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Autore: Bliss Blake    14/04/2013    8 recensioni
La luce intermittente di un lampione illumina la figura di un ragazzo. La prima cosa che mi salta agli occhi è il sangue ai bordi della bocca. Immediatamente mi precipito da lui.
- Cos’hai? Stai male? -
Gli scosto i capelli dalla fronte e gli alzo delicatamente il viso per guardarlo meglio. Ha un livido violaceo sulla guancia destra e un taglio sul labbro superiore.
Nella borsa dovrei avere un fazzoletto di stoffa. Frugo in tutte le tasche e non appena lo trovo, corro a bagnarlo sotto il getto d’acqua di una fontanella lì accanto. Quando torno dal ragazzo, noto che mi sta fissando. Gli sorrido mentre gli tampono delicatamente le labbra con la stoffa umida.
- Lo sai vero che non è prudente per una ragazza andare in giro da sola a quest’ora? -
- Ma allora parli anche tu! Credevo che ti avessero mangiato la lingua! -
Lui ridacchia divertito.
- Non dovresti aiutarmi. Ho fatto a botte! Sono un bambino cattivo, io! -
- Ah si? -
- E già! In genere la fatina buona non aiuta i monelli come me! -
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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30. Tu sei più importante
 

 




 




{MILLY}

 

