Film > Anastasia
Segui la storia  |       
Autore: Aanya    14/04/2013    2 recensioni
Per tutti quelli che adorano il film d'animazione "Anastasia"...per chi non ha potuto non indagare sulla vera storia della principessa russa e sulla sua leggenda..per chi ha cantato almeno una volta le canzoni del cartone..per chi si è intrippata con lo studio del russo per "colpa"sua..per chi ha portato la storia della famiglia Romanov agli esami:)...Insomma...magari dateci una semplice occhiata.Racconto la sua storia basandomi sul film e su alcuni reali eventi storici analizzandone ulteriormente l'aspetto introspettivo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti:)...ormai mancano pochi capitoli alla fine..ed in questo ho dato maggiore spazio all'inventiva, dato che la parte del cattivo in questa storia non è lasciata a Rasputin come nel film...Quindi fatemi sapere come vi sembra..se può essere perlomeno accettabile o meno...Baci:)

L’enorme salone era illuminato in ogni sua parte. Dall’alto soffitto pendevano file di lucette che ricadevano fino alle colonne delle arcate. I colori degli ampi e meravigliosi vestiti delle donne sembravano predominare sulle tonalità dorate. In quella calda atmosfera si respirava un clima di felicità e spensieratezza. Gente facoltosa da ogni dove era accorsa per festeggiare la principessa che sembrava perduta. O perlomeno partecipare alla festa regale che l’imperatrice aveva indetto in suo onore. La sala da ballo era occupata da centinaia di coppie che danzavano al ritmo cadenzato della musica. Le numerose logge erano riempite anch’esse da altrettante persone. Era tutto perfetto. O forse lo sembrava. Anastasia guardava in disparte, scostando appena la tenda divisoria rossa che aveva davanti.
-No. Lui non c’è-
La ragazza si riprese subito dai suoi pensieri. Si voltò verso sua nonna
-Oh, lo so che non c’è lui..Di chi stai parlando nonna?- le domandò.
Una domanda alquanto retorica. Sapeva di aver capito bene, ma non si capacitava di pensare ancora a lui. Anastasia riprese a guardare verso il salone, fingendo noncuranza. Marie si portò vicino a lei
-Di quello straordinario giovanotto che ha trovato il nostro carillon- le rispose sorridendo.
-Beh, probabilmente è troppo occupato a come spendere i soldi della ricompensa- aggiunse con tono sprezzante.
L’anziana teneva anch’essa lo sguardo rivolto alla sala da ballo, ma con la coda dell’occhio scrutava la nipote. Il sorriso non se n’era andato dalle sua labbra. Poi abbassò lo sguardo per rialzarlo un attimo dopo
-Guarda come ballano- allungò una mano indicando la sala colma di gente –Tu sei nata in questo mondo luccicante di gioielli e titoli altisonanti ma..- fece una breve pausa –Mi chiedo se sia questo ciò che tu veramente desideri-.
Distolse lo sguardo dalle coppie danzanti e guardò negli occhi la nipote, poggiandole una mano sulla spalla.
-Ma certo! Certo che lo è!- richiusero la tenda davanti a loro –Ho trovato quello che stavo cercando. Ho scoperto chi sono veramente- continuava mentre si dirigeva lentamente nella parte opposta, dandole le spalle. Si fermò –Ho trovato te!-
-Sì..ora mi hai trovato..-
Anastasia si girò verso di lei.
-E mi avrai per sempre con te- fece avanzando verso di lei a braccia aperte. Poi abbracciò la nipote e restarono così. –Ma sarà sufficiente?-. Chiuse gli occhi. La testa appoggiata alla sua.  –Mia cara- fece allontanando il volto da lei e prendendola per le spalle –Lui non ha voluto il denaro-.
