Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Keros_    14/04/2013    5 recensioni
[Future!Seblaine]
Blaine, dopo anni di matrimonio con Sebastian e aver messo su una famiglia, decide di divorziare dal marito a causa di un tradimento subito da quest'ultimo. Così va a vivere con suo fratello Cooper e la sua compagna Elizabeth, facendo fare ai bambini avanti e in dietro da una casa all'altra; ma affrontare un divorzio non è mai così facile come si pensa, sopratutto se si provano ancora dei sentimenti profondi verso colui che dovrebbe diventare l'ex.
Abbiamo: Cooper che è stufo d'avere il fratello in giro per casa, Elizabeth che non ne può più di ascoltare i suoi monologhi depressi, Grant che è furioso con entrambi i genitori, Juliette che vuole la felicità dei due uomini, Sebastian che decide di riconquistare Blaine, Tony innamorato di Sebastian, John che vorrebbe creare una relazione con Blaine e quest'ultimo che vorrebbe continuare ad andare avanti con il divorzio.
Ma lo sappiamo tutti, ottenere ciò che si vuole non è mai così facile.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 6


Blaine non era mai stata una persona dal sonno movimentato, solitamente si svegliava come si era addormentato la sera precedente o al massimo rivolto dall’altro lato. Aveva anche il sonno molto leggero dalla nascita di Grant, era una cosa comune tra i genitori, dopotutto; ovviamente fatta eccezione di Sebastian che invece riusciva a dormire come un sasso anche all’interno di un asilo nido pieno di neonati strillanti.

Per via di questo tipo di sonno, ogni tanto apriva gli occhi durante la notte e tendeva le orecchie per poi tornare beatamente a dormire; ma negli ultimi tempi le cose erano un po’ cambiate, infatti Blaine aveva davvero molte difficoltà ad addormentarsi e al risveglio non era mai completamente riposato e attivo, ma a volte si sentiva ancora più stanco del solito e veniva sempre più spesso svegliato dal rumore assordante del cellulare che gli ricordava di mettersi in piedi per non far tardi e portare i figli a scuola.

Invece quella notte aveva dormito benissimo. Mentre era ancora in dormi-veglia non si sentiva per niente stanco, anche se aveva ben capito di essersi spostato almeno un po’ durante tutta la notte.

Si stiracchiò un po’, tenendo ancora gli occhi chiusi, per poi riappoggiare la testa sul petto di Sebastian e intrecciare ancora una volta le loro gambe, mentre il suo profumo gli entrava dalle narici per finire dritto al cervello.

Stop! Tra loro non c’era Juliette?

Istintivamente Blaine aprì gli occhi di colpo, sollevando la testa per guardare sopra il materasso.

“Tranquillo, sta dormendo nel suo letto,” disse Sebastian, abbassando il libro che stava leggendo sullo stomanco, poggiandolo proprio vicino al viso del moro.

Quest’ultimo lo guardò confuso prima di guardare in che posizione erano messi e mordersi il labbro. Avevano le gambe intrecciate e fino a qualche minuto prima era completamente spalmato al fianco di Sebastian, cingendogli la vita con un braccio e tenendo la testa sopra il suo pettorale destro.

“Perché non mi ha svegliato?” Chiese in fine, passandosi una mano tra i capelli.

“Perché non sono nemmeno le sette e mezza,” gli comunicò l’altro, con tono freddo e distaccato, “pensavo volessi dormire.”

“Mmh .. Si, grazie,” disse, mentre Sebastian tornava a leggere un libro che Blaine non conosceva. Rimasero in silenzio per un attimo, poi agrottò le sopracciglia e chiese: “Perchè l’hai fatta dormire di là?”

“Non l’ho fatta dormire di là, mi sono svegliato che non c’era, sono andato a controllare ed era a letto. Pensavo fossi stato tu.”Rispose l’altro, girando pagina.

“Certo, come no.” Commentò Blaine, sarcastico e alzando gli occhi al cielo.

“Ti ricordo che sei tu quello che mi sta abbracciando e si è avvinghiato a me durante la notte, e non in contrario.”