Un fracasso infernale mi riempie le orecchie pochi secondi dopo il suono stridulo dell’ultima campanella. L’ultima veramente, perché alla fine è arrivato anche per noi il tanto fatidico “ultimo giorno del liceo”.
Peccato che non me ne importi poi più di tanto. Per me è solo un giorno come un altro, forse un po’ più chiassoso del solito, ma comunque un altro giorno senza di lui. Ormai è passato già un anno da quando ha deciso restare a studiare a Berlino, eppure continuo a non volermi rassegnare. Raccolgo le mie cose dal banco e le infilo in fretta nella borsa. Non ho voglia di trattenermi a scuola a chiacchierare o a scherzare con gente di cui non mi importa nulla. Voglio solo tornare a casa e seppellirmi sotto le lenzuola. Accanto a me, Giorgio armeggia freneticamente con il tappo della bottiglina e la punta di un compasso recuperato chissà dove.
- Ohi, Giorgio, ma ti muovi? - lo riprendono agitati gli altri. - La battaglia sarà già cominciata! -
- Eh, sembra così facile quando lo fate voi… Perché cavolo io non ci riesco! - e mentre impreca a mezza voce, la bottiglina gli sguscia dalle mani, rotolando in giro per l’aula. Osservare Giorgio rincorrerla come un dannato è una scena esilarante. Poi, all’improvviso un’elegante ballerina verde mare, ornata da un piccolo fiocchetto nero poco prima della punta, blocca la bottiglina e una mano impertinente afferra l’orecchio di Giorgio, costringendolo a venire su.
- Che stai facendo? -
- Ahi… - si lamenta Giorgio mettendo su un adorabile broncio.
- Ma quando crescerete, eh? -
- E dai Il, non mettertici pure tu… - si intromette Sergio, raggiungendo i due fidanzatini - che già il tuo ragazzo è un totale imbranato in queste cose, poi… -
L’espressione da Medusa di Ilaria stronca immediatamente ogni critica che Sergio aveva intenzione di muoverle. Mollando l’orecchio del povero Giorgio, Ilaria si affretta a recuperare la punta del compasso e con un unico colpo, buca il tappo sotto gli occhi sbigottiti dei due. Poi, tutta sorridente, porge la bottiglina a Giorgio, schioccandogli un piccolo bacio a fior di labbra.
- Ecco qui, tesorino. Su, adesso andate a fare i vostri giochi da bambinoni troppo cresciuti da un’altra parte, che io e Milky abbiamo un paio di cose molto importanti di cui discutere… - dice fissandomi con il sorriso più inquietante che le abbia mai visto fare. - Ah, un’ultima cosa! Se provate a schizzarmi anche solo la punta delle scarpe, giuro che ve la farò pagare amaramente! Sono stata chiara? -
I ragazzi annuiscono spaventati. Tutti conoscono Ilaria e sanno che è perfettamente capace di mettere in pratica qualsiasi minaccia.
- Perfetto! -
Detto ciò, la classe si svuota in un nanosecondo e restiamo solo noi due. Con uno sbuffo rassegnato rimetto la borsa sul banco e mi risiedo, incrociando le braccia al petto. So perfettamente quali sono le “cose molto importanti di cui discutere” e non ne ho per niente voglia. Nell’ultima settimana ne abbiamo parlato qualcosa come una quarantina di volte ma nulla, lei non vuole arrendersi.
- Il, quante volte ancora dobbiamo riprendere questo discorso? Ho già detto che non ho intenzione di partecipare. Non è cambiato niente rispetto a due ore fa, a ieri, l’altro ieri o il giorno prima ancora… -
- Oh andiamo Mil, non puoi piantarmi in asso così! -
- Ma non ti sto mica piantando in asso! -
- E invece si! -
- Ma se c’è Giorgio! -
- Con tutto il rispetto Mil, ma ti pare che Giorgio possa farsi arricciare i capelli, mettere lo smalto o farsi truccare da me? -
Una sfilza di immagini buffissime di Giorgio vestito da ragazza mi fanno scoppiare a ridere divertita. No, per quanto il mio migliore amico sia diventato uno dei ragazzi più belli dell’istituto, proprio non ce lo vedo agghindato come una bambola mentre Ilaria gli lima le unghie.
- Guarda, io proprio non riesco a capire per quale motivo ti ostini a non voler venire! -
- Lo sai il motivo, Il… -
Ilaria sbuffa.
- Pensi che non manchi anche a me? Cavolo Mil, mi manca da impazzire, ma non passo certo tutto il tempo a deprimermi e a stare male come fai… -
Le parole le si bloccano in gola appena realizza quello che stava per dire. Un sorriso amaro si impossessa delle mie labbra. Avanti Il, perché non la continui questa frase? Perché non me lo dici in faccia quello che pensi? E invece no, Ilaria non continua. I suoi occhi mi fissano, tristi e preoccupati.
- Come faccio io? - concludo per lei.
- Non volevo dire questo… Io… -
Incapace di reggere oltre  il suo sguardo e sapendo perfettamente che ha ragione da vendere, abbasso la testa, sentendomi tremendamente in colpa. Nemmeno mi ricordo la nostra ultima uscita. Forse Natale, o carnevale… Non so.
- Perché non mi accontenti? Infondo è la nostra ultima occasione. È l’ultimo anno questo e tra poco più di due settimane abbiamo gli esami... Lui non vorrebbe che tu facessi così! -
Come se non lo sapessi. Me lo ha ripetuto all’infinito anche lui, ma io non ci riesco. Che senso ha uscire a divertirsi se lui non è con me?
- Mi manca… - sussurro sentendo le lacrime ormai prossime. - Mi manca terribilmente. Non riesco a fare più nulla. Voglio solo che torni… -
Ilaria mi abbraccia forte e mi lascia una scia di baci tra i capelli.
- Tornerà Mil. Dobbiamo solo avere pazienza… -
Annuisco, lasciandomi coccolare dalla mia migliore amica. All’improvviso la porta si spalanca e un Giorgio bagnato fradicio si precipita all’interno. Non gli ci vuole molto per capire che la situazione non è delle migliori, lo intuisco dalla sua espressione contrariata. Ilaria arriccia le labbra indispettita.
- Giorgio! - urla - Ti sembra questo il modo? Hai la delicatezza di un elefante nelle porcellane! -
Giorgio sbuffa divertito, avvicinandosi.
- Ilaria, mio sole e mia luna, sai che ti amo incondizionatamente, ma se non la pianti di riprendermi per ogni cosa che faccio, giuro che ti tiro il collo! -
- Non oseresti… - sussurra lei, stizzita.
Giorgio sorride.
- Si, è vero. Ma niente mi impedisce di fare questo! - e afferratala per un braccio, se la stringe addosso, facendola aderire completamente al suo petto bagnato.
- Ooooh, Giorgiooooo! - piagnucola lei cercando di staccarsi - Sei zuppo fin nelle mutande… -
- Ovvio! - ridacchia. Faccio per alzarmi e lasciarli soli, quando la sua mano si avvolge delicata attorno al mio polso. - Dove pensi di andare tu, eh? Guarda che ce n’è anche per te! - ammicca, stritolando pure me nell’abbraccio con un movimento improvviso. - Ah, le mie ragazze! - fa poi baciando entrambe sulla fronte. - Cosa sareste senza di me? -
- Beh, sicuramente più asciutte! - ridacchia Ilaria facendo ridere anche me. Forse, dopotutto, non è una cattiva idea accontentarla. Quando sono insieme a loro due, riesco a non pensare a lui per un po’.
- Ilaria? - chiamo timidamente.
- Mh? -
- È ancora valido il tuo invito? -
L’espressione che mi regala è quella di un bambino davanti ai regali, il giorno di Natale.