Anche Marie l’aveva capito. Era vecchia, ma non da non intendere che era successo qualcosa tra i due. Il ragazzo doveva veramente provare qualcosa di profondo per sua nipote dopo quello a cui era stato disposto e hai rischi che aveva corso per farle incontrare. Aveva dovuto ricredersi. Il giovane insolente che aveva visto a teatro e che reputava un truffatore e bugiardo era l’unica persona che aveva permesso di farle riavere la sua amata Anastasia.  Per non parlare di come le aveva salvate entrambe quando era ancora un ragazzino. Rifiutando pure una qualsiasi ricompensa. Era costretta ad ammettere che era rimasta sbalordita dal comportamento di quell’uomo. Ciò che il ragazzo voleva non era una ricompensa in denaro. Desiderava sua nipote e basta. Perché allora fingeva di non essersene accorta? Anastasia era sempre stata, oltre che alla più vivace, la più sveglia delle sue nipoti.
La ragazza si scostò a malapena. Alquanto sorpresa.
-Non l’ha voluto?!-
-Sapere che tu sei viva. Vedere la donna che sei diventata- accarezzò la guancia della nipote  -Mi ha dato una gioia che non pensavo di poter provare ancora-.
Le sorrise. Non poteva immaginare quanto avesse desiderato vederla almeno un’ultima volta. La baciò in fronte. Poi si portò verso la tenda. –Qualunque sarà la tua scelta..- le disse voltandosi verso di lei -..noi saremo insieme per sempre-.
Anastasia le dava le spalle. Fissava un punto davanti a sé. Faticava a credere a ciò che sua nonna le aveva appena detto.  Lui non aveva voluto i soldi. Questo le bastava per sconvolgere nuovamente i suoi pensieri. Cosa voleva dire? Si era forse reso conto della misera e ignobile figura che aveva fatto davanti a lei? Si era sentito così in colpa da aver rifiutato il denaro davanti a sua nonna? Voleva andarsene facendo bella figura davanti a lei? Voleva farla sentire in colpa per non aver ascoltato la sua verità sui fatti? O forse…forse provava realmente qualcosa per lei. Dopotutto lei ci aveva creduto fino all’ultimo. E dopotutto anche lei si era innamorata di lui. Ci aveva così sperato tanto da star male quando si era sentita solo usata da lui. La voce di sua nonna le pareva così lontana e flebile. E lei si sentiva così confusa!
-Ma nonna…mi stai dicendo che..- si girò, ma ormai sua nonna era scomparsa dietro la tenda rossa. Avanzò lentamente verso questa e la scostò. Guardava le coppie che continuavano a ballare senza sosta, sotto le numerose luci che proiettavano riflessi in ogni parte. Sembravano così felici e spensierate! Sentiva che era appartenuta a quel mondo, ma in fondo al suo cuore sapeva che non era più il suo posto. I sentimenti dentro di sé sembravano in contrasto tra loro. Voleva così bene a sua nonna che una volta ritrovata si era promessa di non lasciarla mai più. Ma ora vedeva che quel mondo da principessa che aveva sempre sognato da piccola le sembrava così vuoto. Sospirò malinconicamente. Guardando le persone che ballavano nella sala le ritornò alla memoria il valzer che aveva ballato tra le braccia di Dimitri. Quel giorno sulla nave. Possibile che con lui si sentisse così bene? Che si trovasse ormai a proprio agio? Il suo cuore le stava rispondendo silenziosamente. Guardò ancora un attimo verso il salone. Poi richiuse la tenda. Non si sentiva bene. Non si sentiva completa senza lui. Questa era la verità. Quella verità che la rabbia aveva cercato di nascondere invano.
I guaiti di Pooka la distrassero dai suoi pensieri e la riportarono alla realtà. Si girò in tempo per vederlo correre fuori dalla porta che dava all’esterno.
-Pooka!-
Lo seguì trascinando l’ampio vestito, allontanandosi dalle sinfonie del valzer che stavano suonando.
-Pooka!- ripeté, ma il cane proseguiva per la sua strada, zigzagando in mezzo al labirinto botanico del palazzo.
Anastasia scese velocemente le scale e si precipitò all’interno del giardino, continuando a ripetere il suo nome.

