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Autore: BarbaH GerardaH    14/04/2013    1 recensioni
Sophie vive a Los Angeles dove lavora per un'agenzia che fornisce servizi di "tuttofare" esclusivamente a clientela "vip". Finito l'ultimo incarico, dovrebbe godersi le meritate ferie ma, per una serie di motivi, si ritrova incastrata a prestare servizio a casa di Jared Leto, con tutte le conseguenze del caso: Sophie è testarda, determinata, tiene molto a fare bene il suo lavoro e non ha la minima intenzione a farsi mettere i piedi in testa da Jared; d'altro canto, a Jared non piace essere contraddetto e cercherà in ogni modo di far impazzire la poveretta. Come finirà?
Dal capitolo 10:
"Il manico del frustino si abbatte sul viso di Jared, più precisamente, a metà tra l'occhio sinistro ed il setto nasale. Il cantante prorompe in un urlo disumano e cade all'indietro, tirando una testata al muro.
ODDIO, L'HO AMMAZZATO. SIGNORI, HO APPENA UCCISO JARED LETO."
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Amo Los Angeles. Le luci, i profumi, i colori ed i suoni di questa meraviglia m'incantano costantemente. Questa città è stata il mio desiderio fin da ragazzina e, adesso, a ventisei anni suonati, posso dire di essere finalmente riuscita a realizzare questo mio sogno. Per tutta la vita mi sono sempre arrangiata, ho sempre preso le poche occasioni che mi si sono presentate al volo, mi sono sempre buttata in tutto, nonostante la paura, fino a farmi male, fino consumarmi e, adesso, tutta questa bellezza è la ricompensa per ogni singolo sacrificio. Ogni volta che qualcosa va storto, ripeto a me stessa questo mantra e, nuovamente, tutto torna a girare nel verso giusto.

Sarà così anche oggi.

Oh, certamente sarà così. Infatti, come al solito, sono in ritardo.

Sono appena uscita di casa e sono quasi le tre; Rachel mi ammazzerà. Inizio la mia folle corsa per le strade di L.A che, anche a quest'ora, sono più affollate di piazza S. Pietro durante la proclamazione del Santo Papa e dopo quasi un quarto d'ora di corsa stile "Nonna Papera con l'artrosi", arrivo finalmente sotto la sede dei nostri uffici. Mi precipito nel primo ascensore libero e schiaccio convulsamente il tasto con il numero 17, anche perchè, dopo la precedente prestazione altamente atletica, il mio corpo si rifiuta di fare diciassette piani di scale. I miei polmoni si licenzierebbero all'istante.

Uscendo fuori dall'ascensore, vado a sbattere contro l'uomo delle pulizie che sta passando la lucidatrice sul pavimento, mentre con l'altra mano libera, sta raccattando delle carte sparse un po' dappertutto, ascoltando musica a tutto volume, con un sorriso ebete sulla faccia: mi fa pensare al caro Freddie Mercury nel video di "I want to break free", un po' per i baffi che gli coprono mezzo viso, un po' perchè fa sembrare le pulizie dannatamente divertenti. Che poi, pensavo al fatto che per essere un'impresa di questo genere, dovremmo cercare di essere più ordinati, almeno credo. Chiedo scusa al poveretto, ed entro come una furia, senza nemmeno bussare, nell'ufficio di Rachel. E' seduta dietro la scrivania in un formale tailleur grigio perla e i suoi capelli neri sono raccolti in un'elegante chignon; nonostante abbia superato i cinquant'anni, è davvero una bellissima donna ed io, quasi vorrei scomparire: pantaloncini di jeans sformati, converse semi-distrutte, canotta a righe bianche e rosse, che mi danno il fascino di un bagnino attempato, il tutto condito da una massa informe di capelli biondi che, originariamente lisci e ordinati, adesso sono simili a spaghetti andati oltre il termine massimo di cottura.

Rachel mi guarda alzando gli occhi al cielo "Come devo fare con te? Sei assolutamente fuori da qualsiasi schema comportamentale umano, ringrazio solo il fatto che tu sia un elemento valido e prezioso sul lavoro ed una persona in gamba nella vita, altrimenti ti avrei già sbattuta fuori. Lo sai vero?"

"Lo so e hai ragione, ma è anche per questo che mi adori, ne sono certa."

Improvvisamente, il suo viso si addolcisce e i suoi lineamenti si sciolgono in una risata "Si, diciamo pure che è anche per questo. Dai siediti, abbiamo varie cose di cui discutere e, probabilmente, sarà una questione lunga, quindi trova pace e ascoltami."

Sospiro e mi lascio cadere sulla poltrona di fronte alla sua, capendo che ormai sono nei pasticci e, contemporaneamente, che è troppo tardi per uscirne, quindi, tanto vale accettare il corso delle cose e farsene una ragione quanto prima.

