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Autore: LiquidScience    14/04/2013    2 recensioni
[Minecraft]
Steve è costretto a vivere sottoterra, per molti anni, quasi interminabili, dopo che il villaggio in cui viveva fu spazzato via da un'esercito di mostri.
Almeno finché, un giorno, non trova il coraggio di riabbracciare il torpore della luce solare, ma la sua nuova vita all'aria aperta non sarà così tranquilla come pensa: una strana e inquietante presenza lo tiene d'occhio, minacciosa dal buio in cui si nasconde...
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Steve uscì di casa portando con sé tutto l’occorrente in caso di bisogno. Aveva intenzione di esplorare questo mondo, chissà, magari c’era qualche altro sopravvissuto.
Si lasciò alle spalle la piccola baia, addentrandosi nella foresta di querce. Si guardò attorno, quegli alberi gli incutevano un po’ di timore. Si sentiva come se fosse ancora sotto terra, lottando ogni giorno per poter mettere qualche esiguo pezzo di ragno in bocca, per lenire almeno un po’ i morsi della fame.
Si era lasciato alle spalle quella vita, ora voleva solo guardare avanti, in quel mondo che sembra nuovo.
Alzò la testa, come in risposta a quel pensiero.
Un movimento in lontananza catturò la sua attenzione. Cos’era? Sembrava piccolo.
Si avvicinò con cautela e lo immobilizzò. Era un semplice pollo, ottimo cotto al forno.
Riprese il suo cammino, arrivando ai piedi di una montagna. Tirò un sospiro sconsolato. E ora?
Poteva solo scalarla.
Avanzò su una sporgenza e cominciò ad arrampicarsi, scalino dopo scalino, cubetto dopo cubetto.
Quando arrivò in cima, poté godere di un ottimo panorama.
“Posso persino vedere casa mia da qui!” disse Steve tra sé e sé.
Si girò verso l’altro versante della rupe, con il cuore scaldato dal magnifico panorama. Attraversò l’altipiano tranquillamente, raccogliendo qualche fiore qua e là, per poi ripiantarlo poco lontano. Giochetto senza un senso preciso, ma utile per svagarsi un po’. Trovò qualche seme nell’erba e li conservò.
Potevano tornargli utili, dopotutto.
Il sole cominciò a farsi strada verso l’orizzonte, facendo scurire il cielo a poco a poco sempre di più.
Continuò a camminare, masticando un po’ di carne di maiale e guardandosi attentamente attorno.
Dei puntini rossi luminosi si mossero tra la vegetazione, mettendo in allarme Steve.
Cominciò a correre, in preda al panico. Uno zombie dalla pelle verde, poco più avanti, si diresse verso di luio cercando di intercettarlo, deciso a fargli la pelle.
Steve corse a più non posso, ormai era buio e doveva trovare un riparo.
Come in risposta alle sue preghiere, delle luci in lontananza gli infusero coraggio. Corse a perdifiato verso quello che sembrava un villaggio, evitando frecce che gli fischiavano attorno.
Mancava poco.
Sempre meno.
Quasi!
Abbassò la testa di qualche centimetro, evitando per puro caso una freccia che si conficcò nel pietrisco della casa. Steve prese la prima porta che trovò e ci si fiondò dentro.
Sentiva benissimo i rumori dei mob, intervallati dai suoi respiri affannosi.
Accidenti, c’è mancato poco. Per fortuna ha raggiunto in tempo questo villaggio abbandonato…
Un rumore di passi lo fece trasalire.
Disabitato un corno. Lì c’era qualcuno.
Aveva un po’ di carbonella e la accese per fare delle torce. Ne posò una sul muro, rischiarando tutta l’abitazione.
Steve rimase perplesso da quello che vide: Tre persone se ne stavano rannicchiate in un lato, tremando.
Ma la cosa che lo colpì di più fu la grandezza smisurata del loro naso.
Chi erano? Sopravvissuti?
Cercò di scambiarci qualche parola, ma non parlavano la sua lingua e l’unico modo per capirsi era a gesti.
Aspettò con loro il sorgere del sole, dopodiché uscì a dare loro una mano con le colture e con i radi mostri che, in preda alle fiamme, cercavano di compiere l’estrema e definitiva fatica, uccidendo qualche villico.
Invano, ovviamente, da quando arrivò Steve. Erano completamente disarmati e indifesi, Egli insegnò loro a manovrare la spada e a difendersi.
Giunta la mattina dopo, Steve decise di partire. Per ringraziarlo di tutto, i villager gli diedero qualche lavoro di manifattura, materiali e ortaggi.
 
Era ormai giunto nei pressi di casa sua quando percepì una sensazione strana, come se qualcuno lo stesse osservando. Gli prese un colpo. Mob? No, è ancora troppo presto.
Si guardò più volte attorno, senza però vedere nulla.
Volse lo sguardo alla baia e lo vide. Una specie di uomo, alto, scuro e con gli arti esagerati. Aveva gli occhi color porpora e lo fissava.
Cos’era?
Non sapeva più cosa fare, era terrorizzato. Lo strano umanoide si portò davanti Steve con una rapidità tale da sembrare un teletrasporto, spalancando la bocca e rivelando una moltitudine di denti aguzzi.
Steve urlò, in preda al panico.
Estrasse la spada di pietra, ma ogni colpo andava a vuoto. Era veloce, troppo veloce.
Un colpo secco. Tutto sembrava a rallentatore: l’umanoide venne colpito da qualcosa e cadde a terra, scomparendo. Steve si girò verso la direzione dalla quale provenne quello strano proiettile.
E lì, tra la nebbia che copriva il bosco, c’erano un paio di occhi completamente bianchi.
Steve ebbe paura. Un altro di quegli esseri umanoidi? No, non era così alto.
Una voce risuonò nell’aria poco prima che quella strana figura si dissolvesse nella nebbia:
 
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