Il moro spalancò gli occhi e deglutì a fatica, prima d’allontanarsi da Sebastian. Si diete dello stupido mentalmente. Come aveva potuto abbracciarlo, soprattutto dopo una litigata? “Dormivo, l’ho fatto involontariamente.”

“Appunto.” Commentò Sebastian, un po’ acido.

Blaine non gli diede nemmeno la soddisfazione di rispondergli, semplicemente si girò dal lato opposto, dandogli le spalle. Avrebbe dovuto alzarsi, lo sapeva bene, ma non ne aveva assolutamente voglia. Il letto nella camera degli ospiti a casa di Cooper non era affatto male per dormire, anzì era di ottima qualità, ma nessuno sembrava essere così comodo come quello.

E Blaine sapeva il motivo, non era di certo la qualità che lo rendeva tale, ma era con chi lo divideva, i ricordi, tutte le volte in cui gli avevano fatto l’amore ancora, ancora e ancora, tutte le volte in cui avevano dormito con i figli e tutte le volte che lui e Sebastian si erano addormentati abbracciati, quello lo rendeva più comodo.  Ma era anche lo stesso letto in cui aveva trovato Sebastian avvinghiato ad un altro.

Istintivamente si alzò dal letto con poca grazia, rischiando anche di inciampare a causa nel lenzuolo finito a terra. L’altro inarcò le sopracciglia per quel gesto improvviso, ma rimase in silenzio, molto probabilmente ancora offeso per la litigata del giorno precedente.

Blaine scosse la testa, pensando che l’unico a dover essere offeso dovesse essere lui, e decise d’andare a controllare la figlia nell’altra stanza. Uscì dal vano ed istintivamente gli venne di chiudere la porta per tagliare fuori Sebastian come voleva fare nella sua vita, ma riuscì a trattenersi in tempo.

Entrò in camera della figlia, schiudendo la porta lentamente e cercando di fare meno rumore possibile per non svegliarla. Si avvicinò e si chinò su di lei per controllarle la temperatura, che sfortunatamente si era alzata durante la notte. Ma come c’era finita nel suo letto?

Le accarezzò dolcemente i capelli, per poi ripassare con i polpatrelli anche le gote rosse come i petali di rose appena sbocciate. Si accorse anche che non era così calda da allarmarsi, ma decise che avrebbe preso il termometro per essere più sicuro. La sentì rabbrividire al suo tocco, che sicuramente per lei era freddo, e le si sedette accanto sul piumone quando mugnugnò leggermente qualcosa.

La coprì meglio e le vide un sorriso furbo nascerle sulle labbra, segno che si era svegliata, facendolo sorridere a sua volta; ormai stava solo facendo finta di dormire per godersi pure e semplici coccole.

“Non sei un’attrice così brava come pensi,” la canzonò lasciandole un bacio sulla fronte, a cui la bimba sbuffò leggermente per essere stata scoperta. “Vuoi qualcosa per colazione?”

“Si, il latte.” Rispose lei, come se fosse un lamento e stringendo la mano del padre poggiata sul cuscino, “Però mi viene da vomitare.”

Blaine mugugnò qualcosa in dissenso e le accarezzò la schiena con la mano libera, “Allora non puoi mangiare il latte, ti vanno dei biscotti?”

La bambina annuì e si portò la mano del padre sul viso per avere un po’ di sollievo alle guance che sembravano bruciare. “Papà, sento caldo però.”

“Adesso chiamiamo il dottore, va bene?” rispose lui con dolcezza, lasciandole un altro bacio leggero sulla fronte. “Nel frattempo andiamo in cucina a mangiare e cercare di far abbassare questa brutta febbre cattiva.”

Juliette sorrise e si mise a sedere sul materasso, “Ma mangia anche papà con noi?”

“C-certo… penso di sì.” Rispose Blaine un po’ titubante, non sapendo esattamente se Sebastian aveva voglia di far colazione con loro o meno.

“Bene. Ciao. Vado in cucina e a chiamare papà.” Disse lei, scostando le coperte e scendendo da letto in modo fulmineo, per poi correre via dalla stanza senza mettere nemmeno le calzette, lasciando Blaine accigliato e in pieno stato confusionale.

