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Autore: Jo Scrive    14/04/2013    2 recensioni
Mi è venuta in mente questa storia dopo aver letto Green, che adoro *OOO*
L'avrò letto sì e no 18273638281273271 volte :')
Comunque, eccovi la trama: Annabell Davis, giovane ragazza di Amburgo, viene catapultata in un mondo a lei tutto nuovo, dopo la morte dei genitori in un incidente stradale.
Si trasferisce a Londra a casa degli zii e dei tre cugini: Iris, Sophie, e Nathan.
Loro sono la tipica famiglia ricca di Londra, e Annabell non può certamente desiderare di meglio.
Ma tutto cambierà, la sua vita non sarà più la stessa...
Crea dipendenza, provare per credere
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Correvo. Correvo senza sosta. Avevo il fiatone, ma le gambe non cedevano.
Scappavo. Scappavo da qualcuno, o da qualcosa.

­­– Scappa! Scappa, Annie! – urlava una voce.

– Chi è là? – urlavo, senza smettere di correre.

La voce non rispose.

Continuai a correre, correre, correre. Mi voltai indietro ma sentii un dolore lancinante che mi percorse in tutto il corpo, a partire dal petto, dal cuore. Mi girai e vidi Jason. Aveva conficcato un pugnale nel mio petto e aveva un sorriso malvagio sul volto, gli occhi colmi di rabbia.

Mi svegliai di soprassalto.

– Ehi, che hai? – eccolo lì, che mi sorrideva, con lo sguardo preoccupato, stringendomi più forte. Ero sempre tra le sue gambe, contro il suo petto, e lui stava appoggiato al muro, con entrambe le mani su di me.

– Mmmh… – mi massaggiai le tempie – ah, no, nulla, solo un brutto sogno.

Dovrei dirglielo?

– Menomale. – rivolse lo sguardo altrove.

– Posso… farti una domanda?

– E lo chiedi? – mi rivolse uno dei suoi sorrisi più belli.

– Tu… mi faresti mai del male?

Silenzio.

Jason sembrò rifletterci a fondo.

– Intendo proprio male fisico... – gli ricordai

– Oh, ma che idea ti sei fatta di me? – uscì da quella specie di trans e mi sorrise ancora.

– No, scusami…

– Tranquilla, piccola.

– Quindi non lo faresti?

Mi baciò la fronte – Certo che no. Non ti farei mai del male.

Perché non mi sento convinta?

Gli sorrisi. Quel sogno era assurdo. Ricordai che mi ero addormentata subito dopo la “lezione” al piano di Jason, stanca morta, tra le sue braccia, al sicuro.

– Quanto ho dormito? – chiesi.

– Tre ore almeno.

Davvero?

– Davvero, davvero. – mi accarezzò una guancia – A proposito…

– Che cosa?

– Io mi sono dichiarato, ma tu no. O almeno, non a parole, e non so se vale lo stesso.

– Cosa c’entra con… – scossi la testa. – Sei furbo, eh?

– Oh, beh, ce la metto tutta. – mi mandò un bacio.

Sbuffai.

– Ehi, questa dichiarazione quando arriva?

Cercai le parole che volevo dire, ma non ce n’era nessuna che bastava. Non c’erano parole per descrivere quello che provavo per lui. Era forte, come una calamita, ma fragile e in bilico come su un dirupo. Con lui ero me stessa come se lo conoscessi da sempre. Eppure c’era quel qualcosa…

In quel momento Nathan entrò nella stanza con una mano sugli occhi.

– Okay, cugina, non guardo sennò potrei avere degli istinti omicidi, per cui… andiamo, i miei genitori vogliono parlarci.

– D’accordo, io andrei. – sorrisi a Jason.

– Uff, non è giusto però. – incrociò le braccia.

– Dai su, non fare il bambino offeso, stavo davvero cercando le parole. – gli bisbigliai all’orecchio –  Le cercherò e poi ti dirò tutto, okay? Mi alzai e mi vestii.

Jason sospirò, offeso.

Mi riavvicinai al suo orecchio – Su, figone, smettila di fare l’offeso. Lo sai quanto posso amarti.

– No piccola, non lo so! Per questo che devi dirmelo!