 

 

{GABE}

 

Il cielo è ancora coperto di nuvole. Mi siedo sul davanzale della finestra, respirando a pieni polmoni l’odore dell’asfalto bagnato, della terra umida e del pane appena sfornato. Mi stiracchio un po’, beandomi del lieve venticello che mi scompiglia i capelli.
- Ehi, ma sei pazzo? - sento squittire alle mie spalle. Mi giro sorridendo, preparandomi ad essere fulminato da un paio di occhi neri come il carbone che mi fissano seccati.
- Stavo prendendo un po’ d’aria - mi giustifico sorridendo mentre Dena mi tira poco gentilmente via dal davanzale.
- Tu non sei normale! -  mi rimprovera seccata, a braccia conserte, mentre arriccia le labbra con la sua solita espressione contrariata e sarei pronto a giurare di essere stato rimproverato da una bambina, se non sapessi che ha appena compiuto ventitre anni.
- Sempre a fare casino voi due? -
Mezzo assonnato, Ben fa capolino dalla porta, stropicciandosi gli occhi.
- Buongiorno! - lo accogliamo in coro noi due, sistemandoci a tavola. Dena versa il caffè nella mia tazza, addentando contemporaneamente una brioche appena sfornata, sporcandosi di zucchero mani e viso.
- Dena, potresti mangiare come una qualunque persona normale? - sbotta Ben cadendo pesantemente al suo solito posto.
- Uffa, ma io ho fame! Non mi seccare… -
Scuoto la testa aggiungendo un paio di cucchiaini di zucchero alla brodaglia scura nella mia tazza, che so già non berrò nemmeno questa mattina, perché quello di Dena è un caffè che ti tiene sveglio quattro notti di fila! Mentre giro stancamente il cucchiaio, i miei occhi vagano annoiati per la stanza, fino a posarsi inavvertitamente sul calendario appeso al frigo - o meglio, sull’unico ed enorme cerchio rosso che spiccava sulla pagina bianca - e non riesco a trattenere uno sbuffo. Teoricamente, dovrebbe essere il giorno di uno degli esami più importanti, ma non sono sicuro che sia quello il motivo per cui abbia evidenziato proprio quel giorno, subito dopo la chiamata di mia sorella.
- Perché non prenoti i biglietti? -
- Come? - chiedo, fissando immediatamente la mia attenzione sulla ragazza bionda al mio fianco.
- Hai capito perfettamente quello che ho detto! -
Il suo sguardo carico di aspettative e la risata divertita di Ben cominciano a farmi sentire un po’ a disagio.
- Ci sono gli esami. Non posso mica mollare tutto così, di punto in bianco, e tornarmene a casa! - dico, con tono forse troppo amareggiato.
- Volere è potere! - sussurra Ben, fissandomi.
- Sarebbe solo per qualche giorno. Se parli con il professore, sono sicura che te lo farà recuperare. Infondo, sei o non sei il suo pupillo? - mi punzecchia spietatamente la bionda. Con uno scatto più violento di quello che volevo, mi alzo in piedi.
- Ho detto che non posso! -
- Non puoi o non vuoi? - insiste tenacemente la mia coinquilina.
- Adesso mi hai proprio seccato! - sbotto imbufalito - Io non andrò proprio da nessuna parte! E adesso scusatemi ma ho da studiare! - e detto fatto, mi affretto a chiudermi nella mia stanza, non prima di sentire Denna urlarmi dietro che sono un coniglio. Beh, può urlarmi dietro tutte le offese di questo mondo, ma non cambierò idea. Io… Io non ci andrò! Non posso.

