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Autore: elyforgotten    14/04/2013    10 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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32 CAPITOLO

 

I minuti passavano come un macigno in pieno petto, e se si convertivano in ore la paura scavava fino a formare un cratere per quella corsa contro il tempo.

Willas sembrava un invasato, con occhi da pazzo e comportamento ancor più da pazzo. Era corso in tutte le farmacie d’America a minacciare i farmacisti per dargli un antidoto, qualunque cosa potesse curarlo dal veleno che Connor gli aveva inflitto. Ma nessuno gli aveva saputo rispondere e per la rabbia Will aveva sparato in testa a un medico senza pensarci due volte. Aveva chiamato chiunque conoscesse in una richiesta d’aiuto ma era stato vano. Definitivamente spacciato.

 Non c’era cura al di fuori di quella che poteva dargli Connor… ma ad un prezzo.

Willas aveva messo sottosopra la sua stanza, scaraventato per aria tutti i mobili per via del lurido tradimento di cui era stato vittima.

Ma alla fine si era deciso... l’orologio andava avanti velocemente e l’uomo sentiva già perline di sudore scendergli sulla fronte a testimoniare ciò che gli stava accadendo al fisico. In fretta e furia andò alla tenuta dei cacciatori per prendere tutte le armi che gli sarebbero servite. I cacciatori che incrociarono la sua via subito girarono al largo perchè avevano intuito che Will quel giorno era fuori di sé più del solito. Lui d’altronde non biascicava parola e guardava sempre dritto con occhi scavati tipici di un malato terminale. Era mortalmente pallido, la fisionomia di un fantasma in delirio.

All’improvviso lì dentro si udì la voce sonora di Jennifer che parlottava tra sé e sé. Non appena la rossa si accorse della presenza di Will subito lo guardò storto:

“E tu che fai qui? Non hai più persone da torturare?”

Willas però le diede una occhiata fugace, troppo intento a racimolare le armi.

Jen sospirò: “Allora… mi dici che cosa hai combinato? L’altra volta sei andato via come un toro furioso.”

“La cosa non ti riguarda.” Will col dorso della manica si asciugò le perline di sudore e per cancellare l’inquietudine di cui era vittima.

“Fai come vuoi. Ne riparleremo in un altro momento, quando sarai più calmo e meno stronzo!” borbottò Jennifer agitando le mani per aria.

Willas allora si bloccò.

Non avrebbe mai avuto il tempo.. quel vitale pezzo dell’esistenza che veniva segnata con le sue lancette era proprio quello che gli mancava.. il tempo di parlare e di mettere tutto a posto, forse, non ci sarebbe stato mai…

Rendendosi conto di quel fatto allora si scurì la voce nel momento stesso in cui Jen si propendeva verso di lui per prendere qualcosa.  Vedendo che lui era intenzionato a parlarle, lei si bloccò a fissarlo seria:

“Beh? Che c’è?”

Per la prima dopo tanto tempo Willas indossò non una maschera feroce o da pazzo, ma un espressione serena, quasi dolce… come quando era normale.. umano.

Gli sembrò da stupidi comportarsi bene l’ultimo giorno della propria vita, ma si sentiva in dovere di farlo.

“Sono davvero fortunato di averti incontrato. Non te l’ho mai detto né fatto capire e mi dispiace molto di questo.. ma sei davvero una persona speciale, anche solo per avermi sopportato.”

Jennifer sbattè le palpebre ovviamente presa alla sprovvista. Non se lo sarebbe mai aspettata, non da Will.. ma lui in quel momento la stava fissando in maniera sincera, quasi vulnerabile e non vi erano inganni. Adorava quell’espressione, come quando le aveva confessato che gli piacevano i suoi capelli rossi.

Non riuscendo a contenersi, si avvicinò a lui e gli diede un bacio a fior di labbra. Lui chiuse solamente gli occhi, accogliendo il bacio come se in quello scambio potesse raccogliere le forze. Jen si distaccò poi con un sorriso:

“Quando vuoi, sai essere così gentile…” gli sorrise di nuovo allontanandosi.

“Dico sul serio” disse lui voltandosi verso di lei. “Davvero, ora mi rendo conto che mi sono comportato male con te.” Jennifer si girò ancora spiazzata da quella confessione non tipicamente da Will.

“E visto che potremmo non chiarire più… volevo che lo sapessi.” Il tono di voce dell’uomo era sincero,  ma trasudava anche debolezza. Era così pallido da apparire un fantasma.

Wey ma che ti sei fumato?!” domandò Jennifer guardandolo attentamente negli occhi.

“No niente.” Will smorzò con una risata. “Forse perché dormo male la notte..”

“O magari perché senti la mia mancanza” Mormorò lei maliziosa ritornando al periodo in cui si sentiva spensierata con quel tipo misterioso.

Lui le sorrise affabile e stava per accarezzarla, ma notò con la coda dell’occhio che la mano stava tremando visibilmente. La nascose dietro la schiena come nulla fosse. Uno degli effetti collaterali del veleno... doveva fare in fretta.

Si scurì la voce: “Ora devo andare.”

Jen si fece da parte con sguardo perplesso, ma lui non le diede modo di indagare che infatti la spiazzò con un affascinante sorriso.

“Ci vediamo dopo.” E in cuor suo ci sperò davvero.

Jennifer gli sorrise di rimando, sperando davvero di poter chiarire visto che quel sentimento sembrava non essersi per nulla affievolito dentro di lei nonostante tutto. Decise quindi di aspettarlo.

Willas uscì con tutto l’arsenale e guardò il timer con visibile preoccupazione.

10 ore, 21 minuti e 47 secondi.

Passati quelli, sarebbe stata la sua fine o quella dei Mikaelson.

 

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Briony era appena stata a trovare la sorella, un incontro avvenuto nella massima segretezza perché non si doveva venire a sapere che i Mikaelson erano ancora in vita. Ne andava della propria incolumità. Ma nonostante questo il profondo vuoto dal quale Briony era stata buttata in precedenza sembrava non esistere più. Riabbracciare la sorella, ritrovare Elijah… aveva tutto ciò che le serviva e desiderava che questo restasse immutato per molto molto tempo.

Ma c’era qualcosa che la graffiava, come un fastidioso prurito che non cessava ad andarsene… Ylenia.

Non sentiva la strega da giorni e anche se era solita fare così, Briony si sentiva più preoccupata che mai. Sentiva la tensione continuare a spremerla, stringerla in una morsa che rischiava di soffocarla.

Già una volta era successo e lei aveva ignorato le avvisaglie. Ora non più. Cercò quindi di contattare l’altra persona che sapeva essere vicino a Ylenia.

Il cellulare squillò a vuoto per diversi secondi.

“Pronto?”

Finn? Scusa il disturbo, sono Briony.”

Briony?” la sorpresa nella voce di solito piatta nell’Originario. “Cercavi Elijah?”

“No.” Briony ingoiò il magone che si stava formando dopo come si erano lasciati, ma le sembrò un macigno enorme da digerire “Volevo parlare con te… hai visto per caso Ylenia?”

Ylenia? No. Ci ha aiutato a riprendere i sensi e poi si è dileguata. Tipico.”

“E non sai dove posso rintracciarla?”

“Perché queste domande?”

Briony si inumidì le labbra: “Temo possa essere successo qualcosa..”

“Se è per Connor che temi… non devi farlo. Elijah è sulle sue tracce e se conosco bene mio fratello gli starà col fiato sul collo incessantemente. Quindi non credo che Connor abbia tempo e modo di vendicarsi su una persona… soprattutto se questa persona è Ylenia.”

“Lo so che lei sa cavarsela sempre e comunque… ma ho una bruttissima sensazione. Come alla festa. Tu mi avevi chiesto se c’era qualcosa che non andava e io ho fatto finta di niente credendomi paranoica.”

Udì Finn sospirare: “Terrò gli occhi aperti nel caso.”

“Ok grazie Finn.” Dopo quella telefonata Briony si sentiva un pochino più positiva. In fondo mica tutte le calamità potevano perseguitarla.

“In effetti… se Connor al momento è fuorigioco mi sento più sicura. D’altronde non esiste uomo più malefico di lui al mondo.”

 

---------------*************-----------

Ylenia sentiva le viscere accartocciarsi come se avesse davanti il demone più temibile dell’inferno. Lei lo aveva assaporato, l’inferno, e ne era rimasta scottata tanto che le bruciature la stordivano ancora. E dunque non voleva che ricapitasse più. Ma come fare senza armi? Senza vie di salvezza?

Rimaneva inerme, legata a una sedia, di fronte a quel demonio. Non sapeva nemmeno dove si trovava: era tutto buio attorno a lei e rimanere legata le metteva un senso di impotenza addosso che aborriva.

Decise di combattere perlomeno a parole: “Il cervello ti ha dato di matto più del solito, Klaus?”

L’ibrido comparve nella penombra col suo solito sorriso inquietante.

“Forse sono folle.. non ho mai dimostrato il contrario.. ma mi sento perfettamente lucido in questo momento.” Mormorò fintamente calmo, giocherellando con un pugnale. “Perché ogni parte del mio essere vuole a tutti i costi sapere cosa la tua mente perversa stia architettando… e userò ogni mezzo perché non mi fermerò davanti ai codici di cavalleria.” Sibilò lui come un serpente, facendo volteggiare il pugnale di fronte al viso di Ylenia a un palmo dal suo naso.

“La mia mente perversa dici?” Ylenia soffocò una risatina. “Non sono io che ho rapito una donna e legata senza una minima spiegazione. Mi dispiace caro ma io stavolta non ho fatto niente e tu sei il solito pazzo.”

Klaus le sorrise nello stesso modo di prima. “Ancora vuoi negare streghetta? Di solito chi viene messo alle strette saggiamente sputa il rospo, ma vedo che la saggezza l’hai mandata a farsi benedire.” Finendo la frase in modo ambiguo, Klaus le sistemò un ciuffo dietro il viso grazie all’aiuto della lama. Ylenia sussultò nell’avvertirne il gelo.

“Non so proprio di che cosa stai parlando.”

Klaus così perse definitivamente la pazienza. Il sorriso si trasformò in un ringhio, le mani le bloccarono le sue, incastrandole nei braccioli della sedia e serrandole con le unghie. I visi faccia a faccia.

“Così non va bene Ylenia. La prima volta  che mi inganni devi vergognarti tu, ma alla successiva devo vergognarmi io. E questa volta non la scamperai perché ho capito il tuo gioco, lurida sanguisuga. Volevi fotterci tutti, come hai fatto in Francia secoli fa. Ingannarci proprio sotto il naso mentre tu ci facevi addio con la manina e scappavi in una carrozza d’oro. Ma ora non mi sfuggirai perché metterò fine ai tuoi luridi inganni.” Così dicendo lascio andare la presa sulle sue mani mentre Ylenia rimaneva costretta all’immobilità. La mente era più confusa che mai e dietro le parole enigmatiche di Klaus non c’aveva ricavato niente, se non che fosse sul serio uscito di senno.