***

I treni sbuffavano avvicinandosi. Era in coda alla biglietteria della stazione ferroviaria di Parigi. Stava frugando nelle tasche del cappotto. Poi tirò fuori qualcosa. Era una rosa. Quella rosa che Anastasia gli aveva appuntato sulla giacca quella sera in cui avevano passeggiato per Parigi. I ricordi sfilavano nella sua testa. La faccia di lei affissa in mente. Quel fiore era bello come lei. Una rosa alla quale erano state recise le spine. Dopotutto anche lei, sebbene fosse puntigliosa e attaccabrighe, sotto sotto era una ragazza dolce ed insicura. Sorrise. Era così perso nei suoi pensieri che non si accorse della mano che la donna, in coda dopo di lui, le aveva messo sulla spalla
-Tocca a lei-

***

Anastasia vagava per i sentieri del giardino, avvolto nel completo silenzio. Aveva un che di spettrale nella fievole luce notturna, illuminata da un sinistro chiarore biancastro. Si guardava attorno alla ricerca del cagnolino, ma non riusciva ad intravederlo da nessuna parte. L’abbaiare improvviso del cane la spaventò
-Pooka! Pooka vieni qui!- si diresse verso la direzione in cui l’aveva sentito guaire.
Lo trovò scodinzolante, felice come non mai. Quell’atmosfera aveva fatto rabbrividire solo lei a quanto pareva.
-Ohh..eccoti qui bello!- fece prendendolo in braccio.
Non si era nemmeno accorta che il giardino e i sentieri del palazzo avevano fatto spazio ad un lungo e largo ponte di cemento. Si era alzata la nebbia.
-Anastasia!-
La ragazza si alzò di scatto, guardando davanti a sé. Poteva intravedere a malapena una piccola schiera di uomini, quattro o cinque, fermi ad alcuni metri da lei. Al centro, un uomo in sedia a rotelle.
-Anastasia..Vostra Altezza imperiale- continuava quest’ultimo. Un che di malizioso nel suo tono. Cominciò lentamente ad avanzare verso di lei. Anastasia indietreggiava a sua volta. Colta dal panico.
-Mi inchinerei davanti a Vostra Altezza ma..come vedete..- fece indicando la sedia sulla quale era seduto e la sola gamba che gli era rimasta -..non potrei farlo degnamente -.
Anastasia continuava a fissarlo. Incapace di parlare. Cosa volevano da lei?
-Guarda l’opera che hanno compiuto dieci lunghi anni- fece allungando il braccio verso di lei, indicandola, -Tu un magnifico fiore in boccio..-si trattenne dalle risate –e io…- si batté il petto –Beh..c’è bisogno di aggiungere altro? Non sono al meglio, non credi?- concluse piegando la testa in modo sinistro.
La ragazza continuava a tenere gli occhi fissi su di lui, come se il resto del gruppo dietro non esistesse. Gli ricordava qualcuno. In qualche modo sapeva di averlo già visto. Cercava di riportare alla memoria qualcosa che potesse darle qualche indizio.
-Quel volto..-
-Sì…la nostra corsa sul ghiaccio. Te la ricordi?-
Socchiuse appena gli occhi, per inquadrarlo meglio. Poi li spalancò di scatto. Era lui. Uno dei soldati che aveva assaltato il palazzo nella quale viveva e aveva cercato di ucciderla, dopo averla rincorsa sul ghiaccio. Era quel volto sfocato che ricorreva frequentemente nei suoi incubi. Quella mano che l’afferrava per la caviglia e non la lasciava più. Quella mano che cercava di trascinarla giù, sempre più giù, nei suoi ricordi più tetri. Il suo volto si rabbuiò di colpo e la rabbia le montò dentro.
-Tu eri quel soldato che aveva tentato di uccidermi!-
-Sì..beh…mettiamola così..Se non ci avessi tentato io lo avrebbe sicuramente fatto un altro. E magari sarebbe stato anche meglio dato ciò che mi hai procurato- Viktor teneva un tono di voce calmo. Quasi apatico. Continuò lentamente ad avanzare verso di lei. –Mia cara granduchessa, come si sentirebbe lei a fallire nei suoi obiettivi?-
Anastasia continuava ad indietreggiare.
-Glielo dico io come si sentirebbe. Una fallita. Senza speranza. Perduta. Perché è così che mi sono sentito io quando Vostra signoria mi ha procurato questo- indicò la mancanza della sua gamba. Viktor continuava a cambiare la persona nel suo monologo. Passava dal Tu al Voi e dal Voi al Lei come se niente fosse. Evidentemente era solo una presa in giro verso la ragazza.
Anastasia  lo guardava impaurita, con aria interrogativa.
-Solo per correre dietro a Voi e alla Vostra dannata nonnina sono sprofondato nel ghiaccio. A causa Vostra potevo morire assiderato. Ma la fortuna volle che vivessi. O forse la consideravo sfortuna al tempo. Perché anche se non ero morto fisicamente, ero morto psicologicamente. Mi spiego?- fece gesticolando. –Ho perso il mio orgoglio, infangato la mia ottima reputazione. Mi sono sentito inutile. Ma per fortuna quel momento orribile è passato. Pian piano ho ritrovato le forze. Una gamba amputata non poteva amputare anche i miei sogni. E fu allora che considerai quello che era successo come una fortuna. Il coraggio e la temerarietà  mi hanno permesso di recuperare il mio valore e di rinforzarlo più di prima. Se fossi morto non avrei potuto attuare la mia vendetta. I Romanov hanno avuto la fine che meritavano. Ora che hai ascoltato la mia entusiasmante storiella…direi che tocca a te- concluse in un largo sorriso, indicandola.
Quando udì il nome della sua famiglia i suoi occhi furono accecati dalla rabbia. Non sembrava aver più paura. Si avventò sull’uomo senza pensarci. Gli uomini dietro di lui  si precipitarono in suo soccorso. La immobilizzarono prima che potesse tirare un pugno al loro superiore.
-Lasciatemi! Lasciatemi!- gridava in preda all’odio, cercando di divincolarsi. –Troppo facile sbarazzarsi di me in questo modo!- urlò contro Viktor.
L’uomo si girò
-Fermi! Lasciatela andare!- ordinò.
Gli uomini lo fissarono allibiti senza capire.
-Ha ragione..questa è una faccenda PERSONALE. È giusto che ce la sbrighiamo noi due da soli. No?! Andatevene-
I suoi compagni, ancora esterrefatti dal cambio di piani, eseguirono l’ordine e la tolsero le mani di dosso. Viktor si fiondò verso di lei sulla sedia a rotelle. Poi di scattò si alzò e piombò su di lei, atterrandola. Non aveva altre armi che una Nagant M1895, che portava sempre con sé. Ma non voleva usarla subito. Il divertimento sarebbe finito troppo presto per i suoi gusti.
I suoi compagni intanto si erano allontanati un bel po’. Non volevano intralciare i desideri del loro superiore, solo godersi la scena.
Anastasia riuscì stranamente a divincolarsi e a rialzarsi. Ma Viktor, divenuto con l’esperienza sul campo troppo astuto e forte, si fece forza sull’unico arto inferiore rimasto e si rialzò anche lui, bloccando la ragazza contro il basso parapetto del ponte. Le serrò la gola con entrambe le mani, distribuendo tutta la sua forza sulla gamba. Sebbene Anastasia sembrasse poter avere la meglio sull’uomo fin dall’inizio, a causa delle sue condizioni, ora aveva la testa piegata all’indietro, inarcata sulla balaustra, che cercava difficilmente di togliersi le mani di Viktor dal collo.
-Puoi dimenarti finché vuoi Anastasia. Dì addio a questo mondo-
Respirava a fatica. Sembrava che il tempo che fino a qualche secondo prima scorreva così velocemente, cominciasse pian piano a rallentare.
 