"Okay Rachel, sono preparata a tutto, non mi tirerò indietro, ma voglio sapere come stanno le cose. Voglio sapere perchè le due ragazze si sono licenziate, cosa prevede di preciso il contratto ma, soprattutto, voglio la pura e semplice verità, niente balle."

Per un solo istante, dopo cinque anni che lavoro per lei, mi sembra di vedere un lampo di tensione nei suoi occhi, ma è solo un attimo e così com'è arrivato svanisce.

"Allora Sophie la situazione, come ti avevo accennato al telefono, è struttrata in questo modo: si tratta di 3-4 mesi a casa di questo Jared Leto, a tempo pieno, perchè, come dicevo, ha bisogno di un aiuto fisso poichè con la preparazione dell'album e gli altri lavori in corso, non ha tempo per il resto. Avrai la tua copia delle chiavi di casa e una stanza personale con bagno privato. Ho provato a spiegare il fatto che hai un tuo domicilio e che, quindi saresti autonoma, ma Leto non ha voluto sentire ragione e ha detto, cito parole sue, che devi essere a sua disposizione sempre anche perchè non può venire a cercarti sotto casa tua in piena notte, tirandoti via dal letto per i capelli, semmai avesse bisogno di te e che, quindi, casa o non casa devi stare da lui."

A sua disposizione? Cercarmi sotto casa? Piena notte? Tirarmi per i capelli?

Ma questo tizio è un cantante o uno stalker con tendenze relazionali palesemente disturbate?

"Sophie, mi stai ascoltando?"

"Si, si continua pure!"

"Dunque, dicevo, dovrai trasferirti da lui dalla prossima settimana e oggi appena abbiamo finito qui, dovrai passare a casa sua perchè Emma, la sua assistente, ti lascerà la copia delle chiavi e ti aiuterà nella sistemazione. Volendo potresti già portare la tua roba e, se vuoi, organizzarti per il lavoro già da adesso perchè poi, quando arriverà Leto magari sarà più complicato."

Ma a che razza di gioco stai giocando? Dillo direttamente che ti è più comodo che vada lì da subito e non girarci intorno. Pensi che abbia le scimmie urlatrici nel cervello? Ma santo cielo, Rachel con chi pensi di avere a che fare?

"Rachel non preoccuparti. Entro stasera porto la mia roba e piazzo le tende okay? Così posso organizzarmi come si deve."

Mi guarda sorpresa, forse si è resa conto che mi sono innervosita, forse no ma tanto adesso, a conti fatti, è tardi per i ripensamenti e tanto vale fare le cose in grande stile.

"Va bene, te ne sarei grata, in effetti sarebbe meglio se potessi andare subito. Sai anche per il fatto che Leto ha piantato tutte quelle grane, magari vedendo come sei diligente potrebbe calmarsi un poco e..."

"Dai basta fronzoli, ho detto che vado." La guardo con aria di sfida e le faccio un sorriso sornione "Ora, però, voglio la parte interessante: cosa devo aspettarmi da questo tipo? E, soprattutto, perchè le ragazze sono andate via?"

Come chi sta per svelare una segreto oscuro, impronunciabile, di quelli che, di solito, preferisci portarti nella tomba, Rachel prende un bel respiro e sputa finalmente il rospo: "Ecco.. il fatto è che, come dire... Leto è una persona esigente, un perfezionista..."

"Un rompicoglioni."

"Sophie, non esagerare."

"Ti ho chiesto la verità. Avanti Rachel ci conosciamo da cinque anni, sono la tua collaboratrice più valida, a me puoi dirle certe cose, coraggio! Anche perchè se sono in questa situazione è anche colpa tua!"

Ormai messa alle strette, la donna seduta di fronte a me, improvvisamente, si trasforma in un vulcano in piena eruzione.

"Okay, vuoi la verità? Eccola la verità! Jared Leto è la persona più egocentrica, rompiscatole, presuntuosa e psicolabile con cui ho avuto a che fare in 25 anni di lavoro! E' insopportabile, non gli va bene mai nulla e sta sempre a lamentarsi! Ti ho chiesto aiuto perchè, in cuor mio, so che sei l'unica persona in grado di gestire una situazione del genere. Le altre due ragazze... " si ferma un attimo per riprendere fiato, è diventata paonazza e non credo di averla mai vista così da quando lavoro qui. Adesso si che ho paura.

Dopo essersi ricomposta, continua il suo discorso: "Io, io lo sapevo che non erano all'altezza ma ho voluto mandarle comunque e i risultati sono stati a dir poco disastrosi: Brooke, la prima, è rimasta un mese e poi ha avuto un esaurimento nervoso; è tornata dai genitori in Colorado e Stacey è scappata dopo solo dodici giorni, DODICI! E sai qual è stato il motivo? Che quel porco travestito da checca isterica aveva la mano lunga, non stava mai buono e, giustamente, lei che è sposata e con due bambini è fuggita a gambe levate! Eccola la verità, sei contenta ora?"

Resto immobile sulla poltrona, non oso muovermi.

