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Autore: Aanya    27/04/2013    2 recensioni
Per tutti quelli che adorano il film d'animazione "Anastasia"...per chi non ha potuto non indagare sulla vera storia della principessa russa e sulla sua leggenda..per chi ha cantato almeno una volta le canzoni del cartone..per chi si è intrippata con lo studio del russo per "colpa"sua..per chi ha portato la storia della famiglia Romanov agli esami:)...Insomma...magari dateci una semplice occhiata.Racconto la sua storia basandomi sul film e su alcuni reali eventi storici analizzandone ulteriormente l'aspetto introspettivo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui..a pubblicare il penultimo capitolo di questa storia che mi ha tanto appassionato...Fatemi sapere cosa ve ne pare:) ciao ciao

Non riusciva a distogliere lo sguardo. Le sembrava sempre che stesse per muoversi. Ma niente. Non le aveva ancora dato segni. Eppure i medici che l’avevano visitato le avevano detto che non era in pericolo di vita. Fortunatamente il proiettile aveva sfiorato di millesimi il polmone ed erano riusciti, intervenendo istantaneamente, ad arrestare l’emorragia esterna. Ma lei ancora non ci credeva. Finché non si fosse svegliato, l’avesse guardata negli occhi e ne avesse detto una delle sue.


Lei si era ridestata appena tre ore prima. Si era ritrovata in un letto, probabilmente in una camera del palazzo dove solo fino a poco prima vi era stata la festa in suo onore. O forse erano passate addirittura parecchie ore. Aveva la testa ancora stordita per poter pensare lucidamente. Non sapeva cosa le fosse successo, a quanto pareva era svenuta. Sapeva solamente che avevano sparato a Dimitri e che voleva vederlo. Subito. Sudava freddo e il suo cuore sembrava esploderle, uscire dalla gabbia toracica. Temeva di dover sentire parole che non voleva ascoltare. L’attesa la massacrò psicologicamente perché Dimitri era stato portato in una stanza nell’altra ala del palazzo e dopo l’intervento era stato tenuto sotto stretta osservazione dai dottori, chiamati personalmente dall’imperatrice. Quelle ore per lei furono interminabili, infinite. Quando le condizioni del ragazzo furono dichiarate stabili, la mandarono a chiamare. Anastasia si sentì invadere da una gioia immensa. La tensione che aveva accumulato in quel lasso di tempo finalmente si sciolse in una sensazione meravigliosa. Era corsa immediatamente al suo capezzale. E l’aveva trovato lì com’era ora. Disteso a letto, con gli occhi chiusi, immobile. Aveva deciso di sedersi su una sedia, lì accanto, ed aspettare che si risvegliasse.