– Ora vado. –  lo baciai sulla guancia. –  Ho paura dei miei zii.

– Allora? – sbuffò Nathan, sempre con gli occhi coperti.

– Pff, okay, per ora ti credo. – mi sorrise – Allora ciao!

– Ciao. – ricambiai con un cenno della mano e mi avviai verso mio cugino. Finché non fui completamente fuori dalla stanza, sentii gli occhi di Jason su di me, ma non mi voltai neanche una volta.

 

– MAMMA, PAPÀ! SIAMO A CASA! – urlò Nathan, arrivati a casa. Diede le chiavi a Mr. Mason che sparì dietro un angolo.

– Oh, eccovi. – zia Adrianne sorrise.

– Sempre puntualissimi, vero Nathan? – anche lo zio sorrise.

– Certamente papà. – disse Nathan, sorridendo al padre. – Cosa dovete dirci?

I miei zii si scambiarono uno sguardo carico di preoccupazione.

– Cucciolo mio, vogliamo che tu sia al sicuro. – iniziò la zia, prendendo la mano di Nathan con entrambe le sue. – In giro ci sono delle sette molto pericolose, e io… io… – lasciò in sospeso la frase.

– Tua madre ed io vogliamo che tu sia al sicuro. – concluse mio zio. – Londra è piena di cattive persone, tua madre è seriamente preoccupata.

Oh, sì certo. E noi non dovevamo nascere? Qui l’unica setta cattiva siete voi. A chi volete darla a bere?

Nathan sembrava crederci. Forse stava pensando ai Custodi.

Davvero può credere anche ad una sola parola degli zii? Perché indugia?

La zia si ricordò della mia presenza. – Annabell, anche tu devi stare molto attenta. Sei sotto la nostra protezione, è nostro dovere pensare a te come nostra figlia.

Come se io potessi crederci.

– Grazie mille zii. – dissi invece, cortese. – Starò molto attenta, ve lo prometto.

La zia sospirò – Oh, meno male.

Anche lo zio sembrò sollevato, ma la sua espressione diceva l’esatto contrario.

Mangiammo tutti insieme a tavola, serviti e riveriti dai “collaboratori” che giravano per casa. Sembravano migliaia. Il cibo era sempre squisito, ma per tutta la cena non aprii bocca.

Ci congedarono, ma Nathan rimase in camera mia un po’.

– Tu credi… che siano proprio i Custodi ad essere i cattivi, la setta di cui parlavano i miei? – mi chiese a un certo punto.

– Cugino! Come puoi dire una cosa del genere? La setta di sicuro sono loro, ma non sono cattivi.

– Le parole di mia madre mi hanno fatto ricredere. Sembrava davvero preoccupata…

– Nathan, mentre io ero svenuta qualche giorno fa, ho sentito le loro voci.

– Davvero? Aspetta, in che senso?

– Lo zio diceva: “Dobbiamo evitarlo, ad ogni costo!” e la zia: “Sssh, zitto, o si sveglierà!” poi di nuovo lo zio: “Lei non deve sapere niente, di tutto questo! E nemmeno Nathan! Non possiamo permettere di rovinare tutto! E’ andato tutto bene, fino ad ora, lei non sarebbe nemmeno dovuta nascere, così come Nathan!”

– Cugina, sicura che non era un sogno?

– CUGINO! Ero sveglissima, so quello che ho sentito. L’hai sentita anche tu la storia dei Custodi, no?

– A dire il vero non ci ho capito molto…

– Nemmeno io, per colpa di Jason. E perché poi vi siete picchiati, interrompendo la spiegazione del povero Dalton per la milionesima volta!

– Si, ora mi ricordo.

– Diceva che i cattivi della storia, quelli che le Note hanno sempre sconfitto sono gli Zaffiri, o Parrington.

– Ah, così sarei anche io un cattivo?

– No, se magari non facevi a botte con Jason, Dalton ci avrebbe spiegato il perché di quella faccenda, non ti ricordi?

Lui non disse nulla.

– Pensa quello che ti pare. Io mi fido dei miei genitori. – rispose dopo un po’.

– Ma cugino! – protestai, solo che lui era già fuori dalla mia stanza.

Perché? Perché non si fida dei Custodi? Domani tornerò da loro e gli chiederò di raccontarmi tutta la storia. Convincerò Nathan.

