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Autore: Valy_Tina    14/04/2013    1 recensioni
Premetto che questo racconto, inventato da me e Valy, è stato scaturito da un semplice sogno di quest'ultima. Pian piano abbiamo sviluppato più idee a riguardo, fino a che non siamo arrivate a creare la vera e propria trama per una storia. E' principalmente ambientata nella casa in cui è partito tutto, dove due gemelle bramano avidamente la loro vendetta. Riusciranno a compierla o saranno destinate ad un'eterna agonia?
Genere: Fantasy, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.





Dicevano che in quella casa accadessero cose strane, a volte, ma nessuno -o almeno la maggior parte delle persone- ci aveva mai creduto. Come potevano i Carstairs, una famiglia così per bene, essere malvagi? Certo, la misteriosa scomparsa di coloro che... Parlavano troppo, ecco, era alquanto assurda, ma nessuno si era mai permesso di incolpare quella famiglia. In più le loro amate primogenite, due gemelline, erano degli angioletti. Il loro papà una bravissima persona. La madre una donna eccezionale. Avevano una bambina di quattro mesi, adorata e riverita da tutti i membri della figlia. No, non potevano avere nulla di strano. O almeno questo era ciò che tutti, o quasi, credevano.

Quel giorno avevano deciso che sarebbero rimasti tutti insieme. Era raro che il loro papà non avesse impegni con il lavoro, e la mamma aveva accettato con entusiasmo la loro proposta. Anche la loro sorellina sembrava felice, nonostante non potesse esprimere questo sentimento a parole. Il barbiere era arrivato, così Alice e Morgana, tenendosi per mano, gli erano corse dietro. Mentre lo osservavano fare la barba e tagliare i capelli al padre, le gemelline saltellavano attorno ai due uomini con allegria. Erano sempre state così. Avevano sempre avuto quell'innato dono di sorridere, sempre, qualunque cosa accadesse loro. Tra una risata e l'altra, si accorsero che la loro mamma era entrata nella stanza, con il giornale tra le mani ed un'espressione preoccupata in volto. Il suo bel viso, che sembrava di porcellana tanto era pallido e perfetto, era increspato da qualche leggera ruga d'espressione. Alice si fermò, seguita a ruota dalla gemella. Tenettero lo sguardo fisso sulla donna che, nel frattempo, stava porgendo il giornale al marito. Curiose come erano sempre state, non potettero fare a meno di sporgersi rispettivamente una da un lato e l'altra da quello opposto, per sbirciare oltre la schiena del padre. Chissà cosa era riportato in quel giornale di tanto grave. Strizzando leggermente gli occhi Morgana era riuscita ad intravedere per prima ciò che vi era scritto, così tirò via la sorella per sussurrarle all'orecchio quello che aveva appreso.
«Sono morte altre persone.» spiegò lanciando un'occhiata in direzione dei genitori, che sembravano discutere animatamente sottovoce. «Credo che mamma pensi di nuovo che sia stato papà.» aggiunse scrollando le spalle e lanciandole un'occhiata rassegnata.
Le gemelle, negli ultimi tempi, avevano origliato spesso le conversazioni dei loro genitori. Avevano capito che qualcosa non andava ed avevano finalmente capito il motivo. Eppure loro non potevano credere che un uomo così buono e gentile come il loro papà potesse essere capace di una cosa del genere. E poi perché mai avrebbe dovuto uccidere persone innocenti?
«NO!» la lieve isteria nella voce della madre interruppe le gemelle, che rimasero ad osservarla a bocca aperta. Non l'avevano mai vista scomporsi. Non davanti a loro, almeno. «Non puoi coinvolgerle in tutto questo!» probabilmente la donna non doveva essersi accorta di star urlando. Alice e Morgana, sempre più curiose, si lanciarono un'occhiata colma di interrogativi. Prima che potessero proferire parola, però, videro la donna scendere a grandi passi nel piano inferiore. Il padre era rimasto seduto dov'era, a leggere il giornale.
Al piano inferiore, la piccola ultimogenita stava “giocando” con una bambola di pezza. O meglio, la stava riducendo in mille pezzi. Fin qui era tutto normale. In fondo le bambine di quella famiglia erano tutte molto vivaci. Eppure la donna era inquieta, e non poteva fare a meno di tenere lo sguardo fisso su quella bambina. Nel momento in cui vide il maggiordomo avvicinarsi alla piccola, lei fece tutte le scale di corsa per prenderla tra le braccia, intimandogli di non avvicinarsi. L'uomo proferì con aria solenne che la bambina doveva restare in quella casa. Come diavolo fa a sapere che voglio svignarmela? Pensò indietreggiando, quasi terrorizzata. Doveva andare via da quella casa, prima che fosse troppo tardi.

[Qualche secolo dopo... ]

Morgana interruppe bruscamente i pensieri della sorella poggiandole una mano sulla spalla. Sapeva già a cosa stesse pensando, ormai parlare era diventato quasi futile. Lo facevano per abitudine, per non distaccarsi completamente da quel mondo che, ormai, non apparteneva più a nessuna delle due. Ricordare faceva male, bruciava in un punto indefinito nel loro petto come se fosse stato ricoperto d'acido. Perché a noi? Continuavano a chiedersi con odio e rabbia, ogni giorno di quella vita senza fine e senza pace. Tutti gli abitanti di quella casa se l'erano date a gambe, per colpa loro. All'inizio le sorelle ne furono deluse. Erano alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarle, capirle. Ma, si sa, nell'ottocento gli spiriti non erano visti di buon occhio. Pian piano gli anni passarono, logorando ciò che restava dei loro cuori. Allora avevano iniziato a fare in modo che andassero via. Se nessuno avrebbe voluto ascoltarle, avrebbero passato i giorni più brutti della loro vita. Avrebbero capito la loro sofferenza, avrebbero saggiato la consistenza dell'odio che aveva annebbiato loro i sensi.
E questa era la sorte che sarebbe toccata anche alla dolce ed innocente Theresa, così felice e sorridente con la sua famigliola. Quella ragazza faceva venire il voltastomaco ad entrambe. Se loro non potevano essere felici, nessuno avrebbe potuto esserlo. Non in quella casa.
«Morgana, non credi che domani dovremmo dare un adeguato benvenuto alla nostra nuova... Coinquilina?» chiese Alice ridacchiando, con quell'isteria che ora caratterizzava entrambe.
«Certo che sì! Dobbiamo fare buona impressione, giusto?» detto questo scoppiarono entrambe in una fragorosa risata. Eppure insieme a quell'inquietante isteria c'era qualcos'altro. C'erano una disperazione ed un tormento che nessuno, neanche Dio stesso, avrebbe potuto capire o sopportare.




Angolo dell'autrice:
Hola, sono Tina! Io e Valy abbiamo deciso di pubblicare un capitolo a testa di questa storia, così stasera dovrete sorbirvi la pazza yaoi dipendente <3 No, okay, forse non è un buon modo per fare una buona impressione sui lettori çvç Scusatemi ma ho sonno, abbiate pietà di me e sopportate i miei scleri notturni iugfshigu
COOOMUNQUE. Spero che il prologo abbia catturato il vostro interesse e che decidiate di leggere tutta la storia! Il prossimo capitolo lo scriverà Valy, quindi potrete evitarvi i miei scleri <3
Ringrazio in anticipo chi deciderà di seguire questa storia e... Buonanotte a tutti!
-Tina.
  
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