Stava aspettando da ormai troppo tempo. O forse era la sua impazienza di riaverlo cosciente che glielo faceva percepire. Gli passò una mano sulla guancia, accarezzandolo, e gli spostò lentamente i capelli. Sorrise debolmente. Le aveva salvato la vita per l’ennesima volta. Le aveva fatto ritrovare la sua famiglia. Se stessa. Come aveva potuto essere così dura con lui?  La testa le girava ancora. Si sentiva parecchio stanca, anche se presumibilmente aveva dormito per delle ore. Prese il bicchiere posto sopra al tavolino, appena dietro di lei, e si versò dell’acqua dalla brocca accanto. Si girò di scatto. Il bicchiere le scivolò di mano urtando contro il suo braccio. Il contenuto si riversò su di lui e sulla coperta. Anastasia sgranò gli occhi, senza parole.
-Ehi!- protestò, prendendo il bicchiere, ormai vuoto, in mano.
-Dimitri!-
Il ragazzo si stava mettendo lentamente in posizione seduta. I movimenti piuttosto goffi. Anastasia ripose in fretta il bicchiere sul tavolino. Poi abbracciò il giovane.
-Ehi! Piano..piano..piano..Stai attenta..-
-Oh..- la ragazza si ritirò con un’espressione di scuse  -Scusami…-
-Dopo avermi rovesciato l’acqua addosso vuoi anche rimettermi nuovamente k.o.?- fece abbozzandole un sorriso.
Anastasia ricambiò il sorriso. Era lui. Come se nulla fosse successo. Era ancora lì con lei. Gli occhi le erano diventati lucidi. Ma stavolta non era perché era arrabbiata e sconvolta. Alcune lacrime cominciarono a rigarle il volto. Dimitri si rabbuiò di colpo
-Perché piangi?-
-Credevo..credevo di averti perso...- non riusciva a dirgli altro. I suoi sentimenti avevano preso il sopravvento.
Dimitri le accarezzò una guancia, già bagnata dalle lacrime. Continuava a sorriderle
-Ma non ti sei ancora liberata di me..- la guardò fisso negli occhi –Mi dispiace-
Anastasia gli avrebbe tirato un cuscino addosso per come ci stava scherzando su. Ma sapeva che lo faceva per sdrammatizzare. E per farla ridere.
Le spuntò un sorriso sulle labbra. Rimase in silenzio qualche secondo prima di parlare, aspettando di calmarsi un attimo.
-Credevo stessi andando a Leningrado-
Quei suoi occhi penetranti sembravano scrutarlo dall’interno. Dimitri si sentì d’un tratto in soggezione davanti a lei. Abbassò lo sguardo.
-Infatti-
-Come mai non hai preso il treno?-
Il ragazzo rialzò lo sguardo
-Non ho potuto..-
-Perché?- gli domandò asciugandosi velocemente le lacrime con la mano.
Dimitri le prese il viso tra le mani
-Perché io…- cercò di avvicinarsele, nonostante provasse ancora un cupo dolore al petto.
Pooka entrò nella stanza abbaiando con foga. I due puntarono entrambi i loro sguardi verso quell’animale che li aveva interrotti così bruscamente. Il cagnolino scodinzolava allegro, come se fosse anch’egli felice di riavere il ragazzo con sé. Si diresse verso la ragazza, che lo prese in braccio, sotto lo sguardo di Dimitri.
-Ah…mi sa che anche lui voleva dirti che gli sei mancato e che è stato tanto in pena per te-
Anastasia guardava il piccoletto. Lingua a penzoloni e occhi che trasmettevano felicità. Poi ritornò a guardare Dimitri.
-Quindi non stavi parlando solo per lui- Dimitri alzò le sopracciglia, sorridendole.
Anastasia sospirò. In volto l’espressione di qualcuno che si era arreso all’evidenza.
Sophie bussò alla cornice della porta, anche se questa era aperta
-Disturbo?- domandò sporgendosi con la testa, sorridendo.
Prima che potessero risponderle aveva già varcato la soglia.
-Oh..ragazzo..- disse avvicinandosi al letto –Non puoi immaginare come sia felice che tu stia bene-. Non riusciva a fare a meno di gesticolare. Raggiante in volto. –Mi puoi scusare se te la rubo per qualche minuto?- fece indicando la ragazza.
Anastasia, ancora il cagnolino tra le braccia, la guardava con aria interrogativa. I due si scambiarono uno sguardo veloce.
-È tutta vostra-  le rispose sorridendo, allargando le braccia.
-Scusami cara- disse rivolta alla ragazza –Ma tua nonna desiderava parlarti..- chinò il capo  e assunse un’espressione di scuse.
Anastasia guardò ancora Dimitri, poi spostò lo sguardo verso Sophie
-Oh..beh…se questo è il suo volere- fece allargando le braccia in segno di finta resa, dopo aver appoggiato Pooka a terra.
Sophie le sorrise. Anastasia strinse la mano a Dimitri e si alzò. Poi scomparì fuori.
-Ti faccio portare qualcosa caro?- domandò Sophie al ragazzo  prima di uscire.
-No..nulla..va bene così per ora-
-Se ti serve qualcosa non esitare. Tira il cordoncino accanto al letto- disse indicandoglielo con una mano –e saremo da te-.
Dimitri annuì e la donna gli sorrise, uscendo dalla stanza.
 