– Il vostro potere funziona solo se siete insieme e conviti di quello che state facendo fino in fondo all’anima.

– Loraine! Scusami, perdonami per oggi.

– Non fa niente. Sono abituata alla gente che non mi vede… – la sua voce era carica di sofferenza e solitudine.

– Cosa intendevi dire, prima?

– Che se Conrad non si fida dei Custodi come ti fidi tu, il vostro potere messo in comune non funzionerà.

Conrad uguale Nathan. Okay, ci sono.

– Dobbiamo metterlo in comune?

– Certo. Il tuo potere è grande, ma ti servirà l’intuito di Conrad se vorrete compiere davvero la missione che vi è stata affidata.

– Dobbiamo essere… intonati, forse?

– Esatto. Intonati è la parola più adatta.

Ma certo! Posso domandare a Loraine di raccontarmi la sua storia, dato che sembra uguale alla mia! Così capirò di chi fidarmi e come convincere Nathan a fidarsi dei Custodi!

– Loraine…

– Dimmi, Annabell.

– Potrei farti una domanda?

– Di che si tratta?

– Potresti… raccontarmi la tua storia?

– GIAMMAI! – tuonò Loraine – IL FUTURO NON PUO’ ESSERE RIVELATO! MAI AD UNA NOTA CONOSCERE IL FUTURO E’ CONSENTITO, LA PROFEZIA INDICA LO SPARTITO. DELLE NOTE LA SCALA INTONERANNO, E NELLE MANI SBAGLIATE L’AMORE CADER FARANNO! – detto ciò, con una voce decisamente spaventosa, due occhi ribollenti di rabbia e rossi come il fuoco, Loraine passò attraverso la porta e uscì dalla mia camera. Non ce la facevo più, chiusi gli occhi e mi addormentai prima ancora di toccare il cuscino.

 

Di-din!

Un messaggio. Presi il telefono e aprì la schermata.

Da: FIGONE BELLISSIMO

Mentre dormivi ho memorizzato il mio numero sul tuo cellulare e ho salvato il mio. Spero non ti arrabbi. Visto che bello il mio nome? AHAHHAHA so che mi avresti memorizzato allo stesso modo, per cui…
Spero di non averti disturbata, volevo solo dirti questo.
Ti amo.

P.S: Ho messo anche una foto al mio contatto, ti piace?
Jason.

– Idiota. – mormorai.

Guardai la foto che si era messo. Era una foto bellissima, lui che sorrideva.

Mi sto sciogliendo.

Aprii un nuovo messaggio e scrissi.

Ciao, FIGONE BELLISSIMO. Tranquillo non sono affatto arrabbiata per aver memorizzato il tuo numero sul MIO cellulare mentre dormivo, MA PERCHE’ MI HAI SVEGLIATO ADESSO, DANNAZIONE!
Vabbè, per questa volta ti perdono.
È bellissima. Dovresti evitare di essere così bello, sennò mi fai innamorare ancora di più. Ops.
Ti dico tutto domani, non pretendere anticipazioni.

Annie.

Lo inviai, così tornai a respirare. La sua foto era salvata tra le immagini. Quel bastardo. Mi persi nella contemplazione del suo sorriso contenuta nel mini schermo del mio blackberry.

Di-din!

Presi un respiro e lessi il messaggio.

Da: FIGONE BELLISSIMO

Oh, scusami.
Se evito io di essere bello, anche tu dovresti andare in giro con solo un sacco dell’immondizia addosso e un topo morto in testa. No, cancella, saresti comunque bellissima.
Attendo con ansia.

Risi. Jason era davvero dolce. Mi convinsi ulteriormente che il sogno di oggi era un’idiozia, e che non potevo dargli neanche un po’ di corda.

Aprii un'altra schermata.

Scemo non è vero, puzzerei alla grande!
Ora mi metti a me ansia, se non riesco a dormire per formulare una frase giuro che domani ti picchio.
Adesso, lasciami pensare in pace.
‘Notte.

Ritornai con la testa appoggiata al cuscino, girata da una parte con il telefono in mano. Fece un altro di-din! ma avevo già chiuso gli occhi e mi ero addormentata.

  
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