 

 

{MILLY}

 

Fisso lo specchio mentre controllo per l’ennesima volta che tutto sia in ordine. Il vestito, nero, lungo fin sopra il ginocchio e decorato con stampe a fiori, sembra starmi a pennello. I capelli, arricciati alla perfezione da Ilaria, sono tenuti in ordine da diversi fermacapelli, anch’essi a forma di fiore .
- Ancora lì a fissarti? Guarda che stai benissimo! -
Dal corridoio fa capolino Sara, tutta sorridente.
- Dici sul serio? Non sarà troppo... -
- Naaa… Sei perfetta! Temo che tuo padre ripartirà con i suoi soliti attacchi di gelosia -
E infatti, nemmeno pochi minuti dopo, ecco che papà comincia a borbottare come una teiera, a braccia conserte, mentre Davide e Poppy se la ridono dal divano.
- Mi raccomando tesoro, divertiti e… -
- E niente! Divertiti e basta! - lo interrompe Sara, accompagnandomi alla porta, mentre si carezza stancamente l’ormai più che evidente pancione. Le stampo un bacio sulla guancia ed mi avvio per le scale. In cortile, Giorgio e Ilaria mi aspettano impazienti.
- Wow - dice Giorgio, aprendomi la portiera della macchina.
- Bella vero? - gli fa eco Il, voltandosi indietro dal sedile anteriore.
- Tutto merito di Il - mi affretto a dire, prima di arrossire completamente.
- Naaa... Tutto merito della materia prima. Comunque, sarà meglio andare. Siamo già in tremendo ritardo! -