***

-Ciao Anastasia-
La ragazza prese un colpo
-Credevo stessi dormendo- disse flebilmente, spostandosi dalla cornice della porta e avvicinandosi al letto.
Dimitri le sorrise.
-Come stai?- disse sedendosi sulla sedia.
-Beh..- fece portandosi in posizione seduta –diciamo che potrei stare meglio..-
Anastasia gli rivolse un’espressione ironica che nascondeva tutta la sua preoccupazione.
-Lo so..lo so- fece alzando le braccia al cielo –Gli uomini sono dei bambini-
-No…volevo solo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me- controbatté seria, portandosi una mano al petto –Se tu non ci fossi stato, probabilmente...-
-Ma sei qui- disse fissandola intensamente negli occhi –E questo basta-
La ragazza rimase in silenzio. A guardarlo.
-Beh…ti devo la vita-
Dimitri sospirò
-Dei tuoi aggressori cosa sai?-
Anastasia sbatté le palpebre
-Non sono morti-
Il ragazzo la guardò con aria interrogativa, aspettando che continuasse.
-Sono in pessime condizioni, certo, ma sono ancora vivi. Sono sotto stretta sorveglianza..E non sono un’assassina-
Dimitri la guardò perplesso.
-Ho sparato a Viktor, o almeno è così che mi hanno detto che si chiama. È uno dei massimi vertici della polizia segreta russa. Non mi hanno detto molto…- fece abbassando lo sguardo. Probabilmente anche lei voleva sapere se c’era dell’altro dietro questo, ma aveva altri pensieri per la testa in quel momento. Era viva e Dimitri anche. Questo poteva bastarle.
-Solo che la mia mira non è stata eccezionale. Quel tanto che bastava per metterlo, diciamo, fuori combattimento e cercare rinforzi. È in quel momento che sono arrivate le guardie. Per fortuna direi..- sospirò abbassando nuovamente lo sguardo. Tornò a guardare il ragazzo –Non me lo sarei mai perdonata di aver ucciso un uomo- continuò scuotendo la testa –Anche se la mia mente era annebbiata dall’odio verso quell’uomo...Sarebbe rimasto un ricordo terribile e indelebile nella mia mente…-
-Ma non è andata così- le sorrise debolmente cercando di rassicurarla.
-Già…- Anastasia guardò a terra. Poi rialzò lo sguardo –Ma sei stato tu a provocare quella esplosione?-
-Io?- la fissò con aria perplessa –No. No.- rispose secco mettendosi meglio a sedere. –Hanno lanciato una granata verso la parte del ponte dalla quale stavo provenendo. Probabilmente non volevano che si avvicinasse nessuno. Poi credo che qualcosa sia andato storto, non so, c’era parecchia nebbia…e la granata non mi ha raggiunto per niente- alzò le spalle –Poi ho sentito le tue urla- tornò a parlare flebilmente –E mi sono precipitato lì-. Aveva gli occhi incollati su di lei. –Ho visto quell’uomo..che stava per strangolarti..Mi è salito una tale rabbia in corpo!-. Soffocò un gemito di dolore. La parte dove l’aveva colpito la pallottola sembrava bruciargli.
-È tutto passato ora..- lo rassicurò poggiandogli una mano sul petto.
Dimitri abbassò lo sguardo. Le prese la mano e  gliela baciò dolcemente.
Anastasia parve parecchio imbarazzata.
-Sai…volevo tornare a casa..in Russia. Ma io non ho una casa- la guardò fisso negli occhi –E non ho una famiglia. Non qualcuno che aspetti il mio ritorno…-
La ragazza abbassò lo sguardo. Ora capiva.
-E mi sono accorto che me ne stavo andando dall’unica persona con la quale mi ero sentito veramente a casa- si portò la sua mano, che ancora stringeva, al cuore. Batteva velocemente.
Anastasia rialzò lo sguardo. Rimase in silenzio a fissarlo. Poi si protese debolmente in avanti e gli mise una mano sulla guancia. Posò le labbra sulle sue. Erano calde. Dimitri si lasciò trasportare. La mano che stringeva ancora la sua. Un bacio appassionato che entrambi desideravano. Tutte le loro emozioni si stavano riversando in quell’unico gesto.
Ora lei sapeva che lui la amava. Finalmente vedeva nelle loro incomprensioni ciò che era veramente reale. Tutti quei dubbi. Tutti quei sentimenti di astio. Tutto si dissolveva in quel bacio. Lui aveva sempre provato qualcosa per lei. Non le aveva mentito fino in fondo. Era cambiato. E si vedeva benissimo.
Ora lui sapeva che lei provava i suoi stessi sentimenti. In quel momento non gli interessava se appartenevano a due ceti sociali diversi. Lui era pronto a darle il suo cuore. Perché lei riusciva a tirare fuori il meglio di lui. Perché lui la amava. E non gli interessava nient’altro. Neppure che fosse scampato alla morte poco prima. Voleva solo rimanere così, stretto a lei. Perfino il dolore fisico che provava si affievoliva a quel dolce contatto.
Si staccarono lentamente.
-Sai che non sono il principe azzurro o cose del genere, vero?-
-Non ho bisogno di un principe quando ho te-