Sbattè un attimo le palpebre, facendo saettare la sguardo dal letto ormai vuoto della figlia alla porta, continuando a restare meravigliato da tutta quella rapidità; non aveva avuto nemmeno il tempo di aiutarla o dirle qualcosa che era già sparita dalla circolazione. Certo che però passava troppo tempo con il fratello.

Si alzò in piedi e prese un paio di calzette pulite dalla cassettiera accanto al letto, per poi dirigersi in cucina e iniziare a prendere il necessario per la colazione dalla dispenza.

Cinque minuti dopo, quando il tavolo era preparato e Blaine stava uscendo il latte dal frigo, Sebastian e la figlia fecero il loro ingresso nel vano. Quest’ultima si mise subito a sedere, mentre l’uomo si avvicinava al moro, senza però dire una parola. Lo affiancò e prese la caffettiera dalla credenza, per poi riempirla alla meno peggio con il caffè.

“Se vuoi te lo preparo io,” propose Blaine, cercando di allentare almeno di poco la tensione creatasi nella stanza.

“Non c’è bisogno.” Lo liquidò l’altro, poggiando l'elettrodomestico sui fornelli. “Tu lo prendi sempre con il latte?”

Blaine spalancò gli occhi a quella domanda con più di un solo quesito e un doppio senso non troppo velato. Fortuna che Juliette ancora non capiva certe cose e lui decise di non rispondere a tono, ma lasciar correre prima di tagliuzzarlo in mille pezzettini con gli occhi.

“Si,” rispose esitante, dandosi dello stupido per averlo degnato di una sola parola dopo quella battuta.

 Non aspettandosi una risposta da parte di Sebastian che non arrivò e senza aggiungere altro si diresse da Juliette, sedendosi accanto a lei, che gli lanciò un occhiata confusa a cui lui rispose sviando lo sguardo per portarlo al latte che si stava versando sulla nella tazza.

Di certo non poteva dirle che era uscito con un altro uomo e che suo padre aveva avuto la brillante idea di presentarsi anche a lui all'appuntamento, per poi litigare e finire con il baciarsi con gli occhi di tutte le persone all’interno del locale addosso; e come ciliegina sulla torta, che aveva volontariamente ferito i sentimenti di Sebastian solo per cercare di allontanarlo. E ovviamente non poteva nemmeno dirgli che la sera prima avevano litigato un’altra volta mentre lei dormiva con la febbre alta.

In quel momento la mente di Blaine si illuminò e capì subito il motivo di tutta quella gentilezza iniziale della sera prima da parte di Sebastian che di certo non era da lui: lo aveva fatto soltanto perché la figlia stava male; poi ovviamente il moro lo aveva fatto sbottare e addio buoni propositi.

“Papà, ne vuoi uno?” chiese gentilmente Juliette, indicando il pacco di biscotti che aveva davanti.

“Si, grazie,” rispose lui, infilando la mano dentro l’involucro per prenderne uno, ma poi la voce di Sebastian arrivò dritta alle sue orecchie e lasciò subito andare quello che aveva preso, sconsolato.

“Non dare dolcetti a tuo padre, sta già ingrassando e lo sanno tutti che dopo una certa età è difficile perdere peso.”

“Io non sto ingrassando!” controbatté lui, con una nota di panico nella voce. Non stava ingrassando, no? Aveva preso soltanto due chili negli ultimi mesi, ma non erano a malapena visibili e poi erano per lo più di massa muscolare, visto che aveva ripreso a fare box. Possibile che Sebastian se ne fosse accorto? Blaine non si rispose nemmeno mentalmente a quella domanda, riconoscendo quanto fosse idiota e la risposta scontata.

“Come vuoi, ma hai preso almeno un chilo e mezzo.”

Si stava ancora facendo domande?

“Ma tanto papà è bello lo stesso!” lo difese la bambina, facendo una linguaccia al altro padre mentre questi si sedeva dall’altra parte del tavolo. “Papà Blaine è sempre bello, vero?”

Il diretto interessato trattenne il respiro, visto che la figlia lo aveva chiesto a Sebastian. Non che gli interessasse la sua opinione, figuriamoci... ma ormai la curiosità si era insinuata dentro di lui come il veleno di un serpente e sapeva che se avesse dato esito negativo, una parte sua parte ne sarebbe rimasta ferita.

