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Autore: I Fiori del Male    14/04/2013    1 recensioni
La mente si Soul lavora frenetica, mentre cerca di dare un nome a quella splendida creatura ricca di sfaccettature come un diamante, e sicuramente altrettanto preziosa ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                 CIGNO NERO

                                                                                                 CAPITOLO II – Il cigno ha un nome.


 
È risaputo che per ognuno di noi c’è la parte mancante ad aspettarci da qualche parte. È un pensiero molto romantico, che per alcuni diventa una consolazione quando si comincia a credere di non avere un posto e uno scopo nel mondo, ma il significato di questa affermazione non corrisponde a verità: sono davvero poche le persone che riescono a passare la propria vita assieme alla persona predestinata, la maggior parte si limita a prestare il proprio cuore a qualcun altro, spesso con pessimi risultati, e anche per Soul era sempre stato così.

Poi il tempo si era fermato, e al ragazzo era parso di trovarsi in una sala gremita di gente, quella per bene di cui faceva parte la sua famiglia, illuminato da un occhio di bue mentre si confrontava con l’unico, vero e solo amore della sua vita: il pianoforte. Lì ogni tasto corrispondeva a un brivido, ogni nota un nuovo messaggio per il cuore.  Per questo lo amava. Era un passaggio per i comuni mortali verso il suo mondo fatto esclusivamente di musica.

Anche quella ragazza,  lui lo sentiva, era un passaggio per un altro mondo, creato solo ed esclusivamente per lui, che si era aperto per un attimo quella sera, per poi sparire alla sua vista, lasciando intendere di voler essere trovato, proprio come accadeva con i tesori.

Lui di certo non si sarebbe fatto pregare più di tanto.

Mentre pensava a tutto questo, si era preparato per una nuova mattina alla Shibusen, la scuola più esclusiva di Death City: rette esorbitanti, insegnanti di massimo livello, servizi extra anche troppo lussuosi, la garanzia di avere un futuro davanti a se. In breve tutto quello che i suoi genitori desideravano per lui, e che lui stesso non voleva. La sua vera vita era lì dove si trovava in quel momento, più vicino ai bassifondi che ai quartieri alti, dove a parlare non erano i soldi, ma la forza delle proprie convinzioni.

“Black Star! Muoviti!” urlò Soul all’indirizzo del suo amico, che non aveva ancora finito di prepararsi, ostacolato dai postumi di una sbornia che non era riuscito, stavolta, a controllare.

“e dammi un attimo!  Hai tutta questa fretta di andare a scuola?!”

No che non ce l’aveva, pensò Soul con un ghigno. Aveva solo fretta di tornare all’esterno, dove lo aspettava, da qualche parte, il suo passaggio segreto.

 
 
“Tsubaki! Ci sei?”

Una ragazza dai capelli biondo cenere legati in due codine se ne stava a braccia conserte di fronte ad una porta d’ingresso lasciata semichiusa, oltre la quale un’altra ragazza correva qua e la alla ricerca delle chiavi di casa, senza le quali non poteva assolutamente uscire.

“arrivo!”

“dai muoviti, mica andiamo ad una scuola qualunque, dove se fai ritardo al massimo ti fanno una predica lunga come una casa! Stiamo parlando della Shibusen!”
Dall’altra parte della porta socchiusa giunse un sospiro scocciato.

“lo so, Maka, lo so! Ma senza chiavi proprio non poss ... ah! Eccole!”

Finalmente Tsubaki si decise ad uscire, così Maka fu fatta contenta ed arrivarono a  scuola in orario come al solito.

Erano appena arrivate, quando una voce si fece strada tra la folla, proveniente da qualche parte vicino alla porta d’ingresso:

“Maka! Ciao!”

Una ragazza con i capelli rosa pallido agitava debolmente un braccio, in segno di saluto.

“Crona!” Maka mollò Tsubaki li dove si trovava e cominciò a correre in direzione della ragazza. Nella foga, senza accorgersene, urtò pure qualche studente che se la prendeva con più calma.

“ehi! Piano!” urlò Soul, quando Maka gli urtò pesantemente una spalla.

Lei si voltò di scatto, frustando l’aria coi codini, e lo guardò con occhi spalancati.

“scusa ...” disse debolmente, per poi riprendere a correre.

 
Soul era uno che, generalmente, aveva una buona memoria fotografica, ma se anche non l’avesse avuta c’era una cosa che mai avrebbe potuto scordare in vita sua, ed era proprio quel paio d’occhi verdi splendenti che, per un attimo, lo avevano trapassato, sorprendendolo dolorosamente come una lama gelida infilata a tradimento tra le costole.