Forse, sarebbe stato meglio non chiedere. Forse, sarebbe stato meglio licenziarsi adesso. Forse, sarebbe stato meglio non aver mai messo piede a L.A o, meglio ancora, nei democraticissimi Stati Uniti D'America.

"Povero Jared. Scommetto che avrebbe voluto volentieri levare lui le gambe di Stacey: all'aria però."

Aspettate. Aspettate un secondo. Ho detto davvero così? Davanti a Rachel?

La mia coscienza, nel frattempo, è andata a montare il patibolo. Ha detto che mi avviserà per interposta persona quando avrà finito, in quanto, non vuole più avere a che fare con me.

"SOPHIEEEEEEEEEEEEEE! Accidenti! Riesci ad essere seria per una volta?!" Rachel è viola in volto. Credo le stia per scoppiare un'aneurisma o qualcosa del genere. "Ci dovrai vivere quattro mesi con quella COSA!"

Bene, adesso non ha nemmeno più un nome, andiamo proprio verso il declino totale.

"Io sto dicendo queste cose per tutelarti e perchè non voglio essere tirata in mezzo ad un processo penale per omicidio."

"Precisamente, il mio o il suo?"

"Questo devo ancora capirlo."

Silenzio. Nessuna delle due osa aprire bocca per prima. Entrambe ci rendiamo conto della pessima situazione in cui ci siamo incastrate: io per il fatto che dovrò stare per i quattro mesi successivi in una casa abitata, a quanto mi è stato detto, da Satana in persona e Rachel, per aver accettato di offrire servizi lavorativi ad un tipo così... così...indefinibile. Doveva capirlo subito che era uno spostato e non dopo che il signorino aveva fatto fuori ben due impiegate, una a colpi di probabili vessazioni, insulti e nuove tipologie di mobbing a me sconosciute e l'altra che, sicuramente, avrebbe fatto fuori a colpi di qualcos'altro.

Nel frattempo, la mia coscienza si passa il cappio attorno al collo.

Dopo qualche minuto di glaciale silenzio, Rachel mi sembra più calma, ha ripreso un colorito normale, anche se lo chignon si è scomposto e qualche ciocca ribelle le ricade sul viso. Decido che, forse, è meglio che sia io a prendere la parola per prima, in modo da concludere la faccenda al più presto e poter così tornare a casa il più in fretta possibile, per sistemare tutto e farmi un doppio caffè. Anzi, triplo.

Bene Sophie calma, puoi farcela.

"Ascoltami bene, perchè quello che sto per dire non ammetterà nessun tipo di replica e sarà ripetuto una volta sola."

Mi guarda un po' perplessa, ma annuisce decisa.

"Sai come sono, mi conosci e sai anche che se prendo un impegno lo porto a termine. Ho accettato l'incarico e ti prometto che lo porterò avanti nel rispetto delle norme del contratto lavorativo e del vivere civile in generale, ma sappi anche che se quello lì dovesse fare qualcosa di strano o, peggio, stupido non starò zitta. Sono una dipendente non una schiava, sia chiaro. Io sarò rispettosa, gentile e disponibile, ma se è lui a non comportarsi in modo decente, sappi che al processo non si parlerà, forse, di omicidio ma della nuova Lorena Bobbit."

Rachel deglutisce rumorosamente. Sa meglio di me chi è Lorena Bobbit e, soprattutto, cosa ha fatto al marito che la maltrattava. Lo evirò nel sonno e poi lanciò il prezioso gingillo di famiglia fuori dal finestrino della sua auto in corsa sull'interstatale.

Dopo un primo momento di muto terrore, Rachel scoppia a ridere di gusto, quasi ha le lacrime; sa come sono fatta e sa cosa intendo quando faccio discorsi di questo tipo.

"Va bene, ho capito Sophie e sono d'accordo. Vista la situazione ti lascio gestire la cosa, mi fido di te e del tuo operato, so che te la caverai bene e non mi deluderai. Se non hai altro da chiedere, penso che abbiamo concluso e puoi anche andare."

La guardo. Adesso, anch'io mi sento più rilassata. Ha fiducia nelle mie capacità e io so di essere competente nel mio lavoro. Ho visto cose assurde in cinque anni, anche se al peggio non c'è mai fine, ma non credo o, almeno, non spero che sia arrivato il momento di toccare il fondo. Che cosa portà mai fare questo Jared Feto, pardon Leto, di così terribile?

"Perfetto. Io sono a posto così, grazie. Scappo a casa ad organizzarmi così prima di cena riesco ad essere a casa sua okay?"

"Perfetto cara, per qualsiasi cosa chiama pure, il cercapersone è sempre attivo e poi, alla fine di ogni settimana, ci sentiamo per eventuali resoconti. Grazie ancora e... In bocca al lupo!"

"Ciao Rachel, crepi!"

Anche se, al momento, ho l'impressione che, piuttosto che in bocca al lupo, sarei finita in bocca ad un allupato.

 
  
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