I suoi occhi saettarono sul braccio sinistro dell’ibrido, solcato da una profonda ferita che andava a infettarsi e dal gran che era profonda si vedeva quasi il tessuto muscolare. Ylenia continuava a capirci sempre meno mentre la testa girava in preda a una forte vertigine.

“Che stai guardando? Un altro dei tuoi misfatti? Davvero abominevole visto che ti sei servita della tua stessa sorella per fare il lavoro sporco.” sbottò Klaus trattenendo la collera.

Ylenia sgranò gli occhi, stentando a respirare. “Agnes? Che c’entra lei? E di che cazzo stai parlando?? Klaus giuro su Dio che..”

“Non le ho fatto niente. Così come a te… per adesso…” Il sorriso di Klaus però non la faceva stare tranquilla. “Visto che tu non ti discolpi.. farò da solo il giudice e emetterò la sentenza a modo mio.” borbottò mettendo il pugnale sopra la spalla.

“Ma di che diavolo parli??”

“Parlo!” Klaus si spostò velocemente su di lei inchiodandola con i suoi occhi fumanti. “Parlo di come tu e il tuo padrone ci avete presi tutti in trappola, maledetta sgualdrina! Tu hai organizzato tutto facendoci entrare nella tana del lupo! Hai mandato quel delizioso fiore di tua sorella a mantenermi buono e a rammollirmi. E poi il colpo finale alla festa!” Klaus strinse i legacci che incatenavano Ylenia, facendola gridare dal dolore come se contenessero acido.

“Cosa?? No ti sbagli!”

“Ti ho vista!” Klaus sembrava letteralmente un invasato. “Ti ho vista alla festa! Tu cercavi di non farti notare e di agire nell’ombra, ma io ti ho notata eccome cherie! Trasportavi i cadaveri dei miei fratelli chissà dove.. dove li hai messi?? LI RIVOGLIO!”

A fine frase la afferrò rudemente per il collo. Ylenia temette di stritolare. Quel pazzo per colpa della sua mente perversa aveva travisato tutto!

“No ascolta! Non è così! Io ho solo nascosti i corpi dei tuoi fratelli per farli rivivere! Grazie a me non sono morti! Idiota ascoltami!”

“Sì certo..” Klaus la prese in giro con un ghigno. “Sei andata dritto all’inferno per riprendere le loro anime non è così? Li ho sentiti morire.” Sibilò di nuovo stringendole il collo come se fosse una matita. “Uno per uno. Li ho sentiti gridare, invocare aiuto e morire. Ma per colpa tua e di quel bifolco sono rimasto immobile, come il più stolto degli stolti. Non potevo fare niente per aiutarli e nemmeno staccare le vostre teste. Ti sei divertita a vedere compiuto il tuo lurido piano? D’altronde ci volevi tutti morti da secoli. E stranamente la tua amica del cuore è l’unica che ne è uscita indenne dal massacro. Che strana coincidenza!” Un luccichio maligno gli balenò negli occhi; strinse sempre di più la presa sul collo di Ylenia fino a farla soffocare e impedendole così di giustificarsi.

“Ma metterò fine io stesso alle tue malefatte. Questa me la pagherai davvero cara. Solo io posso toccare la mia famiglia, nessun altro.” Così dicendo mollò in un lampo la presa sulla strega, che boccheggiò in cerca d’aria pura. Tentò di sfilarsi i legacci che la legavano, ma inutilmente.

Klaus fece un passo indietro sempre tenendo lo sguardo fisso sulla sua preda. “Ma prima di divertirmi con te… voglio che mi spieghi questo.” E le indicò il braccio maciullato “Anche volendo non potrei staccarmi il braccio… ho cercato in ogni modo di espellere quel simbolo che lampeggia e perfora la mia pelle assiduamente, ma anche adesso continua a infastidirmi come un persistente prurito… dimmi a che serve e soprattutto come fare a eliminarlo.”

Ylenia era così debole e priva di forze che non riusciva nemmeno a scuotere la testa.

“Io non lo so…

Un sonoro ceffone le fece voltare la guancia dall’altra parte, infiammandola come se la mano di Klaus fosse un carbone ardente. Sputò un rivolo di sangue mentre Klaus la fissava per nulla rammaricato. “Il termine non lo so non è previsto in questo interrogatorio. Allora.” E le mostrò lo scempio che aveva arrecato al braccio di sua stessa mano. “Come posso far andar via la magia che voi bastardi avete imposto su di me?” La voce tratteneva a stento la collera e la furia. 

Ylenia sembrava un malato terminale tanto che non riusciva ad aprire bene gli occhi.

“Non lo so, come diavolo te lo devo dire? In aramaico forse?”

Klaus sogghignò: “Resterai stupita di sapere che conosco quella lingua morta. E non sarà l’unica cosa morta qui dentro fra poco.” E ad un tratto immerse il pugnale in una polverina brillante che resta lucida la punta della lama. Ylenia stentava a capire cosa quel demonio volesse fare. Rimaneva inerme alla sua mercè, priva di qualunque potere.

“Preferisci che me la prenda con la tua adorabile sorellina? Egoista da parte tua visto che sono certo che c’è la tua mente diabolica dietro tutto questo. Hai sempre voluto contrastarmi, mettermi i bastoni tra le ruote..” mormorò lui con tono fintamente pacato mentre faceva roteare il pugnale. Si avvicinò pericolosamente e fece saettare delicatamente la punta della lama lungo il braccio della strega.

Fu quasi una carezza, ma Ylenia strillò come se le avesse appena iniettato dell’acido.

“Non strillare che mi innervosisci.” sbottò lui diabolico facendo scivolare la lama lungo tutto il braccio della strega, la quale non cessava di gridare per via del tormento fisico. Le mani si aprivano lungo i braccioli per sopportare il male.

“Non strillare, rispondi invece.”

“Ti ho detto che non so nulla delle tue farneticazioni!” sibilò Ylenia tra i denti sputando schiuma e sangue.

“Così come non sapevi niente della vera natura di Briony Forbes, non è così?” Sogghignò lui come se già sapesse la risposta.

“Puoi anche non crederci… ma le mie intenzioni sono pure perché sono sempre state dettate dall’auto sopravvivenza, dall’amicizia o dall’amore… cosa che tu non capirai mai.” Borbottò Ylenia stancamente.

Preso dalla furia, Klaus le inficcò il pugnale all’interno della coscia sinistra. Ylenia gridò dalla sorpresa e dal male cane; sentiva i muscoli accartocciarsi.

“Figlio di puttana!”

Eeek risposta non pertinente. Anche se sono nato dal frutto di un adulterio.” Klaus ghignò e levò via la lama dalla carne ferita di Ylenia, che boccheggiava di continuo per il dolore. A quel punto solo le corde riuscivano a tenerla ditta con la schiena.

Non… non è con me che devi prendertela.” bisbigliò priva di forze mentre il sangue diluiva dalle brutte ferite.

“Questo si vedrà.”

Il sorriso perfido di Klaus però le fece presagire che quel tipo di inferno era solo l’inizio e quello meno pericoloso.

 

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Rebekah si stava avviando furtiva verso la macchina. Portava quatta quatta della sacche di sangue appena rubate dall’ospedale: Elijah si era raccomandato di non fare gesti azzardati, ma Kol come al solito scalpitava come un pazzo perché si sentiva assettato e se non si nutriva al più presto sarebbe saltato addosso a qualcuno. In assenza di Elijah era stata Rebekah a prendere in mano la situazione ed era uscita dal loro nascondiglio per prendere delle sacche di sangue.

Stava per infilare la chiave nella portiera, ma un vento improvviso e gelido le fece rizzare i peli del braccio e voltare di colpo.

Di fronte a lei c’era il cacciatore, Willas. Gli occhi rossi ardevano come fuoco e sangue.

“Tu.” sibilò lei cercando di nascondere la paura. Willas le sorrise affabile:

“In carne e ossa.” E senza nemmeno esitare la afferrò per la testa e la spinse con forza contro il finestrino della macchina. Dal colpo, il vetro si ruppe in mille pezzi e la vampira cadde svenuta a terra. Willas fischiettò soddisfatto e poi trasportò senza nemmeno troppe grazie quel corpo dentro in macchina.

 

 

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La sedia su cui era legata Ylenia cadde a terra, portando lei con sé. Sbattè fortemente la testa, rischiando di svenire… magari sarebbe stato meglio visto che il dolore era asfissiante. Aveva lividi e tagli ovunque perchè Klaus non si era per niente risparmiato. Sembrava che dentro di lui fosse germogliato il seme della follia e questo cresceva sempre di più, fino a inaridirgli ogni lucidità.

“Non ci siamo. Proprio non vuoi collaborare… vuoi proprio che faccia una visitina alla tua sorellina?” domandò lui maligno pulendosi la giacca da qualche chiazza di sangue versato.

Ylenia mugugnò cercando di pensare a una via di fuga.

“Le streghe mi provocano sempre dei guai. Con i vostri tranelli ci avete messi nel sacco. Ma manca un Mikaelson a completare la vostra opera del massacro… un enorme sbaglio lasciarmi in vita perché sono un tipo piuttosto vendicativo.” E così dicendo prese una spranga di ferro che aveva lasciato bollire nel fuoco per qualche tempo. La punta dell’arma era rosso ardente e scottava terribilmente.

Ylenia sussultò in preda al terrore mentre Klaus le si avvicinava tenendo tra le mani quella falce.

“E adesso mi spiegherai ogni piccolo particolare dei tuoi piani diabolici altrimenti…

All’improvviso il suo cellulare squillò, interrompendo così la minaccia. Infastidito prese il cellulare e rispose senza neanche vedere chi fosse: “Spero sia urgente perché altrimenti ti infliggerò la stessa tortura che...”

“La vita di tua sorella credi sia abbastanza urgente?”

La voce dall’altro capo della linea lo prese in contropiede, letteralmente. Klaus ci mise un secondo buono per rispondere. “Che cosa hai detto?”

“Hai capito bene, mostro. Ho in mano la tua sorellina e sì, è viva, ma non per molto se tu non fai come ti dico.” La minaccia di Willas ebbe chiaro effetto.

Klaus lanciò un’occhiata a Ylenia: “Come faccio a sapere che non è una delle vostre luride trappole?”

“Oh dalla tua alta esperienza credo che tu posso capire i pro e i contro.. o forse il vostro cervello col passare del tempo si è talmente rimpicciolito da non capire cosa temere o no?”

Klaus ringhiò. “Che cosa vuoi?”

“Da te? Nulla. Ho inviato lo stesso avviso ai tuoi fratelli mostri, ma con te sarebbe più divertente lasciarti vivere visto come ti abbiamo nel sacco.”

Il sogghigno di Will fece andare Klaus su tutte le furie e pensò di infilzarlo con la lama ardente che aveva in mano. “Spiegati meglio e magari non ti scuoierò vivo.”