 
La palestra è tutta addobbata e piena di gente. Prendiamo posto ad uno dei pochi tavoli rimasti liberi.
- Giò, ho fame! Andiamo a prendere da mangiare prima che quegli scimmioni si spazzolino tutto! - fa Il, afferrando la manica della camicia di Giorgio. Lui scuote la testa, rassegnato.
- Ok! Però tu vieni con me! - ribatte prontamente, tirandosela dietro. - Non posso mica portare tre piatti da solo… - si giustifica facendomi l’occhiolino. Io sorrido di rimando, sistemandomi meglio sulla sedia. Effettivamente anche io avverto un leggero senso di fame, forse perché non mangio da stamattina a colazione. Sospiro, aprendo la piccola pochette e controllando per l’ennesima volta lo schermo del cellulare. Ho mandato un sms a Gabe per dirgli che sarei andata alla festa di fine anno con Giorgio e Ilaria, ma lui non mi ha ancora risposto. Forse sarà uscito a divertirsi un po’, oggi aveva un esame importante e poi, infondo, è pur sempre sabato sera… Con uno sbuffo, butto il cellulare nella piccola borsetta e mi metto a guardare un po’ in giro. Molte coppiette sono già in pista a ballare, altre si scambiano effusioni un po’ più in disparte. Con la coda dell’occhio, noto Faby e Luca avviarsi mano nella mano verso il loro tavolo. Luca mi sorride, mentre Faby fa un cenno col capo. Ricambio il saluto e torno a vagare con lo sguardo per l’ambiente. Nemmeno qualche minuto dopo, arrivano Giorgio e Il con i piatti pieni di roba e tre bicchieri di coca-cola.
- Pancia mia, fatti capanna! - scoppia Ilaria, infilzando un rustico con la forchetta e infilandoselo tutto in bocca.
- Il, tesoro, mi raccomando: il piatto si butta, ok? - la sfotte Giorgio.
- Lo so, lo so… Tu piuttosto, sbrigati a mangiare altrimenti divoro anche la tua porzione! E tu, Milky… - fa poi, indicandomi il mio piatto con la forchetta - Abbiamo preso tutte le cose che ti piacciono di più, quindi vedi di mangiare per una buona volta che mi ti stai deperendo di brutto! -
- Agli ordini! - esclamo, addentando un invitante tramezzino pieno di maionese.
- Ecco, così già va meglio! - sorride Il, per poi tornare al suo piatto.
La festa prosegue e la musica diventa più alta. Giorgio e Ilaria ogni tanto mi lanciano piccole occhiatine, come se volessero dirmi qualcosa.
- Gardate che se volete, potete anche andare eh? - gli dico, sorridente.
- Sicura Mil? - domanda Giorgio tentennante.
- Mi sembra che questa sia una festa… Ad una festa si balla no? Andate, prima che vi trascini io in mezzo alla pista a suon di calci! -
- Grazie Mil! - fa Ilaria, baciandomi una guancia. - Solo uno e poi torniamo! -
- Muovetevi!!!! -
Raggiante, la vedo intrecciare le dita con quelle di Giorgio ma prima che possano avviarsi, il lampeggiare improvviso del display del suo cellulare la fa sbuffare seccata.
- E adesso chi è che rompe? - borbotta, afferrando il cellulare con stizza. Pochi secondi e sul suo viso si dipinge un’espressione a dir poco indecifrabile.
- Chi è? - le chiede Giò curioso.
- Oh, nessuno! - si affretta a dire lei, ridacchiando.
- Mh? -
- Niente… - taglia corto lei risedendosi.
- E adesso perché ti sei seduta? Non volevi andare a ballare? - fa Giorgio sconvolto.
- Ho cambiato idea. Ho male ai piedi… -
- E ci credo che ti fanno male i piedi. Hai messo certi trampoli. Se cadi da quei cosi rischi di romperti l’osso del collo! -
- Oh, esagerato! Però… - continua la mia amica fissandomi in modo strano…
- Però? - la invito a continuare, leggermente preoccupata.
- Ho portato delle scarpe di riserva, nel caso queste mi avessero fatto male… -
- Oh, andiamo Il… Basta toglierle ed ecco fatto! - sbuffa Giorgio, piegandosi sui talloni per sfilarle i tacchi.
- Non se ne parla proprio! Io senza scarpe non mi muovo! - ribatte lei prontamente, fulminando il suo fidanzato con lo sguardo. - Milly, senti, saresti così gentile da andare a prendermele? Giorgio, dalle le chiavi! -
- Non è meglio se vado direttamente io? - si intromette lui, sfilandosi le chiavi dalla tasca dei pantaloni.
- Preferisco vada Milky. Così ne approfitta anche per prendere una boccata d’aria… -
- Che poi, ora che ci penso, manco ti ho visto che avevi portato un paio di scarpe in più… -
- Se non la pianti, ti picchio! - lo minaccia Ilaria.
