nelle vicinanze. Quel bastardo non era venuto da solo. Mi dispiace
di essere arrivato tardi.”
“Non
fa nulla. Ora però dobbiamo pensare a rintracciare quel cacciatore.” mormorò
Elijah in maniera risoluta.
“Giusto.
Meglio non correre più rischi.” ribattè Briony subito avvicinandosi ai vampiri.
“Ma.”
Elijah fu più veloce di lei e la inchiodò con uno sguardo che non ammetteva
repliche. “Ci andremo solamente io e i miei fratelli a dargli la caccia.”
Briony fu subito pronta a replicare a tono, ma di nuovo
il suo intervento venne raffreddato dallo sguardo di Elijah. “Togliti
quest’idea dalla testa.” Il tono non era arrogante, anzi era così calmo che
costringeva chiunque ad abbassare la cresta.
Briony stava ancora fremendo per quell’ordine perché non
voleva essere trattata come un aggeggio da comodino, e allora Elijah le rivolse
un sorriso ilare prima di incamminarsi con i suoi fratelli. “O vuoi che ti
porti sulle spalle io stesso fino alla macchina?”
La
ragazza allora sbuffò tra sé e sé e agitò le mani, come per dire che lui aveva
vinto. Elijah le sorrise di nuovo e poi scomparve dalla sua vista.
“Ma
non sperare che non riprenderò il discorso non appena tornati a casa!” ribattè lei testardamente mettendo le braccia al
petto. Non le arrivò nessuna risposta perché tanto non serviva a niente, visto
che Elijah aveva sempre la meglio. E poi Briony sarebbe
stata così entusiasta nel vederlo sano e salvo che non avrebbe sprecato tempo a
recriminargli il suo orgoglio.
Sospirò
tra sé e sé quando all’improvviso il cellulare vibrò. Era Chuck.
“Ehi,
non indovinerai mai l’ultima bravata perfida di quel pazzo di Willas.” disse lei subito.
“Immagino
che abbia ucciso qualcuno, niente di nuovo. Volevo solo avvisarti che credo di
aver rintracciato la tua amica spilungona.”
Ylenia!
Briony si maledisse nel ricordarsene solo adesso.
Credeva di trovarla lì ma ciò che non era capitato… e
si fatta stravolgere dagli eventi, dal difendere Elijah che si era dimenticata
della sua amica quando non doveva proprio farlo.
<<
Stupida idiota! >> urlò a se stessa e subito non perse tempo.
“Dimmi
tutto!”
Chuck le disse un luogo disabitato non molto lontano
di lì e subito Briony si precipitò alla
macchina per fiondarsi lì all’istante a più non posso.
Aveva
il cuore a mille. Per la preoccupazione o per qualcos’altro che la attagliava?
Non
voleva saperlo… non voleva pensarci… doveva solo arrivare in quel posto e pregare
che anche Ylenia fosse sana e salva.
Se
così non fosse stato…
Briony deglutì l’enorme macigno della colpa che non si
sarebbe presto riassorbito, e mise in moto alla svelta.
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Willas correva a stento, tra respiri mozzati e
ginocchia cedenti. I suoi muscoli stavano per arrendersi, non rispondevano più
agli ordini del cervello. La vista si era appannata e solo il cuore batteva
all’inverosimile. Perché presto si sarebbe spento.
Willas non ebbe più forza di correre lungo la foresta e
si appoggiò ad un albero, inginocchiandosi poi a terra. Il cielo tuonò, si
stava riempiendo di oscurità.. come se la natura stesse preparando l’avvento di
qualcosa di malvagio.
Cercò
di guardare il timer ma non vedeva più niente... sembrava tutto buio, come
l’inferno in cui era vissuto per secoli.. cercò comunque di aguzzare la vista e
notò che mancavano pochi minuti allo scadere del timer…
Boccheggiò
cercando una via di salvezza che non c’era… era finita… ma doveva arrendersi? Lui che aveva sempre
lottato con ferocia, facendosi passare per un bastardo ma che era l’unico modo
che conosceva per sopravvivere.
Cercò
di prendere il cellulare dalle tasche e di chiamare Connor.
Doveva dargli la cura.. doveva dargliela anche se non aveva ucciso i Mikaelson. Doveva per forza!