La vide correre fino all’entrata e raggiungere quella che doveva essere un’amica, rendendosi conto che se non si fosse girata non l’avrebbe mai riconosciuta.

Quella che aveva di fronte era poco più di una bambina, o forse era un’impressione data dalle codine e la gonna scozzese? Poco importava, era ormai certo che fosse lei, nella sua forma diurna certo, ma pur sempre lei. In fondo lui sapeva già che il cigno nero non si sarebbe mai mostrato di giorno senza un qualche tipo di travestimento ...

“Black Star ... ci vediamo più tardi, ok?” disse, e se ne andò, senza rendersi conto di parlare al vuoto, perché Black Star non era più accanto a lui da un pezzo. Una ragazza intenta ad aggiustarsi la lunga coda di cavallo scura aveva assorbito completamente la sua attenzione.


 
Il cigno nero era lì, a pochi passi da lui, intento a chiacchierare con la sua amica, ignaro di essere seguito, braccato, studiato.

Rideva, poi si grattava il naso, spalancava gli occhi per poi gonfiare le guance e rifilare uno spintone alla malcapitata ragazza, che evidentemente doveva aver detto qualcosa di sbagliato o di stupido. Sorrideva leggermente e un attimo dopo rimetteva il broncio ... in fondo la vera natura delle persone può nascondersi solo fino ad un certo punto, restava sempre ricca di sfaccettature, di espressioni, proprio come i suoni di un pianoforte.

“Maka, oggi chi abbiamo alla prima ora?” chiese la ragazza coi capelli rosa.

E così il cigno nero finì per avere un nome come tutti: Maka.

Senza farsi sentire, Soul accarezzò quel nome con la lingua, assaporandone le molteplici sfumature che vi si potevano applicare, immaginando centinaia di situazioni più o meno lecite di cui lei era sempre protagonista, dimentico del fatto che centinaia di occhi lo stavano fissando, come ogni mattina.

La famiglia degli Evans era conosciutissima a Death City, essendo una delle più ricche e facoltose, ma Soul ne rappresentava un risvolto totalmente sconosciuto. Alla Shibusen c’erano molti ragazzi entrati grazie a delle borse di studio, che quindi di certo non abitavano nella parte alta di Death City, dove le case avevano affitti stellari. Questo voleva dire che la notte si aggiravano nei bassifondi proprio come lui, e lo avevano sicuramente notato, chiedendosi perché mai un membro di una famiglia del genere amasse frequentare quei luoghi.

Quando stava per entrare in classe si fermò sulla soglia, intento a contemplare la ragazza che invece continuava a percorrere il corridoio, nella speranza di riuscire a capire in che classe si trovasse. La fortuna fu dalla sua parte: si trovavano a sole tre aule di distanza. In quel momento un paio di ragazze ne approfittarono per avvicinarsi.

“s-scusami ...”

Soul si voltò di scatto, interrotto nelle sue fantasie.

“si?”

“ecco ... io vorrei ... tieni!”

Gli mollò una busta in mano e se ne andò correndo, seguita dall’amica.

Soul aprì la busta non tanto per sapere cosa ci fosse scritto in quella lettera, perché alle dichiarazioni era più che abituato, ma per sapere luogo e orario dell’incontro nel quale avrebbe dovuto dare la sua risposta, che sarebbe stata ovviamente negativa. Al momento, l’unica idea che gli passava per la testa era: conoscere Maka, e con una ragazza sottobraccio sicuramente non ci sarebbe riuscito.


 
“ehi! Maka! Finalmente! Mi hai lasciata sola all’entrata!”

Maka alzò lo sguardo verso l’ultima fila di banchi e li si diresse insieme a Crona.

“ah! Tsubaki scusa ... Crona è tornata solo oggi dall’ospedale, avevo proprio fretta di salutarla e farmi dire un po’ di cose sulla sua degenza ...”

Crona era una creatura anch’essa molto particolare, sebbene non nel senso inteso da Soul. Passava la sua vita da un ospedale all’altro, per via di un forte disturbo alimentare che proprio non voleva saperne di lasciarla in pace, nonostante la stesse tormentando da più di tre anni. Crona era anoressica, la sua esistenza era una continua lotta fra i poli opposti della sua mente: la Crona normale e quella soggiogata dalla malattia. Maka era l’unica con cui lei riuscisse a parlare del suo problema e, qualche volta, a riscattare un po’ della sua vita normale, perché Maka era sua amica d’infanzia, il suo angelo protettore, la ragazza fortissima che, un giorno, gliel’aveva promesso, l’avrebbe aiutata a liberarsi di quell’ossessione.