Un boato squarciò il silenzio. Viktor si voltò di scatto. Era avvenuta un’esplosione proprio a pochi metri da lui. Il fumo e le fiamme gli impedivano di guardare attraverso. Cosa diavolo era successo? Certo quello di far saltare il ponte era una delle possibilità che aveva messo in conto, ma che diamine era saltato in mente ai suoi uomini? Fare una cosa del genere senza aspettare un suo ordine? O meglio. Senza essercene necessità, dato che aveva la ragazza in pugno? Questa esplosione avrebbe solamente fatto allertare la gente. Stava per urlare contro i suoi uomini quando il vento fece spostare pian piano il fumo. I loro corpi erano a terra. Incoscienti, o privi di vita, non ne poteva essere certo.
-Ma che diavol…-
-Lasciala andare subito!- un ragazzo avanzava verso di loro.
Viktor spalancò gli occhi con aria interrogativa. La ragazza intanto aveva colto l’occasione per cercare di liberarsi dalla sua stretta. Si divincolò e corse verso il ragazzo.
-Dimitri!- gli urlò sorpresa.
Viktor non perse tempo. Si portò immediatamente verso la sedia, a pochi passi da lui, e sfoderò la pistola, prima di sedersi.
-Muovetevi ancora e morirete entrambi- urlò loro contro puntando la pistola –Non mi fa nessuna differenza-. Poi prese a muoversi nella loro direzione, con tutta la forza che aveva nelle braccia.
I due indietreggiarono lentamente.
–Non preoccuparti- le sussurrò –Ti proteggerò io-
Anastasia si limitò a guardarlo. Il suo volto pieno di paura sapeva esprimere al meglio tutte le sensazioni che provava. E la domanda silenziosa che gli stava facendo. Come avrebbe potuto salvarla senza un’arma, come quella che impugnava l’uomo ormai davanti a loro?
-Al mio tre corriamo nella direzione opposta, ok?- continuava a sussurrarle velocemente.
Anastasia annuì.
-Uno, due,tr…-
Si preparavano a scattare. Dimitri le faceva da scudo.
-Non ci penserei nemmeno se fossi in voi-
I due rimasero bloccati.
-Scappare non serve ormai a nulla- Viktor teneva la rivoltella davanti a loro.
Non ci sarebbe stata più via di scampo.
-Mi dispiace dover uccidere anche te. Non era nei miei piani- disse rivolto verso Dimitri –Anzi. A dire il vero non mi dispiace-. Sprofondò in un’enorme risata, come se gli avessero raccontato la barzelletta più divertente al mondo. Aveva gli occhi lucidi di odio e soddisfazione.
-Scappa! Ora!- Dimitri la spinse nella direzione opposta prima che potesse controbattere, ponendosele davanti.
Uno sparo lo colpì.
Anastasia si girò, bianca in volto.
-Dimitri!-
-Corri!- le urlò Dimitri con tutto il fiato che aveva in gola. Accecato dal dolore.
-E ora tocca a Voi! Dasvidania Vostra Altezza!- gridò Viktor ruotando la sedia nel lato opposto.
-Anya!- urlò Dimitri cercando di portarsi a fatica verso l’uomo, prima di accasciarsi a terra.
 