Altro sogghigno. “Siamo noi che ti teniamo appeso per le palle, non il contrario. Comunque sembri perspicace nonostante tu ti sia fatto fregare da una biondina come il peggiore dei coglioni. E dire che credevo che i vampiri non nutrissero più alcuna emozione umana. Beh nel tuo caso Connor c’aveva visto giusto, e sei stato beffato.”

Klaus serrò sempre di più il viso fino a farlo apparire irriconoscibile.

“Non abbasserò la guardia una seconda volta e comunque anche voi avete fatto un buco nell’acqua visto che la mia famiglia è viva. Dimmi subito che cosa vuoi.”

“Non mi hai davvero capito o sei così idiota come appari? Tu non sei un mio problema, voglio concedermi un piccolo sfizio di vendetta… uccidi Connor, e spezzerai pure il collare che ti tiene legato a lui.”

Klaus drizzò la schiena per quella informazione, ma tenne comunque alta la guardia. “Perché tradiresti il tuo caro padrone?”

“Per ragioni mie e perché ho smesso di farmi sfruttare come un cane. Fai qualcosa di utile per rendere immacolata la tua fedina penale. Uccidi quel figlio di puttana di Connor, se ne sei capace.”

“Certo e poi verrò a cavarti il fegato.”

“Le minacce non sono gradite.” E alle orecchie di Klaus arrivò un grido appartenente a una voce che ben conosceva. “Recepito il messaggio? Avanti non mi costringere a fare la parte del cattivo. Quella è roba per Connor che manipola persino i fantasmi. Beh problemi tuoi questi.”

“Non t’azzardare a riattaccare!” Ringhiò Klaus che dalla furia stava quasi per distruggere il cellulare.

“Tu non puoi manipolarmi, lurido mostro. Questa prerogativa la lascio a Connor ed è molto più bravo di te, visto che ha manipolato persino la mente della tua adorabile biondina e reso te un suo burattino. Che pena mi faresti… se non ti disprezzassi tanto!”

“Ascoltami bene..”

“Tempo scaduto e il tempo per me è prezioso. Fai bene il tuo lavoro e nessuno si farà male. Adios.”

Klaus stava per urlargli di andare all’inferno ma sentì solo il bip bip della mancata linea. Sbattè il cellulare contro un tavolo poi rivolse la sua attenzione a Ylenia, che nonostante la sua debolezza aveva ascoltato tutto.

“Visto che non ti mentivo? Quando uno ti dice la verità pensi sia una bugia mentre quando uno ti mente gli credi. Sei proprio un idiota.”

“Zitta.” Sibilò Klaus stizzito camminando a falcate per sbollire la furia. “Non credere che per te sia finita qui. La tua mente diabolica può aver escogitato tutto insieme a quell’infido del tuo padrone. Da quando sei entrata nella mia vita mi hai sempre procurato rogne!”

“Perché? Perché ti ho fatto conoscere Agnes?”domandò Ylenia capendo il tasto dolente.

Klaus le lanciò un’occhiata di fuoco:

“Taci!”

Mentre l’ibrido continuava a camminare e a pensare su possibili soluzioni, Ylenia sospirò nel ricordare ciò che aveva vissuto con Agnes nell’ultimo periodo:

“Sapevo che non era più quella di prima… lo avvertivo… sentivo che non aveva più la stessa luce di un tempo.. né la stessa morale… Connor mi ha mandato un involucro vuoto.” Mormorò con una lacrima agli occhi capendo di aver perso per sempre la sorella. La morte ripagava solo con la morte.

Klaus allora si voltò verso di lei con sguardo da folle:

“Ecco che c’entri tu. Sei stata tu a mandarla qui a maledirmi la vita per la seconda volta!” ringhiò furioso e continuando a camminare.

“Dovrei sgozzare te, tua sorella, Connor…

Ma mentre finiva le sue minacce, Klaus sentì un male incurabile invadergli il braccio sinistro fino a svilupparsi in tutto il corpo. Sapeva che cos’era e non poterlo contrastare lo mandava ancor di più in bestia. Non si sarebbe fatto manovrare dalla magia… lui doveva uccidere quei traditori e riunirsi alla sua famiglia… ma più ci pensava più sentiva una violenta scossa attraversare tutto il suo essere.

Gridò a perdifiato, sbattendo la schiena contro il muro. Il desiderio di staccarsi il braccio era continuo.

Ylenia a sua volta lo guardava come se fosse posseduto dal demonio. Cercò di slegare i legacci che la tenevano stretta, ma Klaus fu da lei in un lampo.

I suoi occhi luccicavano di luce malefica: “Toglimi questo coso di dosso o giuro che ti scuoio viva.”

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Briony stava guidando a più non posso fuori Mystic Falls. A nulla erano valsi i pensieri di positività che per un po’ avevano abitato il suo animo dopo la telefonata a Finn, poiché erano stati tutti scavalcati dai suoi brutti presentimenti. E questa volta non sarebbe rimasta a guardare.

Ma comunque erano ore che girava a vuoto. Era come trovare un ago in un pagliaio. Aveva iniziato dal luogo in cui Ylenia aveva nascosto gli Originali, ma poi il nulla supremo. Non sapeva proprio dove rintracciarla e al cellulare non rispondeva mai.

Briony chiamò così un’altra persona che aveva sempre le risposte a tutti i suoi problemi.

“Sei appena scappata dal manicomio?”

La voce sarcastica di Chuck la costrinse a sorridere. “No nanetto. Ho bisogno di aiuto e tu sei un tuttofare quindi devi aiutare la tua allieva preferita.”

Uhm… mi sembri di umore migliore rispetto all’ultima volta. Meglio assecondarti. Che cosa c’è?”

“Ho bisogno che tu rintracci una persona. Credo che tu l’abbia vista gironzolare nella cascina dei cacciatori. Ylenia, la mia amica strega. Presente?”

“Quella spilungona. Non posso che ricordarla per la sua prosperosa altezza e decolté.”

Briony sogghignò. “Vedo che te la ricordi. Rintracciala per favore.”

“E come scusa? Con una sfera magica?”

“Tu sei il maestro tuttofare! Chiedi in giro, fai qualcosa ma devo trovarla!”

Sentì Chuck sospirare: “Questa cosa c’entra con Will per caso?”

Briony sbattè le palpebre sconcertata. “Willas? Che c’entra quel pazzo scusa?”

“Stamattina presto si è preso tutto l’arsenale dei cacciatori e chi l’ha visto ha detto che sembrava avesse lo sguardo da posseduto.. ma posseduto non da un semplice demonio ma da Satana in persona.”

Briony rimase allibita. Cosa c’entrava Willas in tutto questo? E perché doveva avere a che fare con la scomparsa di Ylenia?

Un terribile sospetto le chiuse lo stomaco… che Will fosse a conoscenza del tranello della strega e della non dipartita dei Mikaelson? In quel caso tutto avrebbe avuto un senso…

Ritornò a parlare al telefono:

“Cerca anche Willas allora. Blocca tutto quello che stavi facendo, non mi importa se mi urlerai addosso ma ho urgente bisogno che tu mi rintracci quei due. In cambio ti farò dare un autografo dei Mikaelson, contento?”

Udì Chuck sbuffare ma la vibrazione del telefono la colse in contropiede. Un’altra chiamata in arrivo.

Elijah?

Se la stava chiamando vuol dire che era successo un bel guaio. “Chuck scusa rimani in linea.”

“Sarò anche piccolo ma non sono un sottoposto!”

Allo sclero di Chuck si sovrappose il tono freddo e autoritario di Elijah: “Dove ti trovi?”

<< Che calda accoglienza >>

“Sono fuori in macchina per..”

“Ti avevo detto di rimanere in casa, buona e al sicuro.” Ribattè Elijah fulmineamente inchiodandola col tono della voce.

Briony deglutì come se avesse il suo sguardo ombroso davanti:

“Tu hai i tuoi piani loschi da mandare avanti. Io ho i miei.”

“Non è il momento. Ho appena saputo che la nostra presenza è stata scoperta e infatti i tuoi ex soci si sono già dati da fare. Willas ha preso Rebekah.”

Per poco Briony non finì in un fosso: “Come??”

Il pensiero di Ylenia le balenò nella mente. “Dobbiamo trovarla subito!”

“Infatti sto andando a uccidere quel morto che cammina.” La risposta di Elijah e il rumore dei sui passi erano così decisi da risaltare la sua fermezza.

“Ma devi stare attento… quel pazzo può giocare dei brutti scherzi a tua sorella.”

“Sarà pericoloso ma devo farlo. E appunto per questo ti voglio lontana dalla linea di fuoco, quindi voglio che tu torni a casa e ci resti.” L’ordine impartito così fermamente quasi la costrinse a obbedire… quasi.

“Scherzi? Non posso stare tranquilla mentre so che sei in pericolo! Puoi dettar legge riguardo i tuoi piani, anche se non sono d’accordo, ma non sulle mie intenzioni!”

Briony udì dei movimenti in sottofondo e un lungo silenzio, segno che Elijah aveva riposto il cellulare nell’altro orecchio per placare quel dibattito.

“Fai come ti ho detto Briony.” rispose lui solamente.

Lei sospirò continuando a guidare. “Dimmi almeno dove Willas tiene Rebekah.”

“Così tu accorri subito lì vero?” Il sorriso furbo di Elijah le fece intendere che non si sarebbe fatto giocare. “Voglio che tu sia al sicuro. La situazione è molto pericolosa e potrebbe addirittura peggiorare se non pensiamo in maniera lucida. Spero che questa volta tu sia d’accordo con me.”

Il tono era calmo e ragionevole come sempre, non supponente. E non gli si poteva dare torto vista la situazione… Briony si limitò ad ascoltare e pensare tra sé e sé.

“Ok..” Replicò poi cercando di controllarsi. “Mi raccomando, stai attento.” mormorò più premurosa.

“Anche tu.” E così Elijah chiuse la chiamata.

Briony ritornò alla chiamata con Chuck. “Sei ancora lì?”

“Per le tue telefonatine intime non puoi aspettare? Capisco che Elijah Mikaelson abbia una voce davvero da sbavo ma…

Sssh! Ascoltami! Sei riuscito a trovarmi intanto Willas?” Briony incrociò le dita sperando in un sì, e Chuck non si fece pregare.

“Mi devi due bigliettoni, non solo l’autografo. Si trova a qualche miglio da Mystic Falls, dopo la foresta di Fell’s Church. Ora ti mando le coordinate. Per la spilungona non so niente invece.”

“Sei un tesoro!” Briony se avrebbe potuto lo avrebbe fatto volteggiare per aria. “Grazie ancora e tienimi aggiornata.”

Chiuse la conversazione e con un movimento brusco del volante fece inversione a U. Le ruote dell’Alfa Romeo fischiettarono lungo l’asfalto ma lei diede lo stesso gas.

La turbava mollare così la ricerca di Ylenia ma forse se avesse trovato anche quel pazzo di Willas avrebbe trovato anche lei… lo sperò con tutto il cuore mentre guidava.

Non poteva lasciarli nel pericolo mentre lei si stava buona a casa. Nossignore.