***

-Perciò?- le domandò Sophie con aria perplessa e curiosa.
-Perciò mi ha detto che resteremo sempre in contatto perché non vuole perdermi un’altra volta..-
Sophie la implorava con lo sguardo di continuare.
-E che tornerà a trovarmi…-
-Oddio..quindi…-
-D’altro canto sono io che l’ho incoraggiata, le voglio così tanto bene che ora che ci siamo ritrovate vorrei tenermela tutta per me- Marie guardava la Senna dal balcone della sua stanza.  La sua espressione divenne un po’ malinconica. –Ma è perché le voglio così bene che so che devo lasciarla andare. Sebbene ci abbiano separate per anni la conosco così bene!- distolse lo sguardo dall’esterno e si voltò verso la cugina –Ora che ha ritrovato se stessa è giusto che viva la sua vita…- un sorriso apparve sul suo volto –E ciò non vuol dire che nella sua vita non ci sarà un posto riservato a me…- poi ritornò a guardare verso le rive del fiume – Sono una bella coppia-
Sophie tratteneva a stento le lacrime. Era una persona che si commuoveva piuttosto facilmente e quella era una di quelle occasioni. La sua sensibilità le faceva apprezzare momenti come quelli. Aveva subito provato simpatia per Anastasia, ancora quando non aveva la certezza che fosse veramente lei. E anche quel giovane le era particolarmente piaciuto. Marie aveva ragione. Avrebbero formato una bella coppia. E dopo quello che avevano passato, si meritavano un po’ di tranquillità. Sophie esplodeva di gioia. Per loro. Per Marie. Finalmente avevano ritrovato la serenità che per tutti quegli anni non avevano avuto. Alcune lacrime le scesero.
-Che cosa romantica- disse asciugandosi il viso con un fazzoletto –Penso che sia un finale perfetto-
Marie fissava il cielo che cominciava a riempirsi di stelle
-No. Piuttosto direi che è un inizio perfetto- concluse, mandando un bacio verso il firmamento blu scuro.

***

Il bateau-mouche solcava le acque della Senna. L’aria sembrava quasi mite. Le luci degli edifici illuminavano tutt’intorno. Il cielo stellato sopra di loro.
Anastasia gettò la giacca, che poco prima lui le aveva dato per coprirsi, a terra, sul ponte del traghetto, e si esibì in un leggero inchino. Dimitri la imitò. Prese con una mano l’angolo del vestito, poi la congiunse con quella del giovane, mentre poggiò l’altra sulla sua spalla. Presero così a  volteggiare, guardandosi negli occhi. Senza altre distrazioni. Altri pensieri. In quel momento esistevano solo loro. Non pensavano a ciò che era successo. Non pensavano al loro passato. Neppure al loro futuro. Pensavano solo a loro. A loro due. A quanto erano stati ciechi e stupidi a non vedere che c’era sempre stato qualcosa tra loro. Qualcosa che avevano negato a loro stessi per paura. Che fosse perché non ci si ritenesse adatti alla persona per la quale si provava qualcosa o perché non si era certi che quella persona provasse gli stessi sentimenti. Sempre di paura si trattava. Timore delle proprie emozioni. Timore del futuro. Ma in quel momento non avevano paura. Stavano bene e questo bastava. Il futuro sarebbe arrivato e loro l’avrebbero affrontato. Insieme.
Rallentarono i movimenti e si ritrovarono faccia a faccia. Occhi negli occhi. Anastasia prese il suo viso tra le mani e si avvicinò al suo volto. Dimitri chiuse gli occhi. Fu un attimo e le loro bocche si unirono, in un lungo e appassionato bacio. Entrambi si desideravano. Un caldo e travolgente bacio, apice delle loro emozioni represse. Poi si distaccarono lentamente, sempre tenendo gli sguardi incollati tra loro. Dimitri le sorrise e la prese in braccio, iniziando a fare delle giravolte su sé stesso. Anastasia rideva. Rideva perché aveva ritrovato se stessa. Perché aveva ritrovato sua nonna. Perché non era stata mai più felice di com’era in quel momento. Perché era lì con lui. Perché ne era innamorata.
   
 
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