Con sguardo perplesso, mi soffermo a guardare entrambi, prima di alzarmi in piedi e afferrare le chiavi.
- Dove le hai messe di preciso? - chiedo sistemandomi le pieghe del vestito. Lei si illumina, sorridendomi.
- Nel cofano. Grazie Milky, ti adoro! -
- Idem… - ribatto avviandomi all’uscita.
- Ti accompagno! - insiste Giorgio, ma Ilaria lo afferra saldamente per un polso e lo costringe a sedersi al suo fianco.
- Resta qui ho detto! -
Li lascio a battibeccare come due vecchi sposini ed esco all’aria aperta, rabbrividendo leggermente per il cambio d’aria. Il parcheggio è pieno di macchine. Qualche ragazzo è seduto in disparte a fumare o a scambiare qualche battuta con un amico. Stando ben attenta a non cadere e fare una pessima figura - o peggio ancora farmi male - mi avvio con calma alla macchina, guardandomi intorno  di tanto in tanto. Non so perché, ma mi sento stranamente osservata e un leggero senso di inquietudine mi stringe lo stomaco. Mi avvicino al cofano, aprendolo, e sporgendomi verso l’interno, alla ricerca delle scarpe di Ilaria. Niente! Qui non c’è niente! Ma dove cavolo le ha messe? Sposto anche alcune buste di carta, accuratamente piegate, ma nulla. Maledizione ad Il e alle sue scarpe. Ancora sporta in avanti, percepisco un piccolo movimento alle mie spalle e un respiro caldo sfiorarmi il collo. Oh mio Dio!Oh mio Dio! Lo sapevo, lo sapevo! Sto per morire. Stringo gli occhi appena avverto delle mani sconosciute sfiorarmi la pelle, e affondo con tutta la forza che ho il tacco sul piede del ragazzo alle mie spalle. Appena sento un urlo strozzato, mi appresto a tirargli anche una gomitata in pieno stomaco, cercando di sgusciare via. Ho il cuore che batte a mille e un livello assurdamente alto di adrenalina in circolo. Provo a fare il giro della macchina, cercando di scappare il più lontano possibile ma il mio aggressore a quanto pare non vuole cedere e prende a rincorrermi, gridando non so bene cosa, e senza rendermene conto, mi ritrovo bloccata contro la portiera.
- T-ti prego non farmi del male… - lo imploro stringendo gli occhi e cercando di non piangere.
- Scheisse, Milena! Me le hai date di santa ragione, come mi avevi promesso. Mi hai praticamente azzoppato! -
Quella voce. Quella voce. La sua voce! Spalanco immediatamente gli occhi, specchiandomi in quei pozzi grigi tendenti all’azzurro, come il mare in tempesta. Potrei riconoscerli ovunque.
- G-Gabriel? - chiedo insicura.  Non riesco a crederci che sia proprio qui, davanti a me. Lui mi sorride, annuendo e le mie braccia si muovono da sole. Le mani afferrano con forza la sottile stoffa sulla sua schiena, stringendola come se fosse il mio unico appiglio, come se mi trovassi in un sogno.
- Ehi, fee… Sono qui, sono io… - sussurra lui, prendendomi il viso tra le mani e asciugando col pollice una lacrima sfuggita alle ciglia.
- Non posso crederci… Sei qui! -
- Scusa se non sono mai venuto a trovarti, ma avevo paura che se lo avessi fatto, poi non avrei più avuto la forza di tornare a Berlino per continuare gli studi… -
- E gli esami di oggi? -
- La mia coinquilina mi ha convinto a fare una cazzata, così ho parlato con il professore e lo recupererò a settembre. Tu sei più importante… -
- Stupido! - lo rimprovero stampandogli un leggero bacio sulle labbra. - Sei proprio uno stupido! - e poi un altro e un altro ancora. Lui sorride e mi stringe forte al suo petto. - Ti odio… -
- Eh, penso che questo potrebbe essere un enorme problema, perché vedi, io ti amo.. - fa, sistemandomi una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Le sue labbra si posano gentili sulle mie, mentre mi si blocca il respiro. Chiudo gli occhi. Gabe sa di buono, di casa, di cose perse e poi ritrovate. Il suo profumo di buono mi è mancato tantissimo, così come quella sensazione di calore che mi invade il petto appena lui mi sfiora anche solo con un dito.
- Ti amo… Ti amo anche io… - gli dico tra un bacio e l’altro, affondando le dita tra i suoi morbidi capelli, sperando che questo momento duri per sempre.

 






 Un ringraziamento speciale a oOclorophillaOo per aver corretto le frasi in tedesco! Grazie mille! :)
  
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