Elijah si sarebbe chiaramente infuriato. Ma a quello c’era abituata.

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Willas teneva Rebekah sottotorchio: l’aveva imprigionata in una gabbia inferriata, dove attraverso un interrotture veniva sputata delle verbena proprio per farla indebolire. E ai minimi accenni di attacco da parte della vampira, il cacciatore subito la sottometteva col suo potere psichico rendendola così inerme, come se fosse lei per la prima volta la preda.

“Spero che brucerai all’inferno.” ringhiò Rebekah stentando a rimanere in piedi.

Willas fece una smorfia scrutando fuori dalla finestra della piccola cascina. “Ci sono già stato e sono stato buttato fuori anche di lì.”

La sicurezza che però esternava non era così veritiera… Willas sentiva le mani tremare visibilmente e incontrollate. Segno che il veleno stava facendo effetto… aveva fatto passare troppo tempo, e i fratelli Mikaelson sembrava dovessero fare l’aperitivo prima di venire a salvare la sorella visto l’enorme tempo che ci mettevano.

Si asciugò una gocciolina di sudore. “Lo vedi questo?” E mostrò a Rebekah il timer che procedeva famelico di vite. “Se il tempo passa il limite prestabilito e non ho le teste mozzate dei tuoi fratelli tra le mani… saranno davvero guai per te. Quindi prega che arrivino presto.”

Rebekah ringhiò tra i denti: “La pagherai.”

Willas sogghignò: “Ho pagato per anni e anni… e la ruota gira per tutti, anche per voi Mikaelson.”

La vampira grugnì di nuovo, cercando una qualche via di fuga.

Ma i Mikaelson erano già giunti al luogo.

Stavano perlustrando il territorio, cercando il metodo migliore per entrare lì dentro e salvare la sorella senza far costare la vita a uno di loro. Finn faceva da vedetta in caso di altri nemici, mentre Elijah era a fianco di Kol con sguardo vigile e attento.

“Non dovremmo fracassare la porta e uccidere chiunque sia all’interno?” borbottò Kol fra sé e sé.

Elijah sospirò, mantenendo la sua classica calma. “E come fratello? Non possiamo entrare lì dentro senza invito e non possiamo essere sicuri delle reali condizioni di Rebekah.. Non intendo cadere nell’ennesima trappola.” E così dicendo fece dei passi in avanti in direzione della cascina, attento a non fare il benché minimo rumore. Kol stava per seguirlo ma Elijah lo liquidò freddamente. “Vado io. Tu stai di guardia insieme a Finn.”

“Cosa? Stare nelle retrovie? Neanche per sogno! Dove c’è da spassarcela, ci sono anche io!” Kol sfoderò l’ennesimo sorriso malefico che venne però raffreddato dallo sguardo invalicabile di Elijah.

“Tu mi procureresti solo problemi perché non agisci mai razionalmente ma d’istinto. E quindi faresti mosse azzardate che potrebbero mettere in pericolo la vita di Rebekah.”

Kol stava per ribattere con prontezza ma Elijah sviò lo sguardo in maniera indifferente a qualsiasi replica. “Ed è inutile che neghi. Cerca di contenerti per una volta e intervieni solo se necessario.”

Kol sbuffò. “E Nik? Perché non l’hai avvertito? Non lo vediamo da quella maledetta festa. Che sia morto stecchito?”

Elijah guardò il fratello freddamente. “No, in qualche modo è sopravvissuto visto che ci sono i suoi ibridi ancora in giro. Ma non è il momento giusto per parlarne.”

Kol aveva l’impulso di sbraitare nuovamente come un bambino infantile, ma vedendo che Elijah cominciava a camminare senza dargli più la benché minima attenzione, decise di fare il bravo per una volta. Si mise le mani in tasca, aguzzando bene la vista.

Willlas intanto aveva avvertito la presenza di vampiri intorno alla casa… lo aveva sentito.. infatti stava all’erta perlustrando ogni uscita e tenendo alto un fucile e dei lunghi pugnali nella cinta. Non si sarebbe fatto cogliere impreparato. Aveva il talento di uccidere quegli schifosi, che anche se erano innocenti riguardo la morte della sua famiglia, rimanevano sempre dei mostri da eliminare… il suo obiettivo non era cambiato, si era soltanto aggiunta la vendetta per Connor. Rendendo così Willas più smanioso di morte che mai.

Forse era davvero uno scherzo della natura, visto che non indietreggiava di fronte a nulla per perseguire il suo destino sanguinario tracciato più di mille anni prima… ma ormai le cose stavano così.. lui era così. Ormai era impossibile tornare indietro.

Si mise retto, aspettando per prima cosa la reazione dei Mikaelson. Come aveva sospettato il primo che si era fatto avanti pronto a concordare fu Elijah, quello che si credeva superiore a tutti.

Bene, a Willas non era mai stato particolarmente simpatico per quell’aria altezzosa. Sarebbe stato un piacere ucciderlo.

“Vuoi nasconderti dietro le mura? Non sei così coraggioso come vuoi apparire.”

La voce determinata e sicura di Elijah riecheggiò attorno a lui, infuocandogli l’animo.

“Dovremmo pur usufruire dei vostri limiti per sopravvivere. Ma tranquillo, voglio ucciderti faccia a faccia giusto per gustarmi la tua morte ancor di più. L’ho già fatto mi sembra.” mormorò Will trionfante affacciandosi alla porta principale e aprendola. Lì ci trovò Elijah con un portamento elegante come sempre: una mano era nella tasca, l’altra lungo il fianco.

 Willas preparò i proiettili: “E se non fosse stato per l’intervento della magia… voi ora sareste morti. Quindi quell’aria di superiorità non ti si addice.”

Elijah d’altro canto gli sorrise freddamente in segno di sfida. “Non sono venuto qui per fare un colloquio. Ridammi mia sorella e facciamola finita.”

“Non credo tu sia nella posizione di dettare condizioni. Anche perché…” Willas appoggiò un braccio allo stipite della porta con fare arrogante. “Dopo la morte, e credimi io ne so qualcosa, si è piuttosto deboli.. come dei bambini neonati. Quindi le vostre forze sono teoricamente dimezzate.” Il suo ghigno malefico arrivò nello stesso momento in cui Elijah sentì un rumore sordo non molto lontano da lui. Voltò lo sguardo e vide il corpo di Finn cadere a terra tra gli arbusti col collo rotto.

Elijah serrò il viso, imperterrito da quei nuovi fatti. Poi un rumore di urla gli arrivò alle orecchie facendogli voltare la testa dall’altra parte. Kol era in ginocchio con una mano che premeva sulla tempia e l’espressione dolorante; vicino a lui c’era una strega che infieriva su di lui con la magia. La stessa strega che era vicina a Connor alla festa.

Elijah contrasse la mascella nel rivolgersi di nuovo a Willas, il quale teneva un’espressione da bastardo sul viso.

“Credi di vincerci con questi mezzucci?” domandò Elijah non scomponendosi più di tanto e pronto a contrattaccare.

“Io non credo.. posso.” Replicò Willas determinato con un luccichio negli occhi. “Sono nato per uccidere quelli come te. Così come la tua fidanzatina. La vostra epopea amorosa è davvero uno scandalo! Mi domando come tu faccia a sopportare questo fardello, facendo finta che lei non sia come me… Perché in realtà è così eh, sono sincero dopotutto. Ed è davvero strano come dei vampiri di tale esperienza si facciano beffare da delle giovani donne.” Willas finì la frase con una grossolana risata, pensando anche a come si era ridotto Niklaus Mikaelson.

Elijah come risposta gli lanciò un’occhiata di traverso talmente gelida da far rabbrividire una statua immobile e priva di vita.

“Smettila di parlare e fatti avanti.” sibilò fra i denti mentre gli occhi si oscurarono sempre di più.

Un movimento dietro di lui lo costrinse a voltarsi fulmineamente all’improvviso. La mano fu velocissima a intercettare un paletto di legno che stava per balzargli dritto in mezzo alla fronte.

Ma non riuscì a identificare chi fosse stato perché sembrò che il cervello stesse per esplodergli. Elijah si portò la mano alla tempia cercando di soffocare le grida e il dolore, ma pareva impossibile. L’espressione fu micidiale mentre incrociava lo sguardo divertito di Willas, che stava infliggendo su di lui il suo potere psichico.  

Elijah portò la mano sullo stipite della porta per smembrarla o forse per appoggiarsi, al fine di non cadere a terra e di tenere duro. Ringhiò tra le labbra serrate per il dolore atroce e disumano.

Rebekah gridava all’interno della casa per quello che quei farabutti stavano facendo alla sua famiglia.

All’improvviso Willas fece un lieve pressione sul suo potere e lasciò andare temporaneamente Elijah, che si raddrizzò col respiro irregolare.

“Voglio proprio vedere se sarai capace di uccidere il padre della ragazza che dici di amare.” mormorò Willas ad un tratto guardando un punto al di là della spalla di Elijah.

Questi si voltò e infatti incrociò la figura di Bill Forbes che tendeva una balestra nella sua direzione.

Il viso dell’Originario allora si serrò in maniera durissima fino a scavarsi.

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Le grida di Klaus non cessavano. Da tempo non faceva che scontrarsi contro le pareti spoglie della stanza, urlando impazzito e tenendosi stretto il braccio sinistro, nel quale le dita scavavano a fondo fino a sventare l’arteria. Il sangue diluiva a vista d’occhio ma quel simbolo magico non gli dava tregua, come si fosse scolpito dentro le ossa.

Colpire degli oggetti non bastava a placare il suo tormento fisico o a spegnere quella voce che si sentiva nella testa, come se fosse diventato all’improvviso davvero un burattino incapace di lottare.

Ylenia se ne stava dritta con la sedia in quel momento a guardare con sguardo spento e scavato. Le urla di Klaus e il suo bisogno di togliersi di dosso quella magia non facevano alcuna leva su lei; non provava alcuna compassione per lui. Anzi credeva che se lo meritasse dopotutto. Stava soffrendo atrocemente, così come aveva sofferto lei. Senza via di fuga. Ben gli stava a quel maledetto.

Avere la certezza che la Agnes che aveva avuto davanti per settimane non era la vera Agnes, la sua dolce sorellina, l’aveva spenta come una candela in procinto di estinguersi. Non aveva più scopi né traguardi da portare a termine in quella vita…. Niente sembrava avere più senso: si sentiva vuota come un tronco disabitato e arido da carestie di emozioni.

Quel bastardo di Connor l’aveva fregata. Le aveva sì riportato Agnes dal regno dei morti… ma solo il suo corpo.. non la sua anima. Un guscio vuoto pronto da manipolare e usare a suo piacimento. Senza volerlo gli aveva dato un'altra marionetta da usare in quella guerra contro i vampiri.

La vendetta per il tradimento di cui era stata vittima però non arrivava… si sentiva vuota sul serio. Non gliene importava più di niente mentre le forze le venivano meno. Da quanto tempo non beveva e mangiava?