Sebastian prese un sorso di caffè, facendo solo finta di pensare a una risposa da dare, stava prendendo solo tempo e Blaine lo sapeva bene, perché quando rifletteva aggrottava leggermente le sopracciglia o si mordicchiava un po’ le labbra, cosa che non aveva nemmeno fatto.

“Vero,” disse in fine, leccandosi le labbra impregnate di caffè e Blaine si ritrovò a sorridere come un idiota senza nemmeno rendersene conto.

“Quindi, papà, mangiati tutti i biscotti che vuoi!” Decretò Juliette, facendo la linguaccia a Sebastian e porgendo i biscotti al moro che ne prese uno senza pensarci due volte, mentre l’altro alzava gli occhi al cielo con aria di sufficienza.

All'interno della stanza cadde il silenzio per qualche minuto, interrotto soltanto dal masticare poco rumoroso di Juliette.

Entrambi gli adulti evitavano di incrociare gli sguardi a vicenda, non volendo perdersi nelle iridi dell’altro e possibilmente far trapelare parole ed emozioni sicuramente vere, ma che non potevano venire rivelate o ricordate all’altro in quel momento. Volevano mantenere quel distacco tipico di due persone in procinto di divorziare, illudendosi di volerlo davvero, o almeno uno di loro ci provava.

Blaine non si era dimenticato dell’avvocato e di ciò che gli aveva detto, ma semplicemente ancora non ne aveva parlato con i due figli, tanto meno aveva chiarito la cosa con Sebastian o discusso con Cooper e approfondito il discorso con Elizabeth. Diceva di avere troppi pensieri per la testa e che per il momento poteva sbrigare altre faccende, magari sull’aspetto finanziario e redditizio, cosa che faceva, ma aveva anche il terrore di parlarne con qualcuno e magari esporre la sua decisione che, oltretutto, non aveva ancora preso.  

Insomma: era terrorizzato all’idea di poter dividere i figli e di venir mangiato vivo da qualcuno; qualsiasi fosse stata la sua scelta, si sarebbe trovato difronte a una scelta difficile su cui qualcuno avrebbe sicuramente avuto qualcosa da ridire. E poi c’era Sebastian.

Si ripeteva ancora di essere deciso, che ce l’avrebbe fatta e che se non fosse stato per i figli molto probabilmente con lui non avrebbe avuto più nessun contatto; ma appunto se lo ripeteva.

Se lo ripeteva per convincersi e in quel modo s’ingannava da solo: perché una persona convinta di ciò che deve fare, non ha bisogno di ripetersi certi concetti.

 Da una parte il lavoro e i figli occupavano davvero molto tempo della sua giornata, di conseguenza per lui non era molto facile poter andare girando da ufficio a ufficio per sbrigarsi varie pratiche e poi nessuno sembrava disposto a dargli una mano, anzi a volte sembrava volessero ostacolarlo, a dire il vero.

Sebastian anche se all’esterno sembrava molto distaccato e insensibile a quella situazione, dentro stava lentamente cadendo a pezzi. Non parlava o rivelava i suoi sentimenti a nessuno e quando aveva parlato sinceramente con Blaine di ciò che provava e lui gli aveva risposto in quel modo, si era sentito ancora più ferito della volta in cui gli aveva chiesto il divorzio; perché lo aveva fatto di proposito e, a detta sua, senza nessun motivo.

Sì, aveva preso delle decisioni drastiche, come non andare più a letto con nessun altro, ma insomma, il suo orgoglio era sempre il suo orgoglio e il fatto che amasse Blaine e lui lo sapeva, non gli dava il diritto di trattarlo in quel modo, e non gli interessava quanto ipocrita potesse sembrare detto da lui. Era pur sempre uno Smythe, anche se uno Smythe innamorato.

Talmente innamorato da stringere tutta la notte tra le braccia il marito, baciandolo delicatamente, nei pochi momenti di dormiveglia, mentre questi dormiva come un ghiro. E si sentiva uno stupido a pensarci, non perché non lo avesse mai fatto prima, ma perché lo aveva fatto di nascosto, come se fosse una cosa sbagliata e lui stesse infrangendo una legge diversa da cui era solito non curarsene. E diamine no, non aveva fatto niente di male.

