Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: mxm_november rain    14/04/2013    2 recensioni
Questa è la storia di due ragazzi che non hanno mai conosciuto l’amore. Che sono stati schiacciati dalla crudeltà del mondo e ridotti a misere ombre,scure ed erranti, perse in una notte vuota.
E di come, solo trovandosi, siano tornati a sorridere e a brillare, simili a stelle del cielo. E a scoprire l’amore.
Questa , è la vera storia di come si impara ad amare.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Matt

Intanto qualche chilometro più a ovest,oltre l’oceano, nello stesso istante in cui il piccolo Mihael, appena giunto nel mondo, tendeva spasmodicamente le manine alla ricerca di qualcosa ( qualunque cosa) di caldo e famigliare, Matty gattonava incerto sul tappeto ispido e polveroso. Aveva appena cinque mesi e già si aggirava per casa gorgheggiando acutamente, pieno di curiosità. Era iniziato tutto un giorno, aveva spalancato gli occhi di un verde intenso e si era deciso a esplorare la vastità della stanzetta; da quel momento non aveva più smesso di muoversi, piangere e sgusciare via subito dopo. Sgambettava a destra e a sinistra per poi crollare addormentato in qualche punto imprecisato della casa. Poi quando si allontanava troppo veniva immediatamente riacciuffato di malo garbo da una brutta signora con mani ruvide e rugose , la quale aveva lo stesso odore che c’è dentro ai bauli vecchi, ammuffiti e pieni di polvere che non vengono mai aperti. La donna in questione era sua zia, ma Matt questo non poteva saperlo. Tuttavia non solo non la sopportava perché rappresentava un enorme ostacolo per le sue esplorazioni ma soprattutto poiché quelle mani erano le stesse che ogni mattina lo strappavano dal letto dove stava sua madre, per portarlo in un’altra stanza, così lontana da quel bel sorriso.                             Lui  e la sua mamma ridevano spesso insieme. Nei pochi momenti in cui gli era permesso di stare con lei ( chissà perché poi? ) si guardavano occhi negli occhi, verde nel verde e poi, appena uno dei due accennava un sorriso, l’altro iniziava a sghignazzare e così si scatenavano una serie di risate spensierate che risollevavano il cuore di entrambi. Però spesso capitava che sua madre dormisse, anche durante il giorno e Matt non riusciva a sorridere da solo.  Quindi, poiché aveva capito che se mandava gridolini per destare la sua mamma arrivava la vecchia zia urlando  un “stai zitto!” minaccioso a portarlo via , beh, aveva imparato ad accoccolarsi buono buono vicino a lei e, cullato dal suo respiro pacato, anche lui si addormentava, provato dalla giornata intensa appena trascorsa. Così le ore si susseguivano pacifiche e nonostante fuori  di casa Jeevas infuriasse l’inverno, Matt non conosceva il freddo, malgrado gli spifferi gelidi che facevano capolino nelle giornate ventose. Anzi era un bimbo vivace e pareva volesse inglobare ogni cosa con quegli occhi di un verde chiaro e trasparente. Osservava con notevole stupore la neve che vedeva volare al di là dei vetri appannati e sorrideva sempre più spesso. Invece non era contento quando sconosciuti vestiti di bianco andavano e venivano dalla stanzetta di sua madre,  le espressioni tristi e gravi che avevano sul volto gli mettevano paura. Lui desiderava solo che tutti se ne andassero e li lasciassero in pace, così avrebbe potuto finalmente stare di nuovo con la sua mamma, rivedere i suoi occhi comprensivi e il suo limpido sorriso. E magari, più tardi, lei lo avrebbe portato fuori a vedere la neve.

 

      

Mello

L a vita era stata piuttosto chiara con Mihael e lui era stato altrettanto svelto a capirne le regole. Gli veniva proposta una legge spietata, una verità crudele, ma doveva adeguarsi sin da subito se voleva sopravvivere, e Mihael lo voleva davvero; perciò era ancora capace di aggrapparsi alla vita con una sorprendente tenacia, perché la sua esistenza, sbocciata così, all’improvviso, e solo per lui, era l’unica certezza che gli restava, e lui non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.  Ecco perché aveva tentato di spegnere fin da subito la fiamma ribelle che sentiva ardere nel petto, ecco perché aveva soffocato la voce che gli urlava disperatamente che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutta quella paradossale situazione. Ma una delle sue più grandi capacità stava proprio nello stringere i denti, andare avanti senza guardare indietro, lasciandosi alle spalle tutto, si era spinto persino a rinnegare se stesso. Si sarebbe abituato anche a quello, avrebbe giocato con astuzia, imbrogliato ove avrebbe potuto, e,infine, vinto la partita giocata contro il suo stesso, lento e logorante vivere.                                                                                                                       Un vuoto enorme, uno spazio sconfinato. La sua stanza era immensa, quasi da non vederne la fine, popolata da bambolotti, draghi, soldatini sorridenti replicati fino alla nausea, un’ infinità di occhi neri e lucidi, fatti di bottoni e biglie di vetro. Erano ancora tutti nuovi, Mihael non ne aveva mai sfiorato uno, di quei giochi. Ne era sinceramente disgustato, poiché rappresentavano una prova fin troppo tangibile di quanto fosse terribilmente solo. Aveva cessato quasi subito di mandare urla isteriche per attirare l’attenzione delle domestiche che puntualmente gli facevano visita, sfondando il suo fragile mondo di cristallo, poiché aveva compreso che tanto esse potevano poco e facevano nulla. Non si dimenava più quando lo cambiavano con gesti meccanici e distaccati, nonostante qualcosa, una piccola e selvatica scintilla, protestasse in fondo al suo animo costretto.                                                      Mangiava poco. Aveva smesso persino di piangere. Ci aveva provato davvero all’inizio, con tutte le sue forze, ma nessuno aveva indovinato il motivo di quelle lacrime. E lui? Lui lo sapeva perché piangeva? C’era una valida ragione che giustificasse quel semplice, eppure così doloroso gesto? Ma, in fondo, era un bambino e i bambini sono soliti frignare, almeno qualche volta. Mihael comunque aveva cessato da molto di versare lacrime vergognose ed inutili, o almeno lo avrebbe fatto fino a che non avesse compreso davvero il significato di un pianto. Così semplicemente se ne stava lì, rannicchiato in un angolo a caso della sua  vasta culla, aspettando sulla pelle lo scorrere del giorno e, poi, della notte. Gli occhi azzurri  dalla forma sottile, sempre aperti, fissi e attenti. Mihael osservava il mondo nel quale era capitato e lo faceva con una consapevolezza sconcertante. Se solo qualcuno, per un istante, si fosse fermato a contemplare attentamente il suo sguardo, avrebbe visto gli occhi di un adulto intrappolati nel corpo di un bimbo biondo e pallido. E vi avrebbe letto dentro, senza troppa difficoltà, una tristezza indicibile.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: mxm_november rain