Un grido acuto la riscosse

“Fa qualcosa maledizione! Non riesco a combattere! Devo uscire di qui e uccidere quel figlio di puttana. Ma non riesco, fai qualcosa!” Ringhiò Klaus tenendosi stretto il braccio maciullato mentre perline di sudore gli disegnavano il viso a fiumi.

Ylenia capì allora che Connor manovrava persino l’ibrido. Non le dispiacque per niente.

“Non ho più energie. Le ho tutte mandate a quel paese quando ho aiutato la tua dannatissima famiglia a risorgere dal regno dei morti.” borbottò lei stancamente.

“Maledetta!” Le urlò Klaus come se fosse colpa sua.

Ylenia chiuse gli occhi facendosi vincere dal buio.

“E’ inutile che fai la parte della vittima..” la beffò Klaus con sguardo da folle. “Tu sei colpevole in questa storia tanto quanto quel fedifrago. Tu l’hai portato qui dritto nelle nostra braccia e ti sei poi alleata con lui. Se ti avessi uccisa secoli fa sarebbe stato meglio.”

Ylenia non gli diede corda perché aveva capito che quel tipo aveva perso il lume della ragione.

“E poi… non contenta di come mi avevi fregato per ben DUE VOLTE, mi hai sguinzagliato dietro pure tua sorella. Mi hai fatto abbassare alla debolezza dei sentimenti. Dannate streghe!” Ruggì di nuovo. “E’ colpa tua perché sei tu che hai chiesto di riportarla qui… e questo ha nuociuto alla mia lucidità… quindi pagherai…” Dagli occhi di Klaus si formò un scintillio diabolico e malvagio.

“E allora fallo bastardo!” Urlò Ylenia all’improvviso. “Tanto non ci perdo niente mentre tu vivrai invece d’ora in poi con questa doppia personalità che ti rende una bomba a orologeria. Me ne tiro fuori finchè sono in tempo perché non ci tengo proprio. Quindi avanti, che aspetti?”

Klaus rimase di fronte a lei con sguardo apparentemente calmo e sbiancato.

“O non ti manca il coraggio? Hai bisogno dei tuoi ibridi per questo?” Ylenia aveva la sola forza di beffarlo come se non potesse farne a meno. Da tempo aspettava quel momento per sfidarlo faccia a faccia, senza alcuna paura della morte.

“Fallo perché io non ti aiuterò in alcun modo né ti pregherò di risparmiarmi.” L’orgoglio smisurato della strega stava prevalendo sulla ragione.

“E sai una cosa… sono contenta che la Agnes che era riapparsa nell’ultimo periodo non fosse la vera Agnes.” Disse ad un tratto guardando Klaus negli occhi. “Perché sarebbe stato impossibile e una vergogna che mia sorella potesse provare qualcosa di vero nei tuoi confronti. In Francia era troppo impaurita e docile per mandarti al diavolo; non credere di aver mai meritato il benché minimo affetto da parte sua perché non è così! La sua era solo tristezza e compassione nel vedere come un essere disgustoso come te poteva ridursi.”

Klaus serrò la mascella, pronto a far esplodere la rabbia assassina che sarebbe presto arrivata a scavalcare quel momento di apatia.

Ylenia continuava a sputare fuori ciò che sentiva. “Dovevi arrivarci prima sai? Perché la vera Agnes non avrebbe mai nutrito un sentimento verso di te, verso la cosa che sei! Se fosse stata davvero lei si sarebbe inorridita davanti alla tua presenza dopo ciò che hai fatto; ti avrebbe schivato come la peste per non far marcire la sua esistenza come tu hai fatto con altre migliaia di vite. Ti avrebbe allontanato proprio come si allontana il male. Non si sarebbe mai concessa a te, mai! Non ti avrebbe mai amato, nessuno può farlo! Povero illuso.” Lo derise con tutto l’odio che aveva provato nei suoi confronti per tutto quel tempo e che ora lo stava facendo esplodere… la rabbia, la vendetta… Klaus l’aveva ferita più e più modi e lei lo stava ferendo con la stessa moneta.

“Persino la tua stessa famiglia ti detesta!”

In quell’ultimo affondo sparì ogni lucidità, ogni cosa. Klaus in preda alla rabbia disumana preso il ferro bollente di poco prima e ficcò l’arma nello stomaco di Ylenia. Ci affondò in maniera feroce fino a fuoriuscire la punta dall’altra parte della schiena.

Ylenia gorgoglio, finendo così di dar voce al suo odio. Dalla sua bocca fuoriuscirono sangue e respiri strozzati. Il petto venne attraversato da degli spasmi quando Klaus tolse l’arma e se ne andò da quella stanza ancora furibondo.

Ylenia finì a terra e la sedia roteò con lei, finendo per allentare i legacci che le avvolgevano i polsi. Ma tanto non sarebbe contato nulla scappare… il sangue eruttava a vista d’occhio, non bastava nemmeno tamponare. Fu impossibile persino respirare; tutti i pensieri rivolti ad un unico punto pressante e indelebile… stava per morire...

Per anni aveva sfuggito alla morte… per anni l’aveva evitata anche se odiava la vita… e alla fine eccola che stava per venire a prenderla… ed era stata un po’ lei stessa a volerlo… quasi non provava nemmeno tristezza, come se un senso di pace le annebbiasse tutto il male che aveva sentito e che aveva a sua volta procurato…

Si sarebbe lasciate alle spalle tutto quanto, tutti gli errori… i sensi si annebbiarono e rimase a terra, aspettando la fine… finalmente un epilogo per porre fine a una vita che non avrebbe mai dovuto essere immortale.

Ma all’improvviso Ylenia riaprì gli occhi di botto. Non poteva andarsene senza prima aver fatto una cosa importante, che doveva fare da tempo…. Un ultimo regalo che doveva concedere alla più cara amica che avesse mai avuto. Un addio per farsi perdonare gli errori e bugie commessi.

L’ultimo gesto di Ylenia Lefévre.

Si guardò attorno con sguardo debole, cercando qualcosa che potesse aiutarla… la stanza era in ombra e spoglia, ma in uno scaffale c’erano degli oggetti che potevano esserle utile. Gattonò allora, strisciando sopra il suo stesso sangue e soffocando il male atroce.

Raccogliendo le ultime energie, riuscì nell’impresa. E in mezzo alla sofferenza, un barlume di felicità.

 

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“Non le conviene fare mosse sconsiderate. Lei non è niente per me, non proverei nulla a staccarle la testa.”

La minaccia che Elijah puntò a Bill Forbes fu ben reale e precisa, ma l’uomo non perse il controllo.

“Sono certissimo che non proveresti nulla, maledetto mostro. Ecco perché sei sbagliato per mia figlia.” proruppe lui tenendo alta la balestra.

Finn rimaneva svenuto a terra, Kol cercava in tutti i modi di alzarsi e di fronteggiare il nemico con le unghie e con i denti ma era troppo debole. Guardando la scena di sottecchi Elijah cercò di pensare a cosa fare.

“Allora... cosa vogliamo fare? Un duello a singolar tenzone?” sogghignò Willas restando dentro la casa, quando all’improvviso un dardo gli si conficcò nel petto senza alcun preavviso. Non provò nemmeno male, solo un gran stupore. Elijah si voltò sorpreso verso chi aveva appena ferito il cacciatore.

Doveva esserne lieto per quell’aiuto ma sentì la preoccupazione tramutarsi in spine che gli avvolsero il cuore con i suoi aghi, stringendoglielo nella sua morsa.

Briony.

Ne fu così sconcertato che rimase immobile per parecchi secondi, mentre Briony avanzava tenendo anche lei una balestra in mano. Anche Bill fu così sorpreso da quella apparizione da spalancare la bocca come un baccalà.

Willas però ebbe una reazione impulsiva che gli costò la lucidità. “Tu.” Sibilò fra i denti gridando vendetta e uscendo dalla casa. Elijah così riprese il controllo e non perse tempo: gli balzò contro, facendolo schiantare contro la parete della casa. Willas però non si fece cogliere alla sprovvista e magistralmente si avventò sul vampiro come un toro impazzito.

“Lascialo!” gli gridò Briony cercando di riprendere la mira, ma i due combattevano così velocemente che era difficile farlo.

Briony… che diavolo stai facendo? Fai subito ciò che devi! Non devi uccidere Willas ma Elijah! Come da sempre dovevi fare! Uccidi quel mostro sanguinario!” Bill non stava più in sé dalla furia che lo montava, ma la figlia non aveva tempo di dargli corda.

Quelle parole non contavano nulla per lei, il destino poteva avere sottoscritto tutto ciò ma lei e il suo sentimento avevano combattuto allo stremo fino a vincere. Non c’era forza più potente e assoluta al mondo quale l’amore. E a quei livelli poi si poteva annientare perfino se stessi.

“Taci papà e non intralciarmi.” sibilò lei cercando di vedere bene come si stavano mettendo le cose tra Will e Elijah.. sembravano in parità.. ma ora Willas aveva afferrato l’Originario per il collo, spingendolo rudemente contro un albero. Il terreno tremò sotto di loro e Will stava per prendere un pugnale dalla cinta.

“Fermo!” Briony lasciò perdere la balestra e agì istintivamente, saltando addosso al cacciatore sopra la sua schiena. Elijah ne approfittò per rompergli il braccio in una mossa e farlo così ricadere sulle ginocchia.

Willas digrignò per il dolore, ma riuscì a scrollarsi la ragazza di dosso e a spingere via Elijah per poi balzare velocissimo dentro casa.

Vigliacco! Briony avrebbe tanto voluto urlarglierlo, ma un grido che si espanse all’improvviso attorno a lei le fece ruzzolare il cuore come da un burrone e stava quasi per precipitare giù. Quando sentiva Elijah gridare succedeva sempre così… per lei era terribile... Si voltò e vide Elijah che si teneva contro l’albero, una mano sulla tempia e stentava a trattenere dentro di sé le grida di dolore, come sempre.

Briony allora notò la strega che stava imponendo la magia su di lui con tutte le forze che aveva. Con un ringhio di rabbia allora la ragazza si avviò per riprendere la balestra a terra e per uccidere quella serpe con le sue stesse mani.

Qualcosa però la bloccò alle spalle. “Ora basta! Ho sopportato anche troppo questo oltraggio!” Il padre stava cercando di fermarla ma Briony si fece assalire dall’ansia di perdere di nuovo Elijah, il terrore prepotente come non mai, e senza mezzi termini si tolse il padre di dosso e scoccò subito il dardo con tutti e due gli occhi aperti. Il dardo colpì la strega a una spalla, non ferendola a morte ma questa decise per il suo bene di svignarsela in tempo.

Briony non ce la fece neanche a tirare un filo di sollievo che si sentì di nuovo tirare all’indietro. “Ora vieni qui signorina!” Di nuovo quel farabutto del padre, che le stava piantando le unghie nel braccio e tirandola per i capelli per farla avvicinare di più. Briony gridò istintivamente.