Fu un attimo e una fitta alla mano si propagò per tutto il braccio. Lasciò cadere la pistola. Il ringhio feroce di Pooka risuonava sul ponte semidistrutto. Aveva affondato i denti nella sua mano, facendogli emettere un debole grido di dolore che cercava di contenere. Raccolse il revolver in bocca e corse verso la sua padroncina.
La ragazza prese in mano la pistola e la puntò verso Viktor. Guardò oltre e vide Dimitri steso a terra, privo di sensi.
-Questo è per Dimitri, per me e per la mia famiglia! Dasvidania!- mirò al petto e fece partire un colpo. Viktor si accasciò sulla sedia, apparentemente senza vita.
Poi, solo il silenzio.

***

Anastasia, ancora con la pistola alzata, era immobile. Faticava a respirare. Non poteva credere di aver ucciso un uomo. Nei suoi occhi spalancati la rabbia aveva fatto spazio alla paura e all’angoscia. Il revolver gli cadde di mano. In quell’istante  sopraggiunsero le guardie di palazzo, molto probabilmente allarmate dall’esplosione. Si precipitarono verso i corpi a terra e verso Viktor. La ragazza continuava a guardare fisso davanti a sé, come se tutto intorno a lei fosse diventato sfocato e lontano. Poi distinse la figura accasciata a terra e sembrò ritornare cosciente.
-Dimitri!- urlò precipitandosi verso di lui.
Il ragazzo non si muoveva. Gli accarezzò la testa e gli spostò i capelli dal viso. Si chinò per sentirgli il respiro. Non respirava. O almeno non le sembrava.
-Dimitri!- gli urlò per farlo ritornare cosciente. –Dimitri!-
Ma lui non rispondeva. Poi vide la ferita al petto. Fu un attimo. Ciò che vide per ultimo fu un’immagine sfocata di una guardia che stava venendo verso di lei.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Anastasia / Vai alla pagina dell'autore: Aanya