“Vi siete dati i bacini, stanotte?”

Entrambi gli uomini rischiarono di strozzarsi con la bevanda che stavano tranquillamente sorseggiando. Guardarono la bimba con fare interrogativo e lei in risposta gli regalò un sorriso innocente. Il pensiero di Blaine andò subito a Sebastian che chiedeva alla figlia di porre quella domanda a colazione, tanto per metterlo in imbarazzo, mentre l’altro mise su un’adorabile faccia d’angelo con tanto di sorriso dolce.

“No, tesoro.” Rispose quest’ultimo, poggiando la tazza sul tavolo, evitando di guardare gli occhi di Blaine che al momento non sapeva bene come rispondere. “Sono arrabbiato con papà.”

“Allora il bacino ve lo dovete dare!” Commentò felicemente la bambina, battendo le manine soddisfatta. “Così fate subito pace e poi dormite sempre insieme.”

Peccato che la bambina non sapesse che dopo un’arrabbiatura e un bacio, Blaine e Sebastian continuavano a fare pace per ore nel letto, accarezzandosi, baciandosi, tracciando ogni centimetro del corpo dell’altro con i polpastrelli.

Entrambi gli adulti sorrisero, stando ben attenti a non far intrecciare i loro occhi; Blaine scosse lievemente la testa e disse rivolto alla figlia, “Non possiamo darci un bacino, ci dispiace.”

“Parla per te, io sto benissimo senza baciarti.”

Juliette guardò Sebastian alzando le sopracciglia in una smorfia scettica, ma non diede voce ai suoi pensieri. Silenziosamente, mentre i due genitori continuavano a flirtare anche senza accorgersene, si mise in ginocchio sulla sedia e poggiò un gomito sul tavolo per poi poggiare la guancia sulla mano chiusa a pugno, guardandoli con gli occhi che, se solo fosse stato possibile, sarebbero diventati a forma di cuoricino.

“Oh, davvero? E quindi il fatto che tu faccia di tutto per avvicinarti è solo una mia impressione.”

“Esattamente, dolcezza. L’astinenza al mio corpo ti fa brutti effetti.”

Blaine sbatté più volte le palpebre, non credendo alle sue orecchie. Non era talmente stupido d’averlo detto, soprattutto davanti a sua figlia. E invece sì. Si ritrovò a non sapere se ridere o piangere; non aveva tutti i torti, anzi aveva proprio ragione, quel corpo gli mancava, ma il modo in cui l’aveva detto, indicandosi persino il torace era stato più che esilarante, tanto che anche Juliette si concesse un accenno di risata.

“Forse è il contrario, che dici?” riuscì a canzonarlo, riuscendo a dare una risposta a tono e a scaricargli la patata bollente.

“Sei tu che ti sei avvinghiato a me, stanotte.” Gli ricordò Sebastian, con la solita aria da stronzo e superficialità.

“No, no, papà! Anche tu abbracciavi papà Blaine, ti ho visto io! lo abbracciavi forte forte. Se non mi svegliavo e andavo nel mio letto da sola, mi schiacciavate!”

Blaine guardò Sebastian. Sebastian guardò il pavimento della cucina perché in quel momento gli venne in mentre che forse potevano pure utilizzare delle mattonelle differenti.

“Ti ricordo che sei tu quello che mi sta abbracciando e si è avvinghiato a me durante la notte, e non in contrario.” Bonfocchiò Blaine, facendo il verso a Sebastian e sorridendo mentre lo guardava serrare la mascella per delineare le labbra in un sorrisetto di circostanza.

“Tesoro, ti senti meglio adesso?” Chiese in fine, rivolgendosi alla figlia con tono abbastanza dolce.

“Si, ho di nuovo sonno.”

Blaine guardò prima la bambina e poi si scambiò uno sguardo eloquente con l’uomo prima d’alzarsi dal tavolo e guardare in giro per la cucina alla ricerca del telefono di casa, mentre Juliette veniva presa in braccio da Sebastian che le baciò la fronte per poi sistemarle la frangia. Trovò l’apparecchio elettronico vicino al lavabo e aggrottando le sopracciglia pensando a come fosse finito lì, si diresse in cucina per chiamare il pediatra.

La bambina si sedette in grembo al padre, abbracciandolo forte, venendo ricambiata con la stessa intensità.  Si crogiolò tra quelle braccia, poggiando la testa contro la stoffa del pigiama di Sebastian, sorridendo debolmente. La febbre si era decisamente alzata e le era venuto davvero tanto sonno, così allentò di poco la stretta e socchiuse lentamente gli occhi.

Pochi minuti dopo, Blaine fece di nuovo il suo ingresso in cucina, giocherellando con l’orlo della maglia del pigiama che era decisamente troppo grande per lui e facendo intravedere una piccola porzione di pelle tra l’inguine e l'ombelico, che fece mettere sull'attenti  Sebastian mentre si mordicchiava il labbro inferiore.

Guardò prima l’uomo e poi la bambina che si era quasi addormentata tra le braccia del padre e si sentì riscaldare all'altezza del cuore, mentre una sensazione di benessere lo pervadeva e senza accorgersene si ritrovò con la testa inclinata d’un lato e un sorriso sincero sulle labbra.

Poi, istintivamente, i suoi occhi finirono per delineare i tratti della figlia, notando quanto fossero dolci e morbidi; poco dopo però, le labbra che stava fissando, erano ben diverse da quelle di poco prima; erano più chiare e sottili, e un labbro era catturato tra gli incisivi, giocherellando con la pelle appena screpolata.

Dio, come gli mancavano.

Scosse la testa e arrossì come un peperone quando le vide distendersi  in un ghigno perché Sebastian aveva notato cosa stava facendo. Si girò di spalle, poggiando le mani sul lavello della cucina prima di chiudere gli occhi, sentendo quelli dell’altro sul suo fondoschiena. Ridacchiò.

“Cosa ridi?”

“Mmm… niente” rispose lui vago, prima di fare un respiro profondo e avvicinarsi al frigo per prendersi un po’ d’acqua. Bevendo direttamente dalla bottiglia.

Sebastian assottigliò gli occhi, rivolgendogli il suo solito scopa-sguardo e Blaine si diede dello stupido, imbarazzandosi, per ciò che aveva appena fatto. Diede un leggero colpo di tosse, richiudendo il frigorifero.

“Il dottore è in ferie...” disse in fine, facendo qualche passo avanti verso il tavolo, “quindi dobbiamo portarla da un suo collega, un certo Garrent.”

Sebastian annuì, continuandolo a guardare in quel modo e istintivamente si chiese se avevano chiarito la situazione senza che lui se ne fosse accorto.

“Papi, mi porti a letto?” Chiese Juliette, riaprendo gli occhi.

Blaine annuì, ma proprio quando allungò le braccia per prenderla in braccio il marito fece cadere su di se l’attenzione.

“Vado in ufficio oggi pomeriggio, quindi di mattina sono libero. Posso portarla io, visto che tu hai lezione tra poco.”

“Purtroppo riceve i pazienti del dottor Charson solo il pomeriggio dalle due e mezza fino alle cinque.”

“Allora la porti tu, oggi proprio non ci arrivo.”

“Non ti preoccupare, ci penso io,” lo rassicurò Blaine, con un sorriso gentile. “Porto la principessa di là e poi vado a prepararmi.”

“D’accordo.” Acconsentì Sebastian, sorridendogli  a sua volta.


“Adesso vi date un bacino, vero?”

Gli adulti spalancarono gli occhi, ma non commentarono. Sebastian restò indecifrabile in volto e Blaine restò un attimo immobile a ponderare la situazione. Dopo mezzo secondo si chinò sul marito, che lo guardò alzando le sopracciglia, e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia.


Vide Juliette battere le manine e senza pensarci due volte la prese in braccio, per poi dirigersi a passo spedito verso la camera da letto. 










TATAN!! Eccovi tutta la dolcezza, vi è piaciuto? :3 
Sinceramente non vedevo l'ora di postarvelo, perché amo letteralmente questo capitolo, molto stile family!
 
E niente, che dire? Ah si, godetevelo, perché.. perché si!
A giovedì!

Bacioni,
 
 
Nel prossimo capitolo: Qualcuno ricorda il mestiere di John? eheheh. 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Keros_