Ma Bill non fece più nulla. Un rumore di qualcosa che scricchiolava lo fece sobbalzare per poi rendersi conto che erano le proprie ossa che facevano quel rumore. Elijah gli era arrivato fulmineamente a fianco, afferrandolo con forza per il braccio. Fu un miracolo se l’Originario non glielo staccò.

La lasci. Subito.” Sibilò Elijah molto lentamente per far soppesare bene quella minaccia, prima di perdere per davvero il controllo.

Bill questa volta scelse di fare il bravo e lasciò andare la figlia con uno scrollone. Questa incespicò sui suoi stessi piedi, sentendosi la testa girare vertiginosamente.

Poi un odore delizioso e un petto familiare la avvolsero tutto a un tratto, come se questi fossero l’unico riparo per proteggerla da una tempesta di fulmini. Finchè restava lì, al sicuro, niente avrebbe potuto abbattersi su di lei.

Briony si strinse al petto di Elijah, guardando timorosamente il padre che grondava ancora rabbia disumana per quello spettacolino. Un braccio del vampiro, riposto possessivamente sulla schiena di Briony, si spostò fino al suo polso facendola indietreggiare al sicuro dietro di lui.

“Dov’è andato quel maledetto? Kol!” Elijah chiamò il fratello guardandosi attorno, e subito questi accorse col fiatone.

“C’è ancora qualche testa da mozzare spero.” fu l’unica risposta del piccolo Mikaelson. Subito i suoi occhi famelici saettarono su Bill Forbes, pronti per saziare la sua sete.

Ma la voce che uscì dalla bocca di Elijah era ordinaria come al solito. “Qui non ci saranno morti al di fuori di quel maledetto che ha rapito nostra sorella.” Disse solamente facendo dei passi in avanti.

Kol sbuffò per quella preda mancata, ma quand’ecco all’improvviso comparire proprio Willas dinanzi a loro. Teneva in ostaggio Rebekah, un suo braccio la serrava da sotto il collo, l’altra la teneva ben salda per impedirle di muoversi. E su un polso c’era una lieve ferita dalla quale sgorgava sangue.

“Fate solo un movimento sbagliato… e le faccio bere il mio sangue. Basta una goccia ed è fottuta.” Sibilò lui davvero in tono convincente.

Elijah serrò duramente il viso mentre Kol era impaziente di uccidere. Briony invece rimaneva attonita non sapendo come trovare una via di fuga… il polso di Will era così vicino alla bocca di Rebekah… bastava un attimo…

“E tu, sciocca stupida. Smettila di stare dalla loro parte e fai ciò che devi! So che hai perso i tuoi poteri ma sei ancora come me! Io non ho saputo contrastare il mio destino nonostante abbia vissuto più di te, perché dovresti riuscirci tu?!” sbottò lui rivolgendosi a Briony in preda a una collera quasi umana.. come se si stesse rendendo conto di essere anche lui un mostro ma non poteva fare nulla per porvi rimedio.

“Sai perché ci sono riuscita? Per merito di qualcosa che tu non capirai mai perché sei troppo pieno d’odio.” replicò lei sinceramente. E quando uno si lascia divorare dall’odio dimentica ogni concezione d’amore.

Willas invece le rise in faccia, forse giudicandola una stupida, ma all’improvviso proprio lui fece una mossa falsa. Per colpa del veleno che si stava diffondendo rapidamente, il braccio gli tremò convulsamente contro il suo controllo e dando così a Rebekah una via di salvezza. L’Originaria con velocità si liberò del cacciatore mentre subito Kol saettò contro di lui per staccargli la testa.

Willas stentava a riprendere il controllo dei propri tessuti muscolari impazziti, ma riuscì nonostante tutto a rompere il collo del giovane Originario in una mossa. Però c’era anche Elijah, che in una mossa veloce e brutale lo fece saettare giù contro il terreno, afferrandolo per il collo. Willas gridò ma cercò di resistere e di bloccare la mano dell’Originario che voleva strappargli il cuore.

Briony era rimasta troppo spiazzata da immobilizzarsi, il cuore galoppava velocissimo per via dall’ansia. Ma i suoi sensi ripresero vita quando vide Bill prendere da terra una balestra, pronto per avvantaggiare il suo socio nella lotta.

Allora Briony non ci vide più. Fu come se rivivesse gli stessi attimi in cui alla festa avevano trafitto il cuore di Elijah, quando lei non aveva potuto far altro che urlare dal dolore e sorreggere il suo corpo prima che cadesse nel baratro della morte. Ma lei avrebbe impedito che riaccadesse, con ogni mezzo.

La paura montò in lei, la rabbia scavò a fondo, l’odio si impossessò di lei.

“NO!” Con un grido afferrò il padre come se fosse stato un semplice nemico, e lo spinse con violenza contro un albero tenendolo ben fermo. Gli occhi gli mandavano lampi di furia.

Bill cozzò dolorosamente la testa e stentò a credere che sua figlia gli avesse messo le mani addosso. “Briony levati!”

“Tu non lo toccherai!” ringhiò lei infuriata stentando a rimanere calma e gli strinse di più il collo in una morsa. Bill boccheggiò allora in cerca d’aria per la potenza disumana della figlia, mai dimostrata su di lui.

La ragazza allora, vedendo la reazione del padre, riprese il controllo e sbattè le palpebre, lasciandolo andare col fiatone.

Indietreggiò stentando a credere che avesse messo le mani addosso al padre con un tale odio… L’unico genitore che aveva amato durante l’infanzia.

“Papà..” sussurrò lei rammaricata per il suo gesto, ma non per il suo desiderio. Avrebbe sempre difeso Elijah da tutto e da tutti, persino dalla sua stessa famiglia perché era una parte irrinunciabile di se stessa.

L’averlo perso troppe volte aveva contribuito a rafforzare l’attaccamento che provava nei suoi confronti, a non tollerare la benché minima lontananza come se una cellula fosse sul punto di abbandonare il suo corpo e renderlo così distrutto.

Ma Bill ringhiò, segno che non voleva sentire alcune scuse per quel suo atto irrispettoso. Si alzò debolmente e se ne andò senza dir nulla. Briony lo guardò per un attimo ma poi si voltò subito per accertarsi che Elijah stesse bene. Willas sembrava essersi volatilizzato nel nulla, Kol era in piedi a scalpitare insieme a Rebekah mentre Elijah si teneva una mano alla bocca, pulendosela col dorso.

Briony sgranò gli occhi, lo shock le fece collassare di nuovo il cuore già in brandelli e gli si avvicinò correndo. “Hai bevuto il suo sangue?” domandò a perdifiato sorreggendolo per le spalle.

Elijah la guardò per un istante, il viso era pallido…. ma sembrava tranquillo. “No, stava per farlo ma per fortuna Kol ha deviato il suo braccio e mi ha sporcato soltanto il mento.” E così dicendo prese un fazzoletto dalla giacca e si pulì da quel sangue velenoso. Briony ritornò a respirare.

“Ma è riuscito a scappare.” Sibilò Elijah in modo glaciale mettendo via il fazzoletto in maniera stizzita.

Briony gli accarezzò la spalla. “Non preoccuparti per adesso. L’importante è che sia finita.”

Lui la fissò allora in maniera indecifrabile. Sembrava più scuro dei suoi indumenti.

Briony temette allora una ramanzina, negli occhi di Elijah passò un’ombra gelida, ma poi il viso si rilassò in movimento impercettibile. “Stai bene?” domandò lui gentilmente toccandole un piccolo taglio che si era procurata sulla fronte.

“Sì, non ho nulla di rotto. E ingoia le tue paternali perché se non fossi arrivata io magari Will vi avrebbe uccisi. Volevo aiutarvi e difendervi, non potevo starmene a casa col cuore in gola ad aspettare la notizia di un’altra tua morte.” mormorò lei in un soffio abbassando lo sguardo.

Sentì la pressione dello sguardo freddo di Elijah scavare sul suo viso a lungo, fino quasi a sentire dei tagli invisibili e così si inquietò. Ma poi tutte le rigidità vennero sciolte. Elijah le sfiorò semplicemente la testa con una carezza lieve, poi tornò a guardare i fratelli.

“State bene?”

“Sì per fortuna. Ma quel bastardo è veloce come un razzo ed è scappato prima che io potessi dargli un sonoro calcio nel sedere!”ribattè Rebekah incollerita.

“A chi lo dici! Io non ho ammazzato nessuno!” disse Kol a sua volta in preda alla noia.

Elijah sospirò contrariato sviando lo sguardo, mentre arrivò poi anche Finn che camminava a stento. “C’erano numerosi cacciatori nelle vicinanze. Quel bastardo non era venuto da solo. Mi dispiace di essere arrivato tardi.”

“Non fa nulla. Ora però dobbiamo pensare a rintracciare quel cacciatore.” mormorò Elijah in maniera risoluta.

“Giusto. Meglio non correre più rischi.” ribattè Briony subito avvicinandosi ai vampiri.

“Ma.” Elijah fu più veloce di lei e la inchiodò con uno sguardo che non ammetteva repliche. “Ci andremo solamente io e i miei fratelli a dargli la caccia.”

Briony fu subito pronta a replicare a tono, ma di nuovo il suo intervento venne raffreddato dallo sguardo di Elijah. “Togliti quest’idea dalla testa.” Il tono non era arrogante, anzi era così calmo che costringeva chiunque ad abbassare la cresta.

Briony stava ancora fremendo per quell’ordine perché non voleva essere trattata come un aggeggio da comodino, e allora Elijah le rivolse un sorriso ilare prima di incamminarsi con i suoi fratelli. “O vuoi che ti porti sulle spalle io stesso fino alla macchina?”

La ragazza allora sbuffò tra sé e sé e agitò le mani, come per dire che lui aveva vinto. Elijah le sorrise di nuovo e poi scomparve dalla sua vista.

“Ma non sperare che non riprenderò il discorso non appena tornati a casa!” ribattè lei testardamente mettendo le braccia al petto. Non le arrivò nessuna risposta perché tanto non serviva a niente, visto che Elijah aveva sempre la meglio. E poi Briony sarebbe stata così entusiasta nel vederlo sano e salvo che non avrebbe sprecato tempo a recriminargli il suo orgoglio.

Sospirò tra sé e sé quando all’improvviso il cellulare vibrò. Era Chuck.

“Ehi, non indovinerai mai l’ultima bravata perfida di quel pazzo di Willas.” disse lei subito.

“Immagino che abbia ucciso qualcuno, niente di nuovo. Volevo solo avvisarti che credo di aver rintracciato la tua amica spilungona.”

Ylenia!

Briony si maledisse nel ricordarsene solo adesso. Credeva di trovarla lì ma ciò che non era capitato… e si fatta stravolgere dagli eventi, dal difendere Elijah che si era dimenticata della sua amica quando non doveva proprio farlo.

<< Stupida idiota! >> urlò a se stessa e subito non perse tempo.

“Dimmi tutto!”