“ok, va bene, ma grazie al tuo abbandono mi sono ritrovata alla mercè di un idiota coi capelli azzurri che non ha fatto altro che chiedermi di uscire per tutto il tempo, nonostante i continui rifiuti ... Maka, lo sai che ho bisogno di te in certe situazioni!”

Tsubaki diceva così perché Maka era una ragazza che faceva paura agli uomini solo con lo sguardo. Nonostante non fosse affatto brutta provava nei confronti degli uomini un disgusto palese e un disprezzo che, sistematicamente, faceva allontanare i ragazzi. Era tutta colpa di suo padre Spirit se lei aveva quella visione del genere maschile e a scuola lo sapevano tutti, perché lui era un insegnante e troppe volte si era fatto beccare nel ripostiglio delle scope o in qualche bagno intento ad “amoreggiare” con qualche insegnante, o operatrice scolastica, troppo sexy.

“si ... hai ragione, scusa ...”

Crona alzò una mano come a chiedere la parola.

“dimmi, Crona, e smettila di alzare la mano quando vuoi parlare, quello si fa solo a lezione!” la rimproverò Maka.

“m-Maka .... ma tu non hai notato niente, oggi?”

“cosa avrei dovuto notare?”

“Tsu-Tsubaki ha appena parlato di un ragazzo coi capelli azzurri. I-Invece stamattina c’era un ragazzo coi capelli bianchi i-in corridoio che ci ha se-seguite per tutto il te-tempo ...”

“davvero? “ chiese Maka, stupita. Proprio non se n’era accorta.

“s-si ... il ragazzo che di-dice Tsubaki è Bla-black Star, mentre l’altro è S-soul Eater E-Evans ...”

“STAI DICENDO SUL SERIO?” urlò Tsubaki.

“s-si ...” rispose timidamente Crona.

“che c’è da scaldarsi tanto?” chiese Maka.

“No, Maka, vorresti dirmi che non conosci Black Star e Soul Eater Evans? “

“No!” esclamò lei in risposta. In fondo perché avrebbe dovuto interessarsi a loro, di certo non erano diversi dagli altri!

“sono i più famosi della scuola ... pare che siano amici per la pelle ed entrambi di famiglie piuttosto in vista qui a Death City, anche se Evans è un po’ più in alto di Star ... cioè ... sono stata appena corteggiata da Black Star in persona e ho rifiutato le sue avances! Chiunque avrebbe pagato per stare al mio posto!”

“bah!” sbuffò Maka, scettica.

“e dici che Soul vi stava seguendo, Crona? Come fai ad esserne sicura? In fondo tutte le classi si trovano lungo lo stesso corridoio quindi è facile che si sia semplicemente trovato dietro di voi ... “

“s-si ma ... aveva gli occhi a-appiccicati a Ma-Maka ... cioè...”

“ma va! Crona, non ci pensare nemmeno, sicuramente è stata una coincidenza, penso che anche lui sappia che fine faccio fare ai ragazzi ...” e detto questo i suoi occhi si accesero di una luce sinistra, lo sguardo che precedeva i suoi celebri Maka-chop, ma fu solo un attimo. Subito dopo il suo sguardo si caricò di un sottile velo di tristezza, che le sue amiche non notarono.


 
 
Soul era appena uscito dalla propria classe per prendere una boccata d’aria, quando ritrovò il suo cigno appoggiato al davanzale di una finestra del corridoio, lo sguardo smeraldino rivolto al cielo azzurro, le code leggermente ondeggianti al vento. Poggiato alla parete opposta si crogiolò nell’osservarla, scoprendo di desiderarla anche in quella veste infantile e poco curata. Se avesse potuto sapere cosa passava per la testa di quella ragazza avrebbe certamente fatto i salti di gioia perché da qualche parte nel suo inconscio, dove il suo rifiuto per gli uomini non poteva ancora scattare come un allarme, Maka cominciava a desiderare di voler essere guardata ancora dagli occhi di quello stesso ragazzo che in quel preciso istante stava realizzando, senza saperlo, il desiderio ancora nascosto a lei stessa. 


Ed ecco anche il secondo capitolo di questa storia. Sto cercando di renderla quanto più possibile vicina allo spirituale, al pensiero, al sentimento più che alla fisicità, ma sappiate che questa atmosfera non durerà a lungo, perchè Soul ha molti segreti .... Che ne dite? Vi piace? Ditemelo con una recensione, se vi va! :D 

Taiga - chan
   
 
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