A
tentoni digitò i numeri ma il druido come al solito non rispondeva. L’avevo
lasciato solo al suo destino.
Willas bestemmiò tra i denti, poi le forze gli vennero
meno in un calo di pressione. Era atroce quella sofferenza fisica, come se
tutti i muscoli si stirassero in un colpo solo. Si sdraiò lungo il terreno,
cercando di trovare un po’ di sollievo. Non venne.
Deglutì
nel pensare a ricordi lontani che lo avevano spinto in quella caccia
sanguinaria. I ricordi della sua famiglia. Una famiglia che aveva davvero amato
e per quell’amore si era dato all’odio per i mostri che credeva i loro
assassini.
Sua
madre, suo padre, sua sorella… li aveva
amati anche se il destino non gli aveva concesso alcuna umanità ed era già un
traguardo. Forse allora non era un mostro al 100%... Gli venne fuori un debole
sorriso nel ricordare le giornate passate insieme al padre mentre gli insegnava
a identificare i quadri d’arti. E lui da bravo esperto rispondeva sempre in
maniera esatta. Un normale e rimpianto quadretto familiare.
I
ricordi svanirono poi col sopraggiungere della sofferenza prima della fine.
Almeno
forse li avrebbe rivisti… si sarebbe
ricongiunto con loro… Non aveva adempiuto
alla sua missione ma aveva cercato di farlo con tutte le sue energie,
rinunciando così a tutto… sperava con tutto
se stesso di rincontrarli… Non avrebbe
sopportato di ritornare in quel luogo buio ricolmo del nulla.
All’improvviso
il cellulare vibrò. Scorse appena il nome di chi lo stava chiamando.
Jennifer.
Con
un ultimo sforzo, Willas cercò di
raddrizzare la schiena e il braccio per rispondere. Voleva con tutte le sue
forze farlo, lo desiderava… parlarle almeno per
dirle che gli dispiaceva, che non avrebbero potuto mai più rivedersi...
Ma
più cercava di farlo più si sentiva abbandonare le forze.
Alla
fine si arrese e si accasciò a terra. Il cellulare vibrava nella sua mano
tremante, il viso pallidissimo di Willas rivolto
al cielo buio ma ancora desideroso di rispondere a quella chiamata… Il corpo ebbe un sussulto, il respiro gli si
mozzò in gola… I ricordi si susseguirono
velocissimi come fulmini e colpirono in mille scintille.
Poi
la mano tremante non sentì più la vibrazione di quella agognata chiamata, che
avrebbe tanto voluto essere effettuata da ambedue le parti.
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Briony stava guidando a tutto gas verso il luogo
prestabilito e che si trovava in aperta campagna. I cieli si erano oscurati in
vista di un tremendo temporale. Il corpo della ragazza era tremante, desideroso
di vedere l’amica e di assopire quella bruttissima sensazione che le lacerava
il petto.
Cercò
di respirare normalmente e di concentrarsi sulla guida.
Andrà
tutto bene, andrà tutto bene. Così si ripeteva sempre.
Mentre
stava per sopraggiungere, le orecchie udirono un suono…..
un suono di campane… strano, lì attorno non
c’erano cattedrali né chiese… Briony si guardò attorno credendo di essere impazzita
e in effetti non c’erano luoghi sacri lì… ma
quelle campane riecheggiavano nell’aria in un suono stridulo, quasi agghiacciante… come il preannuncio di qualcosa… avvolsero l’aria fino a inaridirla e
renderla letale…
Briony scosse la testa cercando di non pensarci. Scese
dall’auto ma quel suono rimaneva persistente alle sue orecchie… orribile… E non vedeva nessun tipo di chiesa attorno a
quel luogo desolato…. Deglutì provando a far
finta di nulla e pensando che fosse solo frutto della sua immaginazione.
Si
avviò velocemente alla porta di una piccola casetta di campagna abbandonata.
Scassinarla non fu difficile e entrò senza permesso. Subito chiamò il nome
di Ylenia.
Nessuna
risposta. Nessun accenno di vita.
Fece
il giro dell’atrio ma anche lì niente. Una sensazione di terrore la pervase,
agghiacciandola fin nelle ossa.
Si
diresse verso un salone.
E
lì il cuore cessò di battere.
Briony sussurrò il nome di Ylenia a
stento, e in un balzo fu da lei. Ma le gambe erano pesantissime e lente
nonostante i suoi impulsi, quasi andasse tutto a rallentatore per aumentare la
sua agonia. Voleva arrivare subito dall’amica, sdraiata a terra in una pozza di
sangue, ma le gambe erano pesanti come macigni così come lo era la stretta
attorno al cuore.
Riuscì
ad arrivare da lei. Briony spalancò la
bocca in un grido ma non fuoriuscì nulla a prima vista. Cercò di sentire se
c’era battito… non c’era.. La pelle era
freddissima come quella di un morto.
Il
panico la avvolse e tentò di scuotere la strega per farla rinvenire, ma era
come muovere una bambola di cera.
Cercò
di fare pressione sul petto e darle ossigeno, ma ogni movimento era impacciato
e tremolante per via dell’enorme paura che l’assaliva.
Briony sapeva che non avrebbe potuto fare niente per
l’amica, quindi non perse tempo e la sorresse fino alla macchina per portarla
in ospedale.
<< Ylenia resisti, resisti. >> Pregò interiormente
fino a disperarsi.
Con
la coda dell’occhio, prima di richiudere la porta, vide nel salone un piccolo
contenitore di vetro dove era raccolta una piccola luce splendente che sembrava
sprigionare energia. In quel momento non ci diede peso perché non era importante.
La vita di Ylenia lo era e pregò il Signore che
non fosse troppo tardi.
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Il
geme malefico in Klaus stava ancora germogliando a vista d’occhio per dare i
suoi frutti e mettere più radici nel suo animo.
Stava
rientrando a casa a tentoni perché il suo corpo appariva sfibrato.
Voleva
fare tante cose… chiamare la sua famiglia,
andare a uccidere quel bastardo di Willas... ma
non gli riusciva niente… per secoli aveva
usato gli umani come burattini… erano
strano come la situazione si fosse invertita.
L’ibrido
grugnì perché non voleva mollare e così la furia divampava in lui. Chiunque
avesse contribuito a fargli una cosa del genere sarebbe morto fra atroci pene.
Salì
lentamente le scale e andò dritto in camera. Cercò con la coda dell’occhio
delle tracce della sua famiglia ma non c’era nessuno in vista. Forse erano
davvero morti ed era stato tutto uno scherzo di cattivo gusto.
Alla
fine era rimasto sul serio da solo.
Entrò
nella stanza e vide una chioma bionda sul letto. Si bloccò come colto alla
sprovvista.
Agnes
non appena lo sentì entrare si raddrizzò. Era vestita ma i capelli un po’
disordinati per via del sonno.
“Ehi.
Tutto bene? Ho provato a chiamarti.. non dovresti stare fuori a lungo dopo ciò
che è successo alla festa.” disse lei in tono premuroso.
Dio,
sembrava davvero che le importasse. Klaus scavò di più i lineamenti del viso e
avanzò con passi lenti.
“E
tu sweetheart hai dormito sonni
tranquilli? Constatando che tu e il tuo amico avete orchestrato un massacro.”
disse lui semplicemente senza nemmeno scomporsi.
Agnes
allora si bloccò, non aspettandoselo. Ma non vi era alcuna paura in lei, come
se anche quell’emozione le fosse preclusa. Klaus pensò come diavolo aveva fatto
a non accorgersene… persino un cieco si
sarebbe accorto del cambiamento che era avvenuto in lei… ma
forse lui era stato davvero cieco… cieco
perché voleva sul serio che qualcuno lo amasse senza tentare di cambiarlo né di
giudicarlo continuamente.
Ma
amare Klaus per ciò che era poteva risultare impossibile. C’era troppa oscurità
dentro di lui e non si poteva cancellare con una piccola luce o speranza.
Perché veniva schiacciata dalla dura realtà.
Agnes
prese un bel respiro e si risedette. “Sai tutto non è così?”
La
sua compostezza e il suo sguardo vacuo ferì Klaus, anche se pensava di non
poter essere più ferito dopo aver perso la sua famiglia. Il dolore al braccio
non pulsava più… ma qualcos’altro faceva
male.
“Non
temere tesoro. A te non farei mai nulla.” rispose lui in maniera saccente
avvicinandosi ancora.
Vide
Agnes rabbrividire, ma forse era stato solo un riflesso. “Vorrei dirti che
mi dispiace…. Ma non sono io che governo questa
situazione né a decidere… la vera me stessa
non c’è più… non c’è mai stata da quando
questo corpo è stato fatto ritornare con la magia nera. I ricordi c’erano
ancora, così per rendere questa recita più plausibile agli occhi degli altri e
rendere la mia esistenza quasi normale… per
un solo fine.”
<<
Sì quello di uccidermi >> A quella consapevolezza Klaus sentì un punto
nel petto stringersi e strapparsi a morsi dovuti a quelle parole.
Agnes
sospirò. “Connor manovrava questo corpo e i suoi
pensieri. Io potevo solo obbedire perché non sono realmente viva quindi era
impossibile combattere la realtà. Ma se ti può consolare….”
Abbassò lo sguardo quasi con fare dispiaciuto. “Se fossi stata veramente io,
con la mia anima e la mia coscienza impiantate in questo corpo… non avrei mai fatto una cosa simile… anche se tu hai fatto delle cose spregevoli
nel corso dei secoli…”
Klaus
sorrise amaramente ricordando il disegno che lei gli aveva fatto… si erano lasciati con la vana promessa che un
giorno lui avrebbe visto qualcosa nel suo specchio personale… qualcosa
di cui non vergognarsi… ma il suo riflesso
era rimasto sempre lo stesso… immutato e malvagio… ogni speranza spaccata in pezzi di vetro.
“Oh
sì certo… d’altronde un animo buono e
gentile come il tuo non recherebbe mai del male no?” mormorò lui ironicamente
stando ancora in piedi.
“Ma
l’hai fatto, angioletto. A tua insaputa l’hai fatto anche in Francia. Perché le
debolezze umane finiscono solo col distruggere.. e infatti guarda il
risultato.” Il tono era duro e spietato.
“Il
mio fine a quel tempo era sincero… anche se
non sarebbe valso a nulla.” rispose lei tentennante.
“Infatti.
Non è valso a niente, solo a un altro destino di morte. La morte rincorre me e
i miei fratelli da sempre, ti era sfuggito questo?” domandò lui guardandola
feroce.
Agnes
sviò lo sguardo. “Lo sapevo invece. Ecco perché volevo provare a capirti e a
cercare un po’ di umanità in te… ma non
trovandola sotto i tuoi strati di odio, l’ho considerata una battaglia senza
vincitori. Per questo me ne sono andata via quella sera nella carrozza. Non sei
tu ad avermi lasciata andare, me ne sono andata io. Perché volevo vivere… ma vivere veramente. Non morire stando al tuo
fianco.”
Quelle
parole vere e sincere furono come un colpo di frusta. Non bastava neanche
giustificarsi che quella davanti a lui non era la vera Agnes, che era solo un
corpo vuoto privo di anima… perché alla
fine quella era davvero la verità e lui se ne rendeva conto senza indugi.
Perché bruciava come veleno.
Gli
antichi ricordi fecero da testimone a quelle parole fatte fuoriuscire perché
ormai nessuno lì dentro aveva più nulla da perdere.
“Che
cosa farai ora?” domandò poi Agnes ritornando gelida.
La
bocca di Klaus si distorse in un ghigno. “Non ti torturerò come ho fatto con
tua sorella, tranquilla.”
A
quella provocazione Agnes alzò lo sguardo verso di lui. Ma nemmeno un barlume
di emozione attraversò il suo viso angelico. Il nulla assoluto. Era davvero
vuota. Se si disinteressava così delle condizioni della sua amata sorella
allora voleva dire che era tutto perduto e che quella conversazione non serviva
a niente.
“Il
tuo braccio è messo male. Ma non basterà a cancellare il marchio che ho indotto
su di te grazie alla magia di Connor.” constatò
Agnes con glacialità disumana.
“Questo
l’ho notato, grazie mille per l’ovvietà. Ma rimedierò stanne certa.” rispose
lui determinato, sedendosi vicino a lei.
Quando
lui alzò una mano per accarezzarle i capelli, lei provò a scansarsi via ma lui
le disse:
“Di
solito un essere vuoto non prova neanche paura, sweetheart.
Ne hai?” la canzonò lui con tono vellutato.
Lei
scosse la testa. “Mi chiedo solo perché stiamo continuando questa conversazione
visto che la verità è venuta fuori.”
Klaus
fece un ghigno accarezzandole quel delicato collo da cui spesso aveva bevuto..
quel sangue dolcissimo che lo aveva inebriato… tutta
una menzogna.
“Non
temere angioletto. Mi conosci ormai, nonostante questa lurida farsa. Ti
prometto che non sentirai dolore.” le bisbigliò lui col suo canto di morte.
Agnes
stava per voltarsi verso di lui in segno di allarme ma non fece in tempo a fare
niente, che sentì le mani di Klaus serrarle il collo e spingerla di più contro
il letto.
La
ragazza boccheggiava in cerca d’aria, gli occhi azzurri sgranati ma pur sempre
vuoti. Perché lui non l’aveva mai capito? Perché si era fatto beffare dalle
debolezze? Perché aveva permesso a se stesso di cascare su quell’errore comune?
Quelle
domande con una risposta che odiava contribuirono a montare dentro Klaus una
furia incontenibile. Torreggiava sulla ragazza da cui credeva di ricevere
amore. Quello stupido e potente sentimento che lui le stava
piano piano concedendo… ma l’odio
scavalcò tutto..
Le
mani si serrarono di più su quel fragile collo, dando un’altra torsione. Mentre
le mani ormai fredde di Agnes gli colpivano il volto rigato di lacrime
--******************************----
La
barella correva lungo il corridoio dell’ospedale e Briony la
inseguiva come in una corsa contro il tempo. Aveva lo sguardo pallidissimo,
ancor più bianco di quello di Ylenia che
rimaneva immobile mentre i dottori ispezionavano le numerose ferite.
La
sofferenza di perdere la sua migliore amica quasi stritolò Briony e la colpì come un pugno.
Si
avvicinò delirante alla dottoressa Fell. “Dalle
il sangue!”
La
dottoressa capì subito e infatti assentì dicendo. “Gliene ho già dato quando è
entrata in ospedale ma ancora non ha fatto effetto…non
c’è battito, dovremmo quindi optare per le tecniche tradizionali.”
Briony si sentì soffocare dopo quelle parole… Non riusciva a guardare l’enorme ferita
che Ylenia aveva riportato sullo stomaco…non riusciva a vedere quel corpo bellissimo così
devastato dal sangue..
“Portiamo
subito in sala operatoria!” I dottori trasportarono la barella in un’altra sala
e Briony li seguì spedita.
“Signorina
non può stare qui.” un’infermiera cercò di bloccare Briony ma
lei subito scattò.
“E
si levi! Io rimango!” Si puntellò fino a scavare il terreno, spingeva via tutti
gli infermieri che volevano mandarla via mentre a Ylenia veniva
data una maschera d’ossigeno.
All’improvviso
una voce dal corridoio la riscosse. “Briony! Elijah
ha ricevuto il tuo messaggio e sta arrivando! Che cosa è successo?”
Finn le arrivò subito a fianco con sguardo
visibilmente preoccupato. Briony lo fissò
con labbra tremanti.. doveva dirgli ciò che era accaduto, implorarlo di fare
qualcosa per salvare Ylenia… ma l’unica
cosa che fece fu scoppiare in lacrime.
Tutte
le forze che aveva racimolato quel giorno si spezzarono come argini distrutti
da un fiume in piena. Un fiume di agonia.
Si
portò le mani al viso continuando a piangere e dandosi la colpa di
quell’inferno.
Finn capì subito il motivo di quelle lacrime e
infatti si voltò verso la sala operatoria. Il viso del vampiro era ricolmo di
shock, quasi non respirava più nel vedere la donna che aveva amato alla follia
ridotta in quel modo…. Le aveva augurato più
volte ogni male, l’aveva maledetta… ma ora
quello non sembrava avere importanza e disintegrarsi del tutto.
Tutti
e due pregarono che Ylenia ce la facesse.
Il
monitor delle pulsazioni vitali però era nullo, la linea dei battiti del cuore
era retta senza alcuna curvatura o rialzo. Briony
maledisse quel monitor perché doveva per forza non funzionare.
L’ennesimo
infermiere venne da loro per dire che non potevano stare lì, ma Finn senza tanti preamboli lo soggiogò ordinandogli di non rompere e di fare il suo dovere.
Briony stava in attesa, pregando e piangendo.
“Ylenia ti prego ti prego..” sussurrava a stento, mani
incrociate contro il viso.
Finn sembrava una statua immobile e morta.
Non
potevano pensare che quella donna forte, un’amica e una donna amata, stava
per andarsene… Si rifiutavano di accettarlo
e sperarono fino all’ultimo per un miracolo.
Briony pregò di nuovo ma le sue preghiere non vennero
ascoltate per l’ennesima volta. Un destino che si abbatteva su di lei come un
colpo d’ascia.
I
dottori si stavano radunando lungo il lettino per firmare alcune scartoffie.
Poi un velo bianco.
“Ora
del decesso: 14 e 20.”
FINE
CAPITOLO.
Dopo
quasi un mese di assenza vi appioppo questo capitolo drammatico….
E te pareva XD
Prima
di tutto scusate per il ritardo ma ho dovuto mandare avanti l’altra fanfic su TVD e tra impegni vari ecc., non posso
aggiornare quotidianamente quindi abbiate pazienza please J Intanto
ripassatevi i miei poemi ahah XD Dai che
ormai la storia sta per finire e non vi assillerò più!
Ritornando
al capitolo… Ylenia, Willas e Agnes sono morti. Ma questa volta, ahimè, per
davvero. Nessuna resurrezione. Morti sul serio. Mi sono commossa in tutte e 3
le morti per ragioni diverse… mi è costato
tanto farlo ma l’ho fatto per dare una svolta prima della fine… Far morire Ylenia è
stata la scelta più tremenda e dolorosa che abbia mai dovuto prendere. C’ho
pensato più e più volte, fino a fracassarmi il cervello… e
alla fine ho deciso così anche se è ingiusto. Ma da quando io faccio cose
giuste? XD
Mi
sono intristita anche per la morte di Will… ok
che tutti l’odiavate, per ovvi motivi, ma a me piaceva molto… non
solo perché è un mio personaggio ma perché è uno dei “cattivi” in cui però vedo
un barlume di bene… il suo odio era tutto
dovuto al suo passato doloroso che aveva dovuto affrontare… lui
non vede i Mikaelson come li vediamo noi… belli, fighi, maestosi… a lui non importa, lui DEVE ucciderli. A
contrario di Briony lui non si fa grossi
problemi, anche perché crede che la sua missione sia giusta. Valsa per
vendicare la sua famiglia, anche se alla fine scopriamo che i Mikaelson non c’entravano nulla… Non
dico che non dovete odiarlo ma almeno di capirlo L
E Agnes… beh capitela anche lei… la vera Agnes è quella dei flashback. Quella di
adesso era solo una montatura, il suo corpo ma senza la sua anima dolce di cui
vi siete tutti innamorati. Se fosse stata veramente lei non si sarebbe mai
comportata così con Klaus né si sarebbe sottomessa a Connor.
So che ho fatto una bastardata… insomma..
potevo riportarla sulla Terra col corpo integro + l’anima. Ma sarebbe stato
prevedibile. E un lieto fine per Klaus-Agnes non
ce lo vedevo proprio. Alla fine vi ho fatti dannare ancor di più XD Sorry!! Spero non mi odierete ma la mia vena
sadica-drammatica non ha limiti xD
Briony e Elijah non si sono visti molto ma insomma si
sa che quei due si amano, che farebbero di tutto l’un per l’altro bla bla bla.. c’è bisogno di ripeterlo? No xD Dai
che tra poco non vi seccherò più Ahah xD
Infine… spero che questo capitolo vi sia piaciuto
nonostante tutto! E se avete qualcosa da chiedere, chiedetemi pure! Aspetto con
ansia le vostre recensioni per capire i vostri pensieri. Non fate i timidi :P
L’immagine
qui sotto l’ha creata la mia cara Kitsune4573 ed è praticamente un’immagine
cross-over tra la mia fanfic e la sua (ElijahxNuovo personaggio). Con questo non è che stiamo
per fondere le due storie, è solo un modo carino per evidenziare le fanficsu questo grandioso e bellissimo personaggio quale è
Elijah <3
Se
volete aggiungermi su facebook, dove spesso
rilascio news ecc, chiedetemi l’amicizia. Sono “Elyforgotten Efp”.