Chuck le disse un luogo disabitato non molto lontano di lì e subito Briony si precipitò alla macchina per fiondarsi lì all’istante a più non posso.

Aveva il cuore a mille. Per la preoccupazione o per qualcos’altro che la attagliava?

Non voleva saperlo… non voleva pensarci… doveva solo arrivare in quel posto e pregare che anche Ylenia fosse sana e salva.

Se così non fosse stato…

Briony deglutì l’enorme macigno della colpa che non si sarebbe presto riassorbito, e mise in moto alla svelta.

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Willas correva a stento, tra respiri mozzati e ginocchia cedenti. I suoi muscoli stavano per arrendersi, non rispondevano più agli ordini del cervello. La vista si era appannata e solo il cuore batteva all’inverosimile. Perché presto si sarebbe spento.

Willas non ebbe più forza di correre lungo la foresta e si appoggiò ad un albero, inginocchiandosi poi a terra. Il cielo tuonò, si stava riempiendo di oscurità.. come se la natura stesse preparando l’avvento di qualcosa di malvagio.

Cercò di guardare il timer ma non vedeva più niente... sembrava tutto buio, come l’inferno in cui era vissuto per secoli.. cercò comunque di aguzzare la vista e notò che mancavano pochi minuti allo scadere del timer…

Boccheggiò cercando una via di salvezza che non c’era… era finita… ma doveva arrendersi? Lui che aveva sempre lottato con ferocia, facendosi passare per un bastardo ma che era l’unico modo che conosceva per sopravvivere.

Cercò di prendere il cellulare dalle tasche e di chiamare Connor. Doveva dargli la cura.. doveva dargliela anche se non aveva ucciso i Mikaelson. Doveva per forza!

A tentoni digitò i numeri ma il druido come al solito non rispondeva. L’avevo lasciato solo al suo destino.

Willas bestemmiò tra i denti, poi le forze gli vennero meno in un calo di pressione. Era atroce quella sofferenza fisica, come se tutti i muscoli si stirassero in un colpo solo. Si sdraiò lungo il terreno, cercando di trovare un po’ di sollievo. Non venne.

Deglutì nel pensare a ricordi lontani che lo avevano spinto in quella caccia sanguinaria. I ricordi della sua famiglia. Una famiglia che aveva davvero amato e per quell’amore si era dato all’odio per i mostri che credeva i loro assassini.

Sua madre, suo padre, sua sorella… li aveva amati anche se il destino non gli aveva concesso alcuna umanità ed era già un traguardo. Forse allora non era un mostro al 100%... Gli venne fuori un debole sorriso nel ricordare le giornate passate insieme al padre mentre gli insegnava a identificare i quadri d’arti. E lui da bravo esperto rispondeva sempre in maniera esatta. Un normale e rimpianto quadretto familiare.

I ricordi svanirono poi col sopraggiungere della sofferenza prima della fine.

Almeno forse li avrebbe rivisti… si sarebbe ricongiunto con loro… Non aveva adempiuto alla sua missione ma aveva cercato di farlo con tutte le sue energie, rinunciando così a tutto… sperava con tutto se stesso di rincontrarli… Non avrebbe sopportato di ritornare in quel luogo buio ricolmo del nulla.

All’improvviso il cellulare vibrò. Scorse appena il nome di chi lo stava chiamando.

Jennifer.

Con un ultimo sforzo, Willas cercò di raddrizzare la schiena e il braccio per rispondere. Voleva con tutte le sue forze farlo, lo desiderava… parlarle almeno per dirle che gli dispiaceva, che non avrebbero potuto mai più rivedersi...

Ma più cercava di farlo più si sentiva abbandonare le forze.

Alla fine si arrese e si accasciò a terra. Il cellulare vibrava nella sua mano tremante, il viso pallidissimo di Willas rivolto al cielo buio ma ancora desideroso di rispondere a quella chiamata… Il corpo ebbe un sussulto, il respiro gli si mozzò in gola… I ricordi si susseguirono velocissimi come fulmini e colpirono in mille scintille.

Poi la mano tremante non sentì più la vibrazione di quella agognata chiamata, che avrebbe tanto voluto essere effettuata da ambedue le parti.

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Briony stava guidando a tutto gas verso il luogo prestabilito e che si trovava in aperta campagna. I cieli si erano oscurati in vista di un tremendo temporale. Il corpo della ragazza era tremante, desideroso di vedere l’amica e di assopire quella bruttissima sensazione che le lacerava il petto.

Cercò di respirare normalmente e di concentrarsi sulla guida.

Andrà tutto bene, andrà tutto bene. Così si ripeteva sempre.

Mentre stava per sopraggiungere, le orecchie udirono un suono….. un suono di campane… strano, lì attorno non c’erano cattedrali né chiese… Briony si guardò attorno credendo di essere impazzita e in effetti non c’erano luoghi sacri lì… ma quelle campane riecheggiavano nell’aria in un suono stridulo, quasi agghiacciante…  come il preannuncio di qualcosa… avvolsero l’aria fino a inaridirla e renderla letale…

Briony scosse la testa cercando di non pensarci. Scese dall’auto ma quel suono rimaneva persistente alle sue orecchie… orribile… E non vedeva nessun tipo di chiesa attorno a quel luogo desolato…. Deglutì provando a far finta di nulla e pensando che fosse solo frutto della sua immaginazione.

Si avviò velocemente alla porta di una piccola casetta di campagna abbandonata. Scassinarla non fu difficile e entrò senza permesso. Subito chiamò il nome di Ylenia.

Nessuna risposta. Nessun accenno di vita.

Fece il giro dell’atrio ma anche lì niente. Una sensazione di terrore la pervase, agghiacciandola fin nelle ossa.

Si diresse verso un salone.

E lì il cuore cessò di battere.

Briony sussurrò il nome di Ylenia a stento, e in un balzo fu da lei. Ma le gambe erano pesantissime e lente nonostante i suoi impulsi, quasi andasse tutto a rallentatore per aumentare la sua agonia. Voleva arrivare subito dall’amica, sdraiata a terra in una pozza di sangue, ma le gambe erano pesanti come macigni così come lo era la stretta attorno al cuore.

Riuscì ad arrivare da lei. Briony spalancò la bocca in un grido ma non fuoriuscì nulla a prima vista. Cercò di sentire se c’era battito… non c’era.. La pelle era freddissima come quella di un morto.

Il panico la avvolse e tentò di scuotere la strega per farla rinvenire, ma era come muovere una bambola di cera.

Cercò di fare pressione sul petto e darle ossigeno, ma ogni movimento era impacciato e tremolante per via dell’enorme paura che l’assaliva.

Briony sapeva che non avrebbe potuto fare niente per l’amica, quindi non perse tempo e la sorresse fino alla macchina per portarla in ospedale.

<< Ylenia resisti, resisti. >> Pregò interiormente fino a disperarsi.

Con la coda dell’occhio, prima di richiudere la porta, vide nel salone un piccolo contenitore di vetro dove era raccolta una piccola luce splendente che sembrava sprigionare energia. In quel momento non ci diede peso perché non era importante. La vita di Ylenia lo era e pregò il Signore che non fosse troppo tardi.

 

----------*******************------------

Il geme malefico in Klaus stava ancora germogliando a vista d’occhio per dare i suoi frutti e mettere più radici nel suo animo.

Stava rientrando a casa a tentoni perché il suo corpo appariva sfibrato.

Voleva fare tante cose… chiamare la sua famiglia, andare a uccidere quel bastardo di Willas... ma non gli riusciva niente… per secoli aveva usato gli umani come burattini… erano strano come la situazione si fosse invertita.

L’ibrido grugnì perché non voleva mollare e così la furia divampava in lui. Chiunque avesse contribuito a fargli una cosa del genere sarebbe morto fra atroci pene.

Salì lentamente le scale e andò dritto in camera. Cercò con la coda dell’occhio delle tracce della sua famiglia ma non c’era nessuno in vista. Forse erano davvero morti ed era stato tutto uno scherzo di cattivo gusto.

Alla fine era rimasto sul serio da solo.

Entrò nella stanza e vide una chioma bionda sul letto. Si bloccò come colto alla sprovvista.

Agnes non appena lo sentì entrare si raddrizzò. Era vestita ma i capelli un po’ disordinati per via del sonno.

“Ehi. Tutto bene? Ho provato a chiamarti.. non dovresti stare fuori a lungo dopo ciò che è successo alla festa.” disse lei in tono premuroso.

Dio, sembrava davvero che le importasse. Klaus scavò di più i lineamenti del viso e avanzò con passi lenti.

“E tu sweetheart hai dormito sonni tranquilli? Constatando che tu e il tuo amico avete orchestrato un massacro.” disse lui semplicemente senza nemmeno scomporsi.

Agnes allora si bloccò, non aspettandoselo. Ma non vi era alcuna paura in lei, come se anche quell’emozione le fosse preclusa. Klaus pensò come diavolo aveva fatto a non accorgersene… persino un cieco si sarebbe accorto del cambiamento che era avvenuto in lei… ma forse lui era stato davvero cieco… cieco perché voleva sul serio che qualcuno lo amasse senza tentare di cambiarlo né di giudicarlo continuamente.

Ma amare Klaus per ciò che era poteva risultare impossibile. C’era troppa oscurità dentro di lui e non si poteva cancellare con una piccola luce o speranza. Perché veniva schiacciata dalla dura realtà.

Agnes prese un bel respiro e si risedette. “Sai tutto non è così?”

La sua compostezza e il suo sguardo vacuo ferì Klaus, anche se pensava di non poter essere più ferito dopo aver perso la sua famiglia. Il dolore al braccio non pulsava più… ma qualcos’altro faceva male.

“Non temere tesoro. A te non farei mai nulla.” rispose lui in maniera saccente avvicinandosi ancora.

Vide Agnes rabbrividire, ma forse era stato solo un riflesso. “Vorrei dirti che mi dispiace…. Ma non sono io che governo questa situazione né a decidere… la vera me stessa non c’è più… non c’è mai stata da quando questo corpo è stato fatto ritornare con la magia nera. I ricordi c’erano ancora, così per rendere questa recita più plausibile agli occhi degli altri e rendere la mia esistenza quasi normale… per un solo fine.”

<< Sì quello di uccidermi >> A quella consapevolezza Klaus sentì un punto nel petto stringersi e strapparsi a morsi dovuti a quelle parole.

Agnes sospirò. “Connor manovrava questo corpo e i suoi pensieri. Io potevo solo obbedire perché non sono realmente viva quindi era impossibile combattere la realtà. Ma se ti può consolare….” Abbassò lo sguardo quasi con fare dispiaciuto. “Se fossi stata veramente io, con la mia anima e la mia coscienza impiantate in questo corpo… non avrei mai fatto una cosa simile… anche se tu hai fatto delle cose spregevoli nel corso dei secoli…

Klaus sorrise amaramente ricordando il disegno che lei gli aveva fatto… si erano lasciati con la vana promessa che un giorno lui avrebbe visto qualcosa nel suo specchio personale… qualcosa di cui non vergognarsi… ma il suo riflesso era rimasto sempre lo stesso… immutato e malvagio… ogni speranza spaccata in pezzi di vetro.

“Oh sì certo… d’altronde un animo buono e gentile come il tuo non recherebbe mai del male no?” mormorò lui ironicamente stando ancora in piedi.

“Ma l’hai fatto, angioletto. A tua insaputa l’hai fatto anche in Francia. Perché le debolezze umane finiscono solo col distruggere.. e infatti guarda il risultato.” Il tono era duro e spietato.

“Il mio fine a quel tempo era sincero… anche se non sarebbe valso a nulla.” rispose lei tentennante.

“Infatti. Non è valso a niente, solo a un altro destino di morte. La morte rincorre me e i miei fratelli da sempre, ti era sfuggito questo?” domandò lui guardandola feroce.

Agnes sviò lo sguardo. “Lo sapevo invece. Ecco perché volevo provare a capirti e a cercare un po’ di umanità in te… ma non trovandola sotto i tuoi strati di odio, l’ho considerata una battaglia senza vincitori. Per questo me ne sono andata via quella sera nella carrozza. Non sei tu ad avermi lasciata andare, me ne sono andata io. Perché volevo vivere… ma vivere veramente. Non morire stando al tuo fianco.”

Quelle parole vere e sincere furono come un colpo di frusta. Non bastava neanche giustificarsi che quella davanti a lui non era la vera Agnes, che era solo un corpo vuoto privo di anima… perché alla fine quella era davvero la verità e lui se ne rendeva conto senza indugi. Perché bruciava come veleno.

Gli antichi ricordi fecero da testimone a quelle parole fatte fuoriuscire perché ormai nessuno lì dentro aveva più nulla da perdere.

“Che cosa farai ora?” domandò poi Agnes ritornando gelida.

La bocca di Klaus si distorse in un ghigno. “Non ti torturerò come ho fatto con tua sorella, tranquilla.”

A quella provocazione Agnes alzò lo sguardo verso di lui. Ma nemmeno un barlume di emozione attraversò il suo viso angelico. Il nulla assoluto. Era davvero vuota. Se si disinteressava così delle condizioni della sua amata sorella allora voleva dire che era tutto perduto e che quella conversazione non serviva a niente.

“Il tuo braccio è messo male. Ma non basterà a cancellare il marchio che ho indotto su di te grazie alla magia di Connor.” constatò Agnes con glacialità disumana.

“Questo l’ho notato, grazie mille per l’ovvietà. Ma rimedierò stanne certa.” rispose lui determinato, sedendosi vicino a lei.

Quando lui alzò una mano per accarezzarle i capelli, lei provò a scansarsi via ma lui le disse:

“Di solito un essere vuoto non prova neanche paura, sweetheart. Ne hai?” la canzonò lui con tono vellutato.

Lei scosse la testa. “Mi chiedo solo perché stiamo continuando questa conversazione visto che la verità è venuta fuori.”

Klaus fece un ghigno accarezzandole quel delicato collo da cui spesso aveva bevuto.. quel sangue dolcissimo che lo aveva inebriato… tutta una menzogna.

“Non temere angioletto. Mi conosci ormai, nonostante questa lurida farsa. Ti prometto che non sentirai dolore.” le bisbigliò lui col suo canto di morte.

Agnes stava per voltarsi verso di lui in segno di allarme ma non fece in tempo a fare niente, che sentì le mani di Klaus serrarle il collo e spingerla di più contro il letto.

La ragazza boccheggiava in cerca d’aria, gli occhi azzurri sgranati ma pur sempre vuoti. Perché lui non l’aveva mai capito? Perché si era fatto beffare dalle debolezze? Perché aveva permesso a se stesso di cascare su quell’errore comune?

Quelle domande con una risposta che odiava contribuirono a montare dentro Klaus una furia incontenibile. Torreggiava sulla ragazza da cui credeva di ricevere amore. Quello stupido e potente sentimento che lui le stava piano piano concedendo… ma l’odio scavalcò tutto..

Le mani si serrarono di più su quel fragile collo, dando un’altra torsione. Mentre le mani ormai fredde di Agnes gli colpivano il volto rigato di lacrime

--******************************----

 

La barella correva lungo il corridoio dell’ospedale e Briony la inseguiva come in una corsa contro il tempo. Aveva lo sguardo pallidissimo, ancor più bianco di quello di Ylenia che rimaneva immobile mentre i dottori ispezionavano le numerose ferite.

La sofferenza di perdere la sua migliore amica quasi stritolò Briony e la colpì come un pugno.

Si avvicinò delirante alla dottoressa Fell. “Dalle il sangue!”

La dottoressa capì subito e infatti assentì dicendo. “Gliene ho già dato quando è entrata in ospedale ma ancora non ha fatto effetto…non c’è battito, dovremmo quindi optare per le tecniche tradizionali.”

Briony si sentì soffocare dopo quelle parole… Non riusciva a guardare l’enorme ferita che Ylenia aveva riportato sullo stomaco…non riusciva a vedere quel corpo bellissimo così devastato dal sangue..

“Portiamo subito in sala operatoria!” I dottori trasportarono la barella in un’altra sala e Briony li seguì spedita.

“Signorina non può stare qui.” un’infermiera cercò di bloccare Briony ma lei subito scattò.

“E si levi! Io rimango!” Si puntellò fino a scavare il terreno, spingeva via tutti gli infermieri che volevano mandarla via mentre a Ylenia veniva data una maschera d’ossigeno.

All’improvviso una voce dal corridoio la riscosse. “Briony! Elijah ha ricevuto il tuo messaggio e sta arrivando! Che cosa è successo?”

Finn le arrivò subito a fianco con sguardo visibilmente preoccupato. Briony lo fissò con labbra tremanti.. doveva dirgli ciò che era accaduto, implorarlo di fare qualcosa per salvare Ylenia… ma l’unica cosa che fece fu scoppiare in lacrime.

Tutte le forze che aveva racimolato quel giorno si spezzarono come argini distrutti da un fiume in piena. Un fiume di agonia.

Si portò le mani al viso continuando a piangere e dandosi la colpa di quell’inferno.

Finn capì subito il motivo di quelle lacrime e infatti si voltò verso la sala operatoria. Il viso del vampiro era ricolmo di shock, quasi non respirava più nel vedere la donna che aveva amato alla follia ridotta in quel modo…. Le aveva augurato più volte ogni male, l’aveva maledetta… ma ora quello non sembrava avere importanza e disintegrarsi del tutto.

Tutti e due pregarono che Ylenia ce la facesse.

Il monitor delle pulsazioni vitali però era nullo, la linea dei battiti del cuore era retta senza alcuna curvatura o rialzo. Briony maledisse quel monitor perché doveva per forza non funzionare.

L’ennesimo infermiere venne da loro per dire che non potevano stare lì, ma Finn senza tanti preamboli lo soggiogò ordinandogli di non rompere e di fare il suo dovere.

Briony stava in attesa, pregando e piangendo.

Ylenia ti prego ti prego..” sussurrava a stento, mani incrociate contro il viso.

Finn sembrava una statua immobile e morta.

Non potevano pensare che quella donna forte, un’amica e una donna amata, stava per andarsene… Si rifiutavano di accettarlo e sperarono fino all’ultimo per un miracolo.

Briony pregò di nuovo ma le sue preghiere non vennero ascoltate per l’ennesima volta. Un destino che si abbatteva su di lei come un colpo d’ascia.

I dottori si stavano radunando lungo il lettino per firmare alcune scartoffie. Poi un velo bianco.

“Ora del decesso: 14 e 20.”

 

FINE CAPITOLO.

Dopo quasi un mese di assenza vi appioppo questo capitolo drammatico…. E te pareva XD

Prima di tutto scusate per il ritardo ma ho dovuto mandare avanti l’altra fanfic su TVD e tra impegni vari ecc., non posso aggiornare quotidianamente quindi abbiate pazienza please J Intanto ripassatevi i miei poemi ahah XD Dai che ormai la storia sta per finire e non vi assillerò più!

Ritornando al capitolo… YleniaWillas e Agnes sono morti. Ma questa volta, ahimè, per davvero. Nessuna resurrezione. Morti sul serio. Mi sono commossa in tutte e 3 le morti per ragioni diverse… mi è costato tanto farlo ma l’ho fatto per dare una svolta prima della fine… Far morire Ylenia è stata la scelta più tremenda e dolorosa che abbia mai dovuto prendere. C’ho pensato più e più volte, fino a fracassarmi il cervello… e alla fine ho deciso così anche se è ingiusto. Ma da quando io faccio cose giuste? XD

Mi sono intristita anche per la morte di Will… ok che tutti l’odiavate, per ovvi motivi, ma a me piaceva molto… non solo perché è un mio personaggio ma perché è uno dei “cattivi” in cui però vedo un barlume di bene… il suo odio era tutto dovuto al suo passato doloroso che aveva dovuto affrontare… lui non vede i Mikaelson come li vediamo noi… belli, fighimaestosi… a lui non importa, lui DEVE ucciderli. A contrario di Briony lui non si fa grossi problemi, anche perché crede che la sua missione sia giusta. Valsa per vendicare la sua famiglia, anche se alla fine scopriamo che i Mikaelson non c’entravano nulla… Non dico che non dovete odiarlo ma almeno di capirlo L

Agnes… beh capitela anche lei… la vera Agnes è quella dei flashback. Quella di adesso era solo una montatura, il suo corpo ma senza la sua anima dolce di cui vi siete tutti innamorati. Se fosse stata veramente lei non si sarebbe mai comportata così con Klaus né si sarebbe sottomessa a Connor. So che ho fatto una bastardata… insomma.. potevo riportarla sulla Terra col corpo integro + l’anima. Ma sarebbe stato prevedibile. E un lieto fine per Klaus-Agnes non ce lo vedevo proprio. Alla fine vi ho fatti dannare ancor di più XD Sorry!! Spero non mi odierete ma la mia vena sadica-drammatica non ha limiti xD

 

Briony e Elijah non si sono visti molto ma insomma si sa che quei due si amano, che farebbero di tutto l’un per l’altro bla bla bla.. c’è bisogno di ripeterlo? No xD Dai che tra poco non vi seccherò più Ahah xD

 

Infine… spero che questo capitolo vi sia piaciuto nonostante tutto! E se avete qualcosa da chiedere, chiedetemi pure! Aspetto con ansia le vostre recensioni per capire i vostri pensieri. Non fate i timidi :P

 

L’immagine qui sotto l’ha creata la mia cara Kitsune4573 ed è praticamente un’immagine cross-over tra la mia fanfic e la sua (ElijahxNuovo personaggio). Con questo non è che stiamo per fondere le due storie, è solo un modo carino per evidenziare le fanficsu questo grandioso e bellissimo personaggio quale è Elijah <3

 

Se volete aggiungermi su facebook, dove spesso rilascio news ecc, chiedetemi l’amicizia. Sono “Elyforgotten